In
war for
the love of you (Tonight any dream will do)
Il suo
viso
è pallido, più del solito, e smunto. Le sue
labbra sono blu per il freddo,
quando le socchiude appena per rilasciare un’esile voluta di
fumo. I suoi occhi
violacei fissano un punto lontano, perso nel bianco.
Oh, non
che lui
non sia abituato al freddo, sarebbe
ridicolo anche solo pensarlo - ma non lo sono i suoi soldati, giovani
del sud scaraventati
senza troppe cerimonie nell’inverno più duro delle
loro vite. Si sente un po’ offeso,
in effetti - crede davvero che sia troppo insignificante per sprecare
energie combattendo
seriamente contro di lui?
Beh, non
c’è
problema: lo farà ricredere. Se non è cambiato
troppo dai vecchi tempi, probabilmente
si starà già ricredendo - ha troppa esperienza in
questo genere di cose per non
capire.
- Non eri
felice,
con me? - chiede Russia all’improvviso, riportando il suo
sguardo su di lui,
fissandolo con occhi larghi e confusi e paradossalmente innocenti, da
bambino.
Finlandia sbatte le palpebre, e apre la bocca e la richiude, e pensa -
spera -
di aver sentito male. Russia continua a fissarlo.
Poi
Finlandia guarda il fucile abbandonato ai suoi piedi, pronto ad essere
ripreso in
mano subito in caso di bisogno, e poi ritorna a guardare Russia. Come
risposta,
dovrebbe bastargli.
Ma Russia
scuote la testa, l’ombra di un sorriso sulle labbra pallide -
come a
ricordargli che Finlandia è qui seduto sulla neve accanto a
lui, al nemico,
a parlare tranquillamente sotto
un cielo nero e freddo cosparso di stelle congelate. E Finlandia non
può
ribattere nulla, né può - vuole - provare a
giustificare questo momento.
Allora, rimane in silenzio e scrolla le spalle.
Russia
gli
porge una sigaretta, e lui la prende dalla sua mano cercando di non
sfiorare le
sue dita paffute e gelide - quelle dita che senza alcuno sforzo
può immaginare
macchiate del sangue dei suoi uomini. Lo sguardo che l’altro
gli riserva dopo
quel gesto è seccato e, anche se è difficile
dirlo, forse persino ferito. - Ti
ho dato tutta l’autonomia di cui avevi bisogno, me lo ricordo
bene - gli dice,
risentimento nella sua voce e un broncio da bambino capriccioso sul
volto: - Il
mio regalo per il nuovo Granducato. Ma nemmeno quello ti è
bastato.
Oh, beh,
guarda che bell’argomento ha tirato fuori adesso. Titoli. Per
Finlandia non hanno mai avuto molta importanza: sono
solo parole vuote, piccole concessioni frivole che in realtà
non determinano le
azioni di nessuno. - Non è un regalo se poi te lo riprendi -
ribatte, cercando
l’accendino nella tasca del cappotto bianco. Lo trova, e
accendere la sigaretta
tra le sue dita è una buona scusa per distogliere lo
sguardo, almeno per un po’.
Non gli
dirà
quanto sia umiliante, ripensandoci ora, il fatto di aver avuto per la
prima
volta la sua libertà come regalo,
sottoforma di un breve, inconsistente guizzo di clemenza di un padrone
nei
confronti di un sottoposto. Non gli dirà quanto sia stato bello
allora, quando era così ingenuo e disorientato e il suo
mondo
era appena cambiato per sempre - di quanto all’inizio avesse
avuto paura di
Russia e del futuro, e di quanto si fosse sentito felice quando i suoi
timori
si erano rivelati vani.
La notte
scivola via, nel silenzio e nel gelo e nel sapore amaro del fumo sulla
lingua.
Poi … - Ti trattavo meglio di lui. Lo sai, Tino - dice
Russia, e il suo tono è
sicuro e le sue labbra tese in una linea dura. La cenere cade piano
dalla sua
sigaretta, grigia sulla neve candida.
Russia
gli
ha dato il suo primo assaggio di autonomia, di dignità.
Russia non l’ha mai chiamato moglie per
poi ignorare il suo disagio e le sue proteste, non l’ha
mai paragonato a una donna e per un po’ non l’ha
nemmeno trattato come un
servo, e c’è stato un tempo in cui Finlandia ha
davvero creduto che non avrebbe
mai preteso nulla da lui. Ma, in fondo, non è mai stato
abbastanza - nemmeno
prima che le cose cambiassero.
- Lo so,
Ivan - mormora Tino, prima di alzarsi in un movimento lento e stanco e
buttare
per terra la sigaretta. La spegne sotto la suola di uno stivale.
- Ma lo
amavi - ribatte Ivan, e poi si alza anche lui. Lo guarda dritto negli
occhi,
quando chiede: - Amavi anche me? - Tino non risponde. Non ce
n’è bisogno.
Quando si
salutano - per l’ultima volta, forse - le labbra di Russia
sono fredde sulle
sue, e la sua bocca sa di fumo. E Finlandia sa che hanno lo stesso
sapore.
NdA
…
Non
guardatemi così. Ѐ solo che questi due sono tanto belli e
angst insieme.
Il titolo
viene da Come Cover Me dei Nightwish.
Sulla
Guerra
d’Inverno: http://en.wikipedia.org/wiki/Winter_War
Sulla
Russificazione della Finlandia: http://en.wikipedia.org/wiki/Russification_of_Finland