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Autore: _ChaMa_    14/06/2014    0 recensioni
Tutto quello andava al di là del Bene e del Male, pensò.
Erano morti ed erano insieme. Certo, non era così che si era
immaginata il suo futuro ma avere Damon accanto le dava una speranza. Doveva esserci una speranza, perché altrimenti non le avrebbero dato la possibilità di decidere.
Lo guardò per un istante, ancora gocciolante di sangue e sorrise. Era disposto a soffrire tutto il male che ha causato per ritrovarmi, pensò.
Forse, dopotutto, Damon Salvatore non era quel gran
bastardo che cercava di essere.
Damon si accorse che lo stava guardando - Che c'è? -
Bonnie scosse la testa e solo allora si ricordò: - Dov'è Katherine? -
Genere: Sentimentale, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Damon Salvatore, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ALL'OMBRA DEL DOLORE


Erano settimane che gli incubi non lo facevano dormire.
Settimane che cercava di sgattaiolare nel cimitero di Mystic Falls cercando di correre da lei.
<< Jeremy! Jeremy! >>
La voce di Matt era sempre più vicina e Jeremy sapeva che prima o poi avrebbe dovuto alzarsi da quel letto.
<< Vattene, Matt! >>
Il giovane Gilbert sbuffò, continuando a fissare il soffitto della sua stanza a casa Lockwood.
Da quando i viaggiatori avevano fatto quello stupido incantesimo di confinamento, lui e Matt erano gli unici che potevano permettersi di stare a Mystic Falls. Tutti gli altri avevano dovuto arrangiarsi.
La porta della camera si aprì e gli occhi accusatori di Matt, lo travolsero.
<< Alzati da quel letto! >> gli ordinò << Subito! >>
Jeremy si voltò controvoglia verso l'amico << Lasciami in pace, Matt >>
Ma Matt non si arrese. Se inizialmente aveva creduto che i viaggiatori non avesse avuto poi una così brutta idea ad eliminare tutte le creature sovrannaturali dalla città, era stato costretto a ricredersi subito.
A grandi falcate, si diresse verso il letto di Jeremy e gli strappò il cuscino da sotto la testa per sbatterlo sul pavimento.
Jeremy abbozzò un sorriso << Si sarà fatto male... >>
Matt sospirò. Ormai le aveva provate tutte per farlo uscire da quello stato di depressione in cui era caduto.
<< Ti prego, Jeremy >> lo supplicò << Dammi una mano. Non posso occuparmi da solo di tutto: non posso occuparmi di te, dello sceriffo. Di Tyler e di tutto il resto da solo >>
Jeremy provò una fitta di colpevolezza allo stomaco. Fece forza sulla braccia e si puntellò sui gomiti << Cosa vuoi che faccia? >>
Matt accennò da un timido sorriso << Perché non viene a darmi una mano a togliere tutti i detriti rimasti al Grill >>
Jeremy annuì in silenzio e appena prima che Matt uscisse lo chiamò
<< Mi dispiace di essermi comportato come un'egoista >>
Matt alzò le spalle << Hai dieci minuti, altrimenti te la fai a piedi >>
Richiuse la porta dietro di sé e scese le scale, in cerca del suo cellulare. Doveva chiamare Caroline e informarla sulle condizioni dello sceriffo.
Che cosa triste, pensò. Non può nemmeno vedere sua madre.
Gli mancava Caroline. Se l'avesse avuta accanto, le cose sarebbero sicuramente state più facili e non avrebbe dovuto nascondere tutto il dolore che provava.

 

***


Erano infiniti minuti che Caroline faceva avanti e indietro per la sua stanza al Whittmore. Aveva soggiogato il dirigente, affinché garantisse a lei e Stefan il permesso di stare lì.
Aveva la testa che le scoppiava e non sapeva più cosa pensare. Stefan sarebbe già dovuto rientrare e Matt avrebbe già dovuto chiamare.
Quando finalmente decise di fermarsi, si sedette sul suo letto e fece un bel respiro profondo.
Riaprendo gli occhi, però, le lacrime riempirono i suoi occhi. Non lo aveva detto a nessuno, nemmeno a Stefan che condivideva con lei quella camera, ma ogni volta che il suo sguardo si posava sul letto di Bonnie e su quella parte di stanza che aveva ancora il suo profumo sentiva il cuore pronto per scoppiargli. Anche Damon la mancava, più di quanto non avrebbe mai ammesso.
Da quando erano morti, le cose erano cambiate. Alaric aveva preso un appartamento nei dintorni del Whittmore ed Elena era andata a vivere con lui, Matt e Jeremy erano tornati a Mystic Falls e Tyler...Tyler era di nuovo un licantropo e ad ogni luna piena gli si rompevano tutte le ossa del corpo in un dolore insopportabile.
Appena percepì il rumore della porta che si stava aprendo si asciugò le lacrime e scattò verso Stefan.
<< Dove sei stato? Stai bene? Hai ucciso qualcuno? >>
Stefan sorrise mesto e sciolse il suo abbraccio.
<< Sto bene, Caroline. E no, non ho ucciso nessuno oggi >> disse
<< Ho fatto un giro, avevo bisogno di prendere un po' d'aria >>
Caroline annuì, poco convinta. Era decisa a marcarlo stretto: anche se era successo solo una volta, era terrorizzata che Stefan potesse lasciarsi andare al suo lato oscuro. Da sola non avrebbe potuto fermarlo e senza Damon, senza la sua ancora, nessuno avrebbe potuto salvarlo.

 

***


Essere un vampiro era meglio di quanto se lo ricordasse. Certo, doveva ancora abituarsi all'idea che per sopravvivere sarebbe stato costretto a bere sangue; ma la cosa peggiore era che in quel momento non poteva mostrarsi debole con nessuno.
Alaric posò la tazza accanto al lavandino e sputò il caffè: ricordava diverso il suo sapore, forse perché prima non aveva quel retrogusto di sangue AB.
La prima cosa che aveva fatto, dopo aver preso in prestito quell'appartamento pignorato era stato fare rifornimento di Bourbon. E quello era il momento adatto per mandarne giù un bel bicchiere. Se Damon fosse stato con lui, gli avrebbe insegnato ad essere un bravo vampiro. Ma, invece, doveva cavarsela da solo. Su Elena non poteva contare, Caroline doveva occuparsi di Stefan e Stefan...gli avrebbe sicuramente insegnato a martoriare povere creature pelose.
Damon! Il suo ricordo gli faceva male, ma più di ogni altra cosa lo distruggeva la consapevolezza che se Bonnie non avesse perso tempo con lui, a quest'ora il suo migliore amico poteva essere vivo.
<< Buongiorno! >>
Elena entrò in cucina, già pronta per uscire.
<< Dove stai andando? >> le chiese, ben sapendo la risposta
<< A cercare Liv e suo fratello >> rispose secca << Non possono essere andati lontani >>
Alaric sospirò: non aveva ancora smesso di cercarli e probabilmente non si sarebbe mai fermata. Voleva trovarli, avere vendetta e niente l'avrebbe fermata.
All'inizio era restata ferma immobile sul divano di quell'appartamento a piangere e disperarsi. Era stata sul punto di spegnere le emozioni e smettere di sentire tutto quel dolore, ma Alaric le aveva ricordato che ne Damon ne Bonnie lo avrebbero voluto.
“Ma loro non sono qui” aveva urlato Elena “Sono morti”
“Non puoi sapere dove sono. Magari sono proprio qui, accanto a noi e ci proteggono” gli aveva risposto ma senza crederci davvero.

 

***


Gli aveva fatto bene uscire.
L'aria dell'estate era calda, ma il tutto il lavoro che c'era da fare lo manteneva distratto.
<< Entro a vedere se c'è bisogno >> gli disse Matt
Jeremy annuì distrattamente mentre prendeva due sacchi pieni di polvere e detriti e li spostava sul camion.
Si asciugò la fronte con il dorso della mano, pronto per ricominciare quando una mano sottile si sporse verso di lui, tenendo una bottiglia.
<< Un po' d'acqua? >>
<< Grazie >> rispose Jeremy, allungando il braccio. Quando però si accorse chi era la persona che gli stava offrendo un aiuto, il suo buon umore appena ritrovato sparì nel nulla.
<< Che diavolo ci fai qui? >>
Liv sospirò e abbassò lo sguardo colpevole, ritraendo la mano che gli tendeva.
<< Elena ti sta cercando >> disse secco << Vattene! >>
<< Dopo quello che è successo sei preoccupato per me >> sorrise la ragazza, ma Jeremy assunse lo sguardo più freddo e glaciale di cui era capace << Non è per te che mi preoccupo. Non voglio perdere anche mia sorella >>
Fece per andarsene, ma Liv lo fermò << Aspetta >>
<< Che vuoi? >>
<< Ho bisogno di aiuto >>
Jeremy non riuscì a non trattenere una risata << E ti aspetti davvero che io ti dia una mano? >>
Liv restò a guardare il giovane Gilbert allontanarsi, cercando le parole giuste da potergli dire. Ma nulla sembrava adatto, quindi disse semplicemente quello che pensava << Non è stata colpa mia >>
Jeremy non si fermò, cercando di ignorare le sue parole.
<< Non potevo fare nulla per salvarla, e lei lo sapeva >> urlò ancora Liv, seguendolo ma quando si accorse che si era fermato lo imitò.
Ed eccolo lì: l'istinto del cacciatore che torna a farsi vivo, quella rabbia sopita e quell'odio nascosto. La deviazione creata per i suoi pensieri era scomparsa in uno schiocco di dita e adesso nella sua mente c'era un solo pensiero: uccidere un vampiro.
<< Jeremy, stai bene? >> gli chiese avvicinandosi
Jeremy non si mosse, continuando a lottare contro il cacciatore che c'era in lui.
<< Jer... >> Liv fece l'errore di toccargli il braccio, distraendolo dai suoi pensieri e il cacciatore ebbe la meglio. Si voltò di scatto e afferrò la ragazza per la gola, sollevandola di pochi centimetri.
Liv scalciava e cercava in tutti i modi di liberarsi dalle grandi e forti mani di Jeremy.
<< Ti prego >> bofonchiava << Lasciami >>
Ma Jeremy non lasciava la presa, con gli occhi stretti a fessure e le labbra contorte in un'espressione di rabbia.
Magari Liv non era più una strega, entro i confini di Mystic Falls, ma le lezione di karate prese in quinta elementare potevano sempre essere utili. Gli diede un calcio sul ginocchio e, appena fu a terra afferrò un pezzo di legno e senza pensarci due volte lo colpì. 

  
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