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Autore: Blacksouls_ink    09/06/2014    2 recensioni
Mi chiamo Katniss Everdeen. Vivo nel rinato Distretto 12. Ho partecipato agli Hunger Games e li ho vinti. Ho partecipato alla terza edizione della memoria. I Giochi hanno distrutto la mia vita. Mia sorella è morta. Mia madre mi ha abbandonata. Sono rotta. Sono alla disperata ricerca di speranza. La speranza di rinascere dalle ceneri.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Post “Il canto della rivolta”*
Apro gli occhi e fisso il soffitto. Sento le membra intorpidite dal sonno e le muovo lentamente per svegliarle. Mi alzo a sedere e contemplo il familiare intonaco bianco panna delle pareti.Sono ormai due settimane che non esco da queste quattro mura. Sento un rumore di passi sul parquet, poi Sae spalanca la porta con un vassoio in mano, colmo di cibarie. Sono due settimane che vive in casa mia, da quando mia madre si è trasferita nel Distretto 2. Subito mi pento di averlo pensato. Distretto 2. Pacificatori. Capitol City. Rivolta. Guerra. Sangue. Bombe. Prim. PRIM! Mi passa davanti agli occhi quella scena, la stessa scena che mi ossessiona da due settimane. Bombe, fuoco ovunque, la mia piccola Prim che grida il mio nome. Non sono riuscita a salvarla. Mi metterei ad urlare, ma Sae è nella stanza e non voglio che mi veda in quello stato. Così ringrazio stringendo i denti, lei mi porge il vassoio e esce dalla stanza. Io allungo una mano e chiudo la porta, poi mi raggomitolo su me stessa e urlo nel cuscino. Prim. Sangue. Morta, è morta e non la rivedrò mai più. Ed è stata colpa mia. Urlo più forte e mi accascio sul letto. Non posso continuare così. Mi passo una mano sul viso e non sono sorpresa quando lo trovo bagnato. Ormai non faccio altro che piangere. Scuoto la testa poi mi alzo nuovamente a sedere. Mi trascino lentamente verso il bagno. Fisso la mia immagine riflessa nello specchio: ho i capelli scompigliati, due profonde occhiaie sotto gli occhi e il viso umido. In poche parole: sono un disastro. Mi chiedo perché Sae non sia ancora scappata a gambe levate dopo avermi visto in questo stato. Mi lavo la faccia e mi pettino con calma i capelli. Me li lego nella solita treccia e provo a sorridere alla mia gemella dello specchio. Quello che mi esce è una specie di smorfia. Torno in camera e mi vesto con una semplice maglietta nera e dei jeans. Mi risiedo sul letto e provo a mangiare qualcosa dal vassoio di leccornie che mi ha preparato Sae: ci sono ciambelle, biscotti e una fetta di crostata di mele, sicuramente opera di Peeta. Peeta. Lui ha passato tutto quello che ho affrontato io: ha visto morire tutta la sua famiglia e i suoi amici ma riesce ancora ad andare avanti. E lo invidio per questo. Riesco a ingoiare solo due morsi di crostata, poi mi ributto sul letto. Peeta. Prim. Peeta. Prim. Questi sono i nomi che mi ripeto sussurrando, come se fosse una litania. Il primo significa speranza, l'altro paura e disperazione. No. Non posso averlo pensato. Prim era l'opposto di queste cose, era pace e allegria, gioventù e spensieratezza. Lei non avrebbe voluto vedermi in questo stato. Anche solo pensare queste cose mi fa male, un male terribile. E allora smetto di pensarci e mi concentro sull'altro nome. Peeta. Sono due settimane che non lo vedo. Così poco? Sembra passata un'eternità. Sussurro il suo nome, senza neanche rendermene conto: –Peeta...–
Sento la mia voce intrisa di tristezza, malinconia e... qualcos'altro che non mi so spiegare. Affetto? Paura? Rabbia? Non lo so. Ma so che a questo punto interrogativo dovrò trovare una risposta. Mentre formulo questi pensieri, sento bussare alla porta al piano di sotto. Sarà Haymich che chiede se abbiamo del liquore rimasto. Viene circa ogni 2 giorni, la scusa ufficiale è che vuole sapere come sto, in realtà vuole solo impossessarsi degli alcolici che Sae tiene a casa mia. Non distinguo le voci provenienti da sotto ma di sicuro una non corrisponde a quella di Haymich. É più forte e brusca, ma più giovane. Per un minuto penso che sia Peeta, poi realizzo che lui sa che voglio stare sola e non sarebbe mai venuto contro la mia volontà. Perché? Perché mi ama, ecco perché. Pensando al suo amore non corrisposto verso di me, mi si forma un groppo in gola. In quel momento si spalanca la porta dandomi modo di scoprire il misterioso ospite. Il ragazzo era alto, robusto, aveva la pelle olivastra e gli occhi grigi e i capelli castani. Mi assomigliava molto, come tutta la gente del Giacimento, tant'è che molti lo credono ancora mio... cugino. Sulle labbra mi si forma il suo nome, ma quando provo a muoverle mi esce solo un sussurro:
–Gale...–
–Ciao Catnip.–
Non riesco a muovermi. Gale. Gale è qui, davanti a me. Il mio vecchio amico d'infanzia è qui e io non riesco a spiccicare parola. Ma sono ben altri i miei pensieri. Gale. Bombe. Prim.
Mi metto ad urlare e singhiozzando, raggiungo il letto su cui mi raggomitolo. Gale, che fino a quel momento aveva sorriso, si rabbuia e con un'espressione colpevole, viene verso di me. Si siede sul letto accanto a me e mi abbraccia goffamente. Quella stretta è forte e sicura, piena di scuse non dette, ma io non riesco a smettere di piangere. Sento le mie lacrime scorrere sulla sua maglia ma non mi importa.
–Katniss...– Prova a dire lui, ma io singhiozzo più forte e copro le sue parole. Nelle mie orecchie sento solo l'esplosione di mille bombe che portano mia sorella via da me. Allora lui mi prende il viso e lentamente mi fa girare verso di lui. Io fisso i miei occhi nei suoi così simili, così familiari, gli occhi del ragazzo che conoscevo prima che gli Huger Games mi rovinassero la vita. Allora lo abbraccio e mi stringo al suo petto. Lui mi mette un braccio intorno alle spalle e mi stritola in un abbraccio pieno di affetto e... qualcos'altro. Stavolta riconosco quel qualcos'altro: amore. Un altro ragazzo innamorato di me, non ricambiato. Lo spingo via sapendo che questo non può che peggiorare le cose, ma lui non si da per vinto, mi afferra il viso con delicatezza e preme le sue labbra sulle mie. Inizialmente è piacevole, tanto che mi viene da buttargli le braccia al collo, ma mi trattengo. Mi sono fermata perché nella sua stretta ho sentito qualcosa, un fuoco che brucia di desiderio e in questo momento, altri fuochi sono l'ultima cosa di cui ho bisogno. Lo allontano da me, premendogli le mani sul suo petto. Lui resta immobile e io provo a leggere il suo stato d'animo nei suoi occhi, come mi riusciva bene qualche anno prima. Lo trovo deluso, triste e arrabbiato. Si abbandona sul letto e mi fissa come in attesa di una spiegazione e io vorrei tanto accontentarlo. Così sussurro:
–Gale...–Lui però mi interrompe subito:
–Oh, andiamo Katniss, pensi che io abbia voglia di farmi sentire dire ancora una volta che per te sono solo un amico?! Pensavo che avessi potuto cambiare idea, ma come è evidente mi sbagliavo, fine della storia.– Non trovo niente di intelligente da dire ma qualcosa mi esce dalle labbra: –P- Prim...– Lui assume subito un'aria afflitta e colpevole: –Scusami, Katniss, non ho parole per dirti quanto mi dispiace, so che non potrò mai farmi perdonare per il mio errore, ma provaci almeno! Ti prego...– Nella sua voce c'è tanto dispiacere che sono tentata di dirgli che lo perdonavo di tutto, ma quella non è la vera Katniss Everdeen. Formulando questo pensiero, riesco a pronunciare delle parole che la vecchia me avrebbe detto senza fatica, ma che alla nuova me costano uno sforzo enorme:
–Quindi... è vero che quelle bombe le avevi progettate tu?– Lui abbassa lo sguardo e io sento, montarmi la rabbia. Inizio di nuovo ad urlare ma stavolta contro Gale: – Lei era come tua sorella! Io sono andata nell'Arena per proteggerla, solo per poi farla uccidere dalle tue bombe! Lei avrebbe messo a repentaglio la sua vita per salvare la tua, e tu l'hai uccisa! Ho passato le ultime due settimane chiusa in casa per la disperazione e TU pretendi di venire qui, di baciarmi, chiedermi scusa e pretendere che sia tutto a posto?!– A questo punto anche lui si arrabbia: –Secondo te sapevo che lì in mezzo c'era tua sorella!? Come potevo immaginare la sua presenza nelle centinaia di bambini presenti?! Non posso credere che dopo tutti questi anni tu non capisci ancora una singola cosa di me! E sì, speravo le scuse bastassero, perché la Katniss che conoscevo io avrebbe capito che non intendevo fare del male a Prim!– Io a questo punto scoppio: –Mi dispiace, ok? Sì hai sentito bene: MI DISPIACE. E non per essermi arrabbiata con te ma per essermi offerta al posto di Prim, lasciando che qui maledetti giochi rovinassero tutto, ma cosa dovevo fare?! Lasciarla morire?!– Gale abbassa gli occhi e dice, a bassa voce: – Dispiace anche a me, ma adesso potrai essere finalmente felice con Peeta, no?– Dice il suo nome con disprezzo, poi si alza e esce dalla stanza. Io gli corro dietro, tremante di rabbia: –Quindi è di questo che si tratta?! Quante volte devo dirtelo: stavamo fingendo, ho fatto quel che dovevo per restare viva. – Lui si volta in mezzo al corridoio e ride con disprezzo: – Vuoi farmi credere che lui non sia innamorato di te?– Io abbasso gli occhi, mordendomi il labbro perché ha ragione. Non mi dà neanche il tempo di aprire bocca che mi urla ancora contro: –Sai, l'unica cosa che abbiamo in comune io e quel ragazzo è l'essere trattati da te come se fossimo spazzatura, inesistenti. Anzi, sai cosa ti dico, mi fa pena quel povero ragazzo. Sì perché io sono innamorato di te ma non mi sono mai aspettato di essere ricambiato, lui invece probabilmente spera ancora che presto tu lo ricambierai. E mi dispiace per lui. Non ha ancora capito che tu ci usi solo finché ti serviamo, poi ci getti via come un oggetto rotto. Scusami, credevo fossi cambiata.– Detto questo se ne va. Io non provo nemmeno a seguirlo, invece me ne sto lì come un'ebete con la bocca aperta. Poi rientro in camera sbattendo la porta. Mi butto sul letto e inizio a piangere. Piango perché so che le sue parole non sono vere, ma se quello è come appaio alle persone, mi chiedo come possano due ragazzi essersi innamorati di me. Continuo a singhiozzare e non so per quale motivo, mi viene in mente che Prim non avrebbe voluto vedermi così. Prim non avrebbe mai voluto che litigassi con Gale. Prim avrebbe voluto che lo perdonassi. Allora capisco che devo fare ciò che la mia paperella avrebbe voluto. Con un respiro mi accascio sul letto e chiudo gli occhi. Dopo neanche un minuto mi addormento.
   
 
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