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Autore: PattyOnTheRollercoaster    11/06/2014    1 recensioni
«Insomma, un uomo ti bacia e subito inizia a toccarti il sedere. Che cosa dovevo pensare?»
«Ma, voglio dire, era lì. Tu eri lì, lui era poco più in basso, ho pensato che toccarlo non fosse un problema.»
Yasmine annuiva. «Certo, ma certo. A me non è dispiaciuto, a lui neanche. Ho solo… male interpretato il gesto.»
Benedict fece per dire qualcosa, ma poi rise. «Se avessi saputo che una semplice palpata avrebbe portato a tutte queste incomprensioni, mi sarei tenuto le mani in tasca.»
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Benedict Cumberbatch, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo tre
Ospite e parassita





Il parassitismo è una forma di simbiosi nella quale il parassita trae un vantaggio a spese dell’ospite, creandogli un danno biologico.

   Benedict non pensava che il vestito di Yasmine fosse eccessivo, probabilmente era adatto persino a tenere una lezione a degli adolescenti con problemi ormonali. Sobrio, lasciava scoperte le spalle e la parta alta della schiena, scollatura non troppo profonda, gonna al ginocchio. Fantasia che Benedict non avrebbe scelto ma, si sa, i gusti son gusti. Lui l’avrebbe definito: a divanetto della nonna. Era colorata sui toni dell’azzurro, ma con quei disegni che somigliavano alla tela per tende vecchio stile. Il punto non era tanto il vestito quanto chi lo indossava, capì Benedict più tardi, mentre seguiva con gli occhi Yasmine che si aggirava tranquilla fra i tecnici del suono.
   Le gambe delicate che saltellavano qua e là, e quell’angolo di pelle candida sulla schiena che lasciava presupporre una pelle liscia e sensuale nel resto del corpo. Il divanetto più sexy che possa esistere, senza dubbio, pensò Benedict distogliendo lo sguardo mentre lei si voltava.
   Negli ultimi tempi, da quando erano tornati a girare, Ben si era scoperto a struggersi su Yasmine come un dodicenne su una bici da corsa. La seguiva con gli occhi ovunque andasse, cercava di farle compagnia ad ogni occasione e scopriva ogni giorno di più che – incredibilmente – lei era fantastica. Non era proprio il suo tipo, se gli avessero chiesto qual era il suo tipo di ragazza ideale avrebbe risposto: alta, bionda e in generale non troppo longilinea. Invece Yasmine era tutto il contrario! Capelli neri e lisci come spaghetti troppo cotti, alta e decisamente longilinea. Gambe magre, seno piccolo, braccia esili come ramoscelli. Fortunatamente, poté notare Benedict con un certo piacere, aveva un lato b piuttosto pieno. Dal punto di vista fisico era contento – anche se, per come stavano le cose, le sarebbe piaciuta anche se fosse stata bassa, cicciotta e con una risata strana – era da quello caratteriale che aveva qualche difficoltà.
   «Ufff! Non vedo l’ora di buttarmi a letto, è dalle cinque di mattina che sono in giro.» Yasmine sedette affianco a Ben, che le fece spazio sulla panca e diede un’occhiata al cellulare.
   «Siamo in pausa ancora una ventina di minuti. Andiamo a prendere un caffè?»
   «Magari, se non ti scoccia accompagnarmi.» Yasmine si alzò e Benedict la imitò.
   «Figurati, non è affatto un problema.» Soprattutto se considerava il fatto che negli ultimi tempi le stava attaccato come una zecca.
  Dovevano girare una scena in esterno e avevano fatto chiudere una strada non troppo trafficata dalle sei del pomeriggio alle nove di sera, sperando di riuscire a terminare in tempo. Erano già a buon punto, anche se erano già le otto e tutti cominciavano a sentire i morsi della fame. Yasmine e Benedict girarono l’angolo e cominciarono a cercare un bar.
   «Oh, guarda quello!», la ragazza indicò una pasticceria dalla facciata color pastello, con una grossa insegna che recitava “Wild Flour”. Dalla vetrina si scorgevano dolci che facevano aumentare la salivazione tanto parevano golosi.
   Yasmine si girò verso Benedict con un sorriso a trentadue denti e gli occhi scintillanti, proprio lo sguardo al quale l’uomo non poteva resistere.    «Ci andiamo?»
   «Niente caffè?»
   «Magari fanno anche quello!»
  La ragazza si avviò con passo deciso ed entrarono nel locale. Il profumo che si respirava nell’aria era quello dei dolci appena sfornati: avvolgente e tiepido, colpiva il naso non appena si varcava la soglia. C’era un bel po’ di gente ma la coda si esaurì in fretta e presto arrivò il loro turno.
   «Buongiorno, che cosa prendete?» Un ragazzo con un grembiule recante il nome della pasticceria li accolse. Aveva le braccia e il collo tatuati, un dilatatore largo almeno un centimetro ad ogni orecchio e vari piercing sul viso. Per contro era sorridente e pareva simpatico.
   «Per me un chelsea bun, grazie», ordinò Benedict.
   Il ragazzo lo servì e poi si rivolse a Yasmine. La ragazza guardò l’espositore, senza saper scegliere. «Ah, non lo so, c’è così tanta roba. Tu che cosa mi consigli?»
  «Vediamo… se avete del tempo per fermarvi qui a mangiare, ti consiglierei una torta. La mia preferita è la torta di banane», il ragazzo si spostò lungo il bancone per indicargliela, «è una base di pasta frolla con crema di banane sul fondo, ganache al cioccolato e guarnizione di cocco tostato, è buonissima.»
   «Wow, sembra davvero ottima. Purtroppo non ho molto tempo adesso, credo che mi accontenterò di un cupcake pistacchio e fragola.»
   «D’accordo. Sono sette e ottanta, potete pagare alla cassa.»
   «Ci penso io», disse Benedict avviandosi, mentre Yasmine assaggiava già il suo dolce.
   «Oh, è buonissimo!», esclamò la ragazza alzando gli occhi al cielo, estasiata. «Credo che tornerò per quella torta.»
   Il ragazzo che stava al bancone sorrise. «Lo spero, anche se forse non farà molto piacere, al tuo fidanzato», aggiunse lanciando un’occhiata a Benedict.
   «Oh no, lui non è il mio fidanzato.»
   «Ma dai, veramente? Una bella notizia.» Allungò un braccio oltre la vetrina e porse la mano a Yasmine. «Mi chiamo Adam.»
   «Piacere, Yasmine.» La ragazza sorrise e lanciò un’occhiata a Benedict, che aveva terminato di pagare. «Scusa, ma ora devo andare. Buon lavoro!»
   Adam la salutò con un cenno della mano e si rivolse ad un nuovo cliente. Yasmine raggiunse Benedict e, non appena furono usciti dal locale, esordì con: «Ho appena incontrato l’uomo della mia vita.»
   «Il pasticcere?», domandò Ben, per nulla preoccupato dall’ennesima cotta di Yasmine.
   «Non so se è un pasticcere, ma di sciuro è un intenditore di torte. Comunque non posso andare sempre in giro con te, mi rovini la piazza.»
   «Perché?», domandò Benedict a metà morso del suo dolce, indignato.
   «Lui credeva che tu fossi il mio fidanzato.»
   L’uomo, non visto, si esibì un’espressione contrita pensando ‘magari!’. Senza riflettere, gli uscì detto: «Povero stolto, non sa che non potrà mai accadere.»
   Yasmine si bloccò in mezzo al marciapiede. All’improvviso il cuore le aveva fatto un brutto capitombolo, come se fosse scivolato all’altezza dello stomaco. Cosa voleva dire Benedict? Che due come loro, una scrittrice in erba e un attore in rapida ascesa, non sarebbero mai potuti stare assieme? Che una ragazza pazza non poteva piacere ad un uomo elegante, raffinato, simpatico e buono come Benedict?
   «Yasmine?» Ben, più avanti di parecchi passi, si voltò a cercarla.
   «Scusa! Mi era parso- Ho visto… uno che conosco, ma non è così. Eccomi.» La ragazza si affrettò a raggiungerlo e, senza farsi vedere, gettò il resto del cupcake in un bidone dell’immondizia. Le si era chiuso lo stomaco.

Il parassita ha rapporti con un solo ospite ma questi può avere rapporti con più parassiti.

   «Cin-cin!» Il coro di voci si levò fragoroso dal tavolo, mentre tutti brindavano alzando i bicchieri.
  Le riprese erano terminate, era l’ultima sera in cui sarebbero stati tutti assieme. Il giorno dopo quasi tutti sarebbero ripartiti per le rispettive città, mentre al regista e ai tecnici spettava ancora l’arduo compito di montare le scene. Avevano cenato tutti quanti nel ristorante dell’hotel ma dopo cena alcuni avevano deciso di andare a bere qualcosa in un pub. Erano Benedict e la sua co-protagonista, Anna Sophia, Dominic e Yasmine.
   «Dilettanti», stava dicendo Dominic a quella che doveva essere la sua quarta o quinta ordinazione. «Non sapete bere. Basta non mischiare le cose.» In effetti era andato avanti di birra tutta la serata, e sembrava in grado di recitare l’alfabeto al contrario.
   Yasmine, che non beveva spesso e aveva preso un irish coffé e, in seguito a parecchie insistenze, una birra leggera, doveva ammettere che ogni tanto sentiva la testa come muoversi per conto proprio. O girare. O forse era lei che la girava e non se ne rendeva conto.
   «Forse dovremmo ordinare qualcosa da mangiare», propose Benedict alzando un braccio per chiamare un cameriere. «Patatine per quattro, grazie.»
   «Vado un attimo fuori, okay?» Yasmine si alzò, leggermente barcollante sui tacchi, e uscì dal locale.
   Gli ultimi mesi erano stati… complessi. Era felice che fossero finite le riprese, così sarebbe potuta tornare a casa e si sarebbe liberata la mente da tutti i dubbi che nelle ultime settimane l’avevano assalita. La ragazza si guardò attorno e respirò l’aria fresca della sera. La strada non era molto trafficata, le uniche fonti di luce oltre ai lampioni erano le insegne di altri locali o dei supermarket aperti 24h. Il cielo era scuro e senza stelle. Sì, si disse Yasmine, quello era un buon momento per ammetterlo: sono attratta da Benedict.
   Ecco perché doveva tornare di corsa a Londra e possibilmente non rivederlo mai più. Okay, forse si sarebbero rivisti alla prima del film, ma mancavano mesi, e poi non erano costretti a tenersi in contatto. Sarebbe stato meglio così, soprattutto dato che Benedict la considerava alla stregua di una bambina. Era stato piuttosto chiaro su quello. Oh be’, non era stato chiaro, chiaro sarebbe stato se avesse detto: «Yasmine, sei troppo giovane e immatura per me. Cerco qualcuno con cui avere una relazione stabile, non qualcuno con cui andare in Messico.» Non lo aveva detto proprio così, ma se mai glielo avesse chiesto, Yasmine immaginava che la sua risposta sarebbe stata quella.
   In fondo, non sarebbe certo potuta andare diversamente. Benedict era un uomo colto, intelligente, un attore capace e una delle persone più disponibili e simpatiche che Yasmine avesse mai incontrato. Lei invece era solo… Yasmine. Era avventata, volubile, odiava lo sport (cosa che Benedict adorava) e le sue giornate erano sempre un grosso punto interrogativo. Erano troppo diversi per essere qualcosa di più che semplici amici. Yasmine aveva sempre pensato che la persona che l’avrebbe incantata sarebbe stato qualcuno come lei, invece si ritrovava attratta da qualcuno che era l’opposto di lei!
   La ragazza scosse la testa, immersa nei suoi pensieri. La cosa migliore sarebbe stata tornare a casa, al suo lavoro, ai suoi amici, e dimenticare quella storia.
   «Hei ciao!»
   Yasmine si volse e vide un ragazzo che stava attraversando la strada, lasciando un gruppo di amici indietro. «Adam, ciao!»
   «Come stai?»
   «Tutto bene, e tu?», chiese Yasmine tentando di ridarsi un contegno. Era tornata un paio di volte alla ‘Wild Flour’, che era diventata il suo paradiso nei momenti di stanchezza o sconforto. Mangiare un dolce era sempre consolatorio, anche se quel posto lo aveva scoperto con Benedict, e le ricordava lui.
   «Benissimo, sono in giro con alcuni amici.»
   «Domani non lavori?» Nel tempo che aveva trascorso alla pasticceria aveva avuto modo di conoscere meglio Adam. Sapeva che la pasticceria apriva molto presto, e che spesso lui doveva alzarsi alle cinque del mattino per essere lì prima dell’orario di apertura a sistemare i dolci nei vassoi.
   «No, domani riposo. A proposito… ti va di fare qualcosa assieme? Magari possiamo andare al cinema, e poi mangiare qualcosa.»
   «Oh… ehm, mi dispiace, riparto per Londra domani mattina», disse Yasmine.
   «Ah», il sorriso di Adam svanì e il ragazzo puntò gli occhi a terra. «Avrei dovuto chiedertelo prima.»
   Yasmine si strinse nelle spalle. Le dispiaceva per Adam, ma sapeva di non poter essere una buona compagnia per un appuntamento in quel periodo. «Magari ci rivedremo in futuro», disse. Si allungò e gli scoccò un bacio sulla guancia. Si salutarono e il ragazzo tornò dai suoi amici. Yasmine lo guardava allontanarsi quando una figura comparve al suo fianco.
   «Le patatine sono arrivate.»
   «Dio mio Benedict! Mi hai fatto prendere un colpo.»
   «Tutto bene?», chiese l’uomo vedendola un po’ scombussolata.
   «Sì, sì. Eccomi.» Yasmine rientrò e Benedict, dopo aver lanciato uno sguardo alla strada, la seguì.

Il parassita dipende dall’ospite cui è legato da una relazione anatomica e fisiologica.

   Era l’una passata quando rientrarono in hotel. Alla fine, a forza di birre, anche Dominic aveva avuto un piccolo crollo fisico, per non dire una sbornia. Lo avevano accompagnato fino alla sua camera e poi avevano salutato Anna Sophia, che aveva la sua camera sullo stesso piano.
Benedict e Yasmine si ritrovarono soli, in ascensore, in attesa che arrivasse all’ottavo piano.
   L’uomo si schiarì la gola.
   «Come scusa?»
   «No, niente.»
   «Oh…»
  Lanciò un’occhiata a Yasmine e gli occhi gli caddero sulla scollatura appena accennata. Strinse i denti, dandosi del cretino. “Non puoi mica guardarle le tette ogni volta che la vedi. Un po’ di contegno. Sei un uomo adulto, cazzo!” «Senti… era Adam quello fuori dal pub?», se ne uscì alla fine, senza niente di meglio da dire.
   «Sì… era lui.»
   «E cosa voleva?»
   Yasmine si strinse nelle spalle. «Passava di lì con i suoi amici. Ci siamo incontrati per caso.»
   «Vi terrete in contatto?»
   «Mah, può darsi.»
   «Certo», mormorò Benedict fra i denti, immaginando di poterlo strangolare lì, seduta stante. «Mi sembra un bravo ragazzo.»
   «Già… Non è il momento di storie comunque, per me», disse Yasmine senza pensarci.
   L’uomo si voltò a guardarla, di scatto. «Perché?»
   «Ah, ehm… non sono affari tuoi.»
   «Come non sono affari miei?!»
   «Be’ ci sono cose che una donna deve tenere per sé, cose che non sente di poter dire a tutti», cominciò a blaterare la ragazza, senza avere idea di cosa stava dicendo. «E nella mia fragile condizione non vedo come mai dovrei parlarne proprio con uno come te.»
   «Che vuol dire ‘uno come me’?»
   «Uno così… uno che mi conosce così bene.»
   «Io sono sensibile!», esclamò Benedict senza logica alcuna.
   Yasmine si volse a guardarlo e, senza pensare alle conseguenze – come sempre, d’altronde – si alzò sulle punte dei piedi e lo baciò, gli occhi chiusi in un chiaro rifiuto delle conseguenze del suo gesto.
  Benedict rimase per un attimo paralizzato. La testa incassata nelle spalle, gli occhi puntati su Yasmine e il corpo ritratto come a volersi spostare. Realizzò però molto in fretta che lui non voleva affatto spostarsi. Sentiva appena i seni di Yasmine che gli sfioravano il petto, le sue labbra premute sulle sue. Allungò le braccia e la prese per la vita, con una mano le accarezzò la guancia, rispondendo al suo bacio e sentendo il sapore della sua bocca, mentre lasciava scivolare l’altra mano in fondo alla schiena e a stringerle i glutei.
   Fu allora che Yasmine ebbe una folgorazione. Quello non era un bacio romantico – come sperava che fosse. Quello era un bacio passionale. Molto passionale. E finalizzato ad una cosa che nulla aveva a che vedere con il romanticismo.
   La porta dell’ascensore si aprì e così rimase in attesa che loro scendessero.
   «Vuoi venire tu da me o vengo io da te?», domandò la ragazza mordicchiandosi un labbro.
   Benedict deglutì, stentando a credere a quel che stava succedendo. Non poteva crederci! Per tutto quel tempo si era dannato pensando di non piacere a Yasmine, invece lei lo baciava all’improvviso, ed era meravigliosa, e voleva che passassero la notte assieme! «Io… la mia stanza è un casino.»
   «Anche la mia.» Yasmien sorrise, lo prese per mano e corse fuori dall’ascensore, pensando che, per Benedict, si sarebbe anche accontenta di qualcosa di non molto romantico.

Il parassita ha una struttura anatomica e morfologica semplificata rispetto all’ospite.

   «Aspettateci!», urlò tragicamente Yasmine mentre sia lei che Benedict comparivano all’ascensore e la ragazza si gettava nella hall.
   Anna Sophia e Jerry alzarono lo sguardo. «Alla buon’ora», li apostrofò Jerry alzando gli occhi dal suo cellulare e mettendolo in tasca.
   «Ci siamo addormentati», disse Benedict trafelato.
   Nessuno dei due faceva una gran bella figura: un po’ stropicciati e decisamente ancora addormentati, sembravano reduci proprio da quello da cui erano reduci, una notte insonne passata a fare sesso.
   «Ragazzi, siete adulti», disse Anna con un sorrisino, «dovreste sapere quando è il caso di andarci piano, a letto.»
   Jerry prese la sua valigia e si avviò verso l’uscita dell’hotel. «Andiamo, c’è ancora un taxi che aspetta.»
  Avviandosi, Yasmine raggiunse l’attrice e le diede una gomitata. «Scema! Lo sai che siamo solo amici», borbottò la ragazza, suo malgrado arrossendo.
   Lei rise e si strinse nelle spalle. «Era solo una battuta! Come sei permalosa…»
   Dietro di loro, nel sentire quelle parole, Benedict raggelò. Si sentì stupido.
  Aveva passato tutta la notte e tutta la mattina a immaginare a fare castelli in aria, a pianificare i loro appuntamenti e a immaginarsi di lì a un mese e poi ad un anno, ancora assieme, ma era stato uno stupido. Per Yasmine era stato, chiaramente, solo sesso. Puro, semplice sesso. E lui invece vi aveva pontificato sopra come se avessero dovuto per forza fare dei figli dopo che l’avevano fatto.
   «Benedict, muoviti!» L’urlo di Yasmine lo riscosse dai suoi pensieri.
   «Arrivo.» L’uomo strinse le dita alla maniglia del trolley e li seguì, respirando a fondo.




















Heilà! Non sono scomparsa, eccomi qui!
Allora, scusate se ci ho messo tanto a postare ma ho dovuto modificare quasi l'intero capitolo. Diciamo il 75%. Oddio, non che abbia dovuto, ma l'ispirazione mi diceva di fare così! E chi sono io per dirle di no?

Comunque, passiamo alle note importanti (si fa per dire, forse sarebbe meglio chiamarle curiosità).
Per il "Wild flour", letteralmente farina selvaggia,  mi sono ispirata ai bar e alle pasticcerie che fanno vedere spesso in un programma intitolato "Dolci da sogno", inoltre il dolce che prende Benedict, il chelsea bun, esiste davvero, è un dolce tipico inglese.
In questo capitolo viene nominata spesso una signorina che chiamo Anna Sophia. Non ho passato tempo a parlarne ancora, ma nella mia mente mi riferivo ad Anna Sophia Robb, la splendida fanciulla che ha fatto, da bambina, "Un ponte per Terabithia" e poi, per quanto ne so, è scomparsa dalla circolazione. Se qualcuno dovesse avere notizie di Anna Sophia Robb vi prego di dirmelo, il mondo del cinema è preoccupato per lei e ne sente la mancanza.

Vorrei ringraziare chi ha messo la storia fra le seguite, i preferiti o le ricordate. Non pensavo che questa fanfiction avrebbe avuto successo, anche perché la sezione di Benedict è un po' abbandonata (ma noi la faremo risorgere! Vero, miei compagni d'arme?!), invece è andata al di sopra di ogni mia aspettativa! Sapere che c'erano persone che la seguivano mi ha spronata a migliorarla. Grazie mille!
Prego cliccare qui per anticipazioni sul prossimo capitolo (ve lo giuro, niente più insetti!). Alla prossima, con la conclusione di questa sconclusionata storia.
Patrizia
   
 
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