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Autore: _Discord_    15/06/2014    2 recensioni
Questa è una fic introspettiva, che analizza un pony non più giovane alle prese con uno dei problemi più lontani dall'universo della serie. La noia. L'eterna pace di Ponyville rende opprimenti le giornate di Razel, che si trova vicino al punto di non ritorno. Ma un aiuto inatteso gli aprirà una nuova prospettiva...
Fic piuttosto profonda, ma presenta comunque numerosi aspetti divertenti, dati i personaggi. Buona lettura!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Discord, Nuovo personaggio, Princess Celestia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mele rosse
 
 
 
 
Era una stata una giornata nuvolosa a Ponyville quella sera, a poche settimane dall’inizio dell’inverno. Uno splendido esemplare di stallone verde smeraldino, ormai temprato dagli anni, trascinava con fatica l’ultima di una lunga serie di balle di fieno, tutte disposte sopra il carro che di lì a poco avrebbe dovuto portare alla fattoria.
Ogni settimana, fin da quando era stato in grado di lavorare, dal primo pomeriggio alla sera imballava e sistemava i grandi mucchi di sterpaglie in file ordinate e le trascinava col carro su, fino al fienile degli Apple a Sweet Apple Acres.
Era uno scambio di favori onesto, un accordo lasciatogli in eredità dal padre e da suo padre prima di lui: fieno in cambio di mele. Ogni pomeriggio, una generosa porzione: una cesta sempre colma di grandi mele rosse.
Giunto a destinazione, scaricò il tutto sotto lo sguardo pacato di Big Mac, che gli consegnò il compenso, come al solito. Un’ora dopo era già a casa ed era seduto sulla poltrona del salotto. I suoi occhi caddero sulla ciotola che gli avevano dato. Mele rosse. Mele rosse coltivate con amorevoli zoccoli di pony Apple.
Razel, questo era il suo nome, emise un sospiro e addentò una di quelle mele rosse senza però mangiarla, sedendosi davanti al camino. Con la mente tornò a quando, da puledro,  si lanciava con energia in quella piccola avventura, a trainare il carro più velocemente possibile per suscitare l’approvazione degli Apple per sua rapidità. Quando era particolarmente fortunato, l’anziana giumenta della fattoria gli teneva da parte una fetta di torta, che mangiava con gusto mentre tornava verso casa.
Ma ora… Ora tutto quello aveva lasciato il posto ad una lenta e comoda monotonia. Da giovane aveva avuto degli amici, certo. La sua compagnia era formata da tutti giovani puledri in gamba. Lui e Ares erano pony di terra, Ignitus e Bavarel unicorni e Lavorn l’unico pegaso del gruppo.
Da giovani si vedevano quasi tutti i giorni prima del lavoro, viaggiavano verso le città più centrali alla ricerca di emozioni, puledre con cui intrattenersi, luoghi nuovi e tutte le novità del momento.
Sorrise, mesto: Ares era rimasto azzoppato durante una cavalcata sotto la pioggia anni prima ed era diventato intrattabile. Ignitus e Bavarel erano entrati alla Corte come Guardie Reali e pure si facevano vedere di rado in giro. L’ultima volta che aveva avuto notizie di Lavorn, invece, aveva saputo che si era invischiato in qualche strano giro di corse aeree ai confini di Equestria.
Razel era scapolo: aveva dato sempre la priorità all’amicizia e al lavoro piuttosto che alle puledre e mentre tutti i suoi amici si sistemavano, portò avanti la sua vita da single brillante, sempre circondato da rare bellezze ma senza legarsi mai a nessuna. Col senno di poi, non era stata un’idea saggia. Quando viene meno l’entusiasmo della giovinezza, avere degli zoccoli da stringere con amore al tuo ritorno dal lavoro ritempra corpo e spirito. Ma Razel sapeva che non era neanche quello il motivo del suo sconforto.
Il vero problema era che a Ponyville non accadeva mai nulla di interessante. La vita scorreva piatta e tranquilla, un vago senso di pace e tranquillità che si trascinava da anni, statico.
Razel viveva del suo raccolto di fieno e grano, lontano dalla città e dalle sue attrattive. Gli eventi mondani non lo toccavano, non aveva la passione della moda né lo affascinavano i misteri della magia. L’unica cosa che aveva rischiato di infrangere quella soffocante calma era stato l’avvento di Nightmare Moon, un piccolo barlume rilevante nella sua vita in un oceano di sconfinata indifferenza. Il tempo necessario alla notizia per giungere alle sue orecchie, però, fu sufficiente agli Elementi dell’Armonia per scongiurare la minaccia e riportare la tranquillità ad Equestria: l’unica avventura che poteva turbare la sua vita rendendola di nuovo interessante era sfumata definitivamente.
Qualsiasi cosa nei suoi ultimi dieci anni era stata dedicata al lavoro, che lo distraeva dalla noia che stava prendendo piano piano possesso della sua esistenza.
Sbuffò, a disagio. Non poteva lamentarsi della sua vita; si era divertito, aveva avuto le sue avventure, era riuscito a comprarsi una bella casa e arredarla con gusto, aveva un lavoro sicuro che lo teneva impegnato. Eppure…
Eppure tutto quello gli era diventato insopportabile. Ripetitivo, logorante, monotono. La routine delle settimane che scorrevano sempre uguali lo stordivano e infiacchivano le sue capacità mentali, rendendolo pigro e svogliato.
 Si ritrovò a fissare intensamente la grande mela rossa degli Apple. Era il cibo più gustoso che si poteva trovare a Ponyville, per questo mangiava solo quello; era la sua cena in cambio del lavoro, non si poteva chiedere di meglio.
Mele rosse. Sempre mele rosse. Succose, saporite, ottime mele rosse. Schifose mele rosse. Insopportabili, inutili, maledette mele rosse!
Il calcio del vecchio pony di terra spedì mele, ciotola e l’intero tavolo su cui erano poggiate dall’altra parte della stanza.
L’ansia si era impadronita di lui. Da quando era diventato così difficile vivere la sua vita? La ripetizione generava sicurezza, il suo lavoro veniva ripagato generosamente, poteva contare sul meglio che la vita potesse offrirgli. E allora perché sentiva quella morsa nel cuore? Quel desiderio che accadesse qualche cosa, qualsiasi cosa, una catastrofe naturale, un’invasione di un popolo ostile, qualsiasi cosa che gli desse di nuovo quel brivido che un tempo provava. Preso dalla frenesia, si impennò e iniziò a scalciare in tutte le direzioni: piatti di porcellana, vecchi quadri appesi, piccoli e inutili mobiletti, tutto volava via, spazzato via dalla sua furia incontrollata. Quando anche l’appagante suono di vetri rotti raggiunse le sue orecchie decise di fermarsi e si guardò intorno ansante.
L’intera casa era a soqquadro. Mentre riprendeva il controllo dopo quella sfuriata, Razel osservò con vivo dispiacere quello che aveva appena combinato. Aveva distrutto tutto ciò che gli era familiare, tutto ciò che lo circondava e che avrebbe dovuto accompagnarlo nella vecchiaia…
Voltandosi, vide lo specchio in frantumi ancora miracolosamente attaccato alla parete: ma il pony che veniva riflesso non gli assomigliava per niente. Razel si avvicinò, perplesso: l’immagine era quella di un pony decrepito giunto alla fine dei suoi giorni, costretto dalle circostanze a passare le sue giornate a lavorare senza gioia e senza motivo: tutte le monete del regno non avrebbero potuto regalargli la felicità. Era destinato a continuare quella logorante esistenza per chissà quanto tempo ancora, prima che arrivasse finalmente la fine, liberatrice di quell’affanno angosciante. La fine di tutto...
Lentamente, raccolse un frammento dello specchio e ne saggiò il filo con lo zoccolo. Era così sottile e tagliente… Decise di portare la scheggia di vetro poco sopra lo zoccolo, dove sapeva che avrebbe fatto più effetto e si preparò a incidere la carne…
Poi il frammento si illuminò di una vaga luce arcobaleno e Razel esitò. Lo specchio ora rifletteva una creatura strampalata e decisamente folle: la testa era senza dubbio quella di un pony, ma un lungo dente ricurvo simile a quello di alcuni serpenti faceva capolino dalla bocca sorridente: il lungo corpo affusolato presentava un’ala da pegaso e una da pipistrello sul dorso ed era munito di quattro zampe tutte diverse dall’altra, terminando in una buffa coda a ciuffo bianco.
Come se stesse uscendo da un tunnel particolarmente stretto, Discord emerse dal frammento di specchio e fluttuò in aria attorno ad un esterrefatto Razel.
- Tu... – fece il pony smeraldino - Mi ricordo di te… Eri scomparso anni fa…
- Oh sì, sai com’è, un giorno ci sei, un altro rimani intrappolato nella pietra per centinaia di anni, un’altro ancora diventi migliore amico delle studentesse di chi ti ha imprigionato… Cose che capitano! – disse con allegra noncuranza.
- Sì, certo… La solita routine… - fece Razel, ironico, ma suo ospite si portò le mani sul cuore, come se fosse stato trafitto da una freccia.
- Agh! Non pronunciare quella parola oscena! Solo nominarla di fa prudere dappertutto!
A quell’uscita, Razel non seppe cosa ribattere e lasciò che il suo insolito visitatore si aggirasse tra le macerie del salotto.
- Apprezzo veramente il tuo stile di arredamento – sentenziò Discord, sinceramente colpito – non vedevo così tanta confusione in una stanza da quel giorno in cui ho iniziato a starnutire in un negozio di cristalli… Oh, è stato memorabile! – aggiunse, asciugandosi una lacrima al bordo degli occhi.
- Ecco, a proposito di questo... è un momento particolare, non penso tu possa restare qui…
- Oh, ma è esattamente questo il punto, vero? – disse lo spirito del caos, guardandolo dritto negli occhi – Il tuo momento particolare dura da così tanto tempo, caro Razel… E tu pensi davvero che qualche taglio sopra lo zoccolo possa ripagare dieci anni di noia?
Razel si accigliò, sulla difensiva.
- Non ti conosco e tu piombi in casa mia a giudicare la mia vita. E’ a dir poco oltraggioso! Ti prego di lasciare questa casa e di non tornare mai più!
Discord abbassò lo sguardo, afflitto.
- Sembra che ancora una volta il mio buon cuore non sia stato apprezzato… Non mi rimane che andarmene, dunque...
Il pony verde lo seguì con lo sguardo severo, mentre lo spirito del caos apriva la porta di casa ed usciva.
- E’ stato facile, direi… - osservò, tornando verso il salotto.
Appena si voltò, però, quasi sbatté contro una porta apparsa proprio in mezzo al vuoto della stanza. Da quella si levò un cortese bussare.
- Chi è? – chiese il pony, automaticamente.
- La vita, naturalmente! – esclamò Discord, spalancandola con entrambe le zampe ed rientrando trionfante nel salotto – La vita è alle porte, basta solo saperle aprire!
- Ti prendi gioco di me, non è vero?
- Si nota così tanto? – rispose l’altro noncurante, limandosi le unghie della mano leonina – eppure appena qualche anno fa eri tu il re delle battute a doppio senso nelle locande di…
- Ero un giovane puledro che non sapeva cosa fossero serietà e duro lavoro. Ho dovuto mettere la testa a posto…
- In quale posto? – si interrogò Discord, afferrando la propria testa e iniziando a palleggiarla con la coda – Nel posto di qualcun altro, forse? Perché il risultato non sembra essere di tuo gradimento…
Razel lo osservò esasperato mentre si esibiva in prodezze via via sempre più spettacolari e afferrò la testa del suo ospite non appena gli arrivò a tiro.
- Io sto bene! – gli urlò, tenendola ben salda tra gli zoccoli – Che ne sai tu della serenità data da una vita tranquilla passata a fare il tuo dovere, eh? Lasciami in pace e vivi la tua vita!
- Avresti ragione, piccolo pony, se fossi veramente convinto di quello che dici. Ma la tua è pigrizia e vigliaccheria, non diligenza.
Le parole furono talmente dure e dirette che lasciarono il pony ammutolito, mentre il Draconequus si riposizionava la testa sul corpo e assumeva un’espressione più seria.
- Ti confiderò un segreto – disse quindi – è una cosa che non dico a molta gente ma… Un tempo ero come te. Non fare quella faccia, non sto scherzando. Rigido, controllato e severo con me stesso. Ero convinto che sacrificare la mia felicità mi avrebbe portato ad un livello di benessere maggiore in futuro. Ma a differenza tua, sono eterno. E gli effetti a lungo termine sono stati, ecco, più … drastici.
Allungò le proprie zampe e il pony notò come sembrassero esser state unite al resto del corpo artificialmente, simili a delle protesi. Distolse lo sguardo con disgusto.
-Il punto di rottura è la follia e il mio corpo non resse la pressione – continuò Discord, grave - Mentirei se dicessi che sia stato indolore. Per fermare ciò che ero diventato sono dovute intervenire le due principesse in persona: con la loro magia mi hanno donato un nuovo corpo e riorganizzato la mia mente da zero: il risultato è stato… Questo! – e qui esplose in un’amara risata, vagamente inquietante - Ora ho imparato a vedere il mondo più… Felice. Folle, certo. Ma felice. E a te cosa rende felice, Razel?
Il pony smeraldino alzò lo sguardo per rispondergli, ma il suo interlocutore era sparito: esattamente dove si trovava un momento prima, ora al suo posto c’era il grande cesto di mele rosse. Una era caduta fuori.
Razel si avvicinò e la guardò intensamente. Era talmente lucida da potersi specchiare. Una bella mela rossa luccicante. Poi alzò uno zoccolo e la pestò forte, riducendola ad una poltiglia appiccicosa. No, si disse, non era quello che lo rendeva felice.
 
 
 
Su una collina nelle immediate vicinanze, una splendida alicorno dalla criniera scintillante sedeva sull’erba, mentre una carrozza d’oro con sei pegasi in uniforme la attendeva poco più in là. Sorrideva, mentre dall’alto guardava un vecchio pony uscire di casa con un fagotto sulla spalla, diretto alla stazione poco distante da lì.
Non si mosse quando Discord le comparve accanto, ma si limitò ad un regale cenno col capo.
- Sembra proprio che tu abbia colto nel segno, Discord, ben fatto; non mi aspettavo di meno da te, del resto. Però… non pensi di aver un po’ esagerato, con la storia del corpo fatto a pezzi?
Lo spirito del caos ridacchiò nell’ombra.
- Mia cara principessa, hai detto di utilizzare qualsiasi mezzo per salvarlo da se stesso. Ho voluto solo aggiungere un po’ di improvvisazione! Ora, comunque, se ti ritieni soddisfatta, penso proprio che mi farò una bella passeggiata notturna... Magari nella foresta! – disse, schioccando le dita con gusto.
- Sei libero di andare – disse la Principessa Celestia, lo sguardo fisso avanti a sè - solo, prima di andare, riporta la carrozza e la mia scorta alla loro forma originale…
  
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