Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: fireslight    10/06/2014    4 recensioni
{Spoiler 4x8| EllariaSand!centric| The Mountain and the Viper}
Ellaria Sand non aveva mai avuto a che fare con cose volgari come il dolore.
Sapeva perfettamente cosa lui desiderava, − anzi reclamava − da quella putrida città chiamata capitale.
«Non farlo.» aveva sussurrato, prima di chinarsi e baciarlo in fronte.
Quando lo aveva atterrato, conficcandogli la punta della lancia nel torace, lui aveva sorriso trionfante e lei aveva ricambiato.
Lasciando quella schifosa città, finalmente sulla Strada del Re, si era concessa di sfogare il suo dolore.
Lo rivedeva nei tratti di Doran Martell, in quel fratello adesso distrutto dal dolore di quella perdita improvvisa.

{Ellaria/Oberyn♥}
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ellaria Sand, Oberyn Martell
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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                          Don’t leave me alone in this world.
 
 

«Non lasciarmi sola in questo mondo.»
«Mai.»
 
 
 
 
Ellaria Sand non aveva mai avuto a che fare con cose volgari come il dolore.
Perfino quand’era scappata dal castello del lord suo padre perché considerata una bastarda, cosa che di fatto, era realmente. In quei giorni era stata pervasa da una felicità totalizzante, qualcosa che le impediva di sentirsi dispiaciuta per aver lasciato la sua famiglia, lei che le famiglie felici le aveva sempre odiate.
Una tale felicità rimpiazzata in breve tempo dalla conoscenza di un principe di Dorne.
Si erano conosciuti durante un ricevimento in qualche luogo ad ovest di Lancia del Sole che Ellaria non ricordava esattamente; quando lo aveva visto, tra la folla di lord e lady d’alto rango, non aveva potuto non pensare al fatto che fosse impertinente.
Non era riuscita a non sorridere per la sua considerazione su un principe, Ellaria, quando lui aveva continuato ad invitarla a ballare sotto le occhiate invidiose delle altre lady, spogliandola con gli occhi ogni qualvolta si sfiorassero accidentalmente.
In quei momenti avrebbe voluto che suo padre potesse vederla, così da sorridergli vittoriosa.
 
Ellaria Sand sospirò quando le annunciò che sarebbero partiti per Approdo del Re.
Sapeva perfettamente cosa lui desiderava, − anzi reclamava − da quella putrida città chiamata capitale. Aveva provato a convincerlo del fatto che avrebbe potuto ottenere la medesima cosa rimanendo a Dorne, al sicuro fra il caldo di Lancia del Sole, protetti strenuamente dal caldo dei loro deserti.
Aveva provato a farlo ragionare, Ellaria, persino davanti a Doran Martell, quando in una mattina d’estate lui aveva spalancato le porte del palazzo, accusando il fratello sul trono di essere un vigliacco, di non avere il fegato necessario per andarsi a riprendere il sangue di Elia e dei suoi figli che ancora imbrattava gli artigli dei Lannister. Nell’istante in cui Doran Martell l’aveva guardata, Ellaria aveva letto riconoscenza in quegli occhi scuri e profondi che incutevano timore; aveva letto una riconoscenza velata di rassegnazione, perché la Vipera Rossa non era disposta ad aspettare ancora, dopo quasi sedici anni di innegabile silenzio, sedici anni in cui aveva programmato la sua vendetta in ogni singolo particolare, articolandone ogni mossa perché tutto fosse come lui aveva stabilito.
 
Ellaria Sand gli aveva carezzato dolcemente i capelli neri, la sera prima dello scontro con la Montagna.
«Non farlo.» aveva sussurrato, prima di chinarsi e baciarlo in fronte, amorevole come le carezze di una moglie devota. Aveva sempre odiato i matrimoni, nient’altro che contratti per assicurarsi territori o ricchezze; per questo non si erano mai sposati, perché entrambi non avevano nulla da offrire all’altro se non loro stessi, senza vessilli che garrissero al vento o gemme preziose che scintillassero alla luce del sole.
«Devo, Ellaria. Per Elia, per i suoi figli.» si era sentita rispondere, ed aveva chiuso gli occhi, incapace di accettarlo, incapace di continuare a implorarlo perché materialmente lo stava facendo con quelle carezze, perché mai aveva avuto bisogno di parole stucchevoli per fare breccia nel suo cuore. Vivevano di spettri, loro due e ad entrambi andava bene.
La Vipera Rossa viveva dello spettro della sua amata sorella, trucidata senza pietà alcuna ed Ellaria viveva degli spettri di quei due bambini innocenti, massacrati per il solo fatto di avere un cognome piuttosto che un altro.
Avrebbero potuto giocare con Elia, Obella, Loreza e Dorea ai Giardini dell’Acqua, se solo fossero sopravvissuti, si diceva.
 
Ellaria Sand non aveva distolto mai lo sguardo mentre lui moriva e lei non poteva fare niente.
Quando lo aveva atterrato, conficcandogli la punta della lancia nel torace, lui aveva sorriso trionfante e lei aveva ricambiato, speranzosa che quel duello si concludesse con la morte della Montagna; si era sentita cullata dalla sicurezza che sarebbero tornati presto a Dorne, dal fatto che sarebbero stati finalmente sereni, che avrebbero fatto l’amore sulla spiaggia finché non se ne fossero saziati.
Cullata da talmente tante − e al contempo poche − sicurezze, la donna di Dorne non aveva realmente visto il braccio della Montagna scattare, bloccare la gamba della Vipera, − Ellaria si era detta che le vipere non avevano arti − e scaraventarlo a terra, distruggendo con un pugno di ferro quel sorriso che aveva imparato ad amare con tutta sé stessa.
Non aveva davvero visto le dita di ferro della Montagna scavargli il volto, Ellaria, sentendo un urlo disperato che nulla aveva di umano e che sapeva appartenere a lui ed in seguito a lei. Aveva guardato sino alla fine, così da poter ricordare esattamente in che modo era morto, così da poter sfogare il suo dolore su qualcosa che non aveva colpa.
 
Ellaria Sand non aveva mai pianto, mai le lacrime avevano avuto il permesso di solcare quel viso dai tratti affilati.
Lasciando quella schifosa città, finalmente sulla Strada del Re, si era concessa di sfogare il suo dolore, mentre quelle stesse lacrime da lei ritenute segno di debolezza le percorrevano il viso simili a letali vipere.
Vipere, certo. Si era voltata, osservando la carovana di nobili di Dorne che procedeva in religioso silenzio, scortando la cassa nella quale lui era stato rinchiuso.
Aveva guardato dritto davanti a sé, Ellaria, alzando il mento e spronando il cavallo così da essere la prima a percorrere le strade di Lancia del Sole, ripetendosi incessantemente che se solo avesse osato voltarsi una seconda volta, sarebbe stata perduta per sempre. Non riusciva a non pensare a lui, la donna di Dorne, all’uomo che l’aveva elevata a principessa soltanto con uno sguardo a quel maledetto ricevimento, all’uomo che aveva saputo vedere oltre la sua ribellione e che l’aveva amata come mai nessuno avrebbe potuto fare.
Ma non poteva certo rifiutarsi di guardarlo un’ultima volta; si era voltata poco prima che i confini sicuri di Dorne potessero accoglierla nel loro caldo bramoso di vittime. Aveva sorriso in direzione della cassa ornata del sole dei Martell, Ellaria, come amava sorridergli solo dopo aver fatto l’amore.
 
Ellaria Sand lo rivedeva ogni giorno, come se quel dolore da lei considerato cosa effimera non potesse toccarla.
Lo rivedeva nei tratti di Doran Martell, in quel fratello adesso distrutto dal dolore di quella perdita improvvisa, lo rivedeva nella furia vendicatrice di Obara, nei tratti regali sfigurati dalla rabbia di Nymeria, e nella calma composta e letale di Tyene.
Lo rivedeva nei comportamenti delle quattro figlie che gli aveva donato, e che sapeva un giorno, avrebbero distrutto i Lannister solo per vendicare il loro amato padre.
Riusciva a vederlo ovunque, persino su quel tratto di spiaggia che entrambi visitavano spesso, come se stesse passeggiando in riva al mare e le onde potessero ancora lambire quel corpo bellissimo e quel carattere imprevedibile. Ellaria non sapeva con certezza quand’è che aveva cominciato a provare un odio talmente paralizzante ed una rabbia talmente cocente mescolate ad una buona dose di vendetta, che era la stessa vendetta che Doran Martell perseguiva da sedici anni e le Vipere delle Sabbie solo da pochi giorni.
Ellaria Sand non si era accorta di quale fosse stato il giorno preciso in cui la Vipera Rossa era diventata per lei solo Oberyn Martell e di quando Oberyn Martell era divento per lei, sinonimo di vita.
 
 
 
 
Nei pochi istanti che avevano preceduto la sua morte,
Oberyn aveva visto i caldi occhi di Elia sovrapposti al sorriso di Ellaria.
Nei pochi istanti che avevano preceduto la sua morte,
Oberyn aveva maledetto gli Dei per averlo allontanato dalla sua amante, per non avergli consentito di vendicare sua sorella.







 

Note dell'autrice.
Ringrazio immensamente la pagina di grafica che così gentilmente mi ha fornito un banner adatto a far piangere chiunque, guardatelo, perchè ne vale la pena; grazie https://www.facebook.com/stormbornkatherine?fref=ts
Premetto che la morte di Oberyn ha colpito tutti indistintamente, ho il dovere di dire che ha sconvolto immensamente chi ha letto i libri, poichè non è bastato il dramma di doverlo leggere, ma la resa delle serie è stata magnifica e terrificante al tempo stesso. Non parlerò del fatto che Oberyn fosse stato il mio personaggio prefertio dopo Robb Stark, o di come l'urlo di orrore di Ellaria fossedifficile da dimenticare. Mi sono sentita in dovere di scrivere di loro due, perchè erano una coppia a dir poco fantastica, una di quelle coppie che ti rimane dentro, nel bene e nel male.
Spero che qualcuno vorrà condividere i suoi pensieri con me, parlandomi di quello che ha provato, che non è certo cosa da poco.
A presto, tornerò,
fireslight.






 
  
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