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Autore: Juliet Leben22    14/06/2014    9 recensioni
"Dean accorse e si buttò nell’acqua, cercandolo e gridando il suo nome.
Castiel non c’era più.
Uscì dal lago, stremato. Una lacrima gli percorse il viso e anche l’anima.
Si stese nell’erba e strinse i pugni. Chiuse gli occhi per un secondo e li riaprì, vedendo un piccolo fiore di Iris tra le erbacce. Lo sfiorò con l’indice e lo staccò, portandolo al naso.
Profumava della pelle di Castiel. Sorrise mentre quella lacrima continuava a percorrergli il viso."
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bobby, Castiel, Crowley, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Sesta stagione
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Iris

"And I want you to see me."


Mi teletrasportai da te non appena invocasti il mio nome.
Il tempo di un respiro e fui dietro di te, alla tua destra. Ti voltasti immediatamente, come se avessi percepito la mia presenza.
Tuo fratello non diede alcun segno di avermi sentito. Ti girasti, mi guardasti e mi sorridesti.
Adoro il tuo sorriso, lo vedo così raramente che mi sembra una tratto paradisiaco.
Hai spesso il viso imbronciato, crucciato dalla preoccupazione per tuo fratello, per la razza umana. Del tuo mondo non ti preoccupi più. Hai già provato ad andare avanti, a lasciarti dietro le spalle ogni piccola cosa di questo esorcistico mondo. Ma quello stesso mondo ti ha sempre inseguito, ti ha portato via tutto. Ora ti rimaniamo solo noi: il tuo padrino, tuo fratello e io, un angelo caduto.
Non rinnego ciò che ho fatto e non rinnego che sono cosciente di averlo compiuto per te.
-Castiel! Che tempismo!-esclamasti con ironia.
Avrei voluto dirti che quando chiamavi, accorrevo sempre.
-Qual è l’urgenza?- domandai con un tono pacato.
-Dobbiamo uccidere un angelo… oppure lui ucciderà noi.-  asserì Sam con convinzione.
-Un angelo? No ragazzi. Loro non vi vogliono mica distruggere! Noi angeli siamo stati creati e educati per e ad amarvi… che sciocchezze!- mi scappò un sorriso.
-E’ Raffaele.- dicesti guardandomi serio.
Per un momento mi tremarono le ossa. Avevo sentito del suo piano di diventare il nuovo “Dio”, ma pensavo fossero solo dicerie.
Ma tu mi leggesti subito, come al solito.
-Cas, devi dirmi qualcosa?-
-No, Dean. Cosa?- Ero incerto, ero spaventato. Avevo paura che loro sapessero.
Tutto quello che faccio, lo faccio anche per loro.
“Se Raffaele diventa il nuovo Dio non ci sarà più Speranza, la razza umana si estinguerà e… tutto quello che faccio, lo faccio anche per loro”, pensai.
-Cas..?- ripetesti con tenacia.
-Non abbiamo molta scelta…-
-Quindi che facciamo?- asserì Sam in prenda all’ansia.
-Devo distruggere Raffaele.-
Non pronunciasti parola. Accennasti un sorriso, comprendendo cosa fossi disposto a fare per voi, per questa famiglia di cui ormai faccio parte.
-Hai già un piano?-
-Ho pensato a qualcosa, Bobby.-
Ti avvicinasti. Sentii il tuo profumo, dovevi aver appena fatto la doccia.
Gli umani hanno una pelle con fragranze diverse l’una dall’altra.
La tua profuma di muschio bianco.
“Chissà di cosa profuma la mia...”pensai abbassando lo sguardo.
-E a cosa?- intervenni.
-Chiuderò in un cerchio Raffaele, così poi...- continuavo a ripetere il mio piano, eri attento, continuavi a guardarmi negli occhi.
Serrasti la mascella e stringesti le labbra. E’ un tic, lo fai sempre.
-Cas è troppo pericoloso.-
-Non abbiamo scelta, ragazzi.­-
Elencai a Bobby e Sam gli ingredienti necessari all’incantesimo.
Aspettasti e poi ti avvicinai. – Non posso permettere che ti accada qualcosa. Fai parte di questa famiglia ormai. Non farmi incazzare!-
-Dean, abbiamo altra scelta? O se hai altre idee non esitare a esporle..-
-Va bene, ma io sarò li con te. Nel caso ammazzo quel figlio di puttana e lo rispedisco da dove è venuto.-
-Non sarà facile! Secondo te io sono così stupido da non averci pensato? Lo intrappolo e mi faccio dire tutto, ok?-
Annuì.
Sam uscì con Bobby e andò a cercare ciò che era necessario per il rito. Presi la sedia e mi ci appoggiai, vicino ad un tavolino e tu ti appoggiasti su quella opposta. Eravamo  in un piccolo appartamento, non me ne ero neanche accorto.
-Allora cosa vorresti fare la tua ultima notte sulla terra?- domandò con un sorrisetto malizioso.
-Stare qui e aspettare… la morte.-
-Stai scherzando? Castiel, brutto figlio di...-
Lo guardai con un fare minaccioso, bloccandogli la blasfemia che stava per uscirgli dalla bocca.
-Quando è stata l’ultima volta che hai fatto sesso?-
Abbassai lo sguardo, imbarazzato.
Per noi angeli è molto diverso. Molto, molto diverso.
-Vuol dire che non hai mai...? Ah, Cas! So dove portarti, amico mio, andiamo!-
Uscimmo dalla porta e camminammo per qualche isolato.
Mi portasti in uno strip-club.
“Voglio passare questa ultima sera solo con te”, pensai.
Le parole non mi uscirono dalla bocca e tu eri troppo impegnato a guardare ragazze senza moralità, senza pudore, senza rispetto per loro stesse.
Si avvicinò una ragazza carina, vestita di bianco, sembrava più vestita delle altre.
-Ciao, io mi chiamo Purity.- sorrise maliziosa.
Ridevi di gusto, adoro la tua risata, aveva un suono melodico. –Si chiama Purezza! E’ perfetta per te, amico!-
-Non c’è nulla da ridere, Dean!-
La ragazza mi prese per mano e tu mi mettesti nell’altra dei soldi. –A dopo, Cas!-
Vedevo che ti guardavi intorno, forse stavi cercando qualcuna per te.
Seguii la giovane biondina che aprì una porta e mi stese sul letto.
Voleva spogliarmi. Aveva dei brutti pensieri nella testa. Le lessi nel pensiero e vidi ciò che aveva passato.
“Povera ragazza, che brutta adolescenza che ha avuto!”,pensai.
Decisi che dovevo prima di tutto confortarla.
-Non è colpa tua se tuo padre…- e comincai il mio monologo.
Mi guardò con occhi pieni di terrore e urlò “PERVERTITO!”.
Mi buttò letteralmente fuori dalla stanza e chiamò la sicurezza.
Tu accorresti immediatamente e mi chiedesti l’accaduto.
Mentre raccontavo tu ridevi e mi dicevi che quasi tutte queste ragazze hanno avuto una vita difficile. Uscimmo dal locale e rimanemmo soli.
Tornammo a casa piano piano, passo dopo passo.
-Sai Cas, non posso perdere anche voi. Prima mamma, poi papà, poi Lisa... Non la prenderei affatto bene se anche a voi accadesse qualcosa.-
Ti ascoltavo con tutta la purezza d’animo possibile e dentro di me sorridevo a ciò che stavi dicendo. –Ne hai passate molte, Dean. Ma ora vi starò accanto come posso, il più possibile.-
Mi mettesti una mano sulla spalla e sorridesti.
Una volta arrivati a casa ci prepariamo per il rito.
All’alba disegnasti il pentacolo e lo evocammo.
Comparve immediatamente, costretto a rimanere dentro il cerchio.
-Castiel. L’angelo caduto.- disse con voce cavernale.
Il tuo sguardo balzava da me a lui. Avvertii la tua preoccupazione. Ma qualsiasi cosa sarebbe accaduto, mi avevi detto quello per cui agognavo da tempo.
Alla fine della discussione, l’angelo bruno mi rispose con ferocia che sarebbe tornato e mi avrebbe distrutto ma io avevo già pensato ad un piano.
Non sapevo che questo mi avrebbe condotto da Crowley, il Re dell’Inferno.
E’ passato un anno da quel momento.
Avevi ragione.
Volevi salvarmi, ma io non potevo capirlo. Pensavo di fare del bene, o almeno ci speravo.
Stanotte riporterò le anime che ho rubato e le rimetterò nel Purgatorio.
Spero che tu sarai con me.
Mi reco al luogo in cui so che dovreste essere e ti vedo lì, con in mano un pugnale e due barattoli. Sappiamo entrambi cosa contengono.
Senza dire nulla disegno sul muro un simbolo per aprire la porta del Luogo di Espiazione.
Mi guardi e respiri profondamente. –E’ troppo tardi per chiedere perdono?- domando tristemente.
Stai per rispondere quando all’improvviso vieni attaccato da dei demoni che prontamente uccidi, ma ti hanno recato molte ferite. Ti esce sangue dal naso, dalla tempia, hai gli occhi neri.
Credo tu abbia qualche costola rotta.
Vorrei abbracciarti.
-No ma non mi pare il momento adatto!-affermi a fatica.
Riporto tutte le anime al loro posto, ma mi accorgo che i Leviatani sono ancora dentro me.
–Scappate! I Leviatani non sono usciti! Non riuscirò ancora molto a….- non finisco la frase che mi obbligano a darti un pugno.
Con le energie rimaste ti lancio la lettera che cade al tuo fianco e corro fuori dall’edificio.
Vedo un lago e decido che devo fare l’ultimo tentativo.
Entro e mi ci immergo, mi faccio esplodere. L’ultima cosa che vedo è il tuo viso che mi rincorre e ha in mano la lettera.
 
 
Dean accorre e si butta nell’acqua, cercandolo e gridando il suo nome.
Castiel non c’è più.
Esce dal lago, stremato. Una lacrima gli percorre il viso e anche l’anima.
Si stende nell’erba e stringe i pugni. Chiude gli occhi per un secondo e li riapre, vedendo un piccolo fiore di Iris tra le erbacce. Lo sfiora con l’indice e lo stacca, portandolo al naso.
Profuma della pelle di Castiel. Sorride mentre quella lacrima continua a percorrergli il viso.
Lo mette in tasca, chiudendo la lampo.
Apre la busta della lettera, un po’ umida.
“Ciao Dean.
Non posso chiedere il tuo perdono e non lo farò, perché non me lo merito. Ma spero che capirai vivamente che avevo le più nobili delle intenzioni.
Volevo ringraziarti per ciò che mi hai fatto scoprire.
Gli esseri umani sono esseri affascinanti e la vostra gamma di emozioni è superlativa.
Ti ringrazio per avermele fatte provare tutte, credo.
Io non so molto di umanità, ma credo di esserlo diventato un pochino accanto a te.
Sono fiero dell’ultimo gesto che ho fatto e l’ho fatto per te.
Ho preferito andarmene che condannarti.
Rimarrai sempre nel mio cuore e nei miei pensieri, amico.
Sei la mia famiglia.
Non smettere di combattere.
Tuo per sempre,
 Cas.”
   
 
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