13/06/2014
2 recensioniIl mio nome è Lucia Elric, e questa è la mia storia.
Iniziò tutto quando avevo dodici anni.
Al tempo vivevo con mia madre Winry Rockbell e mio fratello di quattordici anni Edmund, che era affetto da una rara malattia al sistema nervoso che lo tiene sulla sedia a rotelle da quando aveva dieci anni e non aveva cura.
-Lucia?
-Eeeh?
-Puoi portare tuo fratello in giardino? Vuole perndere un po d'aria!
-Oook!
Corsi giù dalle scale e andai a bussare alla stanza di mio fratello.
-Fratellone? Posso entrare?
-Si, vai.
Entrai aprendo lentamente la porta.
-Ciao! Come ti senti?
-Oggi meglio, ma mi fa un po male la schiena.
-Sicuro di voler uscire?
-Si, mi sono stancato della monotonia di questa stanza.
-Allora andiamo!
Afferrai il manubrio della sedia a rotelle e la spinsi di forza fino alla soglia.
-Allora usciamo?
-Si, vai!
-Oooook!
Aprii la porta e spinsi la sedia a rotelle fuori.
-Nnnhg! Fratellone! Per caso sei ingrassato? Pesi più dell'ultima volta!
-Se non ci riesci faccio da solo, le braccia so usarle ancora!
-Nooo!! La mamma ha detto che devo portarti io e ti porto IO!
-Brava ragazza.
Feci scendere dallo scivolino la sedia a rotelle di mio fratello e lo prtai in mezzo al campo di trifogli.
Mi chinai con la faccia a terra.
-Cosa stai facendo?
-Cerco un quadrifoglio da regalarti!
-Guarda che quì a Resenbool sono introvabili!
-Invece ne troverò uno e te lo regalerò! Elimina la parola impossibile dal tuo vocabolario!
-Di cose impossibili però ce ne sono parecchie.
-Del tipo?
-Tipo... è inpossibile che io possa tornare a camminare.
-Invece no.
-E come scusa? Neanche la magia potrebbe ridarmi le gambe.
-Non la magia. L'alchimia.
-L'a..alchimia... ma la mamma...
-Lo so... non vuole per...
-Per papà...Cough! Cough!!
-Fratellone!?
-Sto bene, tranquilla. Però ora... torniamo dentro.
-Si...
Spinsi la sedia fino a dentro casa dove la mamma se la fece passare e portò il fratellone nella sua stanza.
-Fratellone?
-Mh?
-Domani... stiamo ancora insieme, vero?
-Ma certo.
-Ok, buonanotte!
Quella notte non chiusi occhio. Alle tre ero ancora alla scrivania a segnare con un pennarello indelebile su un piccolo cerchietto di vetro un cerchio alchemico, seguendo le indicazioni del diario di papà. Ho applicato un ago per orecchini e una rotellina.
-Chissà se funziona...
Ho messo l'orecchino e ho unito le mani.
-Lucia? Sei ancora sveglia?
"La mamma! Oh no! Se vede il libro d'alchimia di papà di sicuro mi inpedirà categoricamente di portare avanti gli studi!"
Tentai di nascondere il libro sotto le braccia e la testa sulla scrivania.
-Mh? Si è addormentata mentre leggeva. Chissà che cosa... vediamo...
Lei fece per alzarmi le braccia e io cominciai a fingermi agitata per allontanarla.
-Mah, meglio lasciarla riposare. Buonanotte Lucia.
Appena uscii mi alzai, misi il diario di papà tra i tra i vestiti nell'armadio e mi infilai a letto.
-Tra gli appunti di papà... c'erano le informazioni della... trasmutazione umana... posso... posso riportarlo in vita! Potremmo tornare a vivere tutti insieme e forse lui... può guarire il fratellone con l'alchimia avanzata... No. E' impossibile riportare in vita i morti. E poi... chi mi dice che lui sa come aiutarmi?
Il giorno dopo andai a bussare in camera di mio fratello.
-Fratellone?
-Cough! Cough!! Cough!!! Aaah... Sorellina... chiama la mamma.
-Che c'è? Non stai bene?
-CHIAMA LA MAMMA. Cough! Cough!! Cough!!!
-S-Si!
Chiamai la mamma che andò subito in camera di mio fratello. Chiuse la porta e mi intimò di non entrare. Fu allora che decisi.
-Io... trasmuterò papà... e lui potrà aiutare il fratellone.
Nei giorni seguenti mi procurai tutto il necessario per una trasmutazione umana.
35 litri di acqua, 20 chili di carbonio, 4 litri di ammoniaca, 1.5 chili di calce.
800 grammi di fosforo, 250 grammi di sodio, 100 grammi di salnitro.
80 grammi di zolfo, 7.5 grammi di fluoro, 5 grammi di ferro, 3 grammi di silicio e altri elementi.
Una volta trovato tutto andai a bussare alla camera del fratellone.
-Fretellone? Posso entrare?
-N-no, Lucia. Stai fuori. Non vogio che tu mi veda in queste condizioni. Cough! Cough!!
-Fratellone... tu guarirai.
-Ma che stai dicendo? Sei impazzita?
-No, tu guarirai. Torneremo tutti insieme. Tutti e quattro felici.
-Lucia... aspetta... tutti e QUATTRO!? Cough! Cough!!
Non risposi corsi in camera mia e mi chiusi dentro. Era già sera inoltrata. Disegnai con un gessetto il cerchio di trasmutazione umana seguendo le indicazioni del diario di papà.
Misi in un secchio di legno tutti gli ingredienti per la trasmutazione.
-L'ingrediente per l'anima...
Presi una pinza per il fil di ferro dal mio cassetto e mi feci un taglio sul dito.
-Questo dovrebbe bastare.
Misi il secchio al centro del cerchio alchemico e mi inginocchiai fuori dal cerchio.
Congiunsi le mani e feci per appoggiarle sul cerchio ma fui interrotta da una voce.
-Sei proprio certa di quello che fai?
Ritirai le mani.
-Chi... chi sei!?
-Finalmente ho scoperto dove vi nascondevate, Elric.
-Come sai il mio nome!?
Comparve da un angolo un serpente gigantesco che si attaccò al mio braccio sinistro con un morso.
Il dolore fu lancinante. Non mi sentivo più il braccio dalla spalla in giù. Continuavo a sanguinare. Sentivo i denti di quell'essere penetrarmi tra i muscoli.
-Cosa credi di fare ora, eh?
Chiese l'essere senza staccarsi dal braccio.
-Ormai è la fine. Gahahahaha!
-Hai ragione. E' la fine. Per te.
-Che!?
Con la mano destra diedi un leggero colpo alla sinistra e la appoggiai alla base della mia spalla.
-Se mi faccio saltare in aria il braccio... la potenza ti romperà anche la mandibola. La scienza non è un'opinione.
-E come speri di fare senza cerchio alchemico, eh?
-E chi ti dice che non ce l'ho?
Attivai l'orecchino con il cerchio alchemico. Sentii il braccio smolecolarsi di botto. Non vi dico tutto il sangue che schizzò in ogni parte della stanza.
-Gaaaaaaaaaah!!
Urlai forte. Anche la creatura urlò di dolore. Ero riuscita veramente a spaccargli la mandibola.
-Tornerò, alchimista.
Rimasi riversa sul pavimento con il braccio che continuava a sanguinare. Anzi, non più il braccio, quello ormai non c'era più. Dalla spalla in poi c'era il vuoto. Il braccio l'aveva portato via con se quella creatura. L'ultima cosa che ricordo, è l'urlo disumano della mamma che era riuscita ad entrare dopo aver sentito il mio urlo.