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Autore: Amor31    10/06/2014    4 recensioni
È il compleanno di Erza e Jellal vuole assolutamente regalarle qualcosa.
Purtroppo quella della maga sembra proprio una richiesta assurda.
Cosa avrà desiderato la sua amata Scarlet?
- Jerza Week - Secondo Giorno -
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erza Scarlet, Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il regalo perfetto
 
Jellal era uscito di casa da almeno dieci minuti. Se ne stava a braccia conserte contro lo steccato di legno dipinto di bianco che delimitava il giardino e di tanto in tanto gettava un’occhiata veloce alla porta, in attesa che la persona sperata si decidesse ad uscire.
“Magari Simon la convincerà a farsi svelare che cosa desidera per festeggiare…”, continuava a ripetersi, scervellandosi a sua volta riguardo il regalo da comprare. “Voglio solo che sia tutto perfetto, ecco”.
Il rumore della porta che si apriva lo distrasse e finalmente comparve sulla soglia un allegro bimbo di appena tre anni, sorridente come non mai.
-Allora, Simon? Cosa ha detto la mamma?-, chiese impaziente Jellal, mentre il bambino si avvicinava.
A quelle parole concitate, il piccolo chinò la testa, come se si aspettasse di essere rimproverato: -Non lo sa-, disse, abbassando la voce.
-Come non lo sa? È il suo compleanno e non ha idea di quale regalo possiamo farle?-.
-Be’, lei vuole una to...-.
La lingua del bambino si impastò tutto d'un tratto: stava imparando a parlare e non riusciva ancora ad articolare bene tutti i suoni.
-Cosa, Simon?-.
-Una tor... Tor...-.
-Dai, ce la puoi fare!-, lo incoraggiò Jellal, inginocchiandosi e mettendosi all'altezza del figlio.
-Una tor…!-.
-Aspetta, non urlare!-, lo richiamò il padre, facendogli segno di contenersi. -Non vogliamo che la mamma sappia che andiamo a prenderle la sorpresa, no?-.
Simon annuì in silenzio con un deciso cenno della testa.
-Bene. Vieni, qui, allora, e dimmelo all’orecchio, così nessuno ci sentirà-.
Il bambino bisbigliò qualcosa in fretta, aspettando che l’uomo aggiungesse qualcosa. Ma l’esito non fu particolarmente felice.
Il sorriso del mago svanì in un secondo.
-Ha detto proprio così?-, chiese scettico, guardando negli occhi il figlio e alzando un sopracciglio.
-Sì-.
-Sei proprio sicuro?-.
-Sì, papà. Ne vuole una grande e buona!-, esclamò Simon, mettendo in mostra i piccoli dentini che stavano finendo di spuntargli.
-Ah... Bene-, disse poco entusiasticamente Jellal, rialzandosi e sospirando. Era una richiesta assurda, quella, ma di certo non poteva tornare dentro casa per chiedere spiegazioni alla moglie, visto che l’intento era quello di stupirla.
-Non sei contento, papà?-, domandò ingenuamente Simon. -Avevi detto che le avremmo comprato qualsiasi cosa volesse!-.
-Sono soltanto un po’ confuso-, ammise il mago. -Ma se è proprio questo che vuole, ci adopereremo per farla felice-.
Il figlio gli si lanciò tra le braccia, contento: -Il mio papà è il più bravo del mondo!-, esclamò, battendo le mani con aria entusiasta.
-D’accordo, d’accordo-, rise Jellal, scompigliandogli bonariamente i capelli. -Ma adesso sbrighiamoci, o faremo tardi per cena-.
-Dove andiamo?-.
L’uomo ci pensò un po’ su, prima di fornirgli la risposta: -Ti porto al lago-.
-Sì!-, urlò di nuovo il bambino, trotterellando dietro al padre.
 


 
***




 
-Erza, siamo tornati!-.
Jellal e Simon erano appena rientrati in casa, stringendo tra le mani due belle buste bianche.
-Vai, porta a mamma il suo regalo-, il mago incoraggiò il figlio, mentre sistemava entrambe le loro giacche sull'appendiabiti.
Il piccolo non se lo fece ripetere due volte: si diresse direttamente in cucina, da cui proveniva un invitante profumino, e urlò: -Mamma, guarda cosa ti abbiamo preso io e papà!-.
Jellal rimase in attesa nell'altra stanza e tese l’orecchio, aspettando di sentire quale sarebbe stata la reazione di Erza. Reazione che non tardò ad arrivare.
-Di che si tratta?-, domandò la donna, mentre un luccichio famelico le illuminava gli occhi.
Aprì in fretta il nodo che chiudeva la busta e vi guardò dentro: di colpo il sorriso che le aveva disteso le labbra scomparve dal suo viso.
-Cos'è questa roba?-, chiese retorica, fissando il viscido contenuto.
-È il regalo che mi avevi chiesto. Sorpresa!-, gridò Simon, felice che la madre fosse rimasta letteralmente senza parole.
-Io... Non so che dire-, provò Erza. -Non mi aspettavo che avremmo festeggiato con... Queste-.
-Sei contenta, mamma? Mi hai detto che ne volevi una e io te l'ho riportata-, le sorrise orgoglioso Simon.
-Oh, sì. Sono davvero sorpresa-, replicò a denti stretti la donna, richiudendo la busta e spostandola sul piano d'appoggio della cucina. -Le cucinerò domani per pranzo. Almeno a Lluvia piaceranno-, aggiunse a bassa voce.
-Ciao, tesoro-, la salutò Jellal, entrando nella stanza. Le si avvicinò pian piano e, spostandole dolcemente i capelli su una spalla, le depositò un bacio sul collo. -Allora? Piaciuto il regalo?-.
Erza si voltò di scatto e lo fulminò con lo sguardo; poi, cercando di restare calma, invitò Simon ad uscire momentaneamente dalla cucina e a rimettere a posto i giocattoli sparpagliati nella sua stanza.
-Quindi?-, la incoraggiò nuovamente a parlare il marito, non appena il figlio si fu allontanato.
-Jellal, mi prendi in giro?-.
-Per cosa?-.
-Avete preso del pesce? Sai che lo odio; come ti è venuto in mente di...-.
-Ma se sei stata tu a dire a Simon di volere una trota!-.
-Una trota? TROTA?!-.
Erza si liberò del lungo grembiule che le proteggeva maglia e pantaloni e lo sbatté violentemente sul tavolo, esasperata.
-Perché ti scaldi tanto?-, domandò ancora Jellal, trattenendo a fatica le risate.
-Dico, di solito festeggi il tuo compleanno mangiando una trota? O forse preferisci servire ai tuoi ospiti una bella TORTA?-, sbottò Erza, poggiando le mani sui fianchi e battendo ritmicamente un piede a terra.
-Ah, una torta! Ecco, adesso ha un senso...-.
-Ma va?-.
-Mi sono chiesto per tutto il giorno il motivo per cui volessi una trota-.
-Jellal, non provare a fare lo stupido-, Erza gli voltò le spalle, rigirando la carne che stava facendo cuocere in padella. -Oh, che diamine!-, esclamò un secondo dopo, guardando di nuovo il marito. -E adesso cosa faccio con il pesce? Simon vorrà sicuramente mangiarlo. O almeno si aspetta che sia io a farlo-.
-Dai, sembra quasi che ti abbia rovinato il compleanno...-, la punzecchiò ancora Jellal, divertito dalla reazione esagerata della moglie.
-Mi permetti di essere sincera?-.
-Ma certo-.
-Posso anche scusare Simon, visto che non sa ancora parlare bene... Ma tu? Sai che sono una golosa di prima categoria; come hai fatto a non pensare che volessi una torta?-.
-Hai ragione, scusa-, provò a rimediare Jellal. -Ecco perché, prima di tornare a casa, ho preso questa-.
Il mago, che fino a quel momento aveva tenuto le mani dietro alla schiena, porse a Erza la seconda delle buste che avevano riportato.
-Su, aprila-, le sorrise di nuovo, notando che la donna non si decideva a muovere un muscolo.
-Dimmi che non c’è altro pesce, altrimenti chiamo Natsu e gli dico di mandarmi Happy-.
-Dai, guarda-, la interruppe il mago. -Spero che basti per risollevarti il morale-.
Sebbene non troppo convinta, Scarlet sciolse il nodo ed estrasse con delicatezza un elegante contenitore di cartone. Il peso le suggerì che sì, probabilmente sarebbe rimasta felice di quella sorpresa.
-Jellal…-.
-Avanti. Dopo le trote, ti meriti qualcosa di meglio-, le sorrise l’uomo, mentre la moglie si affrettava a tagliare il nastro dorato che chiudeva la confezione.
E finalmente un sorriso gioioso le increspò le labbra, quando davanti ai suoi occhi si svelò pian piano una piccola, meravigliosa torta ricoperta di panna. La superficie del dolce era decorata con meringhe e fragole intere, proprio secondo i gusti di Erza.
-Ora sì che si ragiona!-, disse la donna, prendendo una fragola e avvicinandosela alla bocca.
-Pensavo che volessi conservarla per domani. Non abbiamo ospiti a pranzo?-, le fece notare Jellal.
-Non mi interessa-, replicò la moglie. -La mangeremo questa sera. E domani ne compreremo un’altra-, sentenziò, ammirando ancora quel capolavoro di pasticceria.
-D’accordo, come vuoi. Però faresti meglio a rimettere quella fragola a posto-.
-Oh, sul serio? Allora dovrai riuscire a prenderla-, lo provocò, stringendo il frutto tra le labbra.
-Se la metti così, sarò costretto a ricorrere alle maniere forti-.
Senza darle nemmeno il tempo di muoversi, Jellal le cinse i fianchi con un braccio e la baciò, ingaggiando una breve battaglia per recuperare la povera fragola; inutile dire che pensarono che avrebbero dovuto replicare, possibilmente lontani dalla portata di Simon.
Come se fosse stato chiamato, il bambino comparve sulla soglia della cucina, stringendo tra le mani un maxi peluche a forma di orso. Al vedere i genitori litigare piacevolmente per  decidere il destino del dolce, spalancò gli occhi e sbottò: -Ma mamma, che cosa fai? Mangi già la torta? Non sei tu quella che mi dice sempre di aspettare la fine della cena?-.
Rossi in viso e imbarazzati per essere stati colti in flagrante, Erza e Jellal si voltarono verso l’adorato figlioletto, abbandonandosi ad una risatina nervosa che tradiva tutto il loro disagio.
-Vedi, Simon-, iniziò a dire il mago, -tua madre è proprio una cattiva ragazza. Le stavo giusto dicendo che il dolce non va sfiorato nemmeno con un dito-.
-Papà, perché sei sporco di succo di fragola?-, lo spiazzò il piccolo, indicando delle gocce rossastre che gli macchiavano il mento.
-Hai rimesso in ordine i giocattoli come ti ho detto?-, provò a cambiare argomento Scarlet, mentre Jellal si grattava nervosamente la nuca.
Il bambino rise di cuore, lasciando allibiti entrambi i genitori, e con una naturalezza disarmante rispose: -Non dovete smettere di baciarvi quando arrivo io. Sono tanto contento di vedervi felici… Mamma, ti perdono solo perché era un bacio al gusto di torta-.
Ci mancò poco che Erza non collassasse a terra, tale era stata la tenerezza che il figlio le aveva ispirato. L’unica cosa che poté fare fu prenderlo in braccio e stringerlo al petto, baciandolo sulla fronte.
-Sei il mio ometto-, gli sussurrò, mentre Jellal li osservava soddisfatto.
-Però…-.
-Cosa c’è?-, domandò Scarlet, senza smettere di cullare Simon.
-Ora che hai aperto il dolce, possiamo cenare direttamente con la torta?-, chiese candidamente il piccolo, rivolgendo un’occhiata speranzosa alla madre.
Per tutta risposta, Erza si voltò verso Jellal, come a chiedergli l’assenso definitivo.
-Non ho obiezioni al riguardo-, il mago alzò le mani, ridendo appena.
-Allora mangiamo!-, esclamò Simon, liberandosi dalla stretta materna e fiondandosi sul dessert.
-Fammi prendere piattini e forchette-, Scarlet tentò di fermarlo.
Ma era già troppo tardi.
Colto da un improvviso attacco di golosità, il bambino affondò un dito nella panna, assaporandola ad occhi chiusi e strappando un altro sorriso a Erza e Jellal.
In fondo, non c’era nulla di strano: era decisamente loro figlio.
Ossessione per le torte compresa.
   
 
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