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Autore: _SillyLoveSongs_    09/06/2014    3 recensioni
"Sì, Paul! Sì, ti amo, maledizione!-
-E perché sarebbe una maledizione?.
...
Perché nonostante sia assurdo ed insensato e contro ogni principio logico, io... io non posso fare a meno di te..."
un altro omaggio a John e Paul. Spero vi piaccia e di ricevere i vostri pareri a riguardo, per me sempre importanti ;)
Buona lettura!
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon, Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il pescatore di emozioni

 

 

A C.

Ancora una volta.

Sempre.

 

 

-Ma tu ci pensi mai?-

-A cosa?-

Paul rivolse un secondo interrogativo a quello posto da John, senza realizzare di non aver risposto al primo.

Accompagnò la sigaretta alle labbra, che avrebbero riservato ad essa un abbraccio umido e caloroso. Lo stesso che offriva il clima inglese alle loro figure, che avevano cercato refrigero all’ombra di un edificio. Le imperiose raffiche ventose avvinghiavano i cittadini in una stretta famigliare ma piacevolmente fastidiosa, come quella di un parente affettuoso ed espansivo. Al sibilo naturale che importunava i pochi steli erbosi che prevalevano sull’acciottolato cittadino, si sommò quello artificiale delle industrie. Le ciminiere indirizzavano il proprio respiro a quello altrettanto fumoso e nocivo delle sigarette dei ragazzi, ma qualcosa differenziava quelle esalazioni apparentemente simili. Se le volute di fumo delle fabbriche profumavano di innovazione e ambizione adulta, quelle del tabacco di del  di indipendenza giovanile.

Quell’umile aspirazione, apparentemente irraggiungibile, era accuratamente celata nei tratti dei due interlocutori, deformati da un sentimento a loro incomprensibile che aveva inarcato le bocche e disteso le fronti. Aveva colorato il volto di John di un rossore inusuale, donando alle gote del ragazzo una timidezza a cui John spesso non permetteva di prevalere sul proprio orgoglio.

Ed è proprio quel sentimento etereo e sconosciuto, che ottenebra la ragione e incita l’istinto, a trarre le parole dalla mente di John, con l’agilità di un marinaio esperto che trae a bordo la sua pesca soddisfacente. Come pesci appena recuperati dai flutti, i pensieri di John si dimenavano nella rete delle parole, in cui era stato costretto ad imprigionarli. Nonostante riconoscesse la limitatezza del linguaggio come mezzo per esternare i propri sentimenti, era l’unico di cui potesse usufruire con la certezza che venisse recepito.

-Alla nostra condizione, a quello che ci sta accadendo… a… a noi…-

Ecco.

Il pescatore si imbatté in un pesce affamato che, una volta issato sul pontile della razionalità di John, tentò di divorare colui che lo aveva adescato con la propria lenza. L’orgoglio di John, come quell’animale stizzito, avrebbe desiderato soffocare un’emozione più grande di lui.

Un’emozione imperiosa che ancora riusciva ad imprigionare la moralità di John, restio ad accettare che una forma diversa d’amore abbia scelto proprio lui come suo rappresentate. Lui, che della sua virilità aveva fatto un vanto, ora doveva spogliarsi di quella maschera di fronte al sorriso sincero di Paul che tutto esprimeva, fuorché timore dell’opinione altrui.

-Certo che ci penso. Ultimamente… sì, lo faccio spesso.-

Paul annuì, confessando la sua debolezza nel figurare il volto di John nelle proprie fantasie. Alzò lo sguardo vagamente imbarazzato da quell’affermazione, offrendo la propria attenzione alla fisionomia del ragazzo amato. Il mento pronunciato evidenziava una mascella squadrata, dal profilo classicheggiante quanto il naso adunco, che a Paul ricordava quello dei personaggi storici che studiava di malavoglia. Ma se Paul si divertiva ad esasperare quelle caratteristiche fisiche con la matita sui libri di scuola, non avrebbe mai desiderato fare lo stesso con le qualità di John. Nulla delle peculiarità che lui amava sarebbero potute essere modificate, senza procurargli un’immensa indignazione. Ma l’animo di Paul si chetava nel momento in cui il ragazzo realizzava che nessuno avrebbe potuto compromettere l’espressione di John; soltanto il sentimento amoroso, che sopravviveva in John, nonostante la propria reputazione tentasse di sopprimerlo.

-E non hai… non hai paura?-

L’ultima parola donò un fremito alle gote di John, che non persero il loro rossore estasiato. Pose i palmi sul viso, nel tentativo istintivo di raffreddare quell’emozione bollente che ormai infiammava la sua razionalità.

-Paura? Di che dovrei avere paura?-

John tese i muscoli facciali, infastidito dalle domande di Paul che seguivano sempre le sue. Ma Paul non voleva offrire risposte, ma riceverle. Desiderava ricevere una spiegazione della titubanza di John e convincerlo della sua inutilità. Perché nulla, agli occhi di Paul, era più affidabile del suo sentimento insormontabile da qualunque preoccupazione umana.

-Del.. del futuro…-

-Stai parlando di quello che provo per te, non è vero? Non c’entra niente Amburgo e la musica, non è così?-

John, come colto da un pensiero improvviso, inclinò il polso e lasciò scivolare verso terra la sigaretta non ancora consumata.

-Io… sì, insomma! Io… temo di non poterti… dare quello che… vorresti da me…-

Paul aveva intuito quanto quelle ultime parole non fossero rivolte a lui, bensì ad una società a cui John, a causa del suo amore prima sconosciuto, non avrebbe potuto donare un inseguitore irreprensibile della moralità.

-Mi ami, John?-

John intrappolò il labbro tremante fra i denti, preda di un pianto silenzioso causato dalla frustrazione subita dal suo animo. Richiedere l’abbandono della maschera orgogliosa e beffarda per affidarsi ad un’effimera emozione, metteva in difficoltà l’animo di John.

Un animo che avrebbe rischiato di incontrare il disprezzo altrui, causato da pregiudizi ancora troppo fortemente radicati nel pensiero per lasciare posto alla comprensione.

Al rispetto.

All’accettazione di quello che altro non era se non amore e non un’inclinazione innaturale.

Quell’improvvisa consapevolezza lo riscosse dalle suo lacrime indecise, sospingendolo al ricongiungimento con quel sentimento di cui così spesso amava celebrare nelle proprie canzoni.

-Sì, Paul. Sì, ti amo, maledizione!-

-E perché sarebbe una maledizione?-

John sorrise della malizia contenuta nella voce di Paul, una voce che per la prima volta offuscò il suo disagio e il timore del giudizio altrui.

Afferrò il mento curvo e femmineo di Paul fra le dita e congiunse le sue labbra a quelle dell’amato.

Sì, perché finalmente aveva il coraggio di identificare Paul con quell’appellativo.

Non più solo il figlio di James, il bassiste, l’amico.

Ora era l’amato. Contro le parole infamanti, contro le accuse ingiuriose. Lo sarebbe sempre stato.

La lingua di Paul non tentennò nell’allacciarsi a quella di John, con la stessa prontezza con cui le sue braccia circondarono il collo. John ritrasse per un istante la lingua, prima di sorridere e avanzarla nella bocca del ragazzo. John si scostò da lui, alla ricerca del fiato che gli avrebbe permesso di rispondere a quella domanda.

-Perché nonostante sia assurdo ed insensato e contro ogni principio logico, io… io non posso fare a meno di te…-

Paul sorrise radioso.

Ci era riuscito.

Era riuscito, con la propria espressione innamorata, a far convincere anche John della genuinità di un sentimento che non conosceva sesso e che non cedeva ai pregiudizi.

John pose le mani sui fianchi di Paul, sfiorando con le unghie il suo giubbotto di pelle e provocando un gemito piacevolmente sorpreso nel giovane nel momento in ci le sue carezze si fecero più esigenti.

L’emozione trattenuta sfociava in lussuria in quella mente che avrebbe compiuto una decisione.

Una decisione che forse non sarebbe stata mantenuta in futuro.

Ma l’amore non conosce speranze future o ricordi passati, ma solo la realtà del presente che John e Paul non dimenticarono di vivere appieno.

 

 

Angolo autrice:

Ma ciao ragazzuoli!

Vi presento una nuova slash, ambientata intorno ai primi anni sessanta. Un elogio a John e Paul ma, in particolare, al tema dell’omosessualità che difendo fermamente e che sento molto vicino.

Vorrei ringraziare coloro che hanno ancora voglia di seguirmi ma in particolare la ragazza speciale a cui la storia è dedicata.

Un altro piccolo omaggio a una piccola, grande autrice e amica (ormai sento di poterla definire proprio così).

Ti ringrazio per tutto l’affetto, la dolcezza, la comprensione e la maturità che mi mostri ogni giorno. Da “grande” mi auguro di essere il più simile possibile a te.

Ti voglio bene, anche se non lo dico spesso.

Un bacio a tutti

Giu

 

 

  
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