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Autore: Minus    13/06/2014    2 recensioni
Genere: Avventura, Azione, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer - Dichiaro di non possedere il mondo di History's Strongest Disciple Kenichi ed i suoi personaggi, se non quelli creati da me.

 


Shigure-san, Another Story

Chapter 0 - History's Strongest Swordsman





Passi pesanti.
Le vibrazioni si propagano attraverso la pavimentazione di legno.


«Kenichi, dove sei? Ho una sorpresa per te!»

Una voce riecheggia nella la casa, rimbombando in ogni stanza.
Il tono sembra gentile, amorevole, ma Kenichi Shirahama, sa che, se il maestro Akisame dovesse trovarlo, per lui sarebbe la fine.
Subito prima, il ragazzo, dopo aver incrociato il sensei, e notato il bagliore sinistro nei suoi occhi, aveva iniziato la propria fuga disperata all'interno del Ryōzanpaku, il dojo leggendario nel quale vive da ormai molti mesi.
Fuga che, tra l'altro, gli sta riuscendo anche decentemente, visto che degli altri sensei sono, al momento, fortunatamente assenti, e che Miu è impegnata nelle commissioni giornaliere fuori casa.

«Oh, povero me»

Kenichi, ora nascosto nello spazio tra il soffitto ed il tetto dell'imponente magione, sospira.
Solo immaginando le torture a cui il maestro potrebbe sottoporlo una volta afferratolo, il ragazzo sente tutto il corpo dolergli, e gli pare quasi che i lividi dell'ultima sessione infernale di allenamento su uno dei trabiccoli mortali di Akisame-sensei, facciano nuovamente capolino sulla sua pelle. 
Scuotendo la testa scaccia via quei pensieri e, subito dopo, riprende a strisciare via, cercando di mettere quanta più distanza possibile tra se e il maestro.
Quello con cui non ha fatto i conti è il grosso buco nel legno attraverso il quale ha preso a cadere.
Giusto qualche giorno prima, Apachai, lanciandolo per aria, gli aveva fatto sfondare parte del soffitto con una testata. Solo che lui l'aveva scordato.
Stupito, ma con i riflessi pronti, Kenichi si raggomitola, eseguendo una capriola in aria che si conclude con un atterraggio in punta di piedi atto a non produrre rumore.
Subito dopo, alza la testa, guardandosi intorno, un po' intimorito.
Sa già dove è caduto... nella stanza di Shigure-sensei.
La sua occupante ha seguito tutta la scena, impassibile e ora lo fissa , schiudendo leggermente le labbra, probabilmente per chiedere al ragazzo cosa stia combinando.
Mentre la sensei lo guarda con quella sua solita aria, un misto tra noia e innocenza, accovacciandosi, tendendo i muscoli delle gambe e lanciandosi subito in avanti, Kenichi cerca di tapparle la bocca per evitare domande scomode e vociare che potrebbero portare “Il Filosofo” verso la loro direzione.
Shigure, stranamente accondiscendente, lascia che lo studente la faccia tacere, senza opporre resistenza.
Dopo un minuto circa, sicuro che Akisame non avesse sentito nulla, il ragazzo rilascia la maestra e, prontamente, si inginocchia a terra in segno di scuse.
Lei, dal canto suo, non sembra dare molto peso alla cosa.
Fa un semplice cenno con la mano, come a dire al ragazzo che può andare.
Proprio mentre il ragazzo si sta alzando e si sta dirigendo verso la porta, nota tra le mani della maestra una spada, ma non quella che è solita portare con sé.

Cos'è quella?

Kenichi ha già sentito la storia, appena qualche giorno prima, delle Hitogiri Bouchou ed il motivo per il quale la sua maestra, di quando in quando, sparisse per andare alla loro ricerca. Ma aveva intuito anche che tutte le lame finora trovate, senza alcuna esclusione, erano state distrutte da Shigure stessa. Quindi, in cosa differiva questa?
Mentre la sensei, rigira agilmente la spada tra le mani, occupandosi della sua manutenzione e pulizia, lo studente la guarda rapito, cercando di carpire qualcosa, anche una piccola informazione dal fodero o dall'elsa che possa fargli capire cos'abbia questa katana di particolare.
Ma nessuno dei due ha segni riconoscibili.
Il primo, completamente rosso, non riporta alcun simbolo, alcuna iniziale, alcuna decorazione stampata o incisa che possa rappresentare un indizio.
Stesso dicasi per l'elsa, rossa e senza guardia, con corda intrecciata del medesimo colore scuro della lama.

«Perché... mi fissi?»

La voce della maestra ridesta Kenichi che, abbastanza imbarazzato, distoglie lo sguardo e, portando la mano dietro la nuca, inizia a grattarsi il collo.

«Mi c-chiedevo... cosa fosse quella spada, sensei»

La maestra sospira sommessamente, e, continuando il proprio lavoro, si rivolge al ragazzo.

«Questa... è di un amico»

Rivolge uno sguardo di sbieco al ragazzo

«È una... delle lame di mio... padre»

Sebbene Kenichi l'avesse intuito, resta comunque di sasso davanti alla conferma della maestra.
Bruciando di curiosità il ragazzo osa ancora.

«Potrei conoscere la sua storia?»

Chiede, trattenendo a stento l'entusiasmo e indicando la katana.
La maestra pare stupita per la curiosità del ragazzo.
Ciononostante, riprende a parlare dopo poco chiedendo

«Conosci... la leggenda dello “Spadaccino... Più Forte della Storia”?»

Il ragazzo fa un cenno di diniego con la testa.

«Pensavo che, in quanto massima esperta delle armi, la sensei fosse lo spadaccino più forte della storia»

Stavolta è la maestra a distogliere lo sguardo, con la faccia rossa ed un piccolo sorrisetto stampato sul viso.
Nessuno dei due nota l'ombra che, già da un po', è comparsa sulla soglia della porta.
Con un rumore assordante, la bocca spalancata in un grido muto e gli occhi lampeggianti, Akisame-sensei si fionda nella stanza, spalancando di scatto la porta ed evitando le trappole montate sull'uscio da Shigure (principalmente montate per prevenire gli “attacchi” di Ma Kensei).

«E così, ecco dov'era finito il Discepolo Più Indisciplinato della Storia!»

Akisame, subito dopo essere entrato aveva afferrato il giovane per la divisa, e, mentre con una mano mantiene il dogi del ragazzo, con l'altra inizia a stringere tra la punta dell'indice e del pollice, i propri baffetti, attorcigliandoli.
Poi con un'aria serissima, portando il ragazzo, ancora tenuto sospeso per la divisa, davanti a se, dice

«Ognuno ha diritto alla propria privacy. È una delle regole del Ryōzanpaku»

L'altra maestra, completamente calma, a distanza di pochi giorni ripete la stessa frase

«Va tutto bene... S'è Kenichi non importa. Puoi... dirglielo»

Poi, noncurante, fa cenno ad Akisame di andare via. Questi, trascina il ragazzo nel salotto ed inizia a far bollire dell'acqua per il tè.
Il tutto in completo silenzio. Il maestro, infatti è ancora shockato per la dichiarazione di Shigure. Già riteneva fosse strano che acconsentisse alla rivelazione sulle Hitogiri Bouchou... ma questo?
Fin da quando era giovane è sempre stato difficile prevedere le azioni ed intuire i pensieri di Shigure.
Guardando altrove, l'uomo prima sospira, scoccando uno sguardo duro al ragazzo, poi, come gli era stato detto, inizia la narrazione versando l'acqua rovente nelle tazze.

«Qualche anno fa, nel mondo delle arti marziali, si sparse una voce. Una voce che ha infiammò più di un animo tra gli spadaccini di tutto mondo. Non ti nascondo che anche Shigure, sebbene adolescente, avrebbe voluto verificare la veridicità di questa “leggenda”. 
Lo spadaccino più forte della storia aveva fatto la sua comparsa.
Si diceva che costui peregrinasse nelle terre dell'Europa occidentale e che i segni distintivi, per poterlo riconoscerlo tra tanti, fossero il fodero della katana che portava al fianco, rossa come il sangue che sgorga da una ferita appena aperta ed un tatuaggio, un kabuto samurai stilizzato, che portava da qualche parte sul corpo .
Nonostante queste informazioni non molti spadaccini riuscirono a trovarlo, e quelli che ce la fecero furono tutti maestri di altissimo livello, nel proprio stile.
Nessuno riuscì mai a batterlo.
E nessuno tra i suoi sfidanti riuscirebbe a riconoscere il suo viso tra la folla.
Di lui si scoprì soltanto una cosa.
Il nome.
“Nero”.
Onorava i suoi sfidanti alla fine della battaglia, rivelandogli il proprio nome.
Si vociferava, inoltre, che costui seguisse il cammino del Katsujin-ken (“Il pugno che protegge”), quindi, per quanto potesse “ferire” il proprio avversario, non gli avrebbe mai potuto infliggere una ferita che, anche a lungo andare, avrebbe potuto ucciderlo.
Questa notizia attirò l'attenzione di uno spadaccino brutale, un vero e proprio assassino, Zranf.
Questi, una volta arrivato nell'Europa occidentale, iniziò a massacrare indistintamente le persone, trasformando intere città in enormi mattatoi, pur di attirare l'attenzione di Nero.
E la sua apparizione non si fece aspettare.
Solo che... qualcosa andò storto.
Kenichi tu conosci bene la differenza tra i combattenti di tipo Dō e Sei.
I combattenti di tipo Sei nascondono il proprio desiderio di combattere per poi rilasciarlo in modo istantaneo. Non combattono utilizzando forza o rabbia, ma abilità e forza di volontà.
Quelli di tipo Dō, invece, fanno affidamento sulla rabbia per oltrepassare i propri limiti. Gli esperti di arti marziali Dō sono più inclini a cadere e seguire la via dell'Asura in quanto combattono utilizzando la propria rabbia controllandosi a fatica. E, a quanto pare, Nero era un combattente del secondo tipo.
Comunque, durante lo scontro, Zranf, sentendosi prossimo alla sconfitta, prese in ostaggio una persona.
I principi del Katsujin-ken ci impongono di non fare del male a chiunque, anche indirettamente. Ebbene, pur di salvare, quella vita innocente, Nero acconsentì alle richieste dell'assassino, lasciando cadere la propria spada in terra ed allontanandola da sé, dandogli poi le spalle. 
Solo che a Zranf, questo non bastava, e volendo umiliare ulteriormente il suo avversario, dimostrandogli che il suo sacrificio sarebbe stato vano, tagliò comunque la gola all'ostaggio. Con le lacrime agli occhi ed abbandonando il proprio corpo alla rabbia, Nero schivò il colpo che avrebbe dovuto ucciderlo, e, raccogliendo la spada, uccise a sua volta, il proprio sfidante.
Una volta ripreso il controllo di se stesso, lo spadaccino, dopo aver onorato l'avversario, seppellendo degnamente il suo corpo, decise di sparire, ritirandosi, e sapendo, che non ci sarebbe stato perdono per quanto aveva compiuto.
Decise di lasciare un messaggio ai sopravvissuti del massacro di Zranf, coloro che avevano assistito al loro scontro.
“Non cercatemi”.
Tuttavia, la richiesta non fu accolta.
C'è chi ancora partiva alla sua ricerca, per poterlo sfidare.
Ma nessuno tra loro è mai tornato.
Qualche tempo fa, anche Shigure è partita alla sua ricerca.
È tornata dopo più di due settimane, con in mano la katana che le hai visto pulire.
Sappiamo soltanto che l'ha incontrato e che quella è la sua spada.
Si è rifiutata di raccontare altro anche noi altri maestri.
Perciò se vorrai sapere altro dovrai chiedere a lei stessa... anche se non credo avrai molto successo.»

In un'altra stanza, ascoltando le parole di Akisame, grosse gocce iniziano a cadere dagli occhi di Shigure, infrangendosi sulla lama della katana che la ragazza tiene sulle gambe.

«Nero...»



Note dell'autore: Salve a tutti. Per quei pochi che mi conoscono, sono Minus (prima ero "Real_Eater", se non sbaglio, poi ho deciso di cambiare nickname) e da un po' sono iscritto al sito di EFP. Questa che pubblico è una nuova storia su cui stavo lavorando da qualche giorno. All'inizio avrebbe dovuto essere un semplicissimo one-shot che tratta direttamente di una vicenda della storia di Shigure, ma ho deciso di scrivere una breve introduzione per cercare di spiegare perché viene fuori questo "segreto" della sensuale spadaccina.
Detto questo ringrazio il carissimo Bumbix di quartiere e Carolina, senza i quali vi trovereste davanti un capitolo pieno di "Orrori".
See you soon :).
 

  
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