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Autore: Meli_    09/06/2014    9 recensioni
«Chi sei tu? Da dove vieni? Perché stai nello specchio?!»
«Te l’ho detto, mi chiamo Kai e vengo da un pianeta chiamato Arret. Potrei farti la stessa domanda, sai? Se vedi la cosa dalla mia prospettiva, sei tu a stare nello specchio.»
«A-Arret? Non l’ho mai sentito.» borbotta Kyungsoo alzando un sopracciglio scuro, sempre più confunso.
«E’ perché nella tua dimensione non esiste, come il pianeta Terra non esiste nella mia.» spiega Kai, senza scomporsi.
«D-dimensione?» Kyungsoo strabuzza gli occhi e non riesce a trattenere un’esclamazione di stupore.
«Ci sono due dimensioni nell’universo: la mia e la tua. E l’unico modo per metterle in contatto è usare uno specchio. Non è una cosa strana? È la prima volta che parlo con una persona della mia età “dell’altra sponda”, è fenomenale.» per quanto si sforzi, Kai non riesce a sorridere di nuovo, così si limita ad una smorfia assolutamente carina.
«Non so se essere scioccato o sorpreso.» commenta Kyungsoo prendendosi la testa fra le mani sudaticce; non sa proprio come comportarsi.
[Kaisoo]
Accenni a [ChanSoo]
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chanyeol, Chanyeol, D.O., D.O., Kai, Kai
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Only three hours.
 

Prologo

 
Kyungsoo guarda il cielo con il naso appiccicato al finestrino freddo dell’automobile di sua madre, sospirando rumorosamente di tanto in tanto. Le ruote della macchina graffiano l’asfalto, si sente il rumore di pietre sovrastate e foglie secche.
Oggi le nuvole grigie e panciute promettono una orribile giornata di pioggia, il sole è nascosto per bene dietro quei batuffoli argentei, solo alcuni raggi color giallo pallido fanno capolino, come se fossero timidi di uscire allo scoperto.
“Il pittore è triste” pensa il ragazzo abbassando gli occhi e accarezzando il braccialetto color pervinca che portava al polso “Ecco perché tutto è così scuro.”
Suo padre era convinto che il cielo fosse la tela di un pittore: quando egli era felice, dipingeva il sole, gli uccelli, le farfalle, alcuni petali di fiori trasportati da un debole venticello; invece quando era addolorato o triste, disegnava la pioggia e tutto era privo di colori sgargianti. Kyungsoo pensava che fosse una cosa un po’ folle, ma adorava il suo “vecchio” e lo rispettava per questo.
Fino a quando la malattia non l’aveva portato via da loro, lasciandoli soli.
La signora Do aveva deciso di trasferirsi in una vecchia villa sul pendio della montagna, per ricominciare daccapo; ma il fantasma dell’uomo popolava ancora i sogni di Kyungsoo, che sentiva terribilmente la mancanza del padre.
«Kyungie, va tutto bene?» chiede la donna, con gli occhi incollati alla strada ed un piccolo sorriso ad incresparle le labbra.
«Oh… Sì, mamma.» risponde lui passandosi la mano tra i capelli scuri e mossi.
Annuisce senza aggiungere nulla.
Il ragazzo guarda ancora una volta il cielo, chiedendosi come stesse il padre lassù.
Probabilmente male.
Il pittore è triste.

 


 
nly three hours

Kyungsoo, appena vede la sua nuova casa sperduta in mezzo alla campagna, non riesce a trattenere un fischio di disapprovazione: è come se una decina di catapecchie fossero state sovrapposte una sull’altra; ci sono comignoli ovunque e sul tetto sono appollaiati pure un paio di gargolle di pietra che lo scrutano severi. Il ragazzo sposta lo sguardo sulla grande porta d’ingresso, che un tempo doveva essere grigia, mentre adesso il colore è sbiadito dal tempo e scrostato di sporcizia misteriosa.
«Non scendi dalla macchina, caro?» chiede la Signora Do, che fa di nome Iseul, aprendo lo sportello al figlio «Andiamo a controllare le stanze.» Si vede che cerca di farlo sentire a suo agio, ma tutti i tentativi sono vani.
Kyungsoo esce dal veicolo senza aggiungere nulla, prende la valigia titubante e continua a fissare la sua nuova dimora con un’espressione di puro disgusto dipinta sul bellissimo viso di diciassettenne.
«Non è meravigliosa?» domanda la donna con un sorriso incoraggiante «E’ molto grande e… Il giardino è enorme. Quando ti iscriverò alla nuova scuola, organizzeremo tante feste e…» Il giovane la blocca accarezzandole debolmente il braccio «Apprezzo quello che fai per me, mamma. Grazie. Ma non potrò mai essere felice dopo la morte di papà.» mormora con un fil di voce.
Con la mano tremante, acciuffa anche la valigia color pervinca della madre e si avvia verso l’entrata mordendosi le labbra rosse e carnose, consapevole di aver detto una cosa orribile. A lui non piace mentire e fingere di essere felice non gli pare la scelta giusta da fare, si era ripromesso di dire sempre la verità alla sua famiglia. Prende la chiave che ha nella tasca dei pantaloni neri, la infila nella serratura e apre il portone con uno spintone, dato che la forza delle mani non basta: subito l’ingresso immerso nell’oscurità si presenta davanti a lui e gli si gela il sangue nelle vene.
All’improvviso la puzza di chiuso lo investe e deve tapparsi il naso per non mettersi a vomitare. Iseul gli è vicina in un attimo «Un po’ di deodorante per ambienti, una spolverata qua e là e tornerà come nuova.»
Kyungsoo fa un sorriso tirato «Lo spero tanto, mamma.»
«Bene…- si accarezza il mento, pensierosa – tu và pure a portare le valigie nelle camere da letto, io continuo a scaricare le altre cose…» detto questo ripercorre il vialetto e torna all’auto con la mano poggiata sulla guancia.
Il giovane annuisce e mette piede nel grande atrio, guardandosi attorno con circospezione.
Le pareti color carminio sono tappezzate di quadri di ogni dimensione, raffiguranti tizi che Kyungsoo non ha mai visto in tutta la sua breve vita; dal soffitto dondola un lampadario di cristallo impolverato che sembra voler cadere sulla sua testa da un momento all’altro. Sulla sinistra, ci sono innumerevoli porte chiuse a chiave, mentre sulla destra ce n’è una sola che probabilmente porta sul giardino sul retro; di fronte a Kyungsoo si erge una scala imponente, con sopra un tappeto di velluto rosso: essa porta alle camere da letto.
Ovviamente, le scale continuano una volta arrivati in cima.
Il ragazzo deglutisce e si avvia verso la sua nuova camera, tirandosi dietro le valigie controvoglia e trasalendo ad ogni rumore scricchiolante che producono le scale.
Sale gli scalini due alla volta, con il cuore in gola e l’inquietante sensazione di essere costantemente osservato da qualcuno, o meglio qualcosa.
Kyungsoo sospira rumorosamente e posa i bagagli sul tappeto di velluto davanti alla porta della sua stanza, facendo attenzione a non rovinare nulla; stringe la maniglia dorata e la abbassa. È una camera piuttosto spaziosa: il letto è addossato alla parete dipinta di un colore simile all’argento, al centro c’è una scrivania di legno levigato con sopra una lampada rotta e vicino ad essa troneggia l’armadio alto fino al soffitto scrostato.
«Wow.» è tutto quello che il giovane riesce a dire, le sue labbra sono sottili come una lama e l’odore di chiuso gli riempie le narici facendolo tossire.
Lascia la sua valigia sul letto e la apre con lentezza: tira fuori la foto di famiglia posta sopra i pochi vestiti che si era portato dietro e la poggia sulla scrivania, accarezzando la figura del padre che gli sorrideva accanto.
Gli manca terribilmente, odia il vuoto che l’uomo ha lasciato nella sua vita, odia piangere quasi ogni notte a causa del dolore che prova.
 «Ti voglio bene, papà.» mormora con un mezzo sorriso triste, per poi uscire e chiudersi la porta alle spalle.
Se è costretto a vivere in quella casa, deve prima dare un’occhiata in giro, così comincia a curiosare tra i corridoi male illuminati e antichi, rendendosi conto che quella casa risale più o meno al 1800, forse pure a prima: tutto è così… scricchiolante.
Kyungsoo ha il cuore che batte a velocità supersonica, lo sa che è una cosa sciocca, ma ha paura che qualcuno possa saltargli addosso da un momento all’altro: basta soltanto un piccolo rumore per fargli accapponare la pelle.
Sta camminando per un corridoio stretto e angusto e guarda i quadri appesi alle pareti incrostate di sporco, quando si trova davanti ad una porta in legno pregiato e piena di ghirigori e simboli stranissimi «Mmh, chissà che cosa c’è lì dietro.» pensa il giovane scrollando le spalle nervosamente.
Stringe le dita intirizzite sulla maniglia e spinge, entrando in una sala abbastanza grande.
Si chiude la porta alle spalle e fissa stupito l’ambiente in cui è capitato: al centro della stanza è posto uno specchio alto fino a toccare il soffitto, con la cornice d’oro e alcune gemme preziose accanto al vetro perfettamente pulito e lucido.
Kyungsoo si avvicina all’oggetto, come se fosse stregato dalla luce che emana la superficie riflettente.
Accarezza il vetro con i polpastrelli e le sue labbra si schiudono in un’espressione all’inizio sorpresa, poi terrorizzata: al contatto delle dita del ragazzo, cominciano a formarsi delle ombre dall’altro lato dello specchio. Diventano sempre più nitide, fino a formare il profilo di un ragazzo misterioso, che non somiglia minimamente a Kyungsoo.
Capelli biondi, spettinati, che gli incorniciano il viso olivastro e bellissimo; occhi scuri e grandi pieni di tristezza e lucidi come se le lacrime potessero scendere da un momento all’altro, labbra carnose e rosee incurvate in un debole sorriso, corpo magro avvolto in una tuta nera e, soprattutto, lo sconosciuto ha l’aria spaesata quanto quella di Kyungsoo.
Quest’ultimo fa un salto all’indietro cadendo sul sedere e deve trattenersi dal mettersi ad urlare con tutto il fiato che ha in gola. Si rialza senza staccare gli occhi dallo specchio e fa per correre via a gambe levate, quando il ragazzo misterioso parla «No, ti prego, non andare via…» la sua voce è molto bella e melodiosa, ma non riesce a nascondere la tristezza che sta provando.
Kyungsoo è scioccato «Ma… Sei bloccato?! Che cosa… Come…?» Il cuore sembra esplodergli nel petto e il sudore cola lungo il profilo della schiena.
«Avvicinati, non ti faccio nulla. Sono un tuo amico. Mi chiamo Kai, e tu?» Kai sorride in modo incoraggiante, mostrando i denti dritti, bianchi e perfetti.
Sono in contrasto con la pelle abbronzata, sembrano granelli di zucchero su una torta al cioccolato.
«Tu…?»
«Sei pallido. Stai male?»
Kyungsoo ansima, non sa proprio cosa dire. Sta parlando con qualcuno che è dall’altro lato di uno specchio vecchio duecento anni, deve ancora connettere il cervello.
«No, sto bene… Il mio nome è Kyungsoo. Ma… Come…?» il ragazzo si siede di fronte all’oggetto, guardando intensamente il suo interlocutore.
«Hai un nome molto lungo. E sei carino, mi piacciono molto i tuoi occhi.» Kai poggia le dita sul vetro, mordendosi le labbra carnose come se fosse agitato.
Kyungsoo avvampa all’improvviso «Grazie mille...» si gratta la nuca, in imbarazzo, ma poi chiede acquistando un po’ di coraggio «Chi sei tu? Da dove vieni? Perché stai nello specchio?!»
«Te l’ho detto, mi chiamo Kai e vengo da un pianeta chiamato Arret. Potrei farti la stessa domanda, sai? Se vedi la cosa dalla mia prospettiva, sei tu a stare nello specchio.»
«A-Arret? Non l’ho mai sentito.» borbotta Kyungsoo alzando un sopracciglio scuro, sempre più confunso.
«E’ perché nella tua dimensione non esiste, come il pianeta Terra non esiste nella mia.» spiega Kai, senza scomporsi.
«D-dimensione?» Kyungsoo strabuzza gli occhi e non riesce a trattenere un’esclamazione di stupore.
«Ci sono due dimensioni nell’universo: la mia e la tua. E l’unico modo per metterle in contatto è usare uno specchio. Non è una cosa strana? È la prima volta che parlo con una persona della mia età “dell’altra sponda”, è fenomenale.» per quanto si sforzi, Kai non riesce a sorridere di nuovo, così si limita ad una smorfia assolutamente carina.
«Non so se essere scioccato  o sorpreso.» commenta Kyungsoo prendendosi la testa fra le mani sudaticce; non sa proprio come comportarsi.
«Sorpreso, sii sorpreso! È una cosa positiva, giusto?»
«Beh, sì.- il ragazzo strizza gli occhi e fissa Kai: ha un taglio sul collo, ma non è molto profondo- che hai fatto?» chiede alludendo alla piccola ferita.
L’altro scuote la testa e risponde pacatamente «Succede quando mi prelevano il sangue, a volte capita che il coltello scivoli di mano.»
«Co-» cerca di domandare Kyungsoo, ma Kai lo blocca «La vita su Arret non è molto bella, siamo sempre in guerra. Io sono un soldato e, a volte, devono controllare che il mio sangue sia puro e che non abbia contratto qualche malattia collegata ai fumi tossici delle bombe.Vorrei fuggire da Aeroc, ma dovunque vada, c’è sempre questa situazione spiacevole. Sei un ragazzo molto fortunato a vivere sulla Terra.»
Kyungsoo apre la bocca per parlare, ma nessun suono fuoriesce dalle sue labbra. Alla fine mormora un «Mi dispiace.»
«Perché? Non è certo colpa tua. Che motivo hai di scusarti?»
«E’ un modo per dire che sono triste per te.» replica Kyungsoo «Non riesco a credere che nell’altra dimensione la vita sia così difficile.»
«Invece è proprio così. È il contrario della tua dimensione.» Kai abbassa la testa e lascia scivolare le dita sulla superficie dello specchio, per poi farle cadere mollemente in grembo.
«Anche qui ci sono le guerre- gli fa sapere Kyungsoo accarezzandosi il mento- Anche qui ci sono persone che muoiono ingiustamente.»
«Ma non tutte le persone del pianeta cercano di distruggersi a vicenda. Non ci sono né vincitori né vinti… Sono presenti solo vittime.» il giovane sospira e si passa la mano tra i capelli biondi «E’ una dimensione orribile.»
«Mh.» mugugna Kyungsoo torturandosi le mani, a disagio.
Cala un silenzio imbarazzato, si sentono solo le gocce di pioggia che battono incessantemente sulla finestra, poi Kai lo rompe facendo una domanda un po’ strana «C’è qualcosa di bello nella tua dimensione?» ha gli occhi che brillano, ma non è ancora capace di sorridere come all’inizio.
«Beh, in realtà ci sono tante cose, ma quella che mi piace di più in assoluto è la musica.»
«Musica… Cos’è?» domanda Kai, sinceramente interessato.
«La musica per me è vita, e' allegria, mi tiene compagnia quando sono triste e riesce a darmi quella forza e grinta nell’ affrontare le cose. Non saprei vivere senza musica perché  sarebbe tutto buio e triste.» risponde Kyungsoo con un sorriso, perso nel suo modo «La musica è come se fosse un bellissimo incantesimo, appare quando non te ne accorgi. È una medicina per me.» Lui ama cantare e scrivere testi, e adora suonare la chitarra ed il pianoforte, come il padre.
«Sembra una cosa bella. Com’è fatta? È una persona?» chiede Kai.
Kyungsoo scuote la testa, senza smettere di sorridere «No… Se vuoi ti mostro che cosa vuol dire.»
«Sì, sì!»
Kyungsoo tossicchia e cerca di ricordare le parole di una canzone che aveva scritto con il suo migliore amico Tao e, fortunatamente, il ragazzo ha una buonissima memoria. Così inizia ad intonare le prime note:

 

 
 
I try to find you, who I can’t see
I try to hear you, who I can’t hear
Then I started to see things I couldn’t see
Hear things I couldn’t hear
Because after you left,
I received a power I didn’t have before

 


L’avevano inventata quando Tao era stato lasciato da Kris di  punto in bianco e, siccome tutti e due trovavano la pace nella musica, decisero di scrivere tutti i loro sentimenti sulla carta, per poi trasferirli al pianoforte.
Kai è rapito «E’ questa la musica? E’ una cosa bellissima… Hai una voce stupenda, e… Insegnami! Mi insegni a creare la musica? Me lo insegni?» accarezza la superficie dello specchio, proprio dove sono poggiate  le dita di Kyungsoo, il cui sorriso si allarga sempre di più «Non saprei come insegnarti… Hai mai cantato in vita tua?»
«N-no. Cosa vuol dire cantare?»
«E’ quello che ho appena fatto.- risponde Kyungsoo prontamente- Cantare.» sorride.
«Oh… Non l’ho mai fatto, ma posso imparare. Imparo in fretta, io.» Kai si indica, sembra eccitatissimo: i suoi occhi scurissimi brillano di gioia.
«Certame-»
Kyungsoo viene distratto dai richiami di sua madre provenienti dal piano di sotto, ma non vuole lasciare Kai: gli piace parlare con lui, soprattutto perché sembra gradire la sua voce.
«Devo andare…» mormora alzandosi da terra e spolverando residui di polvere dai pantaloni.
«No, ti prego, aspetta...»
«Mia mamma mi sta chiamando...»
«… Cos’è una mamma?»
 
“Passano circa tre giorni dal primo incontro, e Kyungsoo non vede l’ora di tornare in quella stanza a conversare con il suo nuovo amico Kai, ha moltissime cose da insegnargli: prima di tutto, il ragazzo vuole imparare a cantare, a ballare e, cosa più improbabile, a sorridere.
«Ma tu hai sorriso quando mi hai visto la prima volta!» aveva detto Kyungsoo, una volta sentita la richiesta del giovane.
«Davvero l’ho fatto?» aveva chiesto Kai, inclinando la testa di lato «Non me ne sono accorto.» si era grattato la nuca, con una simpatica espressione curiosa dipinta sul volto.
«E’ proprio così: sorridi quando te la senti, non è una cosa che devi imparare. Ti viene spontaneo!» aveva spiegato Kyungsoo.
«Perché?»
«Non so… Beh, io non sorrido spesso…»
«E perché?»
Kyungsoo era arrossito e aveva ridacchiato: Kai sembrava un adorabile bambino «Ho perso una persona a cui tenevo molto…»
«E quindi… Hai perso il sorriso? Allora, anche per me è normale. Io le perdo ogni giorno le persone a cui tengo molto.»”

 
 
Kyungsoo guarda la scuola dal finestrino dell’auto con tanto d’occhi, mentre l’agitazione si sta impossessando del suo corpo: è il suo primo giorno di scuola, anche se aveva deciso di andarci con circa una settimana di ritardo, dato che è un tipo molto timido.
«Sei pronto, Kyungie?» domanda Iseul con un bel sorriso incoraggiante.
Il ragazzo annuisce con un nodo al posto dello stomaco e deglutisce a fatica.
Apre lo sportello con una lentezza snervante, sistema lo zaino sulla spalla destra e s’incammina verso l’entrata salutando la madre con un cenno della mano e un finto sorriso stampato sulle labbra.
La campanella suona, fantastico, è in ritardo il primo giorno.
Entra nel grande edificio sbuffando come un toro e già non vede l’ora di tornare a casa e fare quattro chiacchiere con Kai.
«Ragazzo nuovo?» chiede un’allegra voce alle spalle di Kyungsoo. Il ragazzo si gira e si trova davanti un ragazzo alto, con i capelli ramati e un viso da bambino assolutamente adorabile.
Annuisce «Mi chiamo Do Kyungsoo.»
«Io sono Lu Han, molto piacere.» I due ragazzi si stringono la mano sorridendo.
«Vieni con me, ti porto nella tua classe.»
«Uhm, d’accordo.» Il giovane sorride calorosamente e segue l’altro per i corridoi della scuola, parlando del più e del meno.
«Dove vivi?» chiede Luhan, mettendosi le mani in tasca.
«Ehm, in montagna, nella vecchia casa di un certo Lee Mok.» risponde Kyungsoo alzando le spalle con noncuranza.
«Ah, lo scienziato pazzo.»
«Scienziato pazzo?» balbetta Kyungsoo, impallidendo di colpo.
«Ah-Ah. Era un tale molto strano, si chiudeva nella sua casa a fare esperimenti riguardanti altre dimensioni e robe varie. E la cosa più strana, è che era convinto di essere riuscito a parlare con qualcuno di un’altra dimensione!» Luhan agita le braccia in aria e ride, per poi asciugarsi una lacrima formatasi all’angolo dell’occhio.
Non è che sto impazzendo pure io, vero?” si chiede Kyungsoo, lasciandosi prendere dal panico.
«Povero,- continua l’altro sospirando rumorosamente- è morto l’anno scorso e ha lasciato tutti i suoi beni ad un certo Kai… Ma  questo Kai nemmeno esiste! Kyungsoo, io me ne andrei da quella casa, è davvero strano vivere lì dentro.»
«Non sai quanto.»
«Beh, spero solo che ti troverai bene, qui. Le persone sono fantastiche, te lo garantisco. Se hai bisogno di qualcosa, chiamami.- Luhan prende un foglietto di carta dallo zaino che porta a tracolla, acciuffa una penna dalla tasca e scrive il suo numero di cellulare, per poi darlo a Kyungsoo- Sembri un tipo simpatico, siediti con me e i miei amici a pranzo.»
«Uh… Hum… Grazie! Ci sarò!»
Che bello, ho già trovato un amico!
 
Dopo la fine delle lezioni, Kyungsoo si dirige verso la mensa con il cuore che batte furiosamente nel petto: è molto agitato. E se agli amici di Luhan lui non piace?
E se Luhan si ricrede?
Non fa in tempo a porsi altre domande esistenziali che sente qualcuno chiamarlo: è un ragazzo con le guance paffutelle, grandi occhi neri come la pece e capelli color cioccolato tenuti insieme con il gel. Accanto a lui è seduto Luhan, che gli fa segno di avvicinarsi con un grande sorriso stampato sulle labbra.
«Ciao, mi chiamo Kyungsoo.» dice il ragazzo facendo un profondo inchino e sedendosi accanto ad un tipo dalla faccia scocciata.
«Io sono Kim Minseok.- si presenta il tale paffuto, e indica gli altri- e loro sono Chanyeol, Sehun e JongDae.» i ragazzi sorridono e salutano, tutti a parte Sehun, che sbuffa e alza gli occhi al cielo.
«Hunnie, non essere maleducato.» lo rimprovera Luhan avvampando di colpo.
«Scusalo.- interviene Chanyeol gesticolando- è solo che non è abituato a fare amicizia.»
Nemmeno io. Vorrebbe dire Kyungsoo, ma decide di rimanere in silenzio per evitare fraintendimenti di ogni genere.
«Non vi preoccupate.- mormora giocherellando nervosamente con le bacchette- Sono molto felice di fare la vostra conoscenza.»
«Anche noi.» biascica JongDae masticando rumorosamente la sua porzione di carne piccante «Ho sentito che vivi nella casa del buon vecchio Mok.»
Kyungsoo annuisce, soprappensiero.
Perché quell’uomo aveva lasciato tutto a Kai?


Don’t hesitate another minute please take away my heart
Yes, the sharper the better, the night that even the moon has closed her eyes
If it were any other man, if it were a single verse taken from a comedy
Burn all the scars you’ve exchanged for that love


 
«Sei tornato!» strilla Kai, visto Kyungsoo che apre la porta della stanza e si siede al solito posto, con la solita espressione radiosa.
«Sì, eccomi qui.» dice Kyungsoo e il suo dolce sorriso si allarga sempre di più.
«Sembri felice… Che è successo? Una cosa bella?» Kai si sistema sul pavimento e poggia la testa sul palmo della mano.
«Ho fatto amicizia con dei ragazzi, nella mia nuova scuola.» risponde l’altro puntando gli occhi in quelli di Kai, che annuisce come in trance «Uuuuh. Io pure voglio fare amicizia, come sono questi ragazzi?»
«Sono molto simpatici… Soprattutto Chanyeol.» appena dice il nome del suo nuovo amico, un lieve rossore colora le guance pallide di Kyungsoo.
Kai tira fuori il labbro inferiore «Ti piace?»
«Come?»
«Questo Chanyeol… Ti piace? Da come ne parli, sembra che tu ne sia innamorato.» Kai alza le spalle, sicuro di quello che stava dicendo.
Invece Kyungsoo, punto sul vivo, si limita a borbottare «Sai cos’è l’amore?»
«Beh… Anche noi ci riproduciamo. Anche se veniamo strappati subito dalle braccia delle nostre momme.» risponde Kai annuendo ripetutamente.
«Mamme.» lo corregge Kyungsoo sorridendo appena.
«Sì, loro.» Kai rotea gli occhi.
«… Non so se mi piace Chanyeol… Diciamo che ne sono attratto.» riprende Kyungsoo scuotendo la testa.
«Ah…»
C’è un silenzio imbarazzato, ma a Kai non piace.
«Mi insegni a ballare?» domanda infatti di punto in bianco.
«Come facciamo?» chiede Kyungsoo alzando un sopracciglio.
«Beh, in teoria io potrei venire nella tua dimensione… Ma solo per tre ore.»
«Spiegati meglio, credo di non capire.»
«C’è il quaderno di zio Mok, nel cassetto nascosto della scrivania in fondo alla stanza. Prendilo, c’è scritto tutto quello che devi sapere.» risponde pacatamente Kai battendo le mani.
Kyungsoo fa come gli ha detto l’amico e prende un vecchio libricino di pelle nascosto in uno sportello invisibile di un tavolino di legno scuro, rovinato dal tempo, e torna davanti a Kai sedendosi a gambe incrociate; apre il quaderno e comincia a leggere ad alta voce:
 
Miei cari lettori,
se siete riusciti a trovare questo diario, vuol dire che Kai si fida di voi, quindi non deludetelo; è un bravissimo ragazzo.
Se dovete andare nell’altra dimensione, basta che attraversate lo specchio usando un particolare braccialetto creato dal sottoscritto.
Però fate attenzione: non bisogna restare per più di tre ore nella dimensione che non è la vostra, perché le conseguenze potrebbero essere fatali; infatti il vostro corpo non riuscirebbe a sopportare le diversità e potreste sparire come se non foste mai esistiti.
Tre ore, non una di più.
Ma badate: non fate molti viaggi, le vostre membra diventeranno sempre più deboli.
Detto questo, buon viaggio!

 
«Moriremo tutti.» squittisce Kyungsoo chiudendo quella sottospecie di diario, con la paura di sparire per sempre che si impossessa del suo corpo.
«Nah, non essere melodrammatico. Vengo io, non ti preoccupare!» Kai alza il braccio, facendo vedere all’amico un bracciale color pervinca con una scritta azzurra “2nd dimentional”
«O-okay.» balbetta Kyungsoo, facendo un passo indietro e chiedendosi da quanto tempo abbia l’oggetto attorno al braccio.
«Allontanati, sto arrivando. Così mi insegni a ballare, a cantare e a sorridere.» detto questo, Kai poggia il braccialetto sulla superficie dello specchio, il cui vetro comincia a sciogliersi come se fosse stato messo al sole.
La mano del ragazzo esce dallo specchio, poi segue il braccio, il busto e, finalmente, la testa: Kai è nella dimensione di Kyungsoo, che sta guardando la scena un po’ sorpreso un po’ spaventato.
«Wow.» commenta con un debole sorriso.
Kai si avvicina al ragazzo e chiede, con un luccichio divertito nei grandi occhi «Balliamo?» gli prende le mani e lo guarda intensamente, attendendo pazientemente una risposta.
Il tocco di Kai è forte e caldo allo stesso tempo, Kyungsoo si sente quasi protetto «Uhm, non so ballare...» confessa e avvampa all’improvviso, sentendosi uno sciocco.
«Non ci credo!» insiste Kai ondeggiando avanti e indietro, continuando a guardare Kyungsoo negli occhi.
«Invece sì, a malapena riesco a camminare!»
«Smettila di dire stupidaggini! Per ballare ci vuole la musica, giusto? Canta!»
«Non credo che sia una buona idea…» protesta Kyungsoo ridacchiando nervosamente.
«Canta per me.» ordina l’altro, sussurrandogli nell’orecchio questa frase «Mi piace molto la tua voce.»
Il giovane deglutisce a fatica e comincia ad intonare il ritornello della canzone che aveva scritto con Tao tanti mesi prima, chiudendo gli occhi e cercando di non andare nel panico:


 
The selfish me who has only thought about myself
The me who didn’t know your feelings and ignored it
I couldn’t believe myself that I have changed this much
Your love can still move me like this.


 
Kai avvolge il corpo del ragazzo in un abbraccio e quello ricambia, un po’ a disagio, ma dopo un paio di minuti si abbandona completamente alla dolcezza dell’amico.
I due girano in tondo, a volte tenendosi per mano a volte lasciandosi, ridono come bambini e gettano la testa all’indietro «E’ bellissimo!» strilla Kai facendo fare una piroetta a Kyungsoo, che rischia di cadere con la faccia a terra. Quest’ultimo si appoggia alla spalla dell’altro, stringendosi ancora di più al suo corpo allenato.
«Canta ancora! Canta ancora!»
«Ti piace la canzone?» domanda Kyungsoo con gli occhi che brillano per la felicità.
«Veramente… A me piaci tu. Ti prego, canta di nuovo.»
Kyungsoo gli rivolge il più bello dei suoi sorrisi e continua con il cuore che batte a velocità della luce e le farfalle che gli volano nello stomaco:


 
If I just think of you, I can fill this world with you
Because each snowdrop is one tear drop that belongs to you
But there’s just one thing that I can’t do and it’s to make you come to me
I hope I don’t have this miserable power.

 

Anche Kai prova a cantare come l’amico, e ci riesce, anche se con qualche piccolo intoppo; i due continuano a ballare come in un girotondo, si abbracciano, semplicemente felici di passare un po’ di tempo insieme.
«E’ molto divertente.» commenta Kai scuotendo la testa e avvicinandosi pericolosamente a Kyungsoo «Ti voglio bene.»
Lui dice, mentre nel suo cervello dei cammelli ballano la conga, «Anche io ti voglio bene. Sono felice di averti conosciuto, sei il mio migliore amico.»  gli accarezza la guancia teneramente con mano tremante e poi si scosta, rosso come un papavero.
«Migliore amico? Che cos’è?» domanda Kai inclinando la testa di lato.
«E’ quando c’è una persona con cui ti piace stare, quando puoi contare su di lei in qualsiasi momento…» risponde prontamente l’altro con un’alzata di spalle.
«Anche tu allora sei il mio migliore amico!»
«Mi fa piacere che la pensi come me.»
«Vorrei avere più di tre ore per stare con te, questa dimensione è fantastica! Tu sei fantastico! La tua voce è fantastica…»
Kyungsoo scoppia a ridere e si siede a terra, invitando Kai a fare lo stesso «Tu conoscevi Lee Mok?» domanda, curioso di scoprire più cose sul conto del ragazzo.
Quello annuisce «Molto spesso parlavo con lui… Poi ha smesso di venire a trovarmi circa un anno fa.» sembra molto triste, fa male parlare di una persona che non c’è più.
«Mi dispiace tanto.» è tutto quello che riesce a dire Kyungsoo.
«Non devi, dopotutto non lo conoscevi nemmeno.» una lacrima solca il viso di Kai, scivolando lungo il viso del ragazzo, e Kyungsoo sente l’impulso impellente di abbracciarlo; così avvolge il corpo dell’amico tra le sue braccia tremanti, mormorandogli nell’orecchio parole di conforto.
«Grazie…»
 
«Gli amici servono a questo.»
 
Passano tre mesi, durante i quali Kyungsoo esce con i suoi nuovi amici e trascorre molto tempo con Kai, a parlare, a ridere e a scherzare.
«Descrivimi il cielo- gli aveva chiesto Kai un giorno, quando Kyungsoo era andato nella sua dimensione dopo aver trovato il braccialetto- come vedi, qui è tutto grigio e triste.»
Era vero: su Arret il cielo non era azzurro, bensì nero come la pece.
«Beh… Oggi, quando mi sono svegliato, era tutto limpido. Era azzurro, c’erano le nuvole che sembravano batuffoli di cotone e qualcuno aveva pure una forma strana. Il sole era alto, ma a volte le nuvole lo coprivano, i raggi erano dritti e perfetti, come se li avesse dipinti un pittore. Anche adesso è così, è proprio una bella giornata.»
«Pensi che potrò vedere il sole? E le nuvole con le forme strane?»
«Certo! Dopotutto, se non c’è il sole, non c’è la vita.»
«Ecco perché… Io non vivo.»

 
Kyungsoo è molto agitato, sta aspettando Chanyeol seduto sulla panchina del parco e si tortura le mani: è la prima volta che esce con un ragazzo, da soli.
Al ragazzo piace molto Chanyeol, non solo perché è un tipo simpatico e solare, ma anche perché lo fa ridere con le sue battute all’apparenza sciocche e insignificanti. Crede di provare qualcosa per il suo nuovo amico… Ma c’è anche Kai.
Kyungsoo non riesce a smettere di pensare a lui, alle sue labbra carnose, ai suoi occhi scuri e pieni di sentimento, al suo sorriso luminoso e solare, alla sua risata cristallina… Il giovane adora passare del tempo con Kai, sente una specie di attrazione che c’è tra loro e, ogni volta che parla con lui, desidera sempre di più abbracciarlo e… baciarlo.
«Ciao, Kyungie!» lo saluta Chanyeol, distraendolo dai suoi pensieri.
«Oh! Ciao, Chanyeol.» balbetta Kyungsoo rivolgendogli un sorriso, che in realtà si dimostra essere una smorfia.
«C’è qualcosa che non va» non è una domanda, è un’affermazione: Chanyeol si siede accanto a lui e lo sprona a dirgli cosa lo preoccupa.
«Il fatto è che… Sono innamorato di due persone.» confessa Kyungsoo arrossendo di colpo.
«Brutta cosa… Io ti dico di seguire il tuo cuore: chi ti piace di più tra loro due?» chiede l’amico con nonchalance.
«Mi piacciono allo stesso modo, credo… Non lo so!» Kyungsoo si prende la testa fra le mani e soffoca un lamento.
«Io ho capito che una di queste sono io, me ne sono accorto. E anche tu mi piaci, sei un tipo davvero bello e simpatico… Ma non voglio metterti pressione: se ami l’altro, io lo capisco.» Chanyeol gli batte una mano sulla spalla e continua «Insomma, come ho detto prima, devi seguire il tuo cuore.»
 
E il cuore di Kyungsoo ha già la risposta.


 
♪♪♪


 
 
You protected me in this sad darkness
When you smiled brightly
Because of you, I’m here
I will protect all of you.


 

«Ciao, Kyungsoo! Ti sono mancato?» chiede Kai, quando il ragazzo torna dal suo appuntamento con Chanyeol.
«Sì, molto…» risponde sinceramente Kyungsoo.
«Sembri triste… Ti hanno fatto qualcosa?»
«No, sono stato molto bene con Chanyeol, è un ragazzo molto dolce.»
«Eravate soli?»
«Soli.»
«Sono geloso.» borbotta Kai incrociando le braccia «Tu sei il mio migliore amico, non il suo.»
Kyungsoo lo trova decisamente adorabile, così sorride e dice, poggiando le dita sulla superficie dello specchio «E’ vero, sono-»
«Non mi piace Chanyeol.- lo blocca Kai roteando gli occhi- ti porta via da me.»
«Non è vero, nessuno potrebbe portarmi via da te!» replica Kyungsoo, con un che di divertito nella voce.
«Invece sì, passi più tempo con lui che con me. E questo non mi piace per niente.»
«Kai, io e Chanyeol siamo solo amici. Niente di più.»
«Esiste un di più? È anche lui il tuo migliore amico?» domanda Kai, cominciando ad agitarsi, così Kyungsoo spiega, cercando di non ridere davanti all’espressione buffa dell’amico «No, non fraintendere. Quando qualcuno va al di sopra dell’amicizia, vuol dire che ne è innamorato.»
«Quindi due migliori amici non sono innamorati?»
«Tecnicamente non dovrebbero, ma a volte accade che uno si innamori dell’altro, non so se mi spiego…» mormora Kyungsoo gesticolando nervosamente e arrossendo di botto.
«Io sono innamorato di te.» dice Kai improvvisamente.
 
«Cosa?»
 
«Non sei felice?»
 
«Sì… Sono molto felice... Perché anche io sono innamorato di te.»


 
If you’re lonely, I’m lonely too
No one can replace you
All day, I only think of you,
How about you?
You and me, if we’re together,
Everything is OK.

 


Tutto quello che conta adesso è abbracciare Kai fino alla fine del mondo, respirare il profumo della sua pelle, affondare le mani nei capelli morbidi del ragazzo e perdersi in essi; Kyungsoo non può aspettare altro tempo.
Appena Kai mette piede sulla Terra, il giovane lo abbraccia talmente stretto che ad un certo punto teme di rompergli le ossa.
Kai ricambia l’abbraccio accarezzando la schiena di Kyungsoo e infilando le mani sotto la maglietta, assaporando il calore della pelle dell’amato.
I due si guardano negli occhi per un tempo indefinito, senza parlare, come se fossero intrappolati in una bolla di vetro estranea al mondo esterno.
«Hai delle belle labbra.» mormora Kai lasciando scivolare le dita lungo il fianco dell’altro, che si irrigidisce impercettibilmente e abbassa lo sguardo, in imbarazzo.
«Anche tu…»
«Me lo dai un bacio?»
«U-un bacio?»
«Voglio baciarti, io… ti amo, anche se è la prima volta che sono innamorato di qualcun-» Kyungsoo lo blocca, poggiando le sue labbra su quelle di Kai, che all’inizio sembra non capire, poi ricambia il gesto chiudendo gli occhi e prendendo il viso dell’altro tra le mani.
Le loro bocche sono come calamite, non riescono a staccarsi nemmeno per respirare; tutto ciò che vogliono fare i due ragazzi, è confessare l’amore che provano l’uno per l’altro.
Il cuore di Kyungsoo fa un paio di capriole all’indietro, delle aquile gli volano nello stomaco e nella sua testa è presente solo il viso di Kai ed il suo sorriso che ha illuminato la sua vita.
«When you’re tired and suffering, I’ll hug you.» canta Kyungsoo sulla bocca calda di Kai, che sorride dolcemente «If no one’s on your side, I’ll embrace you, trust me, so we can meet in our dreams.»
«Wow… Sei davvero bravo.» commenta Kai con voce strozzata, come se facesse fatica a parlare, abbracciandolo teneramente.
«… Ho una bellissima musa.»
All’improvviso, il corpo di Kai diventa pesante, impossibile da sostenere, e Kyungsoo lo posa delicatamente a terra con il cuore in gola.
«Kai, Kai! Che succede?!» urla Kyungsoo, spaventatissimo.
Poi ricorda.
“Ma badate: non fate molti viaggi, le vostre membra diventeranno sempre più deboli.”, le parole che aveva scritto Lee Mok sul suo quadernetto.
«Torna nella tua dimensione, sbrigati!»
Kai aveva fatto molti più viaggi di Kyungsoo, ora si spiega il malessere del ragazzo, che ha il viso pallido e gli occhi chiusi.
«No- risponde l’altro stancamente- voglio restare per sempre con te, voglio ballare, cantare, voglio baciarti ancora! Non mi piacciono le misere tre ore che abbiamo di tempo!»
«Ma se non torni indietro, sparirai!» protesta Kyungsoo con un macigno al posto del cuore e le lacrime che minacciano di scendere dal un momento all’altro.
«Fa niente! Io…»
«Ti supplico, Kai!»
«Mi piace stare qui insieme a te, perché non posso?!- Kai comincia a singhiozzare, bagnando la maglietta di Kyungsoo- Io ti amo tantissimo. Non voglio andare in quella dimensione dove non si può sorridere, dove il cielo è grigio e dove non si canta.»
«Ma…»
«Questo… E’ per te.» Kai prende a fatica dalla tasca dei pantaloni un piccolo diario tascabile, di pelle, con sopra una lettera K decorata finemente «Io… Non so scrivere molto bene e non so disegnare… Ma ti voglio dare questo diario, così non ti dimenticherai di me.»
Il cuore di Kyungsoo, in quel momento, rischia di esplodere «Non puoi farmi questo… Ti prego, torna indietro…» il petto inizia a far male e il magone si forma in gola.
Non può perdere anche Kai, non potrebbe sopportarlo.
«No! Io soffro lì dentro! Mentre tu esci con i tuoi amici, io devo andare in guerra!» urla Kai fuori di sé, per poi abbracciare l’amato affondando il viso nell’incavo del suo collo.
«Kai… non voglio che tu sparisca...»
Nessuna risposta.
«Kai…?»
Kyungsoo, inorridito, vede il corpo del compagno farsi sempre meno nitido e la paura si impossessa di lui «KAI, KAI! KAI TI PREGO!»
Lo scuote, ma il ragazzo resta immobile, con gli occhi serrati e il viso di una strana colorazione grigiastra, quasi trasparente.
«KAI!»
A forza di urlare, la voce va via.
«Ti prego…» Il dolore fa da padrone, nel petto di Kyungsoo.
Sente come una mancanza dentro di lui, le lacrime calde e salate non smettono neanche un attimo di rotolare lungo il profilo delle gote pallide, singhiozzi disperati fuoriescono dalle sue labbra… Kai ormai sta sparendo, e non si può fare nulla per salvarlo.
«…Torna indietro…»
 
Kyungsoo si rende conto che sta abbracciando il vuoto.
 
«Non mi lasciare.»

 

 

“Kai”
 
26 Settembre
Oggi ho incontrato un bel ragazzo di nome Kyungsoo, nello specchio dell’altra dimensione.
E’ molto carino e ha una voce bellissima… Ha i capelli scuri come la notte,
gli occhi molto grandi e magnetici e delle bellissime
labbra rosee.
Mi piace parlare con lui.
 
28 Settembre
 
Il generale Kane mi ha frustato perché
sono arrivato in ritardo alla Marcia.
Stavo parlando con il mio nuovo amico Kyungsoo, ormai non faccio altro che pensare a
lui! È davvero stupendo.
 
 
1 Ottobre
Kyungsoo.
Kyungsoo.
Kyungsoo.
Che bel nome, mi piace tantissimo.
Kyungsoo.
Non faccio altro che pensare a lui.
 
 
4 Novembre
 
Sono tanto debole.
Ho fatto troppo viaggi interdimensionali, il mio corpo ne risente.
Ma per vedere Kyungsoo farei questo ed altro.
Lo abbraccerei per tutto il giorno…Ma abbiamo solo poche ore.
 
“Kai ama tanto Kyungsoo”
“Kyungsoo ama tanto Kai!”
“Kyungsoo e Kai si amano!”


 
 
 
All’ultima pagina, c’è un disegno di due ragazzi che si tengono per mano e accanto a loro… vi sono dei frammenti di uno specchio rotto.

  
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