Sempre
della serie altro contest altra storia, torno con qualcosa su Gale (per
chi sa
quanto il personaggio non sia nelle mie corde, sa anche quanta
sofferenza c’è
dietro alla scrittura di una storia, seppur breve, con lui come
protagonista).
Bene
la storia partecipa al “Tutti ( o quasi ) i sentimenti
dell’uomo” indetto da
AmahyP sul forum di EFP, colgo l’occasione per ringraziarla
per avermi ispirato
la fic, non sono soddisfattissima del risultato, avrei voluto studiarla
un po’
di più, ma mi risulta veramente ostico con un personaggio
come Gale.
Quindi
non posso fare altro che augurarvi una buona lettura, ricordarvi che
è
consigliata la lettura con annessa musica in allegato (Don’t
look down, One
Republic).
Alla
prossima
Ciara
Nessuno
dei personaggi qui di seguito mi appartiene, ovviamente!
Coal Dust
Hey, I can hear
you talking
Say, don’t look down, don’t look down.
La
polvere del carbone piano piano
riusciva a ricoprire ogni cosa.
Gli
anziani del Giacimento lo dicevano
spesso mentre raccontavano vecchie storie e, in ogni caso, era un
particolare
del Distretto che gli era ben chiaro fin da bambino.
Tutto
finiva per assumere una tonalità
grigiastra, spenta.
Inesorabilmente.
Perfino
i vagoni del treno, che
periodicamente portava i rifornimenti dagli altri Distretti, dopo un
paio di
giorni erano quasi irriconoscibili.
La
polvere di carbone ti entra sotto la pelle, nei polmoni e nelle ossa,
ti
accompagna durante la crescita e ti soffoca da adulto.
Il
suo caposquadra glielo aveva detto il
suo primo giorno di lavoro in miniera; era qualcosa che avrebbe dovuto
dirgli
suo padre.
Era
qualcosa che desiderava gli avesse
detto suo padre.
«
Gale! » Posy lo accolse correndogli
incontro e gridando il suo nome.
Il
ragazzo fece un passo indietro
mostrandole i palmi delle mani, sporchissimi, e disse: « Mi
do una ripulita e
poi facciamo tutto quello che vuoi, Posy ».
Sua
sorella era l’unica capace di
strappargli un sorriso dopo una lunga giornata in miniera, lontano
dalla luce
del sole e dai boschi.
«
Voglio andare a giocare nel Prato con
te. Per favore, per favore, per favore… »
cominciò a supplicarlo la piccola
strattonandogli la camicia.
Gale
in tutta risposta si diresse verso
la bacinella colma d’acqua che lo aspettava sul tavolo e vi
immerse le mani:
l’acqua si macchiò subito di grigio diventando
torbida.
«
Posy, lascia stare tuo fratello! » la
voce di sua madre proveniente dall’altra stanza era ferma e
severa e non
ammetteva repliche. La bambina si allontanò subito da lui e
tornò a giocare con
la bambola che le aveva regalato Prim.
Non
voleva che Posy smettesse, gli
faceva piacere stare con lei anche quando era stanchissimo. Gli
ricordava lui
da piccolo quando voleva stare con sua padre appena tornato dal lavoro;
si
comportava esattamente nello stesso modo, incurante del fatto che
l’uomo fosse
stanco e che quelle erano le poche ore di riposo che gli erano concesse
prima
di un’altra, faticosissima, giornata in miniera.
Sua
madre uscì dall’altra stanza con una
pila di vestiti lavati, la appoggiò sul tavolo e gli
accarezzò una guancia. «
Somigli tanto a tuo padre ».
Hazelle
aveva uno sguardo terribilmente
triste; da quando aveva cominciato a lavorare in miniera glielo vedeva
spesso,
era un costante ricordo della morte di suo padre.
Lo
stesso sguardo che aveva avuto
l’unica volta in cui suo padre lo aveva schiaffeggiato
perché aveva firmato per
avere delle tessere alla sua prima mietitura.
La
gente del Giacimento non accetta la carità da nessuno.
Nemmeno da un figlio.
Solo
ora Gale capiva perché l’uomo se
l’era presa tanto a cuore, ora che aveva il peso della
famiglia sulle spalle,
ora che sarebbe morto di fame pur di non far mettere ai suo fratelli
una solo
tessera in più nell’urna della Mietitura.
Negli
ultimi sei anni aveva desiderato
che suo padre fosse vivo un’infinità di volte: per
sua madre, per i suo
fratelli, ma soprattutto per se stesso. Sentiva la presenza
dell’uomo accanto a
lui nei suoi ricordi, nei racconti delle persone del Giacimento, negli
occhi di
sua madre.
Ricordava
ogni parola, ogni cosa di
quello che gli aveva insegnato.
Conservava
tutto gelosamente.
Tante
piccole cose che gli impedivano di
cadere, di lasciarsi andare alla fatica, al dolore.
Sapeva
che il suo era un desiderio
irrealizzabile, ma continuava a desiderare in ogni caso.
I
ricordi di suo padre erano un po’ come
la polvere di carbone del Distretto 12: indelebili.
La
polvere di carbone ti entra sotto la pelle, nei polmoni e nelle ossa,
ti
accompagna durante la crescita e ti soffoca da adulto.
«
Posy, andiamo a giocare! »
Hey, I can hear
you preaching
Say don’t leave me fall, fall.
Don’t look down, One Republic