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Prologo
L’asfalto è freddo, lo posso sentire
sotto i miei piedi scalzi che, come ogni sera, camminano stanchi e senza
meta.
Vecchie strade dimenticate da tutti,
tranne che dai soliti delinquenti che qui si ritrovano, come al solito tutte le
notti, consapevoli che questo sia davvero l’unico posto al mondo che ancora
permetta loro di fare i propri porci comodi senza che nessuno, badate bene,
nessuno batta ciglio. E per nessuno intendo proprio nessun’anima viva.
Giustizia? Ho scordato da tempo cosa voglia dire questa parola. Gentilezza? Non
c’è posto per niente che le somigli anche solo lontanamente,
qui.
Una volta non era così, lo ricordo
ancora, sebbene a quei tempi fossi soltanto un ragazzino ingenuo che andava in
giro per il mondo a raccogliere quelle stupide palle arancioni insieme alla sua
amica del cuore. Stupide palle arancioni…non credevo le avrei chiamate in questo
modo, un giorno. Ma in fin dei conti è quel che sono..e la colpa è soltanto
nostra. Ci siamo affidati ad esse troppe volte, dimenticando che compito di ogni
persona non dovrebbe essere fuggire dai problemi lasciando ad un drago magico
l’onere di risolverli. Era ovvio che questo sistema non avrebbe funzionato a
lungo…così ovvio da sembrare inverosimile per una città abituata a scaricare i
propri timori su una manciata di persone da loro definite “speciali” che
avrebbero dovuto salvarli ogni volta.
Adesso mi sembra quasi incredibile
ripensare che in quella manciata di persone ci fossi anch’io. Eppure ero proprio
io colui che tutti osannavano definendolo il più forte del mondo, il prescelto e
simili. Ricordo bene la sensazione di onnipotenza che mi procurava tutto questo,
anche se stavo attento a mostrarmi sempre sorridente, gioviale e modesto ero
perfettamente cosciente della mia effettiva superiorità. Ero arrivato a credere
di essere invincibile..e fu proprio allora che cominciò il mio declino. Dovetti rendermi conto
che c’erano cose a questo mondo che non potevano essere risolte con uno schiocco
di dita, che le guerre non si potevano fermare con un’onda energetica, che non
tutti i nemici potevano essere sconfitti grazie all’energia sferica..e
soprattutto che la morte non può essere vinta con l’aiuto di 7 tondeggianti
oggetti di vetro.
Persi tutto ciò che di soprannaturale
c’era in me proprio perché persi la consapevolezza di me stesso, di chi ero e di
cosa ci facevo ancora in un mondo che sembrava rifiutare il mio aiuto. Tentai il
suicidio 6 o 7 volte prima di rendermi conto che mai la morte mi aveva fatto
paura come nel momento in cui sapevo che se avessi mollato, questa volta lo
avrei fatto per sempre. E fu allora che capii.
Io sono Son Goku, celebre per essere
il solo che rispetta indistintamente gli amici e i nemici senza vergogna. Ragion
per cui non posso e non voglio vergognarmi del posto in cui
vivo.