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Autore: Valexx__bieber    12/06/2014    13 recensioni
Un amore inaspettato. Due ragazzi diversi, ma simili...
-Non volevo innamorarmi; ma poi sei arrivata tu...-
"Passione, sentimento, amore, tristezza, combattività."
-Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo.-
(Vi prego, non fermatevi solo al prologo, vi assicuro che più si va avanti e più la storia è interessante.)
Genere: Fluff, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Destiny


CAPITOLO UNO.



#Justin.
 
-Allora Justin, te la senti di parlarne?- la signorina Smithers non faceva altro che ripetere la stessa domanda ogni volta che avevo una seduta con lei. Ero così stanco, e sinceramente si, la stavo detestando.
Con quel suo sorrisetto ingannatore doppiogiochista.
-No.- e poi era anche inutile chiedermi della morte di mia madre, la mia risposta era sempre la stessa, non desideravo parlarne e non l’avrei fatto. Troppi ricordi che dovevano venire rimossi.
-Senti, Justin, se non vuoi parlarne sarò costretta a farti fare il test.- ne ero convinto. Se non parlavo, ecco che ricattava dicendomi di farmi fare i test.
Non volevo farmi intimidire, volevo risultare forte.
-Me lo faccia fare allora, perché a me non va di parlarne.- ed era sempre lo stesso giro di parole.
 
Due ore dopo uscii da scuola con un bel quattro in algebra. Ero incazzato nero, ed oltretutto la seduta con la signorina Smithers non aveva fatto altro che riaprire delle vecchie ferite, che ormai avrebbero dovuto chiudersi.
Ero diretto verso la mia macchina di seconda mano, quando all’improvviso una ragazza mi venne addosso. Le feci cadere tutti i libri, ma non mi fermai ad aiutarla, dovevo andare a prendere i miei fratellini a scuola e non c’era tempo.
-No ma fai con comodo eh!- mi urlò cercando di raccogliere i libri.
-Scusami!- le risposi ironico, sbuffando successivamente. Lei era Rose, Rose Emerson, o meglio definita la più popolare della scuola. Ma nonostante questo, odiavo essere scontroso, sempre arrabbiato, con il sangue che ribolliva nelle vene ventiquattro ore su ventiquattro; ma non potevo comportarmi diversamente. Le persone, perfide com’erano, avrebbero potuto prendermi di mira e si, distruggermi.
Non volevo accadesse.
Sentii la mora borbottare tra sé e sé. Mi divertiva quella situazione, ma poi mi ricomposi subito. Che stronzo.
Salii sulla mia vecchia automobile, inserii le chiavi nel nottolino e partii, diretto verso la scuola dei miei due fratellini Jaxon e Jazmine.
Loro erano praticamente tutto ciò che mi rimaneva. Da quando mia madre era morta, mio padre era entrato in depressione…
Lui era sempre così attivo, sempre così solare, e vederlo in quello stato mi uccideva. E’ anche per questo che mi mostravo forte, lo facevo principalmente anche per lui.
La mia famiglia era tutto ciò che avevo, non volevo farmela scappare.
Percorsi velocemente la strada che avrebbe dovuto portare alla scuola di Jaxon e Jazzy, e in meno di dieci minuti arrivai, parcheggiando la macchina vicino ad un bar.
Scesi dall’auto, la chiusi, e mi diressi verso l’entrata principale della scuola, dove c’era un enorme giardino per far giocare i bambini durante la ricreazione.
Aspettai, guardando ripetutamente l’orologio, e finalmente eccoli lì.
Li amavo così tanto.
-Justin! Justin!- urlarono entrambi. Un sorriso smagliante illuminò il mio viso precedentemente cupo. Quando si aggrapparono alle mie gambe non potei fare a meno che stritolarli in un caloroso abbraccio. Gli presi le mani, e iniziammo a camminare verso la macchina. Jaxon era alla mia destra, mentre Jazzy alla mia sinistra.
-Cosa mi raccontate? Che avete fatto oggi? Oh e, Jazzy, com’è andata la tua prima verifica di Inglese?-
Volevo sapere ogni minimo dettaglio, ogni particolare. Mi rendeva felice vederli sorridere.
-Ho giocato tuuutto il giorno!- mi disse Jaxon allargando le braccia.
Jazzy invece rimase in silenzio, aspettando che il fratellino finisse di parlare.
-La verifica è andata benissimo fratellone!- strinse a sua volta la mano con la mia, e le sorrisi.
-Brava Jazzy, sono fiero di te.- ed era vero. Ero veramente fiero di lei. Non appena glielo dissi spalancò gli occhi e il suo sorriso diventò il triplo più grande.
-Dici davvero Justin?-
-Certo piccola mia.- le accarezzai la manina con il pollice.
-E io?- Jaxon si intromise, mettendo la mano libera sul fianco. Risi di poco.
-Anche tu campione.- Jaxon sorrise felice.
Raggiungemmo la macchina e feci salire i piccoli dietro, allacciando ad ognuno dei due la cintura di sicurezza.

 
#Rose

Raccolsi i libri infuriata con il ragazzo il quale me li aveva appena fatti cadere. Nessuno si avvicinò a me, come previsto.
Dentro la scuola ero la più amata, la più corteggiata, la più brava nelle materie. Ma fuori da quell’edificio non ero praticamente nessuno.
Avevo solo un’amica: April.
Lei mi stava  accanto quando i miei genitori rischiarono lo sfratto. Mi consolava, dicendomi che sarei potuta andare dall’assistente sociale o addirittura a casa sua.
Le volevo così bene.
Anzi no, per me era molto di più che una semplice amica, per me era come una sorella.
Comunque, raccolsi in fretta e furia i libri, diretta all’ufficio della signorina Smithers. Quella donna sapeva solo far irritare le persone. Non mi stava affatto simpatica, e ce ne voleva per farmi stare antipatico qualcuno. Lei aveva fatto tutto da sola…
Sbuffai al solo pensiero. Entrai  a scuola,  aspettando nella sala d’attesa.
Neanche il tempo di accomodarmi che la signorina Smithers mi chiamò con la sua vocetta squillante: -Rose! Che fai? Dai, entra.-
La seguii, e si chiuse la porta alle spalle.
-Allora Rose, Come stai?-
Uno schifo. Ho i genitori che giocano, che rischiano lo sfratto, potrei essere affidata ad un assistente sociale e lei mi chiede come sto?-Bene-
-Mi fa piacere- Già.
-Allora, stavo pensando ad una cosa, giusto per farti distrarre dalla situazione che hai a casa...-
Certo, come se uno stupido esercizio potesse aiutarmi –Mi dica.-
-Allora, ho visto che nello studio vai molto bene, quindi mi chiedevo se avresti potuto fare ripetizioni ad un ragazzo di questa stessa scuola. Ovviamente solo se per te va bene.- lo disse con una faccia da cucciolo talmente squallida che non potei fare a meno di guardarla.
-Certamente, a chi devo farle?- tanto valeva saperlo. Ma no, lei scosse la testa in segno di negazione.
-Lo scoprirai.-
Ovvio. ‘Lo scoprirai’. E che avrebbe potuto dirmi? Mi stava facendo salire i nervi.
-Ma… almeno posso sapere quando?- le domandai spazientita.
-Domani dovrai farti trovare nella biblioteca della scuola subito dopo la fine delle lezioni.-
-Va bene…- alzai un sopracciglio, sbuffando.
***
L’ora con la mia psicologa passò in fretta. Non avrei mai potuto aspettarmelo sinceramente, di solito il tempo sembrava non scorrere mai dentro quello studio.
Uscii dal suo ufficio, sorridendole. Non volevo tornare a casa. Non mi andava affatto di entrare dentro quella catapecchia e stare al freddo. Senza i miei genitori presenti.
Mi sentivo così sola…
Presi il mio vecchio cellulare e digitai il numero di April.
-Pronto?- la sua voce era così graziosa… a volte avrei voluto essere lei.
-Ehi April-
-Rose!-
-Ciao, senti… mi chiedevo se avremmo potuto vederci, che dici, ti va?-
-Non ci crederai ma stavo per chiamarti io.- rise.
Lo feci anche io.
-Bene, allora sto da te tra…- controllai l’ora sul telefono -…dieci minuti.-
-Perfetto-
-A dopo-
-A dopo Rose.-
Riattaccai, pronta per andare da April. Avevo l’intenzione di raccontarle tutto quanto.
Iniziai a camminare verso la fermata dell’autobus, e per poco non lo persi.
In circa dieci minuti –come avevo previsto- arrivai a casa della mia migliore amica.
-Rose!- mi abbracciò. Mi sentivo così bene quando stavo con lei, mi sentivo sempre accettata.
-April!- ricambiai l’abbraccio, stringendola a me.
-Dai entra.- Varcai la soglia di casa sua e lei si chiuse la porta alle spalle.
-Io dovrei… dirti una cosa.- congiunsi le mani, iniziando a torturarle con le dita.
-Oddio, devo preoccuparmi?- April si portò una mano al petto, mettendosi seduta. Mi scappò una risatina e mi sedetti accanto a lei.
-No, no stai tranquilla.- sembrò rilassarsi - E’ solo che… oggi sono andata dalla signorina Smithers e mi ha detto che dovrò fare ripetizioni ad un ragazzo, ma non mi ha detto quale.-
Si alzò in fretta saltellando come una matta per tutta la stanza.
-Ma che fai?- le chiesi ridendo, portandomi una mano sulla pancia. April mi prese le mani e me le strinse.
-Sono felicissima per te Rose, finalmente potrai conoscere una nuova persona, e magari potrai dimenticarti di quel bastardo di Dave…-
Abbassai lo sguardo, prendendo un grande sospiro. Dave era il mio primo ragazzo… ed  era stato il primo a spezzarmi il cuore.
Non ero pronta per affrontare le tematiche come il… sesso. E lui mi tradì spudoratamente.
Lo amavo moltissimo, ma a quanto pare io non ero poi così importante per lui. Come avevo fatto ad essere così infinitamente stupida?
-Già…- bisbigliai più a me che a lei.
-Sono sicura che ti farà solo del bene, e poi magari servirà a distrarti dalla tua situazione familiare, non credi?-
-Si cioè, è quello che ha detto anche la Smithers, ma io non… e se non gli piacessi?-
April sorrise –Credimi, ti adorerà.- disse più che convinta.
Bene, non mi restava che aspettare.

 
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Ehi!
Eccomi qui con una nuovissima Fanfiction.
Questa è una specie di introduzione.
Spero che vi abbia incuriosite, perchè sinceramente a me piace molto il continuo.
Ne vedrete delle belle.
Vi prego di lasciarmi anche una piccolissima recensione, giusto per sapere se piace oppure no.
Bene ehm, credo di aver finito.
Spero recensirete in tanti, ci tengo molto a questa fiction!
A presto!
Xx

 
  
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