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Autore: Ciara    15/06/2014    5 recensioni
La polvere del carbone piano piano riusciva a ricoprire ogni cosa.
Gli anziani del Giacimento lo dicevano spesso mentre raccontavano vecchie storie e, in ogni caso, era un particolare del Distretto che gli era ben chiaro fin da bambino.
Tutto finiva per assumere una tonalità grigiastra, spenta.
Inesorabilmente.
Perfino i vagoni del treno, che periodicamente portava i rifornimenti dagli altri Distretti, dopo un paio di giorni erano quasi irriconoscibili.
La polvere di carbone ti entra sotto la pelle, nei polmoni e nelle ossa, ti accompagna durante la crescita e ti soffoca da adulto.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gale Hawthorne
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Sempre della serie altro contest altra storia, torno con qualcosa su Gale (per chi sa quanto il personaggio non sia nelle mie corde, sa anche quanta sofferenza c’è dietro alla scrittura di una storia, seppur breve, con lui come protagonista).

Bene la storia partecipa al “Tutti ( o quasi ) i sentimenti dell’uomo” indetto da AmahyP sul forum di EFP, colgo l’occasione per ringraziarla per avermi ispirato la fic, non sono soddisfattissima del risultato, avrei voluto studiarla un po’ di più, ma mi risulta veramente ostico con un personaggio come Gale.

Quindi non posso fare altro che augurarvi una buona lettura, ricordarvi che è consigliata la lettura con annessa musica in allegato (Don’t look down, One Republic).

Alla prossima

Ciara

 

Nessuno dei personaggi qui di seguito mi appartiene, ovviamente!

 

Coal Dust

 

Hey, I can hear you talking
Say, don’t look down, don’t look down.

 

La polvere del carbone piano piano riusciva a ricoprire ogni cosa.

Gli anziani del Giacimento lo dicevano spesso mentre raccontavano vecchie storie e, in ogni caso, era un particolare del Distretto che gli era ben chiaro fin da bambino.

Tutto finiva per assumere una tonalità grigiastra, spenta.

Inesorabilmente.

Perfino i vagoni del treno, che periodicamente portava i rifornimenti dagli altri Distretti, dopo un paio di giorni erano quasi irriconoscibili.

La polvere di carbone ti entra sotto la pelle, nei polmoni e nelle ossa, ti accompagna durante la crescita e ti soffoca da adulto.

Il suo caposquadra glielo aveva detto il suo primo giorno di lavoro in miniera; era qualcosa che avrebbe dovuto dirgli suo padre.

Era qualcosa che desiderava gli avesse detto suo padre.

« Gale! » Posy lo accolse correndogli incontro e gridando il suo nome.

Il ragazzo fece un passo indietro mostrandole i palmi delle mani, sporchissimi, e disse: « Mi do una ripulita e poi facciamo tutto quello che vuoi, Posy ».

Sua sorella era l’unica capace di strappargli un sorriso dopo una lunga giornata in miniera, lontano dalla luce del sole e dai boschi.

« Voglio andare a giocare nel Prato con te. Per favore, per favore, per favore… » cominciò a supplicarlo la piccola strattonandogli la camicia.

Gale in tutta risposta si diresse verso la bacinella colma d’acqua che lo aspettava sul tavolo e vi immerse le mani: l’acqua si macchiò subito di grigio diventando torbida.

« Posy, lascia stare tuo fratello! » la voce di sua madre proveniente dall’altra stanza era ferma e severa e non ammetteva repliche. La bambina si allontanò subito da lui e tornò a giocare con la bambola che le aveva regalato Prim.

Non voleva che Posy smettesse, gli faceva piacere stare con lei anche quando era stanchissimo. Gli ricordava lui da piccolo quando voleva stare con sua padre appena tornato dal lavoro; si comportava esattamente nello stesso modo, incurante del fatto che l’uomo fosse stanco e che quelle erano le poche ore di riposo che gli erano concesse prima di un’altra, faticosissima, giornata in miniera.

Sua madre uscì dall’altra stanza con una pila di vestiti lavati, la appoggiò sul tavolo e gli accarezzò una guancia. « Somigli tanto a tuo padre ».

Hazelle aveva uno sguardo terribilmente triste; da quando aveva cominciato a lavorare in miniera glielo vedeva spesso, era un costante ricordo della morte di suo padre.

Lo stesso sguardo che aveva avuto l’unica volta in cui suo padre lo aveva schiaffeggiato perché aveva firmato per avere delle tessere alla sua prima mietitura.

La gente del Giacimento non accetta la carità da nessuno. Nemmeno da un figlio.

Solo ora Gale capiva perché l’uomo se l’era presa tanto a cuore, ora che aveva il peso della famiglia sulle spalle, ora che sarebbe morto di fame pur di non far mettere ai suo fratelli una solo tessera in più nell’urna della Mietitura.

Negli ultimi sei anni aveva desiderato che suo padre fosse vivo un’infinità di volte: per sua madre, per i suo fratelli, ma soprattutto per se stesso. Sentiva la presenza dell’uomo accanto a lui nei suoi ricordi, nei racconti delle persone del Giacimento, negli occhi di sua madre.

Ricordava ogni parola, ogni cosa di quello che gli aveva insegnato.

Conservava tutto gelosamente.

Tante piccole cose che gli impedivano di cadere, di lasciarsi andare alla fatica, al dolore.

Sapeva che il suo era un desiderio irrealizzabile, ma continuava a desiderare in ogni caso.

I ricordi di suo padre erano un po’ come la polvere di carbone del Distretto 12: indelebili.

La polvere di carbone ti entra sotto la pelle, nei polmoni e nelle ossa, ti accompagna durante la crescita e ti soffoca da adulto.

« Posy, andiamo a giocare! »

 

Hey, I can hear you preaching
Say don’t leave me fall, fall.

Don’t look down, One Republic

  
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