CAPITOLO 2
Andrea O’Donnell
nacque ventinove anni fa a Dublino, figlio di padre irlandese e madre italiana.
Primogenito di tre fratelli, si trasferì all’età di due
anni a Roma, e lì si fermò. Frequentò il liceo scientifico
e studiò medicina, laureandosi senza ritardi e guadagnandosi, con fatica
ed impegno, un posto di lavoro poco dopo la specializzazione in medicina
interna.
All’apparenza, Andrea
potrebbe essere tranquillamente scambiato per un modello. Sempre impeccabile
nell’abbigliamento e nella cura, alto un metro e ottantotto, magro di una
magrezza atletica e perfetta, occhi nocciola e capelli rosso tiziano sempre in
piedi all’altezza dell’attaccatura a causa di una serie di rose
sparse sulla sua testa.
Bello. Bello e particolare.
Volendo avrebbe potuto far
cadere ai suoi piedi chiunque. Non che non lo sappia, sia chiaro. Il suo essere
modesto e semplice non fa di lui un cieco. Tuttavia, l’umiltà e
l’allegria frizzante propria del suo carattere (e del suo sangue
irlandese, come direbbe nonno Thomas), gli permettono di non essere il tipico
belloccio che sa di esserlo e lo vuole gridare al mondo per farsi guardare.
Orgogliosamente e
dichiaratamente gay, da circa un mese ha una relazione stabile con Marco
Aderighi, commercialista suo coetaneo.
Al momento, si potrebbe
affermare che la vita di Andrea è perfetta.
O quasi…
“Marco come
sta?” chiese Sara, accendendo il fornello su cui pochi attimi prima aveva
posato la caffettiera.
Andrea sorrise,
stiracchiandosi mollemente sulla sedia. “Sta bene, grazie. Ultimamente
lavora molto…”
“È da quando lo
conosci che lavora molto…” buttò lì la ragazza dai
capelli rossi, sedendosi sul tavolo e appoggiando i piedi sulla sedia del
fratello.
“Proprio non ti
convince, eh?” chiese il ragazzo sollevando un sopraciglio.
“Cos’ha che non va?”
“Ma non ha niente che
non va!” esclamò lei alzandosi di scatto, andando a prendere due
tazzine dalla credenza. “È solo che.. non lo so, mi sembra un tipo
un po’ strano, un po’… ambiguo!”
“Ambiguo?”
“Sì! Senti non
lo so, chiamalo pure sesto senso femminile ma secondo me questo ragazzo non la
racconta tutta…” disse Sara versando il caffè nelle tazze e
porgendone una al fratello. Andrea cominciò a mescolare lo zucchero
distrattamente.
“Cosa
c’è?” chiese lei.
“Nulla… è
solo che non capisco cos’abbia fatto Marco per non piacerti…”
“Oh mamma,
Andy!” esclamò la ragazza, esasperata. “Marco è il
TUO ragazzo, deve piacere a TE, che c’entro io?”
“Bè lo sai che
ci tengo al tuo giudizio!”
Sara scosse la testa
sorridendo. Andrea era assurdo quando si impuntava su certe cose…
sembrava un ragazzino che cerca l’approvazione del padre! Ed era anche in
grado di farla sentire in colpa.
Sospirò e si
accostò al fratello.
“Ok,
senti…” cominciò “… comunque sia io l’ho
visto sì e no un paio di volte…magari se lo conoscessi meglio mi
piacerebbe di più.”
Andrea sollevò gli
occhi lunghi, sorridendo dolcemente. Sua sorella era in grado di essere sempre
così dolce e accomodante… forse era anche per questo se da piccoli
l’aveva sempre vinta lei. Le bastava fare gli occhioni dolci per ottenere
quello che voleva. Lei sì che era uguale alla mamma… Mica come
lui, forte nel suo spirito orgoglioso e focoso, tutto suo padre (come direbbe
nonno Thomas).
“D’accordo.”
Sospirò lui, bacandole la fronte. “Grazie del caffè Sister,
ora devo andare.”
“Dove?”
Andrea sollevò gli
occhi al cielo, con un’espressione disperata.
“Ti ricordi di Monica,
quella ragazza bionda che si era laureata con me in medicina interna e che
è stata trasferita un paio d’anni fa in un altro ospedale?”
Sara corrugò la
fronte puntando gli occhi sul tavolo, come a cercare di ricordare. Poi, la sua
espressione si distese, e sgranò gli occhi fissandoli in quelli del
fratello.
“Ma chi, quella
petulante?”
“Sì…”
“Quella che voleva
sempre studiare con te, che non ti mollava mai, che ti parlava sempre di questo
e quel fidanzato?”
“A-ah…”
“Quella
insopportabile, con quella vocina stridula e”
“Sì, Sà,
quella, hai capito.”
La ragazza si lasciò
sfuggire un gemito di disperazione. “O mamma, e che vuole da te??”
Andrea rise, sistemandosi la
sciarpa e infilando il cappotto.
“Vuole presentarmi il
suo fidanzato.” Spiegò “Tra un mese si sposa e ci teneva che
andassi al suo matrimonio e che conoscessi lui.”
Sara scosse la testa andando
ad aprirgli la porta. “Ma che bello…” disse, sarcastica.
“Dillo a
me…” si lamentò lui “Dice che ci tiene tanto a farmelo
conoscere, che le interessa il mio parere. Come no… se le dicessi che mi
sta sulle palle mi risponderebbe che non capisco niente.”
“Mh, sì, non me
la ricordo come una incline ad ascoltare i consigli.”
“Già…
bè, stasera ti chiamo e ti faccio sapere.”
“Ci conto.”
I due fratelli si
scambiarono un bacio veloce, e Andrea scese le scale del palazzo.
Fuori tirava un vento
freddo, tipico del mese di Febbraio. Il ragazzo si strinse nel cappotto e infilò
le mani in tasca, avvertendo in quella sinistra la consistenza del suo
cellulare. Lo estrasse e guardò il display.
Niente.
Era tutto il giorno che
Marco non si faceva sentire. Una strana sensazione gli si insinuò nella
mente, ma la scacciò via prontamente.
-Piantala di farti tutte
queste paranoie. Te l’aveva detto che oggi sarebbe stato impegnato tutto
il giorno col lavoro. Uff… tutta colpa di Sara, che mi attacca i suoi
presentimenti del cavolo!-
Scosse la testa, come a
scrollarsi di dosso quei pensieri, e si incamminò verso il bar dove
aveva appuntamento con Monica e il suo misterioso fidanzato.