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Autore: Acchiappasogni_    09/06/2014    1 recensioni
Dal testo:
"Katniss ora riusciva a pensare a Peeta nel modo in cui non si era capacitata potesse essere vero qualche tempo fa; ogni notte in cui le braccia del ragazzo la avvolgevano trasmettendogli sicurezza, il sapore di zucchero che avevano le sua labbra glielo fecero capire. La bontà e la dolcezza del suo ragazzo del pane senza il quale lei si sentiva persa"
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La promessa di una vita che continua
 

Casa Everdeen dopo la ribellione sapeva di tristezza e malinconia, era silenziosa e sempre buia nonostante il sole primaverile cercasse di entrare dalle finestre. Katniss le serrava, con due mandate di chiave alle persiane; tutto era abbandonato a se stesso, lei compresa, con gli stessi abiti da due settimane e i capelli legati nella solita treccia, ormai ridotti ad un groviglio senza forma.

Sae la Zozza, a cui era stato affidato il compito di 'badare' a Katniss, si limitava a preparare pranzo e cena, non perchè non si interessasse di lei, ma perchè Katniss non permetteva che facesse altro; non le permetteva nemmeno di salire al piano di sopra.

A volte si chiudeva in camera sdraiandosi sulle lenzuola gelate, ricordando la sua vita 'normale' prima dei settantaquattresimi Hunger Games. Però si soffermava sempre su un particolare, un particolare mancante, ma non riusciva a convincersi di quello che effettivamente era la verità: nella sua vita mancava Peeta. Era proprio in quel momento che Katniss sentiva la mancanza del suo ragazzo del pane, perchè lui aveva lasciato un vuoto troppo grande dentro di lei anche se a volte era troppo confusa per riconoscerlo. Con il depistaggio e tutto il processo di riabilitazione Katniss si era allontanata da Peeta e aveva ancora paura di lui; non si capacitava di tutto quel mix di sensazioni che la attraversavano ogni volta che pensava al ragazzo del pane. Però gli mancava abbastanza per desiderarlo al suo fianco. Anche se non riusciva a pensare a lui come fidanzato, una minuscola parte di se lo desiderava moltissimo. 

 

Infilandosi le scarpe velocemente Katniss corse giù per le scale precipitandosi in cucina.

-Cos'è questo baccano?- biascicò Sae intenta ad assaggiare uno dei sui stufati.

-Haymitch è in casa spero-  chiese quasi urlando. -Per forza, dove vuoi che vada?- rispose Sae.

La ragazza uscì velocemente arrivando di corsa verso casa di Haymitch e bussando energicamente sulla porta.

-Cos'è questo baccano?- disse alterato Haymitch aprendo la porta.

-Vi siete messi d'accordo tu e Sae con le stesse frasi?- Katniss entrò e richiuse la porta alle sue spalle.

-Ah dolcezza, sei tu...- -Molto lieto di vederti- concluse con il suo sorriso beffardo.

-Ah smettila Haymitch!- contestò lei acida. 

-Sei sparita da quando sei tornata al giacimento e ora ti presenti di punto in bianco quasi sfondando la porta...- Katniss lo interruppe con un gesto della mano e cominciò a parlare talmente velocemente che Haymitch  dovette impegnarsi per capirla. 

Gli raccontò dei sui pomeriggi distesa sul letto a fissare il soffitto, con la mente vuota ma gli occhi lucidi; e quelli passati a pensare e riflettere sulla sua vita prima e dopo l'inizio dei primi Hunger Games. Il giorno che aveva cacciato Ranuncolo urlandogli con le lacrime agli occhi che Prim era morta, ma il gatto silenziosamente era tornato da lei durante la notte come per proteggerla... c'erano giorni in cui sembrava che anche a quel vecchio gattaccio Prim mancasse tanto da stare male.

Haymitch ascoltava silenzioso svuotando a poco a poco il bicchiere di liquore bianco per riempirsene nuovamente un altro subito dopo.

La ragazza ormai quasi piangendo confessò che nonostante avesse un po' paura di lui, sentiva qualcosa per Peeta, e che aveva molta voglia di rivederlo, magari finendo il suo processo di riabilitazione accanto a lei. In quel momento Haymitch si fece sfuggire una risata e scherzò dicendo 'Complimenti, ti sei svegliata finalmente!'. Quella frase fece sorridere Katniss che si asciugò gli occhi con il dorso della mano e implorante chiese ad Haymitch se Peeta potesse tornare al Giacimento.

-Mi dispiace deluderti dolcezza, ma ho parlato con il dottor Aurelius proprio ieri, e mi ha  detto che Peeta sta avendo ottimi risultati con la riabilitazione ma non può ancora tornare qui al Distretto.- concluse Haymitch, che finalmente aveva deciso di tappare la bottiglia di liquore e riporla nel mobiletto.

Katniss rimanendoci male continuò a insistere per convincere Haymitch, ma lui sapeva bene che era il dottor Aurelius a dover decidere e non lei.

Allora la ragazza sbuffando aveva raccolto la giacca e ringraziando Haymitch per la  chiacchierata, se ne era andata scalciando un sasso per tutto il vialetto che la riportava a casa. La aspettava un altra notte in balia degli incubi, che solo le braccia di qualcuno, come la notte prima dei settantacinquesimi Hunger Games, sapevano domare.

 

*

 

Quando due settimane dopo, vicino l'ingresso di casa sua trova Peeta con una carriola e delle primule in mano sussulta. Non si aspettava di vederlo. Provava sollievo nella vista della figura che aveva occupato i suoi pensieri quasi ogni pomeriggio, ma allo stesso tempo un po' di paura ripensando ai raptus post depistaggio.

 

Rispettivamente dalle pagine 411 e 412 del Canto della rivolta.

 

-Sei tornato - dico.

-Fino a ieri il dottor Aurelius non mi ha permesso di lasciare Capitol City - spiega Peeta. -Tra l'altro, mi ha detto di dirti che non può continuare a fare solo finta di curarti. Devi rispondere al telefono.-

Ha un bell'aspetto. Come me, è magro e coperto di cicatrici da ustioni, ma i suoi occhi hanno perso quell'espressione confusa e tormentata. Però si acciglia leggermente mentre mi osserva. Faccio uno sforzo poco convinto per scostarsi i capelli dagli occhi e mi accorgo di avere in testa una massa aggrovigliata. Mi metto sulla difensiva. -Cosa stai facendo?

-Sono stato nei boschi stamattina, e ho sradicato questi. Per lei - dice. - Pensavo che potremmo piantarli lungo il lato della casa.

Guardo gli arbusti, le zolle di terra che pendono dalle loro radici, e trattengo il respiro, mentre il mio cervello registra il termine "rosa". Sto per mettermi a strillare parole crudeli contro Peeta, quando mi rendo conto del nome completo della pianta. Non semplicemente rosa, ma "prima rosa", primrose, la "primula". Lo stesso nome di mia sorella. [...]

 

Il rapporto tra Katniss e Peeta giorno dopo giorno tornava ad essere normale.

C'erano pomeriggi in cui rimanevano ore a parlare di come si fossero svolte le loro vite in questi ultimi mesi, e a Katniss passavano davanti gli occhi tutti i momenti bui e tristi. Peeta le raccontò del processo di riabilitazione, di quanto le fosse mancata e di quanto si sentiva in colpa per tutto quello che era successo dopo il depistaggio. Katniss si alterava e ripeteva in continuazione che era solo a causa di Snow e della sua crudeltà... a volte sussurrava piano che era anche colpa sua, che essere il volto della ribellione aveva portato a questo, con la conseguenza di cadere in un pianto isterico seguito dalla sfilata delle immagini delle persone morte a causa sua. Allora Peeta la prendeva tra le braccia fino a calmare le lacrime e i suoi singhiozzi.

Il ragazzo era tornato a sfornare pane e pasticcini, e ogni mattina Katniss trovava dei biscottini glassati per colazione. Le loro vite stavano mano mano tornando normali, anche se i brutti ricordi di tanto in tanto affioravano, e i flashback non erano spariti del tutto, ma il vero Peeta si riconosceva dagli occhi: due piccoli pezzetti di mare sempre perfettamente tranquilli. Mai più pupille dilatate; mai più scatti violenti. 

Si ripresero le loro vite, tornando a crescere insieme, cancellando la cattiveria. 

Katniss ora riusciva a pensare a Peeta nel modo in cui non si era capacitata potesse essere vero qualche tempo fa; ogni notte in cui le braccia del ragazzo la avvolgevano trasmettendogli sicurezza, il sapore di zucchero che avevano le sua labbra glielo fecero capire.  La bontà e la dolcezza del suo ragazzo del pane senza il quale lei si sentiva persa, come poco tempo fà.

 

Quello di cui ho bisogno è il dente di leone che fiorisce a primavera. Il giallo brillante che significa rinascita anziché distruzione. La promessa di una vita che continua, per quanto gravi siano le perdite che abbiamo subito. Di una vita che può essere ancora bella. E solo Peeta è in grado di darmi questo.”

 

Ed è così che nel bel mezzo di un pomeriggio di fine primavera, mentre erano intenti a godersi la giornata soleggiata sdraiati su un telo in giardino, Peeta volta il viso e guardando Katniss negli occhi sussurra: -Tu mi ami. Vero o falso?-

Lei sorride scostandogli una ciocca di capelli dal viso. Poi posandogli un bacio sulle labbra risponde -Vero.-

 

  
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