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Autore: SynEvra    09/06/2014    0 recensioni
La vita ci riserva sempre delle sorprese. Basta aprire gli occhi e guardarsi in giro e soprattutto non dimenticare di amare se stessi. Per Sareeya, la vita ormai non ha più senso. È inutile aspettarsi qualcosa di buono, ma non sa quale sorpresa l'aspetta dietro l'angolo.
Questa storia è un esperimento, un racconto scritto a mani incrociate.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 2


La sveglia cominciò a fare il suo lavoro e la macchina del caffè aveva ormai creato ciò che permetteva di affrontare la giornata.

Sareeya cominciò a svegliarsi, ma venne bloccata da un vassoio.

«Buongiorno, Reeya.»

«'Giorn... Wow, la colazione a letto?»

Andrew le sorrise e si sedette sul bordo del letto. Lasciò vagare lo sguardo sui capelli scompigliati della giovane e indugiò sull'anello che portava all'anulare sinistro. Un calore indescrivibile lo avvolse e lo rese euforico. «Sempre il meglio per la mia musona.»

Lei gli fece la linguaccia e diede un morso a una brioche gigantesca. Si portò la tazzina di caffè alle labbra, ma l'aroma forte del suo elisir di energia le fece venire una nausea senza precedenti.

«Tutto bene?» Non riuscì a trattenere una risata di fronte alla sua espressione schifata.

«Ridi, ridi. Tu non sai cosa significa rinunciare alla mia unica fonte di vita.» Gli porse la tazzina e affogò i suoi dispiaceri nella brioche.

La sveglia disturbò il silenzio del mattino per la seconda volta, firmando la sua condanna a morte. Sareeya prese il suo cuscino e lo lanciò sul comodino, ponendo fine a quel fracasso.

«Oggi cosa dobbiamo fare?»

«Beh, dobbiamo farti conoscere tuo figlio o figlia.»

«Ah, sì. Allora dobbiamo... Aspetta un attimo. Cosa? Allora...» Non riuscì a trattenersi. Si lanciò su di lei e l'abbracciò.

«Fai piano! Altrimenti non lo conoscerai.»

«Ok. Messaggio ricevuto.» Si staccò e sparì nell'armadio. Ne riapparve qualche secondo dopo vestito di tutto punto.

La giovane nascose un sorriso e si alzò. Si preparò anche lei e lasciarono l'appartamento. Durante il viaggio parlarono del bambino in arrivo e del desiderio di Andrew che fosse un maschietto, nonostante amasse molto le bambine. Sareeya lo ascoltava in silenzio e rispondeva solo quando lui gliene dava la possibilità.

«Quanto sei loquace, Rew.»

«Scusa. E' solo che... sono felice.»

«Si vede.»

Rew fermò la macchina nel parcheggio dell'ospedale e si fiondò ad aprire la portiera alla sua futura moglie.

«Grazie, tesoro.»

Le prese la mano e si diressero verso l'entrata. Su di lui vennero puntati tutti gli occhi delle infermiere e cominciò a sentirsi inadeguato.

Lei vide il suo imbarazzo. «Non ti preoccupare. Conoscono la mia situazione e non sono abituate a vedermi insieme a qualcuno. Soprattutto insieme a qualcuno così romantico.» E mentre lo diceva, gli strinse di più la mano.

Andrew le posò un bacio sulla fronte e fece per sedersi, ma un'infermiera li raggiunse. «Il dottore è pronto. Vi prego di seguirmi.»

I due entrarono in una stanzetta che odorava di disinfettante. Un uomo sulla cinquantina era appostato a una strana macchinetta e li guardava sorridendo.

Sareeya lo salutò e si preparò a stendersi sul lettino. Il dottore le spalmò un gel ghiacciato sul ventre e cominciò a sondarle la pancia. Sullo schermo apparvero immagini incomprensibili ai due giovani.

«Allora, ho una buona notizia e una cattiva.» L'uomo non staccò gli occhi dallo schermo neanche per un secondo, un'espressione corrucciata in viso. «Quale volete sentire per prima?»

I due si guardarono perplessi e preoccupati. «Quella cattiva, va.»

«Siete sicuri? Io partirei dalla buona.» Le loro facce lo spronarono a continuare e un sorriso gli illuminò il viso. «La buona è che questo bell'imbusto qui è accontentato, la cattiva è che sono due.»

«Due? Ma era uno lo scorso mese.»

«Alle volte non si vedono subito.»

«Due! Reeya, mi hai reso l'uomo più felice del mondo...!»

«Congratulazioni, mamma e papà.» e posizionando l'ecografo in modo che si vedessero le due figure, aggiunse: «Vi presento i vostri figli.»

Sareeya non sapeva cosa dire. La sua mente era bianca come la tela di un pittore e leggera come un palloncino. Non riusciva a capire se fosse felice o triste. Non sentiva nulla. Incontrò gli occhi verdi di Andrew e una sensazione dolcissima la avvolse con un'intensità tale da toglierle il fiato. Incurante della presenza del dottore, prese il suo fidanzato per la maglietta e gli stampò un bacio sulle labbra.

«Se volete, posso uscire e lasciarvi soli.»

Si staccarono e lanciarono un'occhiata all'uomo sorridente. Ricambiarono il sorriso e si strinsero la mano, felici.

Andrew la aiutò a sistemarsi mentre il dottore stampava qualcosa.

«Ecco a voi l'ecografia. Come potete vedere, si vedono entrambi.»

«Grazie. Grazie mille.»

Detto ciò, Sareeya riprese la mano del fidanzato, si diresse verso la porta, ma il dottore la fermò. «Posso parlarti un attimo a quattr'occhi?»

«Certo. Andrew, mi puoi aspettare fuori?»

Il ragazzo annuì.

«Cosa succede?»

«Volevo solo sapere se tutto si è sistemato visto che c'è lui e ti vedo felice.»

«Sì sì, non si preoccupi. Ora posso dire che sia tutto a posto.»

«Ricordati che lavorare troppo e non mangiare non fa bene e tu lo sai.»

«Sì. Lo sa anche Andrew. Gli ho raccontato quello che stava per succedere...»

Il dottore sorrise. «Sono felice per voi.» Con questo l'accompagnò alla porta e lei ricambiò il sorriso.

«Arrivederci, dottore.» Raggiunse Andrew e si diressero verso l'uscita. Poco prima di lasciare l'ospedale, un'infermiera li fermò tutta trafelata.

«Un momento, signorina Edwards.»

Sareeya si voltò e riconobbe la donna che l'aveva soccorsa qualche settimana prima. «Sì?»

Le prese la mano e la guardò negli occhi. «Si ricordi quello che le ho detto l'ultima volta. Lotti per quello in cui crede.»

La giovane annuì e la salutò, trascinandosi dietro un Andrew perplesso.

«Cosa significa?»

«Segreto.» Si allacciò la cintura e si perse a osservare la città fuori dal finestrino.

«Dove vuoi andare a festeggiare?»

«Festeggiare?»

«Sì. Il fatto che sono due... e che ci sposeremo.»

«Quindi, se dici così, vuoi invitare anche i nostri genitori?»

«I miei no di sicuro.» Andrew scosse la testa energicamente.

«E poi, pensavo a una cosa un po’ più intima.»

«Ah, allora facciamo così: stasera cucino tutti i tuoi piatti preferiti e una sera andiamo a festeggiare con tutti, ok?»

«Va bene.»

«Mi vuoi spiegare quella cosa?»

Scosse la testa. «Non è nulla per il quale ti debba preoccupare.»

Rew socchiuse gli occhi, combattuto. Non sapeva se insistere o aspettare che fosse lei a dirgli tutto. La osservò per un secondo. La luce del sole le illuminava il viso e carezzava i suoi morbidi ricci castani. Aveva lo sguardo perso nel vuoto e la sua bellezza gli faceva battere il cuore.

Riportò lo sguardo sulla strada. Aveva fatto la sua scelta. «Va bene.» Si morse la lingua per impedire ad altre parole di uscire dalla sua bocca. «Qual è il prossimo impegno, signor comandante?»

Sareeya gli sorrise riconoscente. «Farmacia.»

«Farmacia? E perché mai?» Si fermò al semaforo e la guardò visibilmente preoccupato. «C'è qualcosa che non va?»

«Nulla di grave, tranquillo. È finita la scorta di cerotti e poi...»

«Poi...?»

«Beh, questo lo scoprirai una volta lì.» Si girò verso di lui con un sorriso da gatto.

Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Andrew accostò e si volse con una faccia indescrivibile.  «Ora però basta. Sono troppi i segreti che si stanno accumulando.»

Il sorriso di Reeya sparì. Il giovane si sentì in colpa per quello scoppio, ma non era riuscito a trattenersi. Aveva rischiato di perderla una volta, non voleva che succedesse di nuovo. Non l'avrebbe sopportato. Sì, ok, si era ripromesso di aspettare, ma non ce la faceva. Era più forte di lui. Voleva sapere cosa stava succedendo, anche a costo di rovinare l'atmosfera che si era creata tra di loro.

«Rew...»

«Reeya, so di averti fatta soffrire così tanto da non meritare il tuo perdono, ma credo di esser stato punito abbastanza, non credi?»

Lei si morse un labbro e abbassò lo sguardo. Aveva ragione, davvero. Era solo che... Non riusciva a dimenticare. Quello che era successo l'aveva segnata più di quanto avesse immaginato. Avrebbe dovuto metterci sopra una pietra. Già. Avrebbe dovuto. Il problema era che non ci riusciva. Qualcosa, dentro di lei, la spingeva a essere così.

«È quello che ti hanno detto i tuoi su Rosaleen, vero?»

Sareeya alzò lo sguardo. Come pensava, sentire il suo nome le faceva ancora male. Chiuse gli occhi.

«Reeya...» La abbracciò dolcemente e rimase in attesa.

La ragazza si abbandonò al calore che le infondeva il suo corpo. Non ci voleva pensare, ma i ricordi ritornarono in superficie prepotenti. Rammentava ancora le parole di suo padre. Quanto dolore aveva provato nel sentirle. Tutto il mondo che conosceva non esisteva più. Anzi, non era mai esistito.

Dopo un tempo simile a un'eternità, parlò. «È morta di cancro.» A quelle parole, Rew la strinse più forte. «Aveva perso il bambino e... Non voleva più lottare. Era la sua unica speranza di vita, Andrew. Capisci? Non aveva più nessuno oltre a lui. L'unica cosa della quale mi pento è averla abbandonata. È anche colpa mia se ora non c'è più. Se solo...»

«Non è colpa tua, piccola. Non potevi saperlo.»

Il silenzio cadde nell'abitacolo della macchina. Un silenzio che nessuno dei due aveva il coraggio di rompere.

Finalmente, Sareeya buttò fuori tutto quello che aveva dentro. «Ti ho lasciato anche per quello, Rew. Prima di dirle addio, le avevo promesso di non lasciarmi ferire da nessuno. Nemmeno da te. Mi dispiace.»

Si staccò e la guardò negli occhi. Aveva tante di quelle cose da dirle, ma una sola parola uscì dalla sua bocca. «Grazie.» Le posò un leggero bacio sulle labbra e mise in moto la macchina.

«Comunque, non ti sentire in colpa, sei già stato perdonato.»

Rew le prese la mano e le stampò un altro bacio nonostante gli occhi fissassero la strada.

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«Lo sai che sei sempre più bella?»

«Grazie. Lo stesso non si può dire di te.»

La guardò con gli occhi di un cucciolo e lei si intenerì subito. «Sai che scherzo, scemo!» 

«Sì, sì...»

«Dai, non fare così.» e nel mentre lo abbracciò.

«Fai piano! Sento la pancia premere su di me.»

«Ok, ok, non faccio più nulla.»

«No, continua, ma dobbiamo stare attenti.»

«Va bene, paparino.» Lo strinse leggera e poi si staccò da lui. Mosse qualche passo verso la macchina, ma un dolore improvviso le avvolse una caviglia. Non ebbe neanche il tempo di accorgersi cosa stesse succedendo che si ritrovò per terra, di fronte l'insegna della farmacia.

Andrew scattò e si chinò su di lei. «Stai bene?»

Sareeya annuì e fece per alzarsi, ma il suo cuore smise di battere per un'eternità. Tra le sue gambe una macchia di sangue stava diventando sempre più grande.

  
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