Tutti i personaggi
di “Beyblade” sono di © Takao
Aoki
Julia è un
personaggio sotto il mio © ^__^
~ Una nuova Epoca
~
Il
ticchettio fastidioso dell’orologio appeso alla parete continuava imperterrito
senza che l’orologio prendesse fuoco. Strano, perché sotto le sue occhiate
malvagie avrebbe già dovuto smettere di funzionare da ormai un’ora. Il tempo
sembrava essersi fermato all’interno di quella sala d’aspetto, e l’uomo dai
capelli rossi sbuffò impaziente. Rivolse al cielo gli occhi color zaffiro ed inspirò altra aria per calmarsi, poggiando infine il
mento nella conca formata dal palmo della mano aperto. Odiava le visite
all’ospedale, le aveva sempre odiate, gli ricordavano le ferite che gli venivano inflitte come punizione al tempo del monastero (a
lui non era concesso andare all’ospedale per curarsi). Ma erano passati più di
dieci anni da allora ed il ricordo si era fatto più
sfocato: era riuscito a dimenticare gli anni bui della sua infanzia ed
adolescenza grazie ad una nuova luce. Una luce che in quel momento si trovava oltre una parta in ferro battuto verde, che faceva a
pugni con il bianco asettico della stanza in cui lui era rinchiuso. Non vedeva
l’ora di uscire da lì.
Come se
qualche Dio misericordioso lo avesse ascoltato la porta in
ferro si aprì con uno scatto, lasciando intravedere la sagoma affusolata di una
donna. Yuri si alzò di scatto dalla sedia della sala
d’aspetto, torcendosi le mani dall’ansia. La porta infine si spalancò del tutto
lasciando che due donne ne varcassero insieme la soglia: una era giovane e
bella, indubbiamente la donna che Yuri stava
aspettando dato che il suo sguardo si illuminò subito.
Ella gli mostrò la sua dentatura candida e perfetta
con un breve sorriso ed anche gli occhi verdi di lei luccicarono per un
momento. La figura affusolata era interrotta da un pancione tondo e ben
formato, nascosto da un vestito a taglia unica a collo alto, di un verde
smeraldo. Appoggiato fra l’avambraccio ed il braccio
vi era un lungo cappotto, che scivolò quasi per terra quando la donna salutò
con una stretta di mano quella che doveva essere la dottoressa, uscita dopo di
lei.
«Si
riguardi signora, mi raccomando» le disse ella, con un
sorriso materno.
La
giovane dai capelli ricci e castano chiaro sorrise apertamente, stringendole
affettuosamente la mano: «Non si preoccupi. Ancora
grazie, e arrivederci» la salutò.
Quando la
dottoressa chiamò nel suo studio un’altra donna, anch’ella
con un evidente e grosso pancione, la giovane si recò a passo svelto vicino a Yuri, rimasto immobile a torcersi le mani. Lui non riuscì però a contenersi quando la ragazza, dopo un bacio
sulla guancia, gli sorrise: «Allora? Come sta?» le
chiese in fermento.
Lei rise.
Sembrò quasi il suono di mille campanellini, qualcosa di talmente angelico che
era impossibile da descrivere a parole. Ti infondeva
calma al solo sentirlo. Ma continuò a guardarla, con
una strana ansia negli occhi.
«Il bambino
è sano e sta bene, non devi preoccuparti Yuri» gli
rispose lei, prendendogli ambedue le mani e stringendole. Yuri
si calmò all’istante, facendo un sospiro di sollievo. L’ansia era completamente scomparsa, fortunatamente.
«Meno
male» esclamò sollevato, «Non mi convinceva quella forte nausea che avevi»
aggiunse subito. Un altro lampo di ansia gli passò nelle iridi azzurre, che si
puntarono subito sulla ragazza. «Ne hai parlato alla dottoressa, vero?» le chiese titubante.
La
ragazza scosse la testa, fintamente indignata: «Ovviamente, Yuri!»
esclamò.
Con un
mezzo sorriso, un po’ tremolante per tutte le emozioni che erano spuntate tutte
assieme d’un tratto, il rosso annuì e si offrì di
farle indossare il cappotto. Dopodiché la prese per
mano ed insieme si diressero verso l’uscita dell’ospedale, tornando ad
immergersi nel freddo di Mosca.
La
palazzina a dieci piani in cui vivevano non era nulla di speciale. La sua
fidanzata però l’aveva subito ribattezzata come il loro “nido d’amore”, benché
all’epoca Yuri fosse ancora poco avvezzo alle
romanticherie femminili. Pochi anni dopo, risentendo quell’esclamazione, si era
messo a ridere di gusto. Ora però non poteva che essere d’accordo con lei (per
quanto fosse possibile, dato che era pur sempre un
uomo). Durante gli anni era maturato molto, non era più il freddo blader spietato della Borg, né Yuri
dei Neoborg. Era semplicemente un onesto lavoratore
che pagava vitto e alloggio come chiunque, tentando di mantenere anche la
fidanzata incinta. Salendo gli scalini che portavano al primo piano, l’unico dal
quale si poteva prendere l’ascensore, ripensò alla prima volta che aveva messo
piede in quello stabile. Una ad una le emozioni
contrastanti di allora lo portarono a fare un tuffo nel passato: si vedeva
percorrere con passo insicuro quello stesso corridoio in marmo, guardandosi stralunato
attorno. Veniva trascinato dalla folle ma bellissima
neo-fidanzata, Julia, su per le scale del piano terra. Vedeva quello stesso
pianerottolo su cui stavano aspettando l’ascensore, solo con un lui più
trepidante e con la tremarella. Era la prima volta che prendeva una decisione
così importante, per di più condividendola con una persona altrettanto
importante e che sapeva gli avrebbe sconvolto la vita. Yuri
tornò improvvisamente alla realtà, guardando di sottecchi Julia che si
accarezzava sorridente il pancione. Era al settimo mese e se tutto andava bene
fra due mesi avrebbe potuto tenere fra le braccia un
bel bambino. Avevano anche deciso come chiamarlo: Chris. Julia aveva optato per un nome non troppo lungo e semplice da ricordare,
dallo stampo occidentale; quella era sembrata a tutti e due la scelta più
ovvia, soprattutto perché racchiudeva una musicalità che volevano nella vita
del bambino: volevano che crescesse sereno e senza problemi, in una famiglia
altrettanto serena. Sia lui che Julia avrebbero fatto
di tutto per dargli quel futuro. Yuri strinse a sé la
fidanzata, passandole la mano dietro la schiena ed
accarezzando da dietro il pancione di lei, che emise un risolino basso. Un “tling” improvviso segnalò l’arrivo dell’ascensore.
«Meno
male» esclamò la ragazza, sospirando, «Non ce la facevo più» continuò.
«Pesa?» le chiese ridente Yuri,
accarezzandole più vivacemente il pancione. Julia rise ancora, ma questa volta Yuri la identificò come una risata da solletico: da quando
era incinta Julia soffriva molto di più quel genere di cose. Ovviamente erano
frequenti anche gli sbalzi d’umore e le varie voglie improvvise, ma ormai vi si
era abituato. Anzi, poteva quasi affermare che forse tutto questo, una volta
nato Chris, gli sarebbe mancato.
«Non
sai quanto. Chris si muove sempre in modo esagerato. Sarà proprio come il suo
papà: iperattivo in una maniera incredibile!» esclamò
sbuffando la donna, per poi mettersi a ridere da sola. La seguì anche una lieve
risata di Yuri, che però si spense non appena arrivarono
al quinto piano. Un nuovo flashback
attraversò la mente dell’ex-blader.
Questa
volta si vedeva uscire dall’ascensore. Si guardava attorno spaesato quanto
prima ed al richiamo mesto di Julia sobbalzò, quasi
spaventato. Riusciva persino a ricordarsi il pensiero più stupido che avesse
formulato quel giorno: “ma cosa ci faccio io qui?”, si
era chiesto.
Ora che
si sentiva così felice quella domanda aveva ampiamente trovato risposta: era
andato lì per trovare la serenità familiare (qualcosa
che non aveva mai avuto) e per vivere l’amore trovato, finalmente. Aiutò Julia
a scendere dall’ascensore, tenendola ancora per la vita. La donna si stava
leggermente lamentando delle caviglie gonfie e di altri inconvenienti dovuti
alla gravidanza.
«Oltre
alle caviglie gonfie ci si mettono anche i chili in più! Mi sembra di essere una
mongolfiera ambulante, quasi preferivo quando rigettavo tutto quello che
mangiavo!» piagnucolava mentre entravano in casa. Yuri emise una risata sinceramente divertita. Chiuse la
porta dietro di loro ed aiutò Julia a togliersi il
cappotto, alzando poi il riscaldamento.
«Ti
preferisco mongolfiera. Non voglio una fidanzata anoressica, non sarebbe un
buon esempio per il bambino» affermò Yuri, controllando i caloriferi.
«Tu e
i tuoi “buoni esempi per il bambino”! Sono stufa!»
disse Julia, sedendosi sul divano della piccola sala dell’appartamento. Yuri fece il giro della casa prima di risponderle. Aveva
ormai appurato che prima di risponderle, dopo questi sbalzi d’umore, doveva
prima farla sbollire. Magari invogliandola a scaricare la tensione su
qualcos’altro.
«Vuoi
vedere la tivù?» le chiese con un sorriso angelico. Come resistergli? Eppure
lei ci riuscì.
«No, non
voglio vedere la tivù!» rispose lei,
esibendo il ben noto broncio da donna
incinta e con sbalzi d’umore. Yuri si limitò a
fare un cenno affermativo con la testa.
«Se
permetti, però, vorrei vederla io. Posso?» le chiese
con lo stesso sorriso. Questa volta il ghiacciolo in superficie sembrò
sciogliersi: Julia lo guardò quasi dispiaciuta, stringendo a sé un povero
cuscino innocente e facendo cenno di sì. Yuri le si sedette a fianco, cingendole le spalle con un braccio
ed usando l’altro per tenere il telecomando. La rete principale russa stava
trasmettendo i risultati dell’ultimo campionato mondiale di Beyblade.
Mentre passavano sullo schermo le facce sorridenti dei suoi ex rivali come
tanti flash, ormai diventati quasi tutti uomini sui venticinque anni come lui,
un lampo di nostalgia offuscò la felicità di quel momento. Julia se ne accorse.
«Ti manca
il beyblade?» gli domandò, stringendosi a lui. Lo
vide tentare inutilmente di riassumere un’espressione meno nostalgica. Sorrise
a quel tentativo, non resistendo ad accarezzargli una guancia, ruvida dalla
barba incolta che stava crescendo.
«Un po’»
riuscì ad ammettere lui. Sapeva che era inutile cercare di nasconderle certe
cose.
«Hai mai
pensato di tornare a batterti?» gli chiese ancora, interessata.
Yuri
sembrò rifletterci un po’: effettivamente aveva accarezzato molte volte quel
pensiero, dicendosi che sicuramente un giorno Wolborg
avrebbe rivisto la luce del sole. Purtroppo quel momento non sembrava ancora
arrivare, dunque lo teneva chiuso in uno scompartimento ben nascosto
dell’armadio della loro camera da letto.
«Sì,
ci ho pensato molte volte. Ma non posso mica
abbandonarti qui così!» le disse, assumendo un’espressione di rimprovero. Come
poteva pensare che l’avrebbe abbandonata per seguire un sogno adolescenziale?
«Ma
tu non mi abbandonerai. Ti sto solo dicendo che secondo me, ogni tanto (bada,
solo ogni tanto!) potresti tirare fuori Wolborg da
quella scatoletta di metallo che nascondi nell’armadio (sì, esatto, so della
sua presenza è inutile che me lo nascondi! Io so
tutto!) e dargli una rispolverata. Chissà che un
giorno non ti pentirai di non esserti allentato
durante tutti questi anni! Sei o non sei uno dei migliori blader
della Russia?!» lo sgridò, dandogli un finto
scappellotto sulla nuca, scherzosa.
Yuri
stette al gioco: «Hai ragione. Prometto che
ricomincerò ad allenarmi, e quando Chris sarà grandicello
gli insegnerò a giocare a beyblade! Così eguaglierà
il padre e realizzerà il sogno della sua vita: vincere il
mondiali! Chissà che lui non ci riesca...» ponderò
contento. Julia rise, mentre alla televisione passavano una serie di scritte che
celebravano il ritorno sul palcoscenico del beyblade,
per la prima volta dopo tanti anni, di bravissimi blader
del calibro di Kai Hiwatari e del campione Max Mizuhara,
ritiratosi per problemi di salute.
~
«Pronti...
Lancio!»
Due
esclamazioni euforiche si alzarono all’unisono nell’aria. Una voce profonda ed una di bambino si mescolarono per un attimo in gridi di
gioia identici, mentre un sottofondo metallico continuava a renderli euforici.
Al centro di una piccola arena di plastica colorata, con il simbolo della Neoborg, due trottole altrettanto colorate giravano su sé stesse, attaccando la trottola avversaria sotto gli incitamenti
delle due voci.
«Vai Wolborg, vai!» esclamava la voce
adulta.
«Forza
Glacier, attacca Wolborg!» diceva il bambino.
Le
esclamazioni di stupore dei due quando i beyblade
cozzarono l’uno contro l’altro, spazzandosi via a vicenda, furono alte. Yuri, dopo aver raccolto il suo Wolborg
ed aver dato un’occhiata felice anche all’arena, si
avvicinò al bambino sorridendogli. Il bambino, dai capelli rossi e gli occhi
verdi, guardava il suo bebylade con sguardo
rammaricato. All’avvicinarsi dell’uomo sussultò, abbassando lo sguardo:
sembrava in procinto di piangere.
«Non sono
stato abbastanza bravo, papà» esclamò con voce incrinata.
Yuri
rise fragorosamente, scompigliandogli quei capelli identici ai suoi. Il bambino
che aveva di fronte era tutto identico a lui, tranne per
gli occhi indubbiamente della madre: di un verde smeraldo stupendo. Un verde
che simboleggiava speranza per il futuro, rifletté Yuri.
«Non dire
sciocchezze, Chris!» esclamò lui, «Sei stato bravissimo!».
«Ma mi
sono fatto sconfiggere da te...» disse dubbioso Chris.
Yuri
fece una smorfia divertita: «Io gioco da quand’ero
bambino a questo sport! Non puoi pretendere di essere più bravo di me, eh! Non
montarti la testa!» aggiunse divertito.
Chris
parve capire, perché sorrise apertamente. “Ha il sorriso di sua madre” si disse
allegro Yuri, prendendo il bambino per le spalle e
facendolo aggrappare alle sue spalle.
«Su,
andiamo a casa campione!» esclamò.
«Ma
domani torniamo qui, vero?!» domandò allarmato il
bambino, sporgendosi di più verso il padre. Stringeva in una mano il caricatore
ed il beyblade, mentre con
l’altra si aggrappava al padre. Gli riusciva difficile muoversi ma non si
scoraggiava.
«Certo
che torniamo! Devo farti diventare un campione!»
esclamò divertito Yuri, camminando verso casa.
Strinse di più la presa, per impedire a Chris di cadere: sedeva sulle sue
braccia incrociate dietro la schiena, con le gambe a penzoloni per metà
attaccate alle sue costole ed ai fianchi. Una stretta
improvvisa delle gambe gli mozzò il fiato: «Non stringere Chris!», ma la sua
supplica sembrò detta al vento. Il bambino continuava a muoversi, agitato.
«Papà,
voglio diventare un campione di beyblade!!» esclamò ad un tratto Chris, stringendo più forte il suo
bey, Glacier. Lo guardava con sguardo deciso, uno sguardo
che purtroppo Yuri riusciva a vedere solo con la coda
dell’occhio. “Immaginavo che prima o poi l’avrebbe
detto. Gli ho fatto vedere troppi incontri di beyblade, mi sa!” si sgridò da solo. Ma continuò a fissarlo
con un misto di divertimento ed orgoglio.
«Sarò orgoglioso di te qualunque cosa farai Chris! Ben venga
se vuoi fare il blader, ma sappi che dovrai arrivare
lì dove nemmeno io sono riuscito: devi vincere il mondiale!»
disse deciso Yuri al figlio, con un sorriso di sfida.
«Certo!
Sconfiggerò tutti i miei avversari grazie al mio Glacier! Saremo i migliori, te
lo prometto papà!» esclamò entusiasta Chris,
muovendosi un po’ troppo.
«Ehi!»
protestò infatti Yuri. Ma
sorrise alla decisione del figlio: «E sia, ma sappi che dovrai essere sempre
onesto e rispettoso verso il tuo beyblade ed i tuoi avversari! Il beyblade è
stato creato per il divertimento, ricordatelo. Solo così sarai il migliore, e
vedrai quanti amici che ti farai!» replicò Yuri, scompigliando alla cieca i capelli del figlio, che
non esitò a protestare ridendo.
“Si apre
una nuova epoca per il beyblade” fu il pensiero di Yuri.
~ THE END ~
Note
Autrice
Mi rendo
conto che probabilmente Yuri sembra mooolto OOC. Ma credo che tutti i personaggi, anche i più
malvagi (quelli che in realtà non lo sono, badate XD)
possano avere una loro rivincita nella vita. Quella di potersi ricostruire una
vita è la rivincita di Yuri, secondo me. ^__^
Spero che
la one-shot vi sia piaciuta! Un bacione a tutti! ;D
Ringraziamenti
Innanzitutto
devo dire che sono commossa ma anche un po’ addolorata. A quanto pare il “messaggio
no profit” non funziona molto. Sarei curiosa di sapere perché i lettori non
commentano T__T; però devo dire che piuttosto che essere insultata
preferisco non ricevere recensioni, ecco XD
Passo
dunque a ringraziare le tre carissime lettrici che hanno letto la mia one-shot; e nonostante tutto grazie anche ai 59 che
hanno letto ma non recensito. u__u
Iria: carissima,
questi sono i commenti che mi riempiono di inaudita
gioia! *sviene* Sono davvero contenta che la storia ti sia piaciuta e che tu
sia d’accordo con me nel fatto che tutti i cattivi (in
realtà buoni XD) meritano una seconda chance. ^__^
Per
quanto riguarda “Oltre l’Inferno, Verso il Paradiso” non c’è molto da fare: o
mi torna la voglia... o la rifaccio completamente da capo XDDD. Non saprei
ancora, ma se vuoi darmi qualche consiglio nella mia pagina-autore di EFP c’è un link alle news delle mie fanfics,
lì puoi contattarmi quando vuoi, stai certa che ti risponderò ^__^ grazie
ancora!
Ps.
Inoltre, se leggi bene la descrizione di Julia, e poi quella di Katrina (di O.I.V.P.)...
ti accorgerai di un PICCOLO particolare, MOLTO interessante. =P (capelli ricci
castano-ramati, occhi verdi... mah mah
mah XD *coff* *coff*)
Sybelle: Innanzitutto
grazie per aver aggiunto la mia one-shot ai Preferiti,
sono commossa! *si asciuga gli occhi con un
fazzolettino* ç__ç E poi ti ringrazio anche per la recensione *le si gonfia il
cuore di gioia*
Ketty91: Ti ringrazio sia per la recensione
a questa one-shot, sia per quella a “Un felice ritorno
al Passato”, che purtroppo, nonostante mi sia impegnata molto, pare che non
piaccia (e l’hanno letta in 49, wow u__u’’). Sono contentissima che ti siano
piaciute entrambe e che la mia Julia ti sia tanto simpatica!!
Come ho detto a Iria questo personaggio è MOLTO
legato alla Katrina della mia fanfiction “Oltre l’Inferno,
Verso il Paradiso”, per ora incompiuta (ç_ç). =P ma
molto legata, eh... oserei dire IDENTICHE XD *non da
più indizi* XD
Insomma,
vi ringrazio tanto tanto tanto tanto
*__* E chissà che qualcun altro dopo questo aggiornamento non la legga e si
decida a commentare XD In questo caso ne approfitto e vi chiedo: volete una
risposta alla vostra recensione? Volete soddisfare qualche curiosità? Venite
a trovarmi sul forum di EFP, allora! Leggete la parte sottolineata nel
commento per Iria e venite a trovarmi! ;D Ciao!