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Autore: rapunzel18    11/06/2014    2 recensioni
Sono passati quasi quattro anni. Anni carichi di silenzi, rancori e qualche piccolo, grande segreto.
Damon ed Elena, umani e con un ingombrante bagaglio di questioni irrisolte.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Lights go down – A  Delena story

 

Cap. 1

Mystic Falls, 13 Febbraio  2014

Spengo le ultime luci in cucina e, con uno scatto veloce, dovuto più ad un istinto di sopravvivenza, mi fiondo sul divano sotto il caldo tepore del plaid di flanella.

"Credo che la caldaia abbia smesso di funzionare. Di nuovo."
"Io non sento freddo, mamma", dice lei indifferente affondando il cucchiaio nel barattolo di gelato che noto soltanto adesso, mentre il mio labbro inferiore continua a tremare per il freddo.
"Sei diventata matta?" sbianco cercando di divincolarmi dal groviglio in cui mi sono appena accoccolata per strapparle di mano quel concentrato di zuccheri.

Ci sono zero gradi ed è inverno inoltrato, quanto salutare può essere per una bimba di tre anni strafogarsi di gelato prima di andare a letto?

"Ehi!" urla con la sua vocina stridula mentre cerco invano il coperchio del barattolo tentatore.
"Pensavo non ce ne fosse nemmeno in freezer"
"Lo ha comprato zio Stefan per me, ridammelo o non vado a letto"
"Andiamoci piano con i ricatti, signorina. Vedrai, zio Stefan mi sentirà, ma prima, questo finisce direttamente nel cestino dei rifiuti"
"Non puoi buttare nei rifiuti un barattolo di gelato Oreo, ti arresteranno mamma"
"Oh fidati, correrò il rischio e tu filerai a letto. Adesso."

Le dico con un tono che non ammette repliche e lei serra i suoi occhioni blu riducendoli a due fessure, stringendo i piccoli pugni come se si stesse trattenendo dal fare qualcosa.

"Sei la mamma meno simpatica del mondo, lo sai?"
"Non fai che ripetermelo, comincio a crederci"

Con ciò che somiglia ad un piccolo grugnito, scivola giù dal divano muovendosi veloce verso le scale del piano di sopra, i capelli incasinati come sempre in una specie di chignon sopra la testa, il pigiama intero di quasi una taglia più grande regalatole da Caroline con la simpatica scritta: -keep calm and i'm a panda-, mentre sussurra sottovoce parole contrariate rivolte alla sottoscritta.

"Vengo a rimboccarti le coperte tra un attimo e pretendo il mio bacio della buonanotte!"

Le grido dietro ma la sento accelerare il passo correndo per le scale fin quando non raggiunge la porta di camera sua che si chiude dietro con un tonfo.

Sospiro e le concedo un attimo di tranquillità perché conosco quella piccola peste e so di cosa è capace, so che ha bisogno dei suoi tempi e dei suoi piccoli sfoghi isterici soffocati nel soffice cuscino di Winnie-The Pooh
Cerco di mettere in ordine il soggiorno liberando il piccolo tavolino di vetro su cui ha lasciato tutti i suoi pastelli che, con un sospiro, ripongo nella cesta della sue cose per il disegno;  lascio poi un messaggio nella segreteria della mia migliore amica e, dopo aver spento la tv non c’è più nulla che mi trattiene dall’affrontare la piccola Crudelia.

Busso piano alla sua porta ma non ricevo risposta, mi decido ad aprirla lentamente e la vedo subito, sdraiata di fronte a me nel suo largo lettone, mi da le spalle e respira piano ed è ancora così piccola, così indifesa nonostante il caratteraccio di cui fa spesso largo sfoggio.

Mi avvicino e so bene che ha avvertito la mia presenza perché si sposta impercettibilmente stringendo il cuscino ed io ne approfitto per sedermi appena sul bordo del materasso, allungando la mano per accarezzarle i capelli.

"Coraggio scimmietta, dammi un bacio prima che la polizia venga ad arrestarmi per il reato commesso contro il barattolo di gelato"
"Non sei divertente", mormora soffocando un sorriso tra i cuscini e liberando il respiro che trattenevo, ne approfitto per solleticarle lo stomaco sentendola contorcersi sotto di me, fin quando, voltandosi, non mi prega di smetterla, inondando la stanza con il suono delle sue risate.
Mi fermo e lei mi fissa con gli occhi lucidi mentre regolarizza il suo respiro e una ciocca ribelle le accarezza le guance colorate di rosa.

La sua bellezza è disarmante e, in momenti come questi, mi chiedo cosa abbia mai fatto per essere così fortunata da meritare un dono simile.

"Zio Stefan ci rimarrà così male", dice d’un tratto riprendendo la questione del gelato.
"Sopravvivrà, insomma deve restare vivo per poter sentire tutte le belle cose che ho da dirgli"
"Mamma sei…"
"…noiosa, lo so scimmietta. Lo so. Ma un giorno, quando sarai bella e in salute ringrazierai la tua vecchia mamma noiosa", dico aggravando la voce, solleticandole di nuovo il pancino.

Un’altra risata la scuote prima che allontani la mia mano, "sarò bella come te, mamma? Perché tutti dicono sempre che non ti somiglio tanto ed io voglio essere proprio come te da grande…meno noiosa e più divertente però".

Fa quella faccetta furba, ammiccando leggermente e mi trattengo dal dirle a chi somiglia veramente, perché è così maledettamente uguale a lui ogni giorno che passa. 

Il promemoria vivente di quanto incasinata sia la mia vita ma, a cui rivolgo una preghiera silenziosa, per avermi concesso la possibilità di poterla avere accanto, in modo da rendere più luminoso ogni mio istante.

"Mi basta che tu abbia le idee chiare", la faccio una linguaccia che lei ricambia prima di sporgersi leggermente e lasciarmi un bacio sulla guancia, è così travolgente persino in questi piccoli gesti, mi afferra la testa e lo scocca sonoro prima di rimettersi in posizione orizzontale sorridendo in modo disarmante.

La amo.

Le riempio le guanciotte della mia buona dose di baci che la fa urlare, ridere e dimenarsi, per poi scioglierle i capelli che morbidi ricadono sul cuscino. 

Pesca, vaniglia e il suo adorabile odore da mocciosa.

"A letto, scimmietta"
"Notte mamma".

Quando entro in camera mia, decisa a fare una lunga doccia per scrollarmi di dosso lo stress del lungo turno di oggi in ospedale, il mio cellulare vibra senza sosta sul comodino ed il nome di Caroline lampeggia sullo schermo.

"Ci hai messo meno del previsto stavolta a richiamarmi"
"Lui è in città. E’ arrivato ieri per il matrimonio, non sapevo che Klaus lo avesse contattato Elena, credimi. Abbiamo appena finito di litigare e per poco non lo prendevo a pugni. Dio, tu e Stefan mi ucciderete!"
"Wow rallenta Care, una sillaba per volta e magari cerca di rendere chiaro il soggetto della frase, che ne dici?"

"Damon. Damon è in città."

Le gambe mi cedono ed è una fortuna che sia vicina al letto o non avrei la forza di rialzarmi dal pavimento dopo la bomba che la mia migliore amica ha appena sganciato.
"Cosa?", è tutto quello che riesco formulare sperando davvero che stia scherzando.
"Oddio Elena ti prego non prenderla così, so che è terribile ma lui e Klaus sono andati a scuola insieme, lo sai…erano praticamente inseparabili alle superiori, si saranno anche persi di vista ma a quanto pare non hanno mai perso del tutto i contatti, nonostante puoi star certa che il mio stupido futuro marito non abbia mai fatto parola del resto. Tutto si limitava ai classici biglietti di auguri per Natale e per il Ringraziamento, sai quanto è noioso Klaus quando si tratta di queste cose.

Lui non tornerebbe mai in Virginia”.

Riesco a malapena a sussurrare quelle parole stoppando involontariamente uno dei classici monologhi di Caroline.

Anch’io pensavo non muovesse più il culo da NY ormai ma a quanto pare approfitterà del matrimonio per occuparsi anche di affari insieme a Klaus o quantomeno così mi è parso di capire prima che zittissi quell’idiota.
“Il matrimonio è fra tre settimane, Care. Come diavolo faccio ad evitarlo per tutto questo tempo? Mystic Falls è un buco,noinoi non riusciremo mai ad evitarlo”
Troverete un modo…lo troveremo insieme, te lo prometto.
“Senti devo andare, ho appena fatto il bagno a Charlie e adesso devo metterla a letto”
Vengo da te, dammi dieci minuti e sono lì…devo solo sistemare alcune cose e…
“Care, no. Non riuscirei nemmeno a parlarne adesso, ho bisogno di questa notte per metabolizzare la cosa e provare a cercare una soluzione a questo casino. Ti prego, ne ho bisogno. Ti aspetto domani per la colazione così puoi dare uno strappo a me e a Charlie se ti va, ok?”
Sei molto brava con le parole, Elena Gilbert. Lo sai, vero?
“Lo so”, dico rilasciando un profondo sospiro.
Promettimi soltanto…
“A domani, Caroline”

Disconnetto la chiamata perché non mi va di fare promesse vane, non c’è modo che riesca a passare anche un solo secondo di questa notte senza pensare al fatto di aver improvvisamente perso tutte le certezze che credevo di avere sino ad un quarto d’ora fa.

Il vento della tragedia che si è appena abbattuto nella mia vita ha la forza di un tornado e non ero preparata a questo.

Mammina

Mi volto verso la porta e la piccola umana è lì a strofinarsi l’occhio destro con la mano mentre con l’altra, regge il suo orsacchiotto sostenendosi alla maniglia.

“Posso dormire con te, stanotte?”
“Certo, vieni qui amore".

Balbetto spostandomi e raggiungendo il mio lato, lei esita qualche secondo, probabilmente sorpresa da questo via libera ma, ho bisogno di stringerla per avere la forza di chiudere gli occhi.

I suoi morbidi passi sono un delicato tonfo sulla moquette prima di tuffarsi nel materasso aspettandomi impaziente. Con un sospiro, rinuncio alla lunga doccia che avevo in programma, mi sfilo le scarpe, tolgo i jeans e poi mi stringo a lei sotto il caldo piumone.

“Domani mi porta zia Caroline a scuola?”, chiede soffocando un adorabile sbadiglio.
“Si, scimmietta ma adesso è tardi, cerca di dormire”.
“Dormiamo insieme, mamma”.

Annuisco prima che socchiuda gli occhi e vorrei tanto poterlo fare davvero.

 

Mystic Falls, 23 Maggio 2009.

“Sei un vero guastafeste, Stefan”

Dico sorridendo, tirando l’orecchio al mio adorabile ragazzo che piega le labbra in una smorfia prima di concentrarsi di nuovo sul libro di economia. 

“Voglio dire, chi si porta dietro i compiti durante la notte della cometa? Tra poco saranno tutti sbronzi!”
“Qualcuno a cui interessa prendere un diploma, forse” mi dice in tono morbido, “da quando mio fratello ha vinto quella borsa di studio per il college, mio padre ha aspettative altissime nei miei confronti, Elena. Devo ottenere un punteggio alto questo fine semestre se voglio avere le stesse possibilità di Damon.”

Sbuffo perché so che è inutile ribattere, non riuscirà a staccare gli occhi da quel libro per il resto della serata, non so nemmeno come o perché si sia convinto ad accompagnarmi, ad essere onesti.
“Senti”, sospira rilassando i muscoli del volto avvicinandosi a me e stringendo deciso il suo libro tra le mani, “perché non raggiungi Bonnie e Caroline? Non voglio annoiarti ed ho davvero bisogno di finire questo capitolo. Prometto di raggiungerti subito dopo e a quel punto dovrai implorarmi per lasciarti andare”.

Ammicca e inarco le sopracciglia perché sta davvero tentando così tanto. Urlo mentalmente a me stessa di trattenere il sorriso e annuisco semplicemente prima di mollare la sua mano e allontanarmi.

Non raggiungo Caroline e Bonnie bivaccate sul tronco di un albero a ridere di chissà cosa, mi allontano dalla festa e dal chiassoso gruppo smanettando con il cellulare quando all’improvviso urto e rimbalzo contro qualcosa, o meglio qualcuno.

“Che diavolo…”, alzo lo sguardo intontita e mi trovo davanti due occhi blu illuminati dalla notte, incorniciati in un viso perfetto e delle labbra piene che si incurvano in un sorriso mentre mi massaggio la testa dolorante.

“Sta più attento!”

Non so perché all’improvviso suono tanto maleducata ma distolgo subito lo sguardo in preda all'imbarazzo.

“Sei tu ad essermi venuta addosso”

Inclina la testa e il sorrisetto beffardo gli si allarga in volto mentre quei fari accecanti passano velocemente in rassegna ogni centimetro del mio corpo.

“Bhe tipo inquietante, mi sarei risparmiata la botta in testa se tu non ti fossi aggirato come un fantasma nel bel mezzo dl nulla”.

“Senti chi parla…tu probabilmente invece ti sarai persa mentre cercavi di tornare a casa spaventata che scadesse il coprifuoco”
“Che tipo irritante!”
“Che fanciulla dispettosa e incantevole”.

Mai, in tutta la mia vita, un sorriso tanto bello e magnetico, è riuscito a suscitarmi una reazione tanto sgradevole e negativa.

Da dove diavolo è venuto fuori questo tizio?


ELENA!”

Sento Stefan chiamarmi affannato mentre corre per raggiungermi ma si blocca quasi subito, ad appena pochi metri da me, incredulo e senza più fiato.

“Le cose si fanno interessanti…”

Il tizio ride sottecchi e davvero non capisco cosa stia succendo.

“Ciao fratello!”

Esclama con un tono un po’ più alto e mi volto di nuovo verso di lui, con la bocca spalancata per la sorpresa.

“Damon. Quando sei tornato?”
“Qualche ora fa. Giusto in tempo per godermi le gioie di questa deliziosa cittadina.”

Mi fissa profondamente facendomi l’occhiolino e il mio naso si storce in preda al fastidio ma Stefan sembra non accorgersene e finalmente si muove fiondandosi tra le braccia del fratello.

“E’ bello averti qui”.


Oh Stefan.

  
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