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Autore: Zihna    10/06/2014    2 recensioni
«Dovrebbero passare tra poco» «Chi te lo ha detto?» «Il Merlo» «E lui ne è sicuro?»
«Fate silenzio! Eccoli!»
Feliciano strinse il fucile tra le mani sudate. Il rumore di passi si faceva più forte ad ogni istante che passava. Si appiattì contro le foglie, imitando i suoi compagni che si erano zittiti.
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Una storia a più capitoli ambientata durante il periodo dei partigiani in Italia (1943-1945). I personaggi saranno un po' (tanto) ooc.
GerIta
Genere: Guerra, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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«Si era arreso!»
I singhiozzi di una donna ruppero il silenzio che era calato sulla casa.
«E loro lo hanno ammazzato lo stesso! Il mio bambino!»
Ci vollero ben due uomini per allontanare la madre dal capezzale del figlio. A Feliciano faceva impressione. Nonostante la pelle cerea, Giacomo, detto Saetta per via dei sui piedi lesti, aveva mantenuto il sorrisetto beffardo sul volto che lo aveva accompagnato in vita anche da morto. 
Giaceva sul proprio letto, con una scarica di proiettili nel petto.
«Stai bene Nord?»
Il Falco gli appoggiò la mano sulla spalla. Feliciano si limitò ad annuire.
«Saetta era un bravo uomo ed un ottimo combattente, ha lottato per la nostra causa e grazie a lui ci stiamo avvicinando al nostro obbiettivo»
Detto questo prese un lembo della bandiera rossa e lo tirò, nascondendo il viso del giovane partigiano. «Tu non sei comunista, giusto Nord?» «Non lo sono»
I due tornarono in silenzio, senza distogliere lo sguardo da quello che fino ad un paio di giorni fa era stato un ragazzo pieno di vita, vita che aveva sacrificato per degli ideali, per sostenere ciò che riteneva giusto.
«Perché combatti, Nord?» «Amo il mio paese»
Fù la sua semplice risposta, ma qualcosa nel petto del ragazzo tornò a bruciare, una vecchia ferita di cui aveva preferito dimenticarsi piuttosto che medicare.
«Patriottismo usato per mascherare la verità? Mi piace anche se può essere pericoloso di questi tempi»
Entrambi uscirono dalla casa per fumare finalmente quelle sigarette che avevano sottratto al cadavere di un fascista. Feliciano si arrotolò le maniche della camicia sopra ai gomiti, ormai faceva caldo anche la sera. Combattere d'estate non sarebbe stato facile, ma il ragazzo ringraziò Dio per essere sopravvissuto all'inverno.
«Quindi non mi dirai il vero motivo per cui ti trovi quà?» Falco riprese il discorso con noncuranza, scostandosi una ciocca di capelli color paglia dalla fronte.
«Magari un giorno, quando verrò a trovarti e mi offrirai del caffé decente» I due ridacchiarono.
«Il Grigio vuole che ripartiamo domani all'alba. Ha detto che per questa notte la madre di Saetta ci lascerà restare, povera donna, è distrutta»
«Non può neanche fargli un funerale come si deve» «Ci toccherà a noi seppellirlo domani»
Falco lasciò cadere il mozzicone per terra, pestandolo poi con lo stivale sporco di fango. «Non entri?» «No, ho bisogno di stare da solo per un attimo. Per cena mi troverai a tavola» Aggiunse Feliciano davanti allo sguardo cupo dell'amico, che una volta tranquillizzato entrò in casa scrollando le spalle.
Feliciano, rimasto da solo, fece qualche passo avvicinandosi all'ingresso del bosco. La guerra lo aveva cambiato, fisicamente e caratterialmente. Aveva conosciuto persone nuove, diverse tra loro ma unite da un'unica causa. Aveva combattuto al fianco di contadini, cacciatori, ex galeotti, disertori e perfino qualche studente, aveva visto il suo gruppo di conoscenti dimezzarsi sotto al fuoco fascista e venir ripristinato da facce nuove nel giro di alcuni giorni. Aveva assistito ad esecuzioni, aveva sentito i tedeschi pregare nella loro barbara lingua, aveva preso a pugni un fascista per avergli sputato in faccia e aveva pianto. Ah, quanto aveva pianto.
Non mancava sera che non versasse qualche lacrima prima di addormentarsi.
Il ragazzino sorridente e chiaccherone con le fossette sulle guance di nome Feliciano Vargas aveva lasciato il posto ad un giovane uomo dallo sguardo spento ed un grande desiderio di vendetta soprannominato Nord dai suoi nuovi compagni.
Diede un calcio ad un sasso che rotolò fino a sparire tra i cespugli, dopodiché si voltò e tornò in casa, giusto in tempo per la cena.


«Dovrebbero passare tra poco» «Chi te lo ha detto?» «Il Merlo» «E lui ne è sicuro?»
«Fate silenzio! Eccoli!»
Feliciano strinse il fucile tra le mani sudate. Il rumore di passi si faceva più forte ad ogni istante che passava. Si appiattì contro le foglie, imitando i suoi compagni che si erano zittiti.
La lingua tedesca era inconfondibile, sopratutto se accompagnata da risate e passi pesanti. Quella doveva essere una strada sicura per i tedeschi, una strada che li avrebbe portati velocemente al villaggio più vicino, nessuno di loro si aspettava un attacco da parte dei partigiani.
Accadde tutto in una manciata di secondi: il Grigio fece quel segno ormai familiare a Feliciano e il rumore degli spari riempì l'aria.
I tedeschi caddero a terra uno dopo l'altro prima che potessero rendersi conto di chi li avesse colpiti. Ma erano comunque dei soldati e degli uomini che lottavano per sopravvivere, così imbracciarono anche loro le armi. I più furbi e i più veloci si nascosero dietro agli alberi che costeggiavano il sentiero dall'altra parte, così che partigiani e nazisti si trovarono gli uni di fronte agli altri.
Lo scontro continuò per alcuni minuti prima che i tedeschi cessarono il fuoco. Il cuore di Feliciano batteva forte nel suo petto, si era messo in ginocchio dietro ad un albero col fucile spianato, ed ora poteva finalmente sedersi. Gli tremavano le gambe, dopo tutti quei mesi non si era ancora abituato alla vita del partigiano fatta di morti, sconfitte e piccole vittorie.
«Li abbiamo uccisi tutti, Grigio!» La voce entusiasta del Moro rieccheggiò. I tedeschi non davano più segni di vita, coloro che si erano nascosti dietro agli alberi avevano trovato la morte grazie al nascondiglio degli italiani.
«Ne conto ventiquattro» Falco si era arrampicato su un albero per ottenere una visuale migliore senza esporsi. «Ne manca uno»
«Cosa importa, nessuno di noi è morto!» «Qualcuno dovrebbe andare a cercare quel bastardo nazista, sicuramente se la sarà data a gambe nel bosco» Il Grigio sputò a terra con disprezzo.
«Non voglio rischiare la vita per un tedesco» Falco sospirò prima di lasciarsi cadere a terra accanto a Feliciano. «Nemmeno io, e poi sta calando la sera» Constatò Vecio.
«Vado io» Feliciano si offrì volontario prima che Grigio perdesse le staffe. «D'accordo, noi saremo alla chiesa di Santa S.»
Fece per andarsene assieme a tutti i suoi uomini quando si fermò per l'ultima volta. «Ricordi come si fa, Nord?» «Pochi colpi, poco rumore»
L'uomo annuì, dopodiché se ne andò, lasciando Feliciano solo con il suo incarico. 
Il ragazzo sospirò, voleva trovare quel tedesco in fretta soltanto per poter tornare velocemente in un luogo sicuro, forse avrebbe mangiato della pasta quella sera, gli mancava quella che cucinava suo nonno per lui e suo fratello. 
Così, accompagnato dal confortante pensiero di una casa lontana miglia e miglia, il giovane italiano si addentrò nel bosco.

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Salve a tutti <3
Eccomi con un'altra fic su Hetalia, questa volta a capitoli sulla GerIta <3 
Premetto che l'idea di ambientare questa fic durante il periodo dei partigiani mi è venuta in mente durante italiano, nonostante stiamo trattando i vari autori che hanno scritto riguardo a quegli anni non sono ovviamente un'esperta, per cui chiedo scusa per eventuali strafalcioni temporali (?). E mi scuso anche per essere uscita tanto dai personaggi, o almeno, da quello di Feli, ma sono abbastanza convinta che durante la guerra non fosse tutto "aiutami Germania! Mangiamo della pasta! Veehh", anzi.
In ogni caso, questa è un'AU dove Feliciano non è Italia, ma un semplice ragazzo, un giovane soldato come lo è anche Ludwig.
Spero che continuiate a seguire la fic <3

Zihna <3
  
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