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Autore: Bad A p p l e    10/06/2014    5 recensioni
[Hogwarts!Au]
Sembrava che periodicamente i bambini residenti in quel posto venissero Obliviati, dato che ogni volta che accadeva qualcosa di spiacevole, poco dopo tutti ne perdevano il ricordo.
Solo un mese prima un bambino, James, era morto per un’infezione magica incurabile e sebbene al momento tutti erano stati molto tristi, dopo meno di una settimana non si ricordavano nemmeno dell’esistenza di un orfano di nome “James”.
Non lo avrebbe mai ammesso, ma tutto ciò gli metteva i brividi. Com’era successo agli altri, poteva succedere anche lui di dimenticare tutto in modo così assurdo, no? Anzi, forse gli era già anche successo e non poteva averne conferma; quel pensiero lo faceva letteralmente impazzire.

[Elleo][Altre coppie ancora da decidere]
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Elliot Nightray, Leo Baskerville, Oz Vessalius, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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We are Broken From the Start.

 

 

Retrace II: Calm before the Storm.

 

 

Risvegliarsi, probabilmente, fu addirittura più traumatico che perdere i sensi per colpa di un dannatissimo bolide impazzito.

Aprì gli occhi, ma li richiuse subito, ferito dall’accecante luce che filtrava dalla finestra di quella camera del San Mungo.

“’Fanculo. Il tempo fa sempre schifo e il sole spaccapietre doveva uscire proprio oggi?” pensò, frustrato, portandosi una mano davanti agli occhi e provando ad aprirli con estrema cautela.

Più che come un poveretto colpito in testa da un bolide, si sentiva come un ubriaco, per di più investito dal Nottetempo.

«Ben svegliato, raggio di sole» lo prese in giro Alice, seduta accanto al suo letto. La riconobbe solo dalla voce, dato che ancora non riusciva a mettere a fuoco nulla che non si trovasse a mezzo centimetro dal suo naso.

«Dimmi che hai preso la targa del Nottetempo che mi è passato addosso».

«Per essere convinto di essere stato investito, dopo esserti beccato un bolide in testa, devi esserti giocato il cervello».

«Mai sentito parlare di ironia?~»

«Se non è qualcosa che si mangia, non mi interessa».

Oz non riuscì più a trattenere una risata, alla quale si unì pure la ragazza. Per quanto cercasse di dare a vedere il contrario, Oz capì subito che Alice doveva essersi preoccupata molto; era evidente dal modo i cui ancora si stringeva le mani, sintomo di un’evidente agitazione.

«Sto bene» disse quindi, a beneficio dell’amica.

Lei inarcò un sopracciglio «lo spero bene per te, da domani mi servirà uno schiavetto per portare i libri da un’aula all’altra» disse, accavallando le gambe e mettendosi finalmente a suo agio, senza più tutta quella tensione nei muscoli.

Oz si massaggiò le tempie, ricordandosi all’improvviso lo strano sogno che aveva fatto mentre era privo di sensi.

«Ma era stata la Cooman a dirci che quando siamo privi di sensi si verificano le condizioni ideali per cui qualche spirito possa mettersi in contatto con noi?» domandò ad Alice.

Lei si permise uno sbuffo esasperato «ovvio, chi altri poteva dirci qualcosa di così assurdo?»

«Eppure io qualcosa di strano l’ho sentito…»

Esitò qualche secondo, sapeva bene quanto l’amica fosse scettica. Per quanto vivesse in un mondo in cui era possibile trasformare una tazzina in un pappagallino, lei era molto attaccata al lato materiale delle cose; non credeva alla spiritualità nonostante vedesse fantasmi tutti i giorni in giro per la scuola.

Sospirò, Alice era una contraddizione vivente e questo non avrebbe potuto cambiarlo in nessun modo, ma aveva bisogno di palarne con qualcuno, quindi affrontò le occhiate ciniche della ragazza e le raccontò della voce dispersa nel nulla che l’aveva messo in guardia.

«E allora?» si limitò borbottare Alice dopo che lui ebbe finito di parlare.

Oz inarcò un sopracciglio, «e allora potrebbero esserci dei problemi ad Hogwarts, no?»

Alice si alzò e lo guardò con un sorrisetto di superiorità, «è chiaro che sei ancora intontito dalla botta in testa, in ogni caso ti farò il favore di chiarirti la situazione, oggi mi sento compassionevole: è stato un sogno, quindi ad Hogwarts non succederà nulla… e nel caso dovesse accadere qualcosa, spaccheremo il culo a chiunque tenti di rovinarci l’anno scolastico. Chiaro?»

Il ragazzo avrebbe dovuto sentirsi profondamente offeso dal modo in cui gli aveva parlato l’amica, come se lui fosse un bambino stupido, ma in realtà quelle parole gli avevano dato un inaspettato sollievo, quindi si limitò a sorriderle, senza aggiungere nulla. Si stiracchiò e si alzò dal letto.

«Dove credi di andare?» domandò Alice, guardandolo male.

Sorrise, «sono il figlio del ministro, credi davvero che qualcuno abbia avuto il coraggio di mandare un gufo a mio padre per avvertirlo che sono finito al San Mungo~? Probabilmente stanno ancora cercando di decidere chi deve contattarlo, quindi io magnanimamente toglierò loro questa incombenza tornandomene a casa come se nulla fosse, dopotutto ora sto bene~».

 

 

 

 

Alice sapeva bene quanto l’amico fosse testardo, quindi non le rimase che seguirlo e ridacchiare appena delle deboli proteste dei Guaritori, che ovviamente non poterono far altro che lasciare che Oz se ne andasse dall’ospedale, come se nulla fosse successo.

Scosse impercettibilmente la testa: quando Oz sfruttava in quel modo il fatto di essere il figlio del ministro, diventava adorabile, anche se lei non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce.

«Charing Cross non è lontana, se vuoi possiamo tornare a Diagon Alley» borbottò Oz una volta fuori, cercando di orientarsi nella Londra babbana.

Alice si stiracchio «nah, è tardi, dovremmo tornare a casa» rispose. Solitamente non gliene sarebbe importato nulla dell’ora, ma se non avesse riportato Oz a casa tutto intero, probabilmente il Ministro avrebbe preteso la sua testa su un piatto d’argento e l’ipotesi di terminare la sua vita a quindici anni per colpa di un idiota non era proprio allettante.

«Prima pretendo un gelato. Mi sono preso un bolide in testa, me lo merito~»

Sì, Oz quando ci si metteva di impegno diventava pedante ed infantile, ma Alice lo conosceva abbastanza da sapere che era una maschera, se non voleva ancora tornare a casa, nel luogo dove sarebbe stato di nuovo solo, era perché qualcosa lo turbava; probabilmente ancora quel ridicolo sogno di cui le aveva parlato prima.

Sopirò, anche se alla fine sapeva già che avrebbe ceduto, nulla le impediva di fare un po’ la difficile, giusto?

«Scordatelo, non ho dietro soldi babbani».

Oz le fece la linguaccia - “Oh, molto maturo. Davvero molto maturo” -.

«Bugiarda~» si limitò a commentare, per poi schivare il pugno che inevitabilmente attentò alla vita del suo naso. «Alice, sei una bugiarda, hai sempre dietro del denaro babbano in caso ti venga voglia di comprare qualche schifezza da mangiare~» disse allegramente il biondo, prendendola a braccetto e trascinandola nella gelateria più vicina.

«E va bene… ma questo vale almeno cinque gelati da Fortebraccio. Ed una bistecca enorme» borbottò lei, offesa, preparandosi psicologicamente a dover fare da babysitter per almeno un altro paio d’ore a quel bambino troppo cresciuto

[…]

 

 

Alla fine, Leo aveva deciso di promuovere il giardino dell’orfanotrofio da cosa totalmente inutile a sua sala di lettura d’emergenza, dato che ormai era ovvio che quei marmocchi malefici avrebbero occupato in pianta stabile la biblioteca.

Ormai erano quasi le nove di sera, ma dopotutto il lato positivo dell’estate era appunto che anche a quell’ora filtrava abbastanza luce da permettergli di leggere in santa pace. Cosa più importante, tra poco sarebbe scattato il coprifuoco per i bambini, quindi lui avrebbe riavuto in tempo utile la sua biblioteca, evitando spargimenti di sangue inutili

Si stiracchiò appena, per poi girare placidamente pagina.

“Sì, come ultimo giorno di pace è quasi accettabile” pensò con uno sbadiglio, per poi prendere in considerazione l’ipotesi di andare a dormire presto, dato che il giorno dopo gli sarebbe toccato alzarsi ad un’ora irragionevolmente mattiniera, per di più accompagnato dal vociare infernale provocato da Philippe ed Alice. Ancora non riusciva a capire come diavolo facessero quei due ad avere voglia di parlare con altri esseri umani di prima mattina e…

e… un momento, ma Alice non è ancora tornata” pensò, ricordandosi che la responsabile dell’orfanotrofio era stata tremendamente chiara, la ragazza sarebbe dovuta tornare prima delle otto.

Come richiamata dai suoi pensieri, Alice entrò nel suo campo visivo, camminando verso di lui con la stessa flemma che avrebbe avuto un bradipo.

Accennò un sorriso divertito, ma non disse nulla, lasciando che lei si lasciasse cadere accanto a lui con una grazia che non aveva assolutamente nulla di femminile.

«Sai? Oz è davvero una grandissima scocciatura» esordì la ragazza, con voce esausta.

«Devo averlo intuito dai discorsi deliranti di Elliot, sì» si limitò a commentare, stiracchiandosi.

Alice annusò l’aria per qualche rapido istante, «è stato qui, vero?»

«Tu sei inquietante» decretò Leo, inarcando appena le sopracciglia, negando a sé stesso di essere tremendamente geloso per il fatto che Alice riuscisse a fiutare in quel modo l’odore di Elliot.

«Certo» sbuffò lei, rifiutandosi di continuare quella conversazione, sapendo perfettamente che Leo sarebbe stato benissimo in grado di aprirle la testa con un libro a causa della gelosia, ovviamente senza poi provarne il minimo rimorso, dopotutto era un Serpeverde «piuttosto, cerca un modo per coprirmi con la responsabile… chessò, qualcosa tipo che sono qui dalle otto, ma non sono entrata perché stavamo studiando».

Per l’ennesima volta in quella serata, le sopracciglia di Leo si inaecarono, «ed io dovrei aiutarti perché…?»

«Perché sennò dirò alla responsabile che passi tutte le notti in biblioteca, anche se non dovresti».

«… saresti una Serpeverde perfetta, sai?» borbottò offeso per l’essere stato ricattato. Da una Grifondoro, soprattutto.

Pensandoci, era praticamente circondato da Grifondoro… sarebbe stato un anno difficile.

 

 

 

 

[…]

 

 

 

 

Ernest Nightray, sapeva di avere una notevole rosa di difetti –nonostante lui preferisse considerarli “pregi alternativi”- era irascibile, ma in modo un po’ diverso dal convenzionale. Quando qualcosa lo faceva arrabbiare al limite dell’implosione, qualcosa scattava nella sua mente, rendendolo così freddo e razionale da rasentare la crudeltà gratuita; se a ciò si univa un’indole estremamente possessiva e vendicativa, be’, si otteneva il classico Serpeverde.

“O meglio: si ottiene il classico stereotipo idiota di un Serpeverde” pensò Ernest con un sospiro. “Poveri idioti, ovviamente è facile credere alla favoletta dei Serpeverde brutti e cattivi. Oh, no, a Serpeverde ci finisci se riesci a nascondere ogni cosa dietro a falsi sorrisi, ambizioni e astuzia”.

Tutto ciò per arrivare al vero nocciolo della questione: Ernest era convinto che nascosta sotto quella mole di difetti si nascondesse anche una punta di generosità… ed era in virtù di questa che adesso aveva abbandonato Elliot alle grinfie di Vanessa e si era messo a cercare Leo.

Quel ragazzino impertinente gli era scappato fin troppe volte, dopo averlo provocato a lungo. Sapeva perfettamente che tutte quelle attenzioni che aveva per Elliot in realtà erano solo il tentativo –ben riuscito, ma non l’avrebbe mai ammesso- di farlo ingelosire, ma ora era stufo dei giochetti, era venuto il momento di dargli generosamente l’occasione di mettere fine a quel teatrino e tramutare la recita in realtà.

Lo avvistò pochi vagoni più in giù, nel patetico tentativo di issare sul treno da solo il proprio baule. Decise che era tenero: così orgoglioso e anche così incapace di fare da solo una cosa tanto semplice. Probabilmente quel baule era così pienò di libri estremamente pesanti che per contenerli tutti ci era voluto un incantesimo di estensione irriconoscibile, ma quelli erano futili dettagli e lui aveva ben altro su cui concentrarsi.

Gli si avvicinò senza fretta, per poi cingergli la vita con un braccio, godendosi la reazione spiazzata dell’altro.

 

 

 

 

Vincent stava guardando con discreto disinteresse Vanessa in pieno raptus “sorella maggiore” che torturava –ehm… coccolava- Elliot.

Nonostante mal sopportasse Vanessa, dovette ammettere con se stesso che erano un bel quadretto. Sapeva perfettamente che, nonostante Elliot stesse borbottando un mantra interminabile che somigliava vagamente ad un “lasciami-lasciami-lasciami-lasciami”, in realtà gli piaceva essere coccolato dalla sorella.

Ovviamente a lui, in quanto fratello adottivo, non spettavano simili manifestazioni d’affetto e dopotutto andava benissimo così, l’unico da cui avrebbe accettato un trattamento simile era Gilbert, che al momento era disperso chissà dove per la stazione.

Distolse lo sguardo da Vanessa ed Elliot, per cercare il fratello. Non lo trovò, in compenso ciò che vide gli fece quasi rivoltare lo stomaco.

Parecchio distante da lui, Ernest doveva aver avuto la brillante idea di “molestare” –non c’erano altri termini per descriverlo- Leo.

Guardò la scena, accigliato: sapeva che Leo era uno che alzava la bacchetta molto facilmente, perché quell’asino patentato di Ernest non era ancora stato schiantato dal più piccolo?

Osservò meglio e sirese conto che anche volendo –e dalla faccia, di sicuro voleva-, Leo non sarebbe stato in grado di fare nulla, dato che Ernest bloccava la custodia della bacchetta de moro con una mano e tutti i tentativi dell’altro di respingerlo sembravano inutili.

“E poi non si dica che tra Serpeverde non esiste solidarietà” pensò sbuffando, avvicinandosi ai due.

Li raggiunse appena in tempo per sentire Leo minacciare l’idiota. «Davvero, Ernest, levami le mani di dosso o giuro che ti trasfiguro in uno Schiopodo Sparacoda

Trattenne una risata e si limitò a puntare la bacchetta contro il suo adorato fratello.

Levicorpus pensò e subito Ernest si trovò a mezz’aria, appeso per la caviglia. Nella confusione della stazione nessuno sembrò rendersene conto.

«Allora, fratellino, di cosa stavi discutendo con il caro Leo?~ Sembrava una conversazione interessante~»

Ernest i limitò a digrignare i denti, rosso in viso per l’imbarazzo e la rabbia.

Leo, invece, finalmente liberò la bacchetta dal fodero e ritenne opportuno far spuntare ad Ernest due imponenti corna da caprone, per poi sciogliere l’incantesimo di Vincent. «La prossima volta ti uccido» ritenne giusto informarlo, mentre all’altro non rimase che scappare dalla parte opposta della stazione sempre più rosso.

«Grazie, Vincent» sospirò Leo.

«Figurati. Non potevo lasciare che quel viscido infangasse il buon nome dei Serpeverde, no?~»

Leo accenno un sorriso, nel momento esatto in cui Elliot riuscì a liberarsi della sorella per correre verso di loro.

«Proprio no…»

 

 

 

 

[…]

 

 

 

Ernest riuscì con diverse difficoltà a far sparire le corna.

No, questa volta non gliel’avrebbe fatta passare, aveva superato ogni limite. Adesso era davvero molto arrabbiato.

Sapeva perfettamente come farla pagare al moccioso, poteva chiedere a quella persona… dopotutto la sua casata era invischiata fino al collo negli affari di quell’uomo, ormai era una sorta di “amico di famiglia” non gli avrebbe certo negato un favore.

 

 

 

Death Note: Be’… niente, spero che andando avanti questa storia inizi ad interessare a qualcuno, perché per ora non se la fila proprio nessuno. *va a deprimersi in un angolino*

Comunque, Ernest è abbastanza pieno di sé da poter credere che il mondo intero gli vada dietro, quindi, meh- questa sua piccola uscita di testa sarà fondamentale per i prossimi capitoli~

Boh, ci si vede o/

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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