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Autore: La Kurapikina    11/06/2014    6 recensioni
"Merlino è stato aggredito questa mattina all'alba, mio signore. Temo stia per morire."
Quella giornata non sarebbe dovuta cominciare così, Artù ne era sicuro.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gaius, Gwen, Merlino, Morgana, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Allora, solita introduzione doverosa: i personaggi non mi appartengono (e la cosa mi rende molto, mooooooolto triste) e la storia non è scritta a scopo di lucro ma solo per divertimento personale. Detto questo, passiamo oltre: sono secoli che non si scrivo, non solo su questo fandom! Spero di ricordarmi come si fa!XD Ringrazio in anticipo chiunque legga questa ff e spero possa piacervi! Commenti di ogni genere sono sempre graditi.J

 

 

 

 

 

 

Le tende della stanza furono spalancate di colpo, persino più bruscamente del solito: il sole gli colpì il viso con forza, costringendolo a coprirsi gli occhi con una mano.

“Merlino… quante volte ti devo dire di trovare un modo più delicato per svegliarmi?” bofonchiò Artù sbadigliando e aspettando, ormai rassegnato, l’irriverente risposta del suo valletto idiota che non mancava mai di dimenticare con chi stesse parlando. Quella mattina, però, non fu il sorriso di Merlino la prima cosa che vide: Gwen stava in piedi difronte al suo letto, le mani strette sul petto e l’espressione di chi cerca di non piangere.

“Ginevra…” sussurrò il principe, improvvisamente sveglio, alzandosi e raggiungendo in pochi passi la serva: “Cos’è successo?”

La ragazza scosse la testa cercando di riordinare le idee e ritrovare la voce per parlare con Artù, invano: sentiva il fiato morirle in gola e la paura bloccare ogni suo tentativo di dire al principe il motivo della sua visita improvvisa.

“Dov’è Merlino?” chiese intanto il principe guardandosi freneticamente intorno, come se si aspettasse di vedere il servitore sbucare dal nulla con il suo solito sorriso idiota sul volto e quel maledetto straccio al collo.

Sentendo il nome dell’amico Ginevra finalmente si riscosse: “Mio signore!” quasi urlò, artigliando il braccio scoperto di Artù ed iniziando a trascinarlo verso la porta: “E’ proprio di questo che si tratta! Questa mattina Gaius mi ha mandata a chiamare dicendomi di venire a svegliarvi… Merlino è stato aggredito all’alba, sire. Temo stia per morire.”

Artù si bloccò immediatamente fissando senza vederlo veramente il volto rigato di lacrime della ragazza: Merlino. Aggredito. Merlino.

Quella giornata non sarebbe dovuta cominciare così, no: come ogni maledetta mattina, il suo servo scemo avrebbe dovuto aprire la porta di mala grazia, depositare il vassoio della colazione sul tavolo  e spalancare senza pietà per il principe ancora addormentato le tende. Artù avrebbe mugugnato qualcosa, infastidito dal risveglio troppo brusco e Merlino se ne sarebbe uscito con un’altra delle sue battute stupide ed irriverenti. Aprendo gli occhi feriti dal sole, poi, il principe avrebbe trovato ad attenderlo il sorriso divertito del moro, quel sorriso che era la prima cosa che vedeva ogni mattina da quasi un anno ormai. Quello avrebbe dovuto essere l’inizio di quella giornata. Non poteva essere diversamente, quella era la sua vita, la sua quotidianità, la conosceva alla perfezione. Allora perché Gwen aveva ripreso a trascinarlo, mezzo nudo così com’era, verso gli alloggi del medico di corte? Perché continuava a chiamare il suo nome con espressione preoccupata e le lacrime agli occhi? Non era così che sarebbero dovute andare le cose, Artù ne era sicuro. Ogni mattina, ogni dannata mattina da quasi un anno, svegliandosi si trovava davanti al sorriso sghembo del suo servitore, non all’espressione spaventata di Ginevra. Lui non voleva Gwen, no, lui voleva Merlino con la sua solita aria svampita. Merlino, con quelle orecchie incredibilmente grandi e lo sguardo acceso di vita. Merlino… dov’era? Perché le cose avevano smesso di seguire il loro normale corso?

Artù scosse la testa con forza allontanando la nebbia che gli offuscava la vista e gli impediva di ragionare lucidamente: lasciò che Ginevra continuasse a trascinarlo verso gli alloggi del cerusico, tornando a concentrarsi sulle parole che poco prima gli aveva rivolto la serva.

Merlino era stato aggredito all’alba. Merlino era stato aggredito. Merlino.

Artù inspirò a fondo stringendo i pugni: avrebbe punito con la morte chiunque avesse osato fare una cosa simile al suo servitore. Poteva anche essere stupido, irriverente, imbranato, fifone e svampito, ma rimaneva il suo valletto. Il suo servitore, il ragazzo che lo accompagnava ovunque da quella che gli sembrava un’eternità ormai. Merlino gli aveva salvato la vita diverse volte, era sempre stato pronto a sacrificare ogni cosa per lui… perché non riusciva a fare altrettanto? Perché non aveva potuto proteggerlo? Perché non lo aveva fatto?

Ginevra si fermo davanti alla porta di Gaius, scuotendo il principe con forza sorprendente: “Mio signore…”

Artù le rivolse solo una rapida occhiata, i denti affondati nel labbro inferiore e il sapore acre del sangue nella bocca. Spinse di lato la serva per poi spalancare la porta: Gaius e Morgana erano chini sul letto dove Merlino giaceva immerso in lago di sudore. Era pallido, persino più pallido del solito, e tremava in preda alle febbri. Il suo esile corpo era completamente scosso da violenti brividi e la labbra, da cui usciva un rantolo debole e scostante, erano leggermente schiuse alla disperata ricerca di ossigeno.

“Artù…” sussurrò Morgana non appena vide il fratellastro avanzare a grandi passi verso di loro: “Questa mattina sono venuta da Gaius per la mia pozione contro gli incubi e quando stavo per andarmene è entrato Merlino, coperto di sangue…”

La ragazza si portò una mano al viso rigato di lacrime e Ginevra la raggiunse subito, mettendosi al suo fianco in un muto gesto di supporto.

Il principe posò nuovamente lo sguardo sul ragazzo agonizzante: il petto sottile era avvolto da strette bende insanguinate e il lato sinistro del viso era coperto da un grosso livido violaceo.

“Mio signore, ho chiesto a Ginevra di venirvi a chiamare per un motivo specifico.” disse Gaius con espressione severa e gli occhi fissi sul viso contratto del principe: “Prima di svenire, Merlino ha detto che è stato un cavaliere ad aggredirlo.”

Artù si voltò velocemente verso il vecchio cerusico, gli occhi spalancati e la bocca secca: “Un cavaliere? E’ stato un cavaliere a ridurlo in questo modo?” sbottò, le mani strette a pugno.

Gaius annuì mesto spostando la sguardo sul viso pallido di Merlino e sospirando lentamente: “Così ha detto lui…”

“Il nome.” sibilò il biondo sollevando maggiormente il mento e puntando i suoi occhi infuocati in quelli preoccupati del vecchio: “Dimmi il suo nome, Gaius.”

“Mio signore, ora siete sconvolto, ma…”

“Il nome, Gaius! E’ un ordine.”

L’anziano medico chinò il capo, sconfitto: “Sir Rodomont…” sussurrò in un sospiro prima di tornare a posare nuovamente gli occhi stanchi su Merlino.

Cosa avrebbe potuto dire ad Hunit? La donna aveva mandato il figlio da lui per tenerlo al sicuro e invece… come aveva potuto lasciare che accadesse? Perché non era stato in grado di proteggerlo?

Sospirò nuovamente, accorgendosi solo in quel momento che Artù si stava dirigendo a passo di carica verso la porta: nemmeno provò a trattenerlo. Era vecchio, ormai. Era stanco. E Merlino, il suo amato discepolo, era steso morente su un letto mentre lui non sapeva che altro fare per provare a salvarlo. Aveva fallito, miseramente. Aveva fallito in tutto. Se avesse avuto le forze e l’età del principe ereditario, lui stesso sarebbe andato da Sir Rodomont per ucciderlo.

Artù aveva già oltrepassato Ginevra e Morgana e la sua mano era già tesa verso la porta, quando un flebile sussurrò lo bloccò.

“Artù… Artù.”

Il ragazzo si voltò: Merlino si stava agitando sul letto, gli occhi serrati con forza. Mormorava il suo nome come un lamento, con il viso contratto dal dolore e le labbra che si muovevano lentamente per quel richiamo sofferto.

Artù si riavvicinò velocemente al giaciglio, chinandosi in avanti e poggiando con delicatezza una mano sulla fronte rovente del moro.

“Artù…” sussurrò ancora quest’ultimo, tremando.

“Sono qui… Perdonami, Merlino.”

“Artù,” riprese il servitore con voce roca e debole: “Non… non sono stato irriverente, Artù. Diteglielo. Ditelo ad Artù… non è stata colpa mia. Artù…”

Il biondo ispirò con forza sentendo il fiato bloccarsi all’altezza della gola ed impedirgli di respirare liberamente. Cosa significavano quelle parole? Cosa era successo veramente quella mattina all’alba? Perché Sir Rodomont aveva aggredito Merlino? Per quanto si sforzasse non riusciva a capire.

“Artù…”

Serrò con forza gli occhi quando l’ennesimo lamento del moro lo raggiunse, come se non vedere la realtà potesse in qualche modo dargli sollievo.

Morgana gli si avvicinò di qualche passo sfiorando delicatamente la schiena nuda del fratellastro: “Mi dispiace…” sussurrò asciugandosi le lacrime e guardando l’espressione sofferente del principe.

Artù riaprì lentamente gli occhi ingoiando un rantolo doloroso e, ignorando la sorellastra, scostò pianò i capelli scuri dalla fronte del moro.

C’era qualcosa… qualcosa di strano all’attaccatura dei capelli di Merlino: era come se un sottilissimo velo rossiccio si fosse insinuato sotto la sua pelle, nascosto fino a quel momento dai capelli scuri e sudati.

“Gaius!” chiamò con voce improvvisamente strozzata, facendo cenno al vecchio cerusico di avvicinarsi velocemente: “Cos’è questo?”

L’anziano medico si chinò per esaminare da vicino la fronte di Merlino, trattenendo il respiro poco dopo: “Oh dei…” sussurrò sconvolto: “Questo spiega tutto!”

“Cosa stai dicendo, Gaius?” mormorò Gwen avvicinandosi a sua volta e cercando lo sguardo dell’uomo, che però si era già posato sul viso del principe in un misto di confusione e speranza.

“Sire, ora dovete ascoltarmi attentamente: non c’è tempo da perdere. Forse abbiamo ancora una speranza per salvare Merlino: dovete precipitarvi nella foresta di Wellington, subito fuori Camelot e raccogliere il fiore rosso che cresce solo nella caverna che troverete al centro della foresta. E’ molto importante, sire, dovete fare in fretta. Ora non ho tempo per spiegarvi, ma se tornerete velocemente con quel fiore, forse Merlino sopravvivrà!”

Prima ancora che Gaius finisse di parlare Artù era già schizzato fuori dalla porta, dimentico del fatto di essere ancora senza maglia e scarmigliato, precipitandosi verso le stalle.

“Pensa tu a mio padre, Morgana!” aveva urlato alla sorellastra mentre la oltrepassava di corsa.

Mentre Artù continuava ad avanzare verso le stalle, ignorando tutti quelli che incontrava, nelle stanza del cerusico Morgana, Ginevra e Gaius si scambiarono un’occhiata speranzosa: non poteva far altro che attendere il ritorno del principe.

“Artù…” sussurrò nuovamente Merlino mentre il vecchio medico gli posava un panno bagnato sulla fronte: “Fa’ attenzione… Artù…”

Era la loro ultima speranza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Grazie a chi è riuscito ad arrivare infondo al capitolo! Spero di avervi interessato almeno un po’… cercherò di aggiornare il più in fretta possibile e credo non avrò nemmeno problemi nel farlo visto che sono iniziate le vacanze. Ogni commento è gradito!

 

  
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