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Autore: Jackie_    10/06/2014    2 recensioni
Vi presento i Mighty Quartet: Alex, Rian, Zack e Jack, quattro ragazzi con straordinari poteri, quattro supereroi costretti a destreggiarsi fra due mondi. Riusciranno a salvarli entrambi?
Logan crede di sì.
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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The Mighty Quartet

Capitolo Uno
 
"Ragazzi, non credo sia una buona idea." 
La voce di Rian echeggiò attraverso le pareti rocciose raggiungendo la risata divertita di Jack in un istante. 
"Andiamo, questo posto è magnifico!" rispose il ragazzo ancora sogghignando, trascinandosi dietro un Alex piuttosto esaltato dall'avventura.
Rian, rimasto indietro, lanciò un'occhiata alle sue spalle sospirando rassegnato in direzione dell'entrata di quell'angusta quanto buia caverna. Si chiese perché avesse degli amici così spericolati e infantili, ma concluse che probabilmente era lui ad essere più maturo dei suoi quindici anni.
Così si decise a seguire Jack, Alex e Zack all'interno di quella grotta cercando di ignorare quello strano presentimento che gli attanagliava la stomaco.
Man mano che andavano avanti l'umidità cresceva e con lei anche l'oscurità. Nessuno dei quattro ragazzi parlava, si sentiva solo il rumore sordo dei loro passi e i respiri vagamente affannati. Ognuno sentiva crescere una particolare apprensione, come se sapessero che quello non era posto per loro. Eppure continuavano a camminare seguendo un sentiero che diventava sempre più stretto.
Zack alzò gli occhi al soffitto temendo di scorgere una miriade di pipistrelli e quasi andò a sbattere contro Jack che si era fermato di colpo.
"Cosa diavolo è quello?" bofonchiò il ragazzo strizzando gli occhi per cercare di vedere meglio.
Alex, al suo fianco, inclinò la testa incuriosito senza riuscire a trovare una risposta.
Rimasero immobili per qualche secondo, mentre una guerra tra l'istinto di scappare lontano e la curiosità si stava consumando dentro di loro.
"Sembra...una pietra preziosa?" ipotizzò Zack facendo un passo avanti.
"Ma le pietre non emanano luce..." concluse Rian, il tono di voce leggermente affascinato.
Fu Jack ancora una volta a fare il primo passo. Dopotutto era stato lui a trascinare i suoi amici in quella misteriosa grotta. Si avvicinò con passo incerto a quella pietra dalla forma indefinita incastonata perfettamente al centro della parete rocciosa. Rilasciava quattro fasci di luce colorata che proiettavano una stella dai contorni tremolanti sul suolo umido della caverna.
Jack allungò incuriosito una mano verso il raggio di luce blu e rimase sorpreso dalla quantità di calore che gli trasmetteva.
"Ragazzi, è...dovete provarlo!" balbettò Jack invitando gli amici ad imitarlo.
Era una sensazione strana, come se quella luce avesse una consistenza densa, come il miele. Ed era avvolgente, rigenerante.
Alex, che ancora non aveva detto una parola da quando erano entrati in quel posto, era titubante. Osservava il simbolo sul pavimento, la gemma e Jack. Qualcosa dentro di lui gli suggeriva di non avvicinarsi a quella luce, di scappare lontano e non tornare in quella caverna mai più.
Zack, invece, sorrise a Jack e gli si affiancò allungando una mano verso la luce verde. La sua pelle si riempì di brividi nel momento esatto in cui le sue dita sfiorarono quel fascio colorato e istintivamente si voltò verso Rian e Alex comunicando loro con un "wow" quelle mille sensazioni che stava provando.
Fu il turno poi di Rian che decise di lasciar da parte la ragione e quasi corse verso la luce più brillante, quella gialla. Non gli sembrò vero sentire quell'avvolgente torpore che lo invase completamente. Era come se il suo corpo stesse cambiando, come se i suoi sensi si stessero amplificando. Capì che anche i suoi amici provavano lo stesso quando vide Jack togliersi gli occhiali da vista e ricambiare il suo sguardo incredulo a bocca spalancata.
Solo Alex ancora tentennava. Non riusciva a scrollarsi di dosso quella terribile sensazione di disagio. 
"Alex, che aspetti?!" -lo chiamò Jack che ormai sembrava essere sotto una doccia d'acqua colorata- "Devi provarlo anche tu!" e con un cenno gli indicò l'ultimo raggio di luce: quello rosso.
Alex si morse il labbro, ma dopo aver appurato che gli altri tre sembravano essere rimasti illesi da quella misteriosa luce mosse un passo verso quel rosso fuoco che sembrava ipnotizzarlo. Sembrava una luce fatta di fiamme, viva e intensa come nient'altro che Alex avesse mai visto.
Incerto avvicinò due dita verso quel fuoco e quando finalmente si decise a toccarlo una luce abbagliante accecò i quattro ragazzi costringendoli ad indietreggiare.
Quando riaprirono gli occhi, però, non erano più nella grotta.


Cinque anni dopo...


Il primo anno di college per Logan Gibbs non rappresentava -come comunemente accade per la stragrande maggioranza degli adolescenti- un importantissimo traguardo e un'immensa soddisfazione, bensì la tanto agognata libertà dalla famiglia opprimente e dalla cittadina insignificante.
In effetti Logan si lasciava alle spalle tanti brutti ricordi ed esperienze, ma nonostante tutto aveva varcato il cancello d'ingresso del college con la testa alta, masticando soddisfatta una gomma al lampone sempre più convinta che in quel campus sarebbe cominciata la vera vita.
Inutile dire che le aspettative erano alte: nuove amicizie, nuovi amori e tanto, tanto divertimento. Tutto nella sua testa era perfetto, ogni cosa al suo posto e non c'era alcuna possibilità che le cose potessero andare diversamente da come lei le aveva prefissate. Logan riconosceva quella sua mania di pianificare ogni minimo dettaglio come un terribile difetto perché, com'è facile immaginare, il più delle volte rimaneva molto più che delusa.
Caraccolava con le sue converse blu trascinandosi dietro due enormi valigie mandando mentalmente mille maledizioni al tassista che nemmeno l'aveva aiutata a tirarle fuori dal baule, così adesso aveva un male pungente alla schiena che la tormentava ad ogni passo. Tuttavia, nulla avrebbe potuto anche solo scalfire la sua determinazione. Passo dopo passo raggiunse quindi la segreteria e presto le venne assegnata una camera.
Il college era affollato di matricole e non passò inosservato agli occhi della Gibbs il fatto che tutti, ma proprio tutti, erano stati accompagnati dalle proprie famiglie.
Lei, invece, era partita la mattina precedente dalla parte opposta d'America lasciando un misero bigliettino attaccato al frigorifero e si era chiusa la porta alle spalle inciampando due o tre volte in quelle valigie che pesavano più di lei.
Ma andava bene così. Dopotutto aveva scelto apposta proprio quel college così lontano da non permetterle di tornare nemmeno per il Ringraziamento.
Le prime settimane passarono tranquille, anche se nessuna delle cose tanto eccitanti che si aspettava accadessero si presentarono alla porta. Anzi, adesso che cominciava a gestire una certa quotidianità l'eccitazione iniziale aveva preso a svanire.
Quando le lezioni del venerdì terminarono Logan raccolse il suo quaderno di appunti -che di appunti ne conteneva ben pochi- si infilò le cuffie nelle orecchie e a tempo con la musica di Eminem lasciò l'edificio 5 con l'intenzione di spararsi almeno tre ore di sonno prima di cena.
Si domandò se non fosse colpa della sua pigrizia se ancora non aveva preso parte a nulla di entusiasmante. Proprio mentre cercava una risposta venne travolta da un ragazzo che con una violenza inaudita la colpì proprio sul naso.
Per qualche secondo Logan rimase completamente stordita: Eminem le gridava ancora arrabbiato nelle orecchie, sentiva un male allucinante al centro del viso e non riusciva a vedere per via delle lacrime che le impedivano la vista.
Poi qualcuno la afferrò saldamente per le spalle e lei trovò la forza per strapparsi gli auricolari. Sbattè le palpebre più e più volte finché finalmente riuscì a mettere a fuoco la figura di un biondino dall'aria decisamente preoccupata quanto colpevole.
"Oh, cazzo, sanguini!" esclamò prendendole una mano e facendole notare che sì, stava sanguinando.
Nel frattempo si avvicinarono altri ragazzi, ma Logan era troppo impegnata a non svenire. La vista del sangue la tormentava e quando sentì il tipico sapore metallico scenderle caldo giù per la gola fu troppo: ogni cosa prese a girare e presto divenne tutto nero.
Quando finalmente Logan riprese i sensi riconobbe quella stanza asettica come l'infermeria. La testa le pulsava dolorosamente e faceva fatica a respirare dal naso. Sfregandosi piano la fronte con la mano sobbalzò per la sorpresa quando notò una figura seduta accanto al letto.
Il ragazzo alzò una mano, visibilmente imbarazzato, e mormorò un saluto come se avesse avuto paura di spaventarla.
"Ciao." -rispose Logan tirandosi su- "Tu saresti?"
Non voleva sembrare arrogante, ma quel viso proprio non le era familiare.
Il moro si schiarì la voce e si fece più vicino trascinando la sedia verso il letto, piegò la testa di lato e rivolse un caldo sorriso a Logan che aveva preso a sistemarsi convulsamente i capelli, nella vana speranza di non sembrare uno spaventapasseri.
"Mi chiamo Rian. Sono un amico di Zack, il ragazzo che ti ha messo ko. Lui aveva un laboratorio oggi pomeriggio, si scusa sia per averti tramortita che per non essere potuto restare."
Logan annuì piano mordendosi il labbro, la voce tranquilla di Rian l'aveva in qualche modo rassicurata. La paura di esser in punta di morte, dunque, si era placata.
Come se entrambi si stessero trattenendo da lungo tempo scoppiarono in una risata dapprima sostenuta, poi sempre più liberatoria.
"Si può sapere che diavolo è successo?" riuscì a chiedere Logan.
"Ci hai fatto prendere un colpo! Per fortuna Zack ti ha preso al volo quando sei svenuta!" commentò Rian dopo averle raccontato l'accaduto.
Una volta che l'imfermiera le diede il via libera, Rian si prese la responsabilità di riaccompagnarla in camera, assicurandosi che stesse effettivamente bene.
"Ascolta, più tardi questa sera io e i miei amici volevamo uscire. Puoi unirti a noi, se te la senti. Sono sicuro Zack voglia scusarsi di persona."
Logan si prese qualche secondo per riflettere: una serata in compagnia di un gruppo di ragazzi che non conosceva affatto. Bè, forse era arrivato il momento di lasciarsi andare e divertirsi. Dopotutto era quello il suo obiettivo primario da quando era sbarcata al college, giusto?
Ricambiò il sorriso di Rian e accettò l'invito del ragazzo con l'eccitazione che cresceva piano piano.

"Dovevi proprio invitarla stasera, Rian? È venerdì, per la miseria!"
"Era da veri maleducati non farlo. E poi basterà rinviare di qualche ora la riunione, sono certo Matt capirà."
"Cazzate! Hai infranto la prima regola del Codice d'Onore!"
"Per la miliardesima volta, Jack, non esiste nessun Codice d'Onore!"
I due ragazzi battibeccavano illuminati dagli ultimi raggi del sole mentre aspettavano Logan che, come di consuetudine, era in ritardo.
"Come se ti fosse mai importato qualcosa delle riunioni." commentò annoiato Alex appoggiandosi al muretto e incrociando le braccia al petto. 
"E poi mi sembra il minimo, l'ho quasi ammazzata oggi." concluse Zack prendendo le parti di Rian lasciando Jack completamente solo a combattere una vana guerra.
Il soldato solitario stava per ribattere, ma venne interrotto da Rian che con un cenno del capo salutò Logan, materializzatasi alle spalle di Jack.
Quando il ragazzo si voltò e incontrò gli occhi della Gibbs rimase un momento interdetto, poi, con il suo tipico sorriso ammaliante allungò una mano e si presentò.
"Stavo giusto dicendo a Rian quanto avesse fatto bene ad invitarti stasera!" affermò suadente guadagnandosi un'occhiata di fuoco dai suoi tre amici.

La serata procedette senza inghippi e, con molta sorpresa di Logan, la ragazza si divertì ogni minuto passato in compagnia di quei strani ragazzi. Strani perchè ai suoi occhi era sembrato uno strano quartetto per davvero. Alex, il ragazzo vestito di rosso che subito l'aveva colpita, aveva passato la serata a tormentare Jack e a lagnarsi di una certa Maddie. Jack, invece, oltre ad aver avuto il coppino rosso a fine serata a causa di tutte le sberle ricevute, sembrava il più spericolato e particolare. Il ragazzo che l'aveva travolta nel pomeriggio, Zack, era molto educato e riservato, in netto contrasto con Jack. Mentre Rian era quello più maturo e affabile. Un quartetto, dunque, davvero eterogeneo e...sì, strano. Senza contare che Logan aveva notato diversi atteggiamenti bizzarri. Tutti e quattro, per esempio, si toccavano convulsamente il braccio destro ad intervalli regolari di dieci minuti e Logan giurò di aver visto gli occhi di Alex colorarsi di un rosso acceso, come se avesse le iridi di fuoco.  Ritirò tutte quelle assurde constatazioni in un angolo della mente e si godette la serata finché non tornarono al campus.
Logan chiuse la porta della sua camera ripercorrendo velocemente alcuni episodi della serata appena trascorsa e, dopo aver appurato che la sua compagna non era ancora rientrata, accese tutte le luci e raggiunse la finestra. Faceva davvero troppo caldo per essere quasi ottobre perciò spalancò i vetri e si appoggiò coi gomiti beandosi della brezza fresca che ridava un certo contegno a quelle guance così arrossate. Abbassò lo sguardo verso il cortile interno che portava ai dormitori maschili e scorse quasi per caso il gruppetto dei suoi nuovi amici. Li osservò allontanarsi verso un antro buio dell'edificio chiedendosi se li avrebbe rivisti a pranzo l'indomani e, neanche a farlo apposta, in un batter d'occhio scomparvero. Logan si tirò su fissando il punto in cui poco prima stavano i quattro ragazzi, ma di loro nessuna traccia. Erano letteralmente spariti.


N.d.A.
Eccomi di nuovo qui! Non sono riuscita a resistere all'impulso di scrivere l'ennesima FF perciò, ahimè, sono tornata! 
Vi voglio presentare gli All Time Low in una veste alternativa e -credo- originale: Jack, Alex, Zack e Rian vestono i panni di quattro supereroi! Che ne pensate? Fatemelo sapere con una recensione!
Vi ringrazio amici!
A presto!
  
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