Lights go down
– A Delena story
Cap. 1
Mystic Falls, 13
Febbraio 2014
Spengo le
ultime luci in cucina e, con uno scatto veloce, dovuto più
ad un
istinto di sopravvivenza, mi fiondo sul divano
sotto il caldo tepore del plaid
di flanella.
"Credo che
la caldaia abbia smesso di
funzionare. Di nuovo."
"Io non sento freddo, mamma", dice lei indifferente affondando
il cucchiaio nel barattolo di gelato che noto soltanto adesso, mentre
il mio
labbro inferiore continua a tremare per il freddo.
"Sei diventata matta?" sbianco cercando di divincolarmi dal groviglio
in cui mi sono appena accoccolata per strapparle di mano quel
concentrato di
zuccheri.
Ci sono
zero gradi ed è inverno inoltrato,
quanto salutare può essere per una bimba di tre anni
strafogarsi di gelato
prima di andare a letto?
"Ehi!"
urla con la sua vocina
stridula mentre cerco invano il coperchio del barattolo tentatore.
"Pensavo non ce ne fosse nemmeno in freezer"
"Lo ha comprato zio Stefan per me, ridammelo o non vado a letto"
"Andiamoci piano con i ricatti, signorina. Vedrai, zio Stefan mi
sentirà,
ma prima, questo finisce direttamente nel cestino dei rifiuti"
"Non puoi buttare nei rifiuti un barattolo di gelato Oreo,
ti
arresteranno mamma"
"Oh fidati, correrò il rischio e tu filerai a letto. Adesso."
Le dico
con un tono che non ammette
repliche e lei serra i suoi occhioni blu riducendoli a due fessure,
stringendo
i piccoli pugni come se si stesse trattenendo dal fare qualcosa.
"Sei la
mamma meno simpatica del
mondo, lo sai?"
"Non fai che ripetermelo, comincio a crederci"
Con
ciò che somiglia ad un piccolo
grugnito, scivola giù dal divano muovendosi veloce verso le
scale del piano di
sopra, i capelli incasinati come sempre in una specie di chignon sopra
la
testa, il pigiama intero di quasi una taglia più grande
regalatole da Caroline
con la simpatica scritta: -keep calm and i'm a panda-,
mentre
sussurra sottovoce parole contrariate rivolte alla sottoscritta.
"Vengo a
rimboccarti le coperte tra
un attimo e pretendo il mio bacio della buonanotte!"
Le grido
dietro ma la sento accelerare il
passo correndo per le scale fin quando non raggiunge la porta di camera
sua che
si chiude dietro con un tonfo.
Sospiro e
le concedo un attimo di
tranquillità perché conosco quella piccola peste
e so di cosa è capace, so che
ha bisogno dei suoi tempi e dei suoi piccoli sfoghi isterici soffocati
nel
soffice cuscino di Winnie-The Pooh.
Cerco di mettere in ordine il soggiorno liberando il piccolo tavolino
di vetro
su cui ha lasciato tutti i suoi pastelli che, con un sospiro, ripongo
nella
cesta della sue cose per il disegno; lascio poi un
messaggio nella
segreteria della mia migliore amica e, dopo aver spento la tv non
c’è più nulla
che mi trattiene dall’affrontare la piccola Crudelia.
Busso
piano alla sua porta ma non ricevo
risposta, mi decido ad aprirla lentamente e la vedo subito, sdraiata di
fronte
a me nel suo largo lettone, mi da le spalle e respira piano ed
è ancora così
piccola, così indifesa nonostante il caratteraccio di cui fa
spesso largo
sfoggio.
Mi
avvicino e so bene che ha avvertito la
mia presenza perché si sposta impercettibilmente stringendo
il cuscino ed io ne
approfitto per sedermi appena sul bordo del materasso, allungando la
mano per
accarezzarle i capelli.
"Coraggio
scimmietta, dammi un bacio
prima che la polizia venga ad arrestarmi per il reato commesso contro
il
barattolo di gelato"
"Non sei divertente", mormora soffocando un sorriso tra i cuscini e
liberando il respiro che trattenevo, ne approfitto per solleticarle lo
stomaco
sentendola contorcersi sotto di me, fin quando, voltandosi, non mi
prega di
smetterla, inondando la stanza con il suono delle sue risate.
Mi fermo e lei mi fissa con gli occhi lucidi mentre regolarizza il suo
respiro
e una ciocca ribelle le accarezza le guance colorate di rosa.
La sua
bellezza è disarmante e, in momenti
come questi, mi chiedo cosa abbia mai fatto per essere così
fortunata da
meritare un dono simile.
"Zio
Stefan ci rimarrà così
male", dice d’un tratto riprendendo la questione del gelato.
"Sopravvivrà, insomma deve restare vivo per poter sentire
tutte le belle
cose che ho da dirgli"
"Mamma sei…"
"…noiosa, lo so scimmietta. Lo so. Ma un giorno, quando
sarai bella e in
salute ringrazierai la tua vecchia mamma noiosa", dico aggravando la
voce,
solleticandole di nuovo il pancino.
Un’altra
risata la scuote prima che
allontani la mia mano, "sarò bella come te, mamma?
Perché tutti dicono
sempre che non ti somiglio tanto ed io voglio essere proprio come te da
grande…meno noiosa e più divertente
però".
Fa quella
faccetta furba, ammiccando
leggermente e mi trattengo dal dirle a chi somiglia veramente,
perché è così
maledettamente uguale a lui ogni
giorno che passa.
Il
promemoria vivente di quanto incasinata
sia la mia vita ma, a cui rivolgo una preghiera silenziosa, per avermi
concesso
la possibilità di poterla avere accanto, in modo da rendere
più luminoso ogni
mio istante.
"Mi basta
che tu abbia le idee
chiare", la faccio una linguaccia che lei ricambia prima di sporgersi
leggermente e lasciarmi un bacio sulla guancia, è
così travolgente persino in
questi piccoli gesti, mi afferra la testa e lo scocca sonoro prima di
rimettersi in posizione orizzontale sorridendo in modo disarmante.
La amo.
Le riempio
le guanciotte della mia buona
dose di baci che la fa urlare, ridere e dimenarsi, per poi scioglierle
i
capelli che morbidi ricadono sul cuscino.
Pesca,
vaniglia e il suo adorabile odore
da mocciosa.
"A letto,
scimmietta"
"Notte mamma".
Quando
entro in camera mia, decisa a fare
una lunga doccia per scrollarmi di dosso lo stress del lungo turno di
oggi in
ospedale, il mio cellulare vibra senza sosta sul comodino ed il nome di
Caroline lampeggia sullo schermo.
"Ci hai
messo meno del previsto
stavolta a richiamarmi"
"Lui è
in città. E’ arrivato ieri per il matrimonio, non
sapevo che Klaus lo avesse contattato Elena, credimi. Abbiamo appena
finito di
litigare e per poco non lo prendevo a pugni. Dio, tu e Stefan mi
ucciderete!"
"Wow rallenta Care, una sillaba per volta e magari cerca di rendere
chiaro
il soggetto della frase, che ne dici?"
"Damon.
Damon è in
città."
Le gambe
mi cedono ed è una fortuna che
sia vicina al letto o non avrei la forza di rialzarmi dal pavimento
dopo la
bomba che la mia migliore amica ha appena sganciato.
"Cosa?", è tutto quello che riesco formulare sperando
davvero che
stia scherzando.
"Oddio Elena ti prego
non prenderla così, so che è terribile ma lui e
Klaus sono andati a scuola insieme, lo sai…erano
praticamente inseparabili alle
superiori, si saranno anche persi di vista ma a quanto pare non hanno
mai perso
del tutto i contatti, nonostante puoi star certa che il mio stupido
futuro
marito non abbia mai fatto parola del resto. Tutto si limitava ai
classici
biglietti di auguri per Natale e per il Ringraziamento, sai quanto
è noioso
Klaus quando si tratta di queste cose.”
“Lui non
tornerebbe mai in
Virginia”.
Riesco a
malapena a sussurrare quelle
parole stoppando involontariamente uno dei classici monologhi di
Caroline.
“Anch’io pensavo non
muovesse più il culo
da NY ormai ma a quanto pare approfitterà del matrimonio per
occuparsi anche di
affari insieme a Klaus o quantomeno così mi è
parso di capire prima che
zittissi quell’idiota.”
“Il matrimonio è fra tre settimane, Care. Come
diavolo faccio ad evitarlo per
tutto questo tempo? Mystic Falls è un buco,noi…noi non
riusciremo mai ad evitarlo”
“Troverete un
modo…lo troveremo insieme, te lo prometto.”
“Senti devo andare, ho appena fatto il bagno a Charlie e
adesso devo metterla a
letto”
“Vengo da te,
dammi dieci minuti e sono lì…devo solo sistemare
alcune cose e…”
“Care, no. Non riuscirei nemmeno a parlarne adesso, ho
bisogno di questa notte
per metabolizzare la cosa e provare a cercare una soluzione a questo
casino. Ti
prego, ne ho bisogno. Ti aspetto domani per la colazione
così puoi dare uno
strappo a me e a Charlie se ti va, ok?”
“Sei molto
brava con le parole, Elena Gilbert. Lo sai, vero?”
“Lo so”, dico rilasciando un profondo sospiro.
“Promettimi
soltanto…”
“A domani, Caroline”
Disconnetto
la chiamata perché non mi va
di fare promesse vane, non c’è modo che riesca a
passare anche un solo secondo
di questa notte senza pensare al fatto di aver improvvisamente perso
tutte le
certezze che credevo di avere sino ad un quarto d’ora fa.
Il vento
della tragedia che si è appena
abbattuto nella mia vita ha la forza di un tornado e non ero preparata
a
questo.
“Mammina”
Mi volto
verso la porta e la piccola umana
è lì a strofinarsi l’occhio destro con
la mano mentre con l’altra, regge il suo
orsacchiotto sostenendosi alla maniglia.
“Posso
dormire con te, stanotte?”
“Certo, vieni qui amore".
Balbetto
spostandomi e raggiungendo il mio
lato, lei esita qualche secondo, probabilmente sorpresa da questo via
libera
ma, ho bisogno di stringerla per avere la forza di chiudere gli occhi.
I suoi
morbidi passi sono un delicato
tonfo sulla moquette prima di tuffarsi nel materasso aspettandomi
impaziente.
Con un sospiro, rinuncio alla lunga doccia che avevo in programma, mi
sfilo le
scarpe, tolgo i jeans e poi mi stringo a lei sotto il caldo piumone.
“Domani
mi porta zia Caroline a
scuola?”, chiede soffocando un adorabile sbadiglio.
“Si, scimmietta ma adesso è tardi, cerca di
dormire”.
“Dormiamo insieme, mamma”.
Annuisco
prima che socchiuda gli occhi e
vorrei tanto poterlo fare davvero.
Mystic
Falls, 23 Maggio 2009.
“Voglio
dire, chi si porta dietro i compiti durante la notte
della cometa?
Tra poco saranno tutti sbronzi!”
“Qualcuno a cui interessa prendere un diploma,
forse” mi dice in tono morbido,
“da quando mio fratello ha vinto quella borsa di studio per
il college, mio
padre ha aspettative altissime nei miei confronti, Elena. Devo ottenere
un punteggio
alto questo fine semestre se voglio avere le stesse
possibilità di Damon.”
Sbuffo
perché so che è inutile ribattere, non
riuscirà a staccare gli occhi da quel
libro per il resto della serata, non so nemmeno come o
perché si sia convinto
ad accompagnarmi, ad essere onesti.
“Senti”, sospira rilassando i muscoli del volto
avvicinandosi a me e stringendo
deciso il suo libro tra le mani, “perché non
raggiungi Bonnie e Caroline? Non
voglio annoiarti ed ho davvero bisogno di finire questo capitolo.
Prometto di
raggiungerti subito dopo e a quel punto dovrai implorarmi per lasciarti
andare”.
Ammicca e
inarco le sopracciglia perché sta davvero tentando
così tanto. Urlo mentalmente
a me stessa di trattenere il sorriso e annuisco semplicemente prima di
mollare la
sua mano e allontanarmi.
Non
raggiungo Caroline e Bonnie bivaccate sul tronco di un albero a ridere
di
chissà cosa, mi allontano dalla festa e dal chiassoso gruppo
smanettando con il
cellulare quando all’improvviso urto e rimbalzo contro
qualcosa, o meglio
qualcuno.
“Che
diavolo…”, alzo lo sguardo intontita e mi trovo
davanti due occhi blu
illuminati dalla notte, incorniciati in un viso perfetto e delle labbra
piene
che si incurvano in un sorriso mentre mi massaggio la testa dolorante.
“Sta
più
attento!”
Non so
perché all’improvviso suono tanto maleducata ma
distolgo subito lo sguardo in
preda all'imbarazzo.
“Sei tu ad
essermi venuta addosso”
Inclina la
testa e il sorrisetto beffardo gli si allarga in volto mentre quei fari
accecanti passano velocemente in rassegna ogni centimetro del mio corpo.
“Bhe tipo
inquietante, mi sarei risparmiata la botta in testa se tu non ti fossi
aggirato
come un fantasma nel bel mezzo dl nulla”.
“Senti chi
parla…tu probabilmente invece ti
sarai persa mentre cercavi di
tornare a casa spaventata che scadesse il coprifuoco”
“Che tipo irritante!”
“Che fanciulla dispettosa e incantevole”.
Mai, in
tutta la mia vita, un sorriso tanto bello e magnetico, è
riuscito a suscitarmi
una reazione tanto sgradevole e negativa.
Da dove
diavolo è venuto fuori questo tizio?
“ELENA!”
Sento Stefan
chiamarmi affannato mentre corre per raggiungermi ma si blocca quasi
subito, ad
appena pochi metri da me, incredulo e senza più fiato.
“Le cose si
fanno interessanti…”
Il tizio
ride sottecchi e davvero non capisco cosa stia succendo.
“Ciao
fratello!”
Esclama con
un tono un po’ più alto e mi volto di nuovo verso
di lui, con la bocca
spalancata per la sorpresa.
“Damon.
Quando sei tornato?”
“Qualche ora fa. Giusto in tempo per godermi le gioie di
questa deliziosa
cittadina.”
Mi fissa
profondamente facendomi l’occhiolino e il mio naso si storce
in preda al
fastidio ma Stefan sembra non accorgersene e finalmente si muove
fiondandosi
tra le braccia del fratello.
“E’
bello
averti qui”.
Oh Stefan.