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Autore: Fuca    10/06/2014    3 recensioni
Il bagliore della luna illumina il volto di una giovane ragazza immobile, morta da due anni per raggiungere il proprio traguardo: eliminare il dolore dal volto della gente. Tale era il suo volere e tale sarà adesso il suo dovere.
Uccisa dall'uomo e svegliata dal suo stesso desiderio, Tsuki rinasce come dea, pronta ad intraprendere una nuova vita insieme al trio della storia originale.
Genere: Azione, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiyori Iki, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Yato, Yukine
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

 

Una luminosa scia di stelle ricopriva il cielo notturno e buio di quella serata, accompagnata dal chiaro di luna e da una brezza gentile che soffiava sui ciuffi d'erba di quel prato vivo e fiorito. Nell'aria ondeggiavano i lunghi capelli rosso mogano di una ragazza, posizionata di fianco rispetto al terreno, che giaceva lì immobile da due anni. La sua pelle liscia e candida era coperta da un top blu scuro a fiori e da dei leggings neri. Sopra di lei vi era anche un lenzuolo bianco e rosso di sangue, tenuto fermo da due sassolini, come se fossero stati accostati lì di proposito da qualcuno. Una folata di vento aveva fatto sì che quelle due pietre rotolassero un po' più lontano, quindi il lenzuolo si levò dal suo corpo, perché anche il mondo sapeva che era destino che lei venisse di nuovo a far parte del mondo.

Respirò, socchiudendo lievemente le sue labbra vellutate e rosee. I suoi dolci lineamenti del viso si distendevano in morbide curve che le delineavano il piccolo viso.
Le sue lunghe ciglia avevano iniziato a muoversi un po', e le sue palpebre batterono diverse volte prima di riaprirsi definitivamente mostrando i suoi occhi verdi, lo sguardo deciso e forte.

Per Tsuki – quello era il suo nome – fu come esser caduta in un grande e doloroso sonno, per com'è che si era “addormentata”. Le ci volle un po' prima di riuscire a muovere con naturalezza anche solo il braccio, e quando le fu possibile lo mosse subito verso se stessa, appoggiando il palmo della mano destra contro il proprio petto. Le sue dita per qualche secondo avevano scorso sulla sua pelle, sfiorando la cicatrice venutale dopo la profonda ferita che le era stata arrecata prima della sua morte.

Un po' affaticata, era riuscita ad alzarsi sulle proprie gambe, scrollandosi da dosso il terriccio che il vento le aveva portato. Non aveva capito bene cosa fosse successo, sapeva solo di essere ancora viva. Nonostante fosse rimasta lì per molto tempo, a lei pareva di averlo fatto per un solo giorno. Così, iniziò a pensare che forse non era mai morta davvero.

Iniziò a camminare verso la città per giungere a casa sua, poi suonò il campanello in attesa che i suoi genitori le aprissero la porta. Ma appena fu fatto, Tsuki capì che sua madre guardava verso di lei, ma non ci faceva caso. Infatti era come se stesse scrutando più lontano, come se la sua vista le passasse attraverso.
“Probabilmente è stato uno scherzo” aveva detto, mentre la ragazza si stupiva dell'accaduto.
Tornò a passeggiare per la città, in cerca di un luogo in cui stare. Nessuno per le strade sembrava notarla, ma era stata lei a scorgere qualcosa di nuovo e sconvolgente: erano come dei mostri, o forse dei fantasmi, che invadevano la zona. Alcuni di questi si mettevano sopra le spalle delle persone, istigandoli a togliersi la vita o a compiere azioni malevole. Si chiese se tutto il male venisse da loro, ma poi iniziò a pensare che forse si trattava solo di un sogno. Un terribile ma innocente incubo.

Così, quasi per mettere alla prova il suo dubbio, si diede un pizzicotto sul braccio. Adesso sapeva che non era finzione. Eppure, tutti sembravano così tranquilli a camminare al loro fianco! Tsuki cominciò a capire che, probabilmente, era passato molto più di un giorno, al contrario di ciò che credeva inizialmente.
Aveva passato due ore così, e la gente continuava a non notarla, a non rispondere alle sue domande. “Cosa sono queste cose?” chiedeva, ma nessuno la sentiva. “Può dirmi la data di oggi?” ancora una volta, non una sola persona le parlò. E allora pianse, pianse perché si sentiva sola, e aveva paura che lo sarebbe rimasta per sempre.
Accettò la realtà: lei era morta, altrimenti perché svegliarsi in un posto isolato, con una cicatrice profonda sul petto ed un lenzuolo macchiato di sangue sopra di sé? Forse era una specie di mostro invisibile alle persone, forse adesso la sua vita sarebbe stata vuota.

“Ne vale davvero la pena di esistere in questo modo?” aveva detto una voce, un po' macabra per i suoi gusti. Sentendo qualcosa poggiarsi sulla sua spalla, Tsuki si girò, vedendo uno di quei fantasmi. “Non ti converrebbe porre fine a tutto?” aveva detto poi. Inutile dire che inizialmente la giovane fu molto tentata dall'assecondare quell'essere, ma poi scosse la testa. Lei non voleva morire di nuovo, non senza aver cercato una soluzione, perché magari ce n'era una, e lei non poteva saperlo.
“Sparisci” mormorò, dando un colpetto all'essere, che volò a destra.
“Hai un buon odore. Tutti dovrebbero saperlo” aveva detto, mentre lei aggrottava le sopracciglia, perplessa.
“Ha un buon odore” ripeté, questa volta parlando con qualcun altro.
Quando la rossa voltò il suo sguardo davanti a sé, notò con dispiacere che c'erano diverse di quelle creature che ora la fissavano.
Mosse qualche passo indietro, poi corse via impaurita, mentre quelli la inseguivano. Nella fretta aveva sbattuto contro qualcuno che armeggiava con una strana lama. Era seguito da una ragazza con una strana coda, e per fortuna avevano sconfitto quei fantasmi tanto strani.
“Grazie” aveva detto, ricordandosi solo dopo che probabilmente non l'avrebbero calcolata. Rassegnata, si girò e fece per andar via, quando una voce le diede speranza.
“Puoi vederci?” aveva detto la ragazza con la coda, stupendo la sedicenne risorta che si avvicinò a loro. Annuì, senza dire niente.
Magari, loro avrebbero potuto ricorrere ai suoi dubbi.

 

Salve, oggi ho sfornato questo capitoletto dopo aver finito di guardare l'anime di Noragami, che mi ha presa davvero moltissimo. Questo era un capitolo prologativo e, che dire, quelli non vengono quasi mai bene - o almeno a me -, per cui vi chiedo pietà ahahah c: Spero che vi possa piacere lo stesso.
Alla prossima!

  
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