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Autore: virgily    11/06/2014    1 recensioni
[being human UK]
(NB. tratto dal Cap. 3 )
-Come puoi garantirmi che con me dentro casa non perderai nuovamente il controllo come stanotte?- domandò cinica mentre il vampiro si cucciava ai suoi piedi, così che potesse più comodamente guardarla negli occhi. Mitchell si morse il labbro inferiore, accorciando appena le distanze fra i loro corpi. Anche se era letteralmente in ginocchio, il vampiro era sempre più grande rispetto alla giovane strega, che in un istante si sentì braccata e disarmata.
-Non posso- rispose lui. Secco, serissimo. Serena odiava quel suo sguardo, puntato come un’arma letale contro di lei. Odiava quei suoi occhi così profondi ed enigmatici. Poteva tuffarsi al suo interno senza sapere dove sarebbe finita, annegando in una distesa di tenebre. Eppure non poteva farne a meno; proprio ciò che doveva disgustarla di più al mondo, l’attirava, la incuriosiva.
-Ma stai pur certa, che restando qui non dovrai temere nessuno…- con un tocco leggero e improvviso, le dita del vampiro si erano allungate sulla gamba, nuda e liscia della strega.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Sawyer, George Sands, John Mitchell, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Four X


L’alba sarebbe sorta tra qualche ora, e le vie di Bristol in quel momento erano completamente deserte, ammantate da una pungente umidità che sembrava penetrare nella carne della giovane donna, intaccandole le ossa. Mitchell le aveva prestato il suo giubbino, con il quale la strega si era avvolta stringendola poi al petto come un mantello prezioso. Serena lo stava seguendo nel suo appartamento, e nella sua mente non esistevano altri pensieri se non : “sei una stupida!” oppure “ti farai ammazzare”.
-Sei ancora convinta che non sia una buona idea, vero?- intuendolo dal suo sguardo basso e pensieroso, il vampiro in realtà era pienamente riuscito a leggerle nella mente.
-Decisamente. Sono come cappuccetto rosso che si va a nascondere nella tana del lupo- gli rispose strappandogli un sorriso sghembo.
-A questo punto hai altra scelta?- un risolino spuntò sulla bocca di John, che immediatamente pensò a George. Ancora non sapeva come l’avrebbe informata del fatto che conviveva con un lupo mannaro e un fantasma. Ma forse, per quel giorno, sarebbe stato meglio lasciarla riposare. Intanto, Serena ripensò a casa sua. A ciò che restava dei vampiri che aveva eliminato, a quelli che invece erano riusciti a scappare reclamando vendetta. Un sospiro, amaro e sconsolato, fuoriuscì dalle sue labbra pallide.
-No, non ce l’ho…- rispose seria, cercando di eludere il suo sguardo, senza successo.
-Appunto- affermò lui infine, afferrandole una mano per trascinarla all’interno di una di quelle piccole casette a schiera che incorniciavano i lunghi viali della cittadina. Al suo interno, la casa era piccolina, ordinaria. Piuttosto trasandata, eppure vissuta. Più che la casa di un vampiro, pareva l’appartamento di un gruppo di universitari perdigiorno. Ma percepiva una grande vitalità, e dei flussi di energia sempre diversi.
-Vieni- Mitchell spezzò il sottile silenzio che si era venuto a creare –La mia camera è di sopra- proseguì sempre tenendola per mano, scortandola per i primi grandini della scalinata che li separavano dal piano superiore. Tuttavia, opponendo resistenza, Serena si bloccò proprio sul fondo delle scale, scostandosi bruscamente dalla sua presa.
-No- disse, in un’espressione inorridita, intimidita ed imbarazzata al tempo stesso –Non ho intenzione di dividere il letto con un vampiro-concluse ponendosi immediatamente sulla difesa. Non riuscendo a trattenersi, immediatamente Mitchell la fulminò con un’occhiata rovente, carica di malizia.
-E chi ti ha detto che avremmo dormito nello stesso letto, signorinella?- la sua voce si era abbassata di qualche tono. Roca, suadente. Inoltre, ad ampie falcate il vampiro si faceva sempre più vicino, e inevitabilmente Serena indietreggiò ad ogni suo passo, ritrovandosi con le spalle contro la porta d’ingresso. Mitchell aveva posato le mani su quella parete lignea e laccata, tenendole bel saldate ai lati della sua testa. La strega era notevolmente più bassa e minuta rispetto a lui. E più si chinava verso di lei, più Serena si sentiva piccola, inerme. Il suo fiato caldo le carezzava le guance, facendole tingere di un rossore vistoso.
-L’ho solo dedotto…- rispose lei abbassando lo sguardo, respirando piano. Sentiva dei brividi farle increspare la pelle. Ma non era fastidioso. Era una bella sensazione, come il solletico. E questo le fece paura.
-Beh, magari… Se tu lo vuoi…- le sue labbra lentamente le fiancheggiarono il viso, sussurrandole piano nell’orecchio
-Potremmo andare di sopra, farci… compagnia…- con la punta del naso, il vampiro carezzava l’intera lunghezza della curvatura della gote arrossata della giovane, che tremò all’istante. Per lui era molto interessante notare la sua pudica reazione ai suoi stimoli. Una visone che deliziava e divertiva quel suo istinto primitivo e selvaggio. Lo stesso che stava ancora sussurrando nella sua psiche: “Mia. Mia…”
-T-Ti prego…- sibilò appena la bruna, facendo scivolare una mano sull’apio detto del ragazzo, rivestito soltanto da una maglietta sottile e da una camicia a quadri scura. Le sue dita, come una morbida carezza si arrampicavano su di lui, fermandosi nel centro pieno del suo torso. In quel momento, la strega aveva sollevato lo sguardo. I suoi occhi chiari quasi brillavano. Erano decisi, sfrontati… Audaci quel tanto che bastavano per stuzzicare l’animo dannato del vampiro, che fissandola intensamente ghignò:
-Cosa?-
-Non costringermi a farlo di nuovo…- rispose lei. Arguta e affilata come una lama. C’era un sorrisetto impertinente che si era incurvato sulle sua bocca piccola e sottile, e solo in quel momento, Mitchell si rese conto che con quella mano tesa sopra di lui, Serena sarebbe stata capace di scaraventarlo contro le scale, e chissà forse anche ben altre cose. Tuttavia, ne rimase compiaciuto. Era stata al gioco, aveva assunto la parte che più le calzava a pennello, e l’aveva sfruttata per portarsi in vantaggio. Quella strega era astuta, e molto.
-Bene- sorrise divertito scostandosi da lei, rendendole la libertà da quel gioco piuttosto pericoloso.
-E ora, cosa proponi di fare allora?- le chiese subito dopo,
-Io dormirò su quel bel divano che ho intravisto nel salotto. Tu, nella tua camera. Lontano da me-
-Ma il mio letto è più comodo…-
-Saprò cavarmela, Mitchell…- rispose lei avviandosi su quel morbido poggio che aveva puntato non appena entrata in casa. Muovendosi silenziosa sotto gli occhi del vampiro che mai la lasciavano andare.
-Ne sei sicura?-
-Più che sicura…- rispose lei sbadigliando appena, coprendosi le labbra con le la mano piccola e pallida. Si rannicchiò sul morbido divano tastando più volte il divano prima di crollarvici sopra. Era stata una nottata intensa, estenuante. Dormire era tutto ciò che le rimaneva per cercare un po’ di pace. John si morse un labbro. Era molto carina, aggomitolata in posizione fetale, con la sua giacca che le faceva da coperta. Così docile, preziosa.
-Buona notte, allora.- rispose lui, attendendo una sua risposta, anche se già sapeva, che la sua piccola strega era già crollata tra le braccia di Morfeo.
 ***
Era già mattino inoltrato, quando sbucando dal nulla come era suo solito fare, Annie ritornò a casa sua con un dolce sorriso sulle labbra, pronta per iniziare una nuova giornata con i suoi due imprevedibili coinquilini. Non si sentiva neanche un misero suono per l’intero ambiente domestico, e questo perché era certa che sia George che Mitchell erano ancora belli che avvolti tra le loro coperte, a ronfare aspettando che li venisse a svegliare con una fumante tazza di tè. Così si diresse con passi delicati e silenziosi verso la cucina, mettendo un pentolino di acqua sul fuoco, preparando nel frattempo due tazze vuote con un filtro di tè al loro interno. Sospirò aspettando, con la testa fra le nuvole, che l’acqua bollisse, fantasticando sul come si sarebbe svolta la giornata. Magari, Nina sarebbe venuta a farle compagnia. Certo, sarebbe venuta a trovare George, però sapeva e sentiva il bisogno di passare un po’ di tempo con un’altra presenza femminile. Non che i suoi due coinquilini non fossero divertenti, anzi, quando ci si mettevano di impegno riuscivano a trasformare anche un battibecco futile come la mancanza di carta igienica, o del loro programma preferito in tv, in una fantastica scenetta comica e tipicamente teatrale. Tuttavia, Annie era pur sempre una donna. E una donna dopotutto ha bisogno di una presenza amica e del medesimo sesso che comprendesse i suoi pensieri, le sue emozioni. Ma da quando era morta e la gente aveva smesso di vederla, Nina era l’unica amica che aveva. Scuotendo appena il capo, come in un tentativo di scacciare via i suoi brutti pensieri, la mora riversò l’acqua bollente nelle due tazze, lasciando che restasse per qualche minuto in infusione. Poi, un sospiro sommesso e lontano colse improvvisamente la sua attenzione. Pareva un mugugno sottile, e proveniva dl soggiorno. Chiedendosi se fosse che uno dei due ragazzi si fosse miracolosamente svegliato prima del previsto, Annie, scostò la tendina dell’uscio e si avviò nel salottino con un sorriso euforico e sorpreso. Si chiese se non fosse Mitchell… ma ne dubitò alquanto. Oltrepassò la scalinata e l’arcata che immetteva nel piccolo ambiente, e fermandosi di scatto, quasi impetrando sul posto, il giovane fantasma s’arrestò con gli occhi sgranati, fissi su quell’esile figura femminile rannicchiata sul suo divano. Le gambe slanciate e nude rannicchiate al petto, i capelli bruni, di un caldo riflesso ambrato, erano riversati sulle sue spalle, anch’esse scoperte sulle clavicole. Il giubbotto di Mitchell le fasciava il corpo come una morbida coperta, e lei dormiva beata, con le labbra appena dischiuse e il volto rilassato e pallido. Chi era? In un primo istante, Annie pensò che fosse una delle “amiche” che John si prendeva la briga di portare a casa. Tuttavia, se la ragazza che aveva innanzi fosse davvero stata una di “quelle”, avrebbe dovuto trovarsi nuda nella camera del vampiro, e non tutta sola e infreddolita sul  loro divano. Si decise, in fine, che era tutto piuttosto strano, come la maggior parte delle situazioni in cui si andava a cacciare da quando aveva iniziato la sua nuova vita dopo la morte, ma con tenerezza afferrò il plaid ripiegato su sé stesso sulla poltroncina adiacente al divano stesso, e  con delicatezza la riversò sulla giovane. Non voleva svegliarla, anche se sapeva che molto probabilmente, proprio come tutti gli altri umani, al suo risveglio non l’avrebbe vista. Tuttavia, Annie rimase al fianco di quella sconosciuta dall’aria tanto gentile, fragile. Era molto giovane, eppure percepiva come una sorta di aura tetra e tormentata che l’avvolgeva.  Nuovamente sentì quel suo piccolo verso, ma stavolta era soffocato, trattenuto. Il suo viso si stava lentamente storpiando in un’espressione straziata, quasi dolorante. Soltanto quando vide una lacrima incolore rigarle le guance, e un singhiozzo scoppiarle tra le labbra sottili e rosee, Annie capì che quella poveretta stava facendo un incubo. Comprensivamente, sollevò piano un angolo della bocca carnosa in un mezzo sorriso. Sapeva che non poteva fare molto per lei, ma nel suo cuore sentiva che c’era pur qualcosa che potesse fare per rassicurarla.
-È tutto a posto…- le sussurrò piano, prendendole la mano. –È solo un brutto sogno- le disse cercando di tranquillizzarla, sorridendo quando sentì il suo fiato corto rallentare e farsi nuovamente regolare. socchiudeva piano le palpebre contornate di piccole gemme liquide, e intuendo che stava per svegliarsi, Annie indietreggiò lasciandole la mano. Sfiorandosi nervosamente le dita  delle mani, la mora abbassò lo sguardo, pronta a tornare “la donna invisibile” della casa, quel fantasma tanto dolce che aveva infestato quella casa già da molti anni ormai.
Una voce gentile, proprio nel momento del bisogno, era giunta come la luce che fende la notte scura nei pensieri di Serena, che poco dopo spalancò lentamente gli occhi lucidi e arrossati dal pianto. Non ricordava molto del sogno che aveva fatto, sapeva solo che qualcuno aveva tentato di svegliarla, e così facendo era riuscito a non farla sprofondare in quelle oscure visioni che l’assillavano. Era ancora distesa sul divano di pelle nel soggiorno del vampiro, ma sentiva un dolce tepore scaldarle la pelle. La prima cosa che notò, dunque, era che qualcuno le aveva messo una morbida copertina dai colori vivaci addosso, affinché non sentisse troppo freddo. Poi, voltandosi appena, vide una giovane donna che si torturava le mani e timidamente si guardava le punte dei piedi, senza accorgersi che la giovane strega le stesse osservando silenziosamente: forse aveva qualche anno in più di lei, aveva una bella pelle ambrata, e un volto delicato e afflitto al tempo stesso, incorniciato da sinuosi boccoli corvini. Vestiva interamente di grigio, e sostava ancora innanzi a lei senza dire neanche una parola.
-B-Buon giorno…- affermò timidamente la giovane, sollevandosi appena dal suo poggio, lasciando riversare sia la coperta, che la giacca di Mitchell sul suo grembo. Immediatamente, la mora sollevò di scatto lo sguardo, restando in balia dello sguardo tranquillo e ancora assonnato della ragazza che la fissò intensamente. In quell’esatto momento, Annie ebbe un fremito:
-T-Tu…- disse, avvicinandosi piano, constatando che ad ogni suo passo la ragazza la seguiva con lo sguardo
-Tu mi vedi?-  domandò poi, fermandosi a pochi passi da lei, guardandola incuriosita. Per quale motivo riusciva a vederla?
-Sì. Ti vedo…- rispose l’altra con tranquillità, chiedendosi cosa ci fosse di strano. Annie tuttavia non le permise di aprire bocca che cominciò a urlare e a sghignazzare per la gioia:
-Non ci posso credere, mi vedi!- esultò lanciandosi al suo fianco, mentre la ragazza dall’altro lato del sofà la guardava basita. Poi, nell’innocuo gesto del volersi presentare, la moretta le afferrò ambo le mani, scuotendole appena, esponendole un sorriso ampio e vistoso; puramente genuino. E quando le loro mani si toccarono, Serena riconobbe la consistenza di quella pelle morbida e fredda, e in pochi istanti capì il motivo della sua stravagante felicità.
-Sei un fantasma…-affermò la più giovane, osservando l’altra che le annuiva piano. Non doveva essere facile vivere in una condizione come la sua, e Serena lo intuì dal mezzo sorriso sulla bocca della donna, che improvvisamente si era rabbuiata.
-Mi chiamo Annie. Ero la proprietaria di questa casa…- le disse –Tu invece? Sei una amica vampira di Mitchell?- ridacchiò gongolando, ignorando totalmente il fatto che, in altre circostanze, la giovane strega avrebbe potuto cogliere quella sua affermazione come un vero e proprio insulto nei suoi riguardi.
-Hmm, no… Non direi proprio- le rispose appena, abbassando lo sguardo. Certo, Mitchell era stato gentile, ma lei non poteva fidarsi di lui, tantomeno essergli amica. Perché tra vampiri e streghe la guerra era ancora aperta, e forse non si sarebbe mai più tornati all’armonia di un tempo. Inoltre, le loro specie non erano fatte per essere amichevoli. O si amavano, o si odiavano. Non esistevano altre sfumature tra questi due estremi, se non quelle del sangue versato. D’un tratto, cogliendo la loro più totale attenzione, le due ragazze sentirono dei passi pesanti provenire dal piano superiore. Sfrecciavano rumorosamente, scendendo frettolosamente le scale.
-Annie!- Mitchell fece il suo ingresso nel salotto con i capelli sconvolti, i pantaloni stropicciati e una canotta messa alla buona che gli mostrava le spalle ampie e le forti braccia. I suoi occhi scuri in un primo momento osservarono ansiosi l’intero ambiente, poi si rivolsero alle due giovani donne che sedevano l’una accanto all’altra sul divano. Aveva sentito Annie urlare, e come un fulmine si era precipitato a vedere che cosa le era successo. Forse qualcuno era entrato in casa, e la sua Annie si era ritrovata indifesa mentre Serena ancora dormiva. Sì, era in pensiero anche per la giovane strega, ma quando sentì i suoi grandi occhi chiari ricambiare il suo sguardo, il vampiro si rassicurò; ma questo non lo avrebbe mai confidato ad anima viva.
-Mitchell, ma insomma che ti prende?- gli domandò il fantasma scoppiando a ridere all’espressione buffa che si era dipinta sulla sua faccia.
-No, no nulla…- rispose lasciandosi nuovamente penetrare dallo sguardo serio, ma al contempo velato da una misera scia di imbarazzo, della ragazza che sedeva accanto alla sua amica.
-Lasciamo perdere! Comunque, stavo facendo la conoscenza della tua amica… ehm, scusami non ti ho chiesto il nome- ridacchiò appena Annie. Sorridendole appena, la giovane strega fece per aprir bocca ma la voce del vampiro fu più rapida:
-Serena- disse lui, cogliendola di sorpresa. I due si osservarono ancora una volta, questa volta di sottecchi prima che lei potesse rivolgersi alla ragazza spettro:
-Piacere mio Annie, e grazie per la coperta…- rispose lei con cortesia, stringendole la mano.
-E comunque, sono una strega, ecco perché riesco a vederti- specificò lei, giusto per non farla cadere nuovamente nel grave errore di pensare che lei fosse come quegli animali succhia sangue. Tuttavia, Serena non poteva che sentirsi un po’ in colpa per pensarla così su di loro. Mitchell certo sapeva essere pericoloso, magari anche brutale se si lasciava coinvolgere dai suoi istinti. Ma non le sembrò crudele come i vampiri di cui le avevano parlato. E il solo fatto che quella mattina lei era ancora viva per poterlo guardare mentre vagava per quella casa, silenzioso e pensieroso, era la prova che non tutti i vampiri allora dovevano essere spietati e malvagi.
-Una strega?- domandò Annie incredula alle sue parole, mentre George ancora assonnato e con la voce impastata, avanzava in salotto fiancheggiando il suo amico vampiro, osservando la scena che aveva davanti a sé con curiosità:
-Ma si può sapere che sta succedendo? Dio sono solo le dieci!- borbottò prima di soffermare lo sguardo sulla sconosciuta che Annie fissava con enorme cura.
-Oh, abbiamo ospiti?-
-George, lei è Serena. È una strega- fu tutto quello che la ragazza fantasma riuscì a dire senza trattenersi dal sorridere ad ogni sua parola. Osservandola, la ragazza si sentì confortata dall’entusiasmo genuino con il quale lo spettro caricava le sue parole. Per la prima volta, qualcuno pareva essere rallegrato del fatto che fosse una strega, e per Serena fu come un colpo al cuore. Poi, voltandosi appena, il suo sguardo si scontrò con quello del terzo coinquilino, il quale la osservava nel profondo dei suoi occhi cristallini, al cui interno, in quelle grandi iridi, nascoste nel profondo di quei languidi pigmenti blu, vi intravide una sfumatura dorata, rovente, pericolosa. Serena allora respirò a pieni polmoni, e tra i vari odori della casa e dei presenti, distinse perfettamente un odore più acre e forte rispetto a tutti gli altri. Il profumo di boschi, di terra e di sangue mescolati assieme.
-Serena, lui invece è George…-
-No, aspetta lei è una cosa?- domandò il ragazzo credendo di non aver capito. Certo era stato appena svegliato e quindi volle credere che fosse ancora la stanchezza a giocargli cattivi scherzi.
-Una strega- ripeté la diretta interessata, sorridendo divertita all’espressione sghemba dipinta sul suo volto
-Ah. Quindi sei una strega… strega?-
-Hai visto altre streghe prima d’ora?- gli domandò Annie osservandolo con un sopracciglio sollevato verso l’alto.
-No, è che magar… OH PORCA TROIA!- George era sbiancato come un lenzuolo, facendo per guardarsi nervosamente i piedi, si rese di essersi sollevato di almeno un metro dal pavimento. Le labbra del fantasma si spalancarono in una grande “O” mentre sul volto della strega si dipinse un sorrisetto compiaciuto mentre oscillava piano le dita, facendo fremere il povero ragazzo con i suoi continui e repentini su e giù. Posato con le spalle al muro, e le braccia conserte al petto, Mitchell nel frattempo osservava la scena con gli occhi svuotati, rivolti in realtà verso i suoi stessi pensieri. Si chiese se quello che stava facendo fosse la cosa più giusta per la sua buona condotta, ma soprattutto per l’incolumità di Serena.
Quando finalmente la strega lo fece scendere,  George si rese definitivamente conto della legittimità dei poteri della ragazza, e le porse le sue scuse. Successivamente, quasi lanciandosi uno sguardo complice e fugace con il suo amico vampiro, Annie si sollevò dal divano, e immediatamente afferrò per un braccio il giovane lupo.
-Vado a preparare la colazione. Mi aiuti?- gli domandò lanciando un’ultima occhiata al vampiro, che staccandosi dalla parete, avanzò lentamente contro la brunetta che, intanto, stava ripiegando con cura il plaid con cui era stata coperta.
-Serena- giunse alle sue spalle, chiamandola piano. Tuttavia, la giovane non smise di continuare a fare quello che stava facendo, rassettando le sue cose e mettendo tutto al proprio ordine originario. Non voleva guardarlo, sapeva che cosa voleva proporle, lo intuiva da quello sguardo che, pur non potendo vederlo direttamente, sentiva su di sé come una carezza protettiva. Un tocco caldo, vellutato e al contempo seducente. Tutto questo era male per lei. Male puro. E non poteva permettersi di commettere altri errori.
-Serena, ascolta…-
-Non posso restare qui, Mitchell- tagliò corto lei, sempre evitando il suo sguardo.
-E dove pensi di andare tutta sola? E se i vampiri che hanno ucciso Veronica tornassero a cercarti?- le domandò alterando appena il tono di voce, seguendola ovunque andasse, con i piedi nudi in lungo e in largo per il suo salotto. Guardando ovunque, volteggiando leggera nella convinzione che così facendo sarebbe riuscita ad evitare il suo sguardo ancora a lungo.
-A tre di loro ho già dato quello che si meritavano. Degli altri due non mi importa. E onestamente di quello che farò non ti riguarda- rispose fredda e seriosa quando, afferrandola prontamente per un polso, il vampiro la fece voltare bruscamente, facendola sbattere contro il suo ampio petto. Con le mani premute sul suo torso, rivestito soltanto dalla stoffa sottile della canottiera scura, Serena osservò il moro trapassarla con lo sguardo autoritario e severo:
-Mi riguarda e come… - rispose lui a denti stretti. I due si fissarono ancora, intensamente, lasciando che fossero proprio i loro occhi a parlare per loro. Un silenzio quasi tombale li avvolse completamente. Per quanto non volesse ammetterlo, le intenzioni di Mitchell erano più che sincere, ma sentiva qualcosa che la frenava, che la bloccava. Così, pressando le mani sul suo petto, la giovane si discostò da lui, fissandolo in cagnesco.
-Non credere di avere una chissà quale assurda pretesa da vampiro su di me soltanto perché mi hai risparmiata- le mani di Serena tremavano, aveva gli occhi lucidi. La sua emotività poteva trascinarla in un baratro dal quale non sarebbe più riemersa. E non poteva permettersi di essere debole, soprattutto innanzi a lui. Mitchell, dal canto suo, non le rispose subito. Avanzò verso di lei, lentamente, ammirandola mentre ancora una volta si riprendeva quel loro invitante gioco della guardia e ladri dove lui, il predatore, più si avvicinava e più faceva arretrare la sua povera vittima. A lungo andare però, la giovane strega si ritrovò la via bloccata dal divano sul qualche dormiva poco prima, e constatando che il vampiro non mostrava alcun segno d’arresto, alla poveretta non restò altro che sedersi, continuando a mantenere vivo e vitale il contatto visivo con lui.
-Come puoi garantirmi che con me dentro casa non perderai nuovamente il controllo come stanotte?- domandò cinica mentre il vampiro si cucciava ai suoi piedi, così che potesse più comodamente guardarla negli occhi. Mitchell si morse il labbro inferiore, accorciando appena le distanze fra i loro corpi. Anche se era letteralmente in ginocchio, il vampiro era sempre più grande rispetto alla giovane strega, che in un istante si sentì braccata e disarmata.
-Non posso- rispose lui. Secco, serissimo. Serena odiava quel suo sguardo, puntato come un’arma letale contro di lei. Odiava quei suoi occhi così profondi ed enigmatici. Poteva tuffarsi al suo interno senza sapere dove sarebbe finita, annegando in una distesa di tenebre. Eppure non poteva farne a meno; proprio ciò che doveva disgustarla di più al mondo, l’attirava, l’incuriosiva.
-Ma stai pur certa, che restando qui non dovrai temere nessuno…- con un tocco leggero e improvviso, le dita del vampiro si erano allungate sulla gamba, nuda e liscia della strega. Cominciò afferrandole con delicatezza la caviglia nella sua mano grande e vigorosa, salendo poi lungo la gamba, solleticandole appena il polpaccio. Serena patì un lunghissimo ed estenuante brivido spietato percuoterla tutta, fermandosi nel suo ventre caldo. Le sue dita sottili si aggrapparono alla stoffa del divano, stringendola sempre più forte tra le sue mani, quasi sentendo dolore.
-A parte me…- ghignò il vampiro, abbassando di qualche tono la voce. Le sue parole erano come un sibilo roco che trasudava desiderio da ogni sua singola sillaba, proprio come le sue dita, che strisciando sul ginocchio della ragazza, avanzarono audacemente sulla pelle succosa della sua coscia, massaggiandola, pizzicandola dispettosamente mentre osservava compiaciuto le gote arrossate e il respiro affannato della strega, che pur essendosi irrigidita lo lasciava fare. Serena per la prima volta sentì un fuoco ardere nel suo giovane petto. Era talmente rovente da farle male, ma era piacevole. Un calore così sconosciuto che la travolgeva in una spirale di sospiri molto pericolosi. Poi però, l’ultimo briciolo di razionalità che era sopravvissuto al rogo nei suoi pensieri provocato dal vampiro, con uno scatto repentino della mano, la ragazza riuscì a fermarlo non appena lo sentì addentrarsi al di sotto della gonna del vestitino scuro. Ma non lo scansò via. Lo bloccò e basta, chinandosi a sua volta contro il viso di Mitchell, lasciando che fossero pochi centimetri a separarli da una vicinanza fatale:
-E questa non sarebbe una pretesa del cazzo da vampiro?- ghignò lei soffiandogli sulle labbra. il suo fiato caldo quasi gli entrò in bocca, il suo profumo intenso invase le sue narici. Ancora una volta, fu tentato dal suo naturale istinto animalesco, tanto da avvinghiare la sua mano sulla carne morbida della strega, facendola fremere.  Mitchell, prese un respiro profondo, travagliato, sfiorando appena il naso della ragazza con il suo, lasciando poi combaciare la superficie della sua fronte con quella della bruna, sorridendo malevolo. Quella strega sapeva bene come provocarlo, ma lui sapeva anche che resisterle e contrattaccare l’avrebbe mandata fuori di testa.
-No…- sussurrò piano sulle sue labbra –È una promessa- rispose infine cercando i suoi grandi occhi verdi, che brillavano come se fossero impregnati di una luce torbida ed invitante. 
-Bene- affermò in fine lei. Sorridendogli maligna. E sapeva che quella sua espressione eccitante e odiosa al tempo stesso non preannunciava nulla di buono. Infatti, con un agile scatto della mano, Mitchell si sentì trascinare da una forza più grande di lui. Una spinta che lo sollevò da terra, facendolo cadere a peso morto contro il secondi divano di pelle che sostava alle sue spalle, per poi farlo rotolare pesantemente al terreno, facendo vibrare il tavolino basso che divideva i sue grandi sofà del salotto. Ridacchiando appena, divertito infastidito dalla sua presa di posizione, osservò la giovane donna sostare in piedi innanzi a lui, con le braccia conserte e lo sguardo fisso contro di lui.
-Tu lo sai che non finisce qui, vero?- domandò lui, osservandola con un languido e seducente sguardo di sfida,
-Lo so. E non mi tiro indietro, succhia sangue…- rispose lei voltandogli poi le spalle, uscendo dal salotto. Le fiamme dentro di lei sembravano essersi assopite. Ma non si erano spente affatto. In quel esatto momento allora, Serena ebbe paura. Non di rischiare la vita continuamente, non di non essere in grado di gestire i suoi poteri; ma che tutto questo cominciasse aa appagarla. E sotto sotto le piaceva. Le piaceva e come.

*Angolino di Virgy*
Come al solito in ritardo, ecco a voi il nuovo capitolo. Spero vivamente che la storia sia di vostro gradimento. Ogni commento o suggerimento sono ben accetti. Da parte mia cercherò di aggiornare il prima possibile, anche se l'università mi sta letteralmente con il fiato sul collo. T_T 
Non mi resta che augurarvi una buona lettura. 
Un bacio
-V-
  
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