Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
Ricorda la storia  |      
Autore: Savedme    12/06/2014    7 recensioni
Abbiamo le mani piene di colpe e sangue.
Abbiamo gli occhi pieni di disastri e illusioni.
Abbiamo il cuore in mille pezzi. Mille inutili pezzi di vite passate da dimenticare, e la testa che scoppia.
Sembra che la giovinezza ci stia portando alla distruzione.
Nascondiamo tutto questo perché, infondo, siamo felici, io e te.
Perché ci amiamo e va bene così.
Va bene così, si. Va bene solo a noi, il resto non conta.
Una lotta, il tempo, lo spazio, e l'amore.
Una storia a tre: io, tu e il mare.
(2.136-7 parole)
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Noi fuggiamo da un mondo che non ci appartiene.
Fuggiamo dalla distanza, fuggiamo da tutto quello che non vogliamo vivere. Fuggiamo dalla paura della notte.
Fuggi, e dove sei, lo scopri solo quando ti fermi.
Noi siamo fuggiti, e dove siamo ora il panorama è fantastico.
Noi siamo distanti mentalmente, condividiamo poco, e ci completiamo, quello che manca ad una l'altro colma.
Il Sole e la Luna, e io sono la Luna . Il Cielo e la Terra. L'estate e l'inverno.
Così diversi che a dividerci, sembrava il mare. Ma nessuno lo andava a notare. Così vicini eppure così lontani,  così simili, eppure così diversi.
Io vivevo quello che avevo. Lui voleva di più, conoscere la vita vera.
Gli altri si odiavano, e noi? A noi è bastato un solo sguardo per capire che eravamo parte l'uno dell'altra.

Era il mio diciannovesimo compleanno, una festa in maschera. 
Quando mia madre organizzava una festa, si sapeva, bisognava essere degni di entrare a farne parte. Si era davvero importanti solo se si riceveva l'invito.
Non importava il ventunesimo secolo, alle sue feste si tornava nel 1800.
Lussuria, collane di perle, vestiti vistosi, capigliature imprevedibili, e maschere, molte maschere, pieni i colori, di piume e di ciondoli, maschere macabre e divertenti, di tutti i tipi. Solo una mi colpiva.
Un ragazzo, alto e stretto nel suo abito elegante, lo riconobbi subito. 
Era vestito come gli altri, ma si vedeva da un miglio che lui aveva una luce diversa. Lui, il figlio del Dr. Clifford, se mio padre l'avesse riconosciuto, sarebbe stati grossi guai per Michael. Io sapevo chi era lui, lui sapeva chi ero io. La famiglia King, e la famiglia Clifford si facevano cattivo sangue a vicenda. Questa storia però mi attirava parecchio, dato che quest'odio era provocato dalla gelosia del denaro. 
Il denaro divideva queste famiglie, che assurdità!
Mentre io pensavo tutto questo, mi sorprese un gesto inaspettato.
Lui, mi chiese di ballare, per galanteria, molto sorpresa, accettai. 
E quel valzer forse fù il peggior ballo mai esibito in quella sala.
Quanti risi quella sera. Era impacciato, simpatico, e mi faceva sentire bene. Per non disturbare gli invitati che ballavano tranquillamente e decentemente, fuggimmo nell'enorme giardino che circondava la mia casa. 
Mio padre voleva realizzarlo come quello di Alice nel paese delle Meraviglie, e giacché i soldi non erano di problema, lo fece. 
Potevo rifugiarmi per ore sotto un albero a leggere un libro e non essere disturbata, o trovata. 

Dopo quasi tre ore ero innamorata di lui. 
Scoprì che ascoltava i Nirvana e i Metallica, come si faceva a non amare un ragazzo così?
-"Ti piacciono i Led Zeppelin?" Mi chiese con una smorfia che dietro la maschera sembrava speranzosa.
-"Conosco tutta la loro discografia, sono sorprendenti.- Sorrisi, guardando il cielo, sistemando meglio la schiena sul tronco dell'albero su cui eravamo appoggiati. Dopo un tiro di sigaretta, chiesi-. I Black Sabbath?" 
-"Li amo. - Sorrise anche lui. Gli passai la sigaretta e fece un tiro. -Li conosci gli Iron Maiden?" Domandò nuovamente.
-"Sono il mio gruppo preferito da sempre, ma perché stiamo saltando da un gruppo all'altro?" Chiesi io. Per poi guardarlo mentre spegneva il mozzicone sull'erba. 
-"Voglio conoscerti, semplice. Siamo diversi, simili, ma diversi, e voglio solo conoscerti. Ti va di conoscerci?" Domandò lui.
-"Per conoscermi devo farti una confessione." Ero imbarazzatissima.
-"Spara." Dopo quello che avrei detto non sarebbe stato più così tranquillo. Mi guardò intensamente negli occhi. Ora, con la sola luce della Luna, parevano scuri, lucidi ma scuri.
-"Giuri di non prendermi in giro?" Mi accertai.
-"Non potrei mai permettermi." Tornò a guardare il cielo stellato.
-"Mi piacciono anche i Green Day, i Ramones, i Queen, i Beatles, gli Oasis, i Bon Jovi e il vecchio pop-rock-punk." Dopo questa lunga frase, presi un respiro. Lo vidi sorridere. Non ero una vera e propria metallara, ascoltavo di tutto, tranne che il Country, il nuovo pop, dance, e il resto, a me sconosciuto.
-"Ti accetto tutto tranne che i Bon Jovi." Rise, ed io lo imitai.
La sua risata era la canzone più bella del mondo, anche più bella di qualsiasi canzone di David Bowie. 

La festa non era terminata, nonostante l'orologio segnasse la mezzanotte inoltrata. Decisi di uscire con lui, quella sera stessa, quindi lo portai in camera mia per non lasciarlo solo. 
Mi cambiai, non sarei uscita in vestito da sera.
Sciolsi i capelli, misi la mia canottiera dei Guns 'n Roses e una felpa rossa larga, i skinny jeans neri e All Star nere. Pronta per andare.
Uscii dal bagno e lo vidi lì, che guardava un punto vuoto. Pensava.
Uscimmo dalla finestra della camera. 
I miei erano troppo impegnati per accorgersi di questa fuga. 
Erano sempre troppo occupati per occuparsi di me.
Anche se quella era la mia festa, loro si preoccupavano di apparire al meglio, non a me, questo mi faceva soffrire, e tanto anche.

Mi portò in una collina. Il bel vedere di Sydney. 
Rocce, stelle, lucciole e luci della città, l'erbetta, e un'altra sigaretta.
Anche lui si era cambiato , una maglia nera dei Def Leppard, jeans neri strappati, e Vans nere, anche lui. Era bello, bello da morire. E la sua voce, mamma mia.

Ricordo che avevo paura di guardarlo, avevo paura di guardarlo negli occhi, avevo paura che potesse leggermi nella mente. 
Non credevo alla storia che tutti gli umani si eguagliassero.
Noi due eravamo diversi, tutti eravamo diversi, lontani, e se io non sapevo leggere nella mente, magari lui poteva farlo, perché eravamo diversi, e avevo paura del non sapere.
Avevo paura di essere scoperta, avevo paura che lui scoprisse ciò che non volevo far scoprire. Nessuno lo sapeva.
In realtà non ero così forte come volevo dimostrare, ma non volevo che quel carattere, fosse smascherato. Non ero una bugiarda, semplicemente davanti a lui volevo essere forte, in quel momento portavo ancora la maschera, una maschera invisibile, e questo mio lato fragile e delicato, non lo conosceva nessuno. Non avevo nessuno con cui parlare, non avevo amici veri.

-"Ehi, che hai?" Chiese, avvicinandosi e toccandomi la mano. Non ero abituata a quel contatto, mi spaventava quello che avevo pensato prima.
-"N-no, niente." Risposi io, allontanai piano la mano dalla sua, fissando la ghiaia sotto i nostri piedi, non volevo fagli vedere come tremavo al ricordo di quei momenti tristi, e della solitudine.
-"Lo vedo che hai gli occhi spenti, a che pensi?" Quella volta, si avvicinò a me, e mi prese il mento tra il pollice e l'indice, tirandolo su delicatamente. Si doveva abbassare. In quel momento fui costretta a guardarlo.
 Per la prima volta, vidi i suoi occhi, senza una maschera, senza ombre.
 Mi sentivo attraversare l'anima. Mi sentivo ghiacciare, e tutto ciò che di stupendo avevo visto nella mia breve vita, aveva perso valore davanti ai suoi occhi. Ancora oggi provo queste cose quando lo guardo.
E quelle labbra, cazzo. Mai le avessi guardate, quanto mi attiravano.
In un attimo mi ritrovo a due millimetri da lì.
Sentivo il battito accelerare, sarebbe potuto scoppiare da un momento all'altro. Abbassai lo sguardo, e girai la testa di lato, non volevo che un momento così passasse per banale.
All'inizio lo sentivo che era stupito di quel gesto, quindi mi abbracciò, semplicemente. Ricambiai.

Così iniziai a parlare della mia storia.
Non avevo mai avuto amici prima, studiavo da privatista, avevo delle persone che prendevano il posto di compagni occasionali, scelti accuratamente dai miei genitori. La solitudine vissuta di tagli, di prese in giro da chi non mi conosceva, l'amore da ubriaca e i baci regalati a ragazzi di cui conosci solo il nome, fuggita dalla monotona vita per andare a ballare insieme a ragazze conosciute la notte stessa, e dimenticate la mattina dopo. 
Una vita vissuta rinchiusa, e obbligata, soffocata, con poche attenzioni.
Di questo soffrivo, una vita vissuta di piccoli attimi, goduti di nascosto, e non a pieno. 

-"Fuggiamo, ti porto via da qui." Disse staccandosi dall'abbraccio per abbassare lo sguardo su di me. Andando a sedersi in macchina, allacciando la cintura.
-"E dove andiamo?" Chiesi confusa. Da lui potevo aspettarmi di tutto. 
Andai ad aprire lo sportello, mi accomodai.
-"Non lo so, so solo che da oggi stesso inizierai a vivere una vita vera."
-"Cosa vuol dire che non lo sai? Sono le quattro di mattina dove vuoi andare?" Mi strinsi la cintura impaurita dalla risposta, non capivo.
-"Voglio che tu provi l'ebrezza di avere i capelli disordinati, i brividi di un concerto vero e non uno stupido live registrato nel 1980. Voglio che tu possa andare in discoteca senza rischiare la vita, uscendo dalla finestra per non farti scoprire. Voglio che partecipi a una festa studentesca, a un ballo di fine anno. Voglio che tu prenda una decisione." Mi interpellò inserendo le chiavi  nella vecchia Spider rossa. 
Mi guardò aspettava una mia risposta.
-"Tu queste cose le hai già viste?" Domandai non tenendo lo sguardo basso. Che potevo rispondegli in quel momento?
-"Si. Ti fidi di me? ." Aspettava un mio gesto, un movimento, una sola parola per dare inizio a una nuova vita. Come si faceva a dire di sì, ad una persona che si conosce appena? Ma ormai lui sapeva quello che nessuno sapeva, e non potevo lasciarlo andare. 

Presi uno zaino grande e ci misi dentro un po' di tutto.
Poi lo lanciai fuori dalla finestra e scesi senza far rumore.
Non sapevo bene se quella sarebbe stata l'ultima volta che avrei rivisto quella casa, ma poco importava, ormai dovevo lasciare alle spalle.
Raggiunsi la macchina, e diedi il via a questa follia.
Sapevo che di sicuro in tasca avevo solo quattro cose: Il portafoglio, l' iPhone, il caricatore, e una paura enorme. 


-"Quali sono i tuoi sogni?" Chiese Michael improvvisamente.
-"Cambiare, essere quello che vorrei essere. E i tuoi?"
-"Essere una persona importante per qualcuno." Rispose.
-"Come fai tu, che vivi la mia stessa vita, ad avere tante esperienze così, "normali"?" Domandai io.
-"Perché mi sono ribellato, tanto tempo fa." 
Ribellarsi, era un verbo regolare. Era il verbo giusto, che descriveva quello che stavamo vivendo in quel momento. Noi ci stavamo ribellando a quella che sarebbe dovuta essere la nostra vita. Ribellarsi era un verbo regolare, e chi mi vietava di ribellarmi, di essere regolare anch'io? 

Per la prima volta, ero seduta sulla sabbia fresca, di notte.
Ormai la notte era parte di me, vivevo solo di notte, e di giorno dormivo, anzi dormivamo. Mi saltò in mente un'idea.
-"Mich, ci i facciamo il bagno?" Chiesi quasi addormentata, il secondo giorno di fila che non dormivo.
-"Sei pazza." Mi urlò lui, all'orecchio, così da svegliarmi.
-"Ti prego." Lo supplicai.
Abbandonai i vestiti sulla sabbia e corsi verso l'acqua scura.

Noi urlavamo e cantavamo a squarciagola per le strade di una città di cui non sapevamo neanche l'esistenza. Una città viva anche di notte. 
Chi mi conosceva non mi avrebbe mai riconosciuto in quello stato.
Tornando in macchina, ubriachi fino alla nausea. 
Uno, due, forse tredici drink, una bottiglia di Vodka Lemon, e un bicchiere di qualcosa che doveva essere birra.
Dopo subito in macchina per la prossima avventura.
-"Sai che non si guida in stato di ebrezza?" Chiesi io passandomi una mano sulla fronte, incosciente di quello che dicevo.
-"Lo sai che ti amo? Si ti amo, ma non volevo dirtelo subito, infondo ci conosciamo da soli tre giorni." Continuava a parlare a vanvera. 
Magari quel ti amo era sincero?
-"Ti amerei anch'io se non trovassimo un posto di blocco." Risposi sarcasticamente. 
-"Accendi la radio, metti quel CD." 

(http://www.youtube.com/watch?v=kmHWBo46i)
Quella canzone per me era tutto, versione live mi piaceva ancora di più, ubriaca, capelli al vento, di notte, avrei voluto che quell'attimo durasse per sempre. 
Lui, lì, e noi. Anche se diversi, qualcosa ci univa, la musica.
Non ci bastavano più i bagni al mare in piena notte.
Non ci bastavano le feste. Non ci bastava un solo concerto di una  qualsiasi band Heavy Metal che provava ad essere come gli Avenged Sevenfold 
Noi eravamo come Romeo e Giulietta, forse.
Noi come loro stavamo insieme nonostante le nostre famiglie.
Noi però al contrario loro non abbiamo lottato, noi abbiamo preferito fuggire. Scappare dal dolore della monotonia della vita. 
Scappare dalle ingiustizie, da ciò che non ci sembrava giusto.
Siamo fuggiti dalla paura di aver paura.
Dalle paranoie e dal mistero. Avrei preferito che quello non fosse un sogno
Avrei preferito non svegliarmi e dimenticare tutto. 
Anche se in poco tempo, sembrava banale, non lo è stato affatto.
Io volevo cambiare, ed ero riuscita a cambiare 
Michael invece, non lo so, resta un mistero.
E anche se mi sembrava tutto fottutamente sbagliato, e impossibile, voleva viverlo. 
Volevo fare il contrario di ciò che si può fare. 
Chiusi gli occhi e mi lasciai trascinare dal vento 
Eppure il destino volle che non fosse così. Volle che quella canzone fosse, d'ora in poi, dedicata a noi, a me. Ed' ero sola con vento.
Delle forti luci furono l'ultima cosa che vidi, sentii urlare il mio nome.
Sentivo dolore, mi sentivo a mio agio con il dolore, e quella canzone continuava a girare nella radio. Mi sentivo stanca e non riuscivo ad aprire gli occhi.
Vedevo una luce bianca e poi non sentivo più la musica.
Mi faceva male la testa, sentivo freddo...
How I wish, how I wish you were here.






----------Nota:
HOLAAAAA
Sono tornata con la mia prima OS (verde) su Michael, e una ragazza senza nome, sono 2.136-7 parole. Non molto direi! ahhahahaha
Voglio sapere cosa ne pensate, scusate gli eventuali errori grammaticali, se ci sono. Scusate se alcuni verbi  prima sono al passato e poi al presente, anche se ora credo di averli corretti, fatemeli notare.
Come vi sembra? E' stata un' idea dell'ultimo secondo.
Ero al mare e ho pensato "Perché non scrivere una OS che si ispiri poco poco a Romeo e Giulietta?"  In'effetti qualche somiglianza c'è.
Le famiglie che si odiano, le fughe dalla finestra, la morte.
Il veleno nel nostro caso è l'alcool, e la pugnalata viene rappresentata con un  l'incidente. AHAHAHAHAAHHAAH sono stupida.
Spero vi piaccia perché, ho impiegato una giornata intera a scriverlo, e saprebbe tempo sprecato...
Come sapete a me piace capottare le situazioni da estremamente gioiose a strazianti momenti di disagio o tristezza, o in momenti non spiegabili, e lasciare un po' di mistero senza specificare cosa succede. (Sinceramente detto così sembra una cazzata, però nella mia testa queste cose sono genialate, e so che a molti queste cose non piacciono, tanto le scriverò comunque ahahahahah)
Bhe, io vi saluto e ci sentiamo nelle recensioni, se volete.
Salut xx:) 
#Joey

P.S.Volevo avvisare le lettrici di Unpredictable Summer (che non sono poi così tante, su 780 visualizzazioni ci sono pochissime vere lettrici hhahaha) , che la storia non continuerà, perché non mi va di continuarla, baci:*
  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer / Vai alla pagina dell'autore: Savedme