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Autore: roxy_xyz    15/06/2014    5 recensioni
|Spoiler! Allegiant|Oneshot|Malinconico|What if?|
E se Christina non fosse riuscita a fermare Tobias?
Il siero della verità ha cancellato ogni cosa, anche il ricordo di lei, di Tris: la sua unica ragione di vita.
Dal testo:
È allora che mi sorride e scappa via, lasciandomi solo in mezza alla strada con l’eco della sua risata alle mie orecchie sorde.
Mi chiamano Tobias Johnson e ho dimenticato ogni cosa.
Tutto. Tranne il sapore di quel bacio.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Four/Quattro (Tobias)
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Non recidere, forbice, quel volto,

 

 

Titolo: Just your taste

Personaggi: Tobias/Quattro

Genere: Introspettivo, malinconico. One shot (881 words)

Rating: Verde

Note introduttive: Questa shot nasce dall’esigenza di scrivere qualcosa una volta terminato Allegiant, libro che mi ha devastato e che ho amato soprattutto per quel finale, maledetto ma bellissimo. Questa storia nasce dal what if?: e se Christina non avesse fermato Tobias quel giorno, quando aveva deciso di soffocare il dolore con il siero della memoria?

Qui, troviamo Tobias che ha dimenticato ogni cosa e che è stato rieducato con ciò che gli hanno raccontato la madre e gli amici.

A introdurre la shot, ho deciso di mettere i versi di Montale, che credo calzino a pennello e poi… io amo le sue poesie!

Buona lettura.

 

 

 

Just your taste

 

 

 

“Non recidere, forbice, quel volto,

solo nella memoria che si sfolla,

non far del grande suo viso in ascolto

la mia nebbia di sempre.”

(E. Montale. Non recidere, forbice, quel volto)

 

***

 

 

 

 

Caro diario.

No dannazione, non posso cominciare così, ma a chi dovrei rivolgermi? A Dio? A mia madre che mi ha chiesto di mettere nero su carta i miei pensieri? Non sono mai stato un letterato, anzi, non so nemmeno chi sono io.

Tobias, mi chiamano tutti così.

Quattro, a volte, quando faccio arrabbiare le persone che mi stanno vicino, e purtroppo la cosa succede fin troppo spesso.

Forse sarà meglio spiegare che l’unica cosa che mi ricordo con certezza è stato il forte dolore alla mascella e poi, tutto è come avvolto da una strana nebbia. Un pugno terribile può essere il mio primo ricordo? A quanto pare sì.

So con certezza che Evelyn è mia madre e mi basta semplicemente guardarla per capire che le voglio bene, però è più il fastidio e il dolore che leggo negli occhi di Christina a rendermi inquieto e a spingermi a scrivere.

Come può odiarmi una persona se ho dimenticato ogni cosa a causa di un incidente?

Eppure è quello che Christina fa ogni singolo giorno, sputando veleno su qualsiasi cosa io faccia, e io non riesco a dirle nulla, magari chiederle il perché di tanta rabbia nei miei confronti. Sento di meritare ogni suo insulto e pugno, solo che non ricordo il motivo.

Non credo che scrivere un diario servirà a molto, però forse mi aiuterà ad allontanare quella nebbia che offusca i miei ricordi. Forse, appunto. Nessuno può avere la certezza di quello che succederà una volta finito il foglio di questa pagina.

Mi chiamo Tobias Johnson e non ricordo nulla di quello che è successo nei miei diciotto anni di vita prima di sei mesi fa. C’era il sole quel giorno? Pioveva? Perché mi trovavo in quella piazza in cui è scoppiata la bomba che ha causato la mia amnesia? E come sono riuscito a scappare e a raggiungere casa, senza riportare nemmeno una ferita?

I miei ricordi iniziano nella stanza da bagno e con il pugno di Christina, un maledetto gancio destro e con le sue accuse soffocate dalle lacrime.

“Come hai potuto cancellarla dalla tua vita? Non ti credevo così codardo.” Sono state queste le sue parole: Tobias Johnson non è altro che un codardo, un uomo che merita solo disprezzo. Posso accettare la sentenza, ma vorrei almeno conoscere la persona che ero e imparare dai suoi errori.

Qual era il mio lavoro? I miei tatuaggi mi ricordano ogni giorno che le scelte prese dal mio precedente me erano molto diverse e lontane dall’avvicinarsi all’ambiente politico che frequento ormai quotidianamente. Eppure tutte le mattine, copro i segni del mio passato e arranco nel presente, cercando un futuro più stabile e magari meno angosciante.

Non dormo mai la notte, o almeno cerco di farlo. Puntualmente mi alzo e comincio a passeggiare, in salotto, in cucina, per poi finire fuori all’aria aperta. Non so per quante ore io vaghi, ma il mio corpo si rifiuta di dormire per più di un paio di ore.

Mi piace camminare in città mentre tutti dormono. Mi dà la possibilità di riflettere e di allontanarmi, almeno per poche ore, dal Tobias che gli altri vorrebbero e che continuano a cercare nel mio sguardo e nei miei gesti. È come se mi fossi addormentato un giorno e da allora non mi sia più svegliato, camminando come un sonnambulo in questa città deserta.

Dovrei svegliarmi e riprendermi la mia vita, se solo sapessi come fare. Forse, dovrei ricordarmi che non sono nessuno di importante, non c’è alcuna gesta eroica nel mio passato. Sono solo un vigliacco.

Eppure nonostante tutto, nonostante ogni notte io decida di scappare da me stesso e dalla persone che mi circondano, c’è qualcosa che me lo impedisce.

No, non è mia madre e nemmeno Zeke, l’unica persona che mi guarda senza provare ribrezzo. Non so nemmeno se esista o se è frutto di questa mia insonnia che dura ormai da mesi. Mentre avanzo per strada, riesco persino a vederla. Piccola e magra. Corre, libera e selvaggia, e mi chiama per nome invitandomi a seguirla.

Mi ritrovo a correre, nel tentativo disperato di afferrarla per la mano o almeno di rallentarla, ma sembra avere le ali ai piedi e la distanza che ci separa diventa sempre più insormontabile. Finché lei non si ferma e viene verso di me.

Chi sei? Tutte le notti vorrei porle la stessa domanda, ma è come se sapessi ogni cosa e non avessi bisogno di indagare.

Lei mi guarda e sorride, accarezzando la mia guancia ispida, guardandomi come se fossi la persona più bella del mondo.

Mi parla velocemente e io non riesco a fermarla, a dirle che non sento ciò che dice. Mi sembra di trovarmi dentro uno di quei film a cui hanno tolto l’audio e che diventa impossibile da seguire; così continuo a fissarle le labbra nel disperato tentativo di carpire almeno qualche parola.

Non importa, capisco.

Vivi e sii felice, mi dice.

Rimango fermo sul marciapiede, con mille domande in testa e nessuna risposta, e la mia unica reazione è abbassarmi verso di lei e baciarla. Elettricità. Disperazione. Rimpianto.

È allora che mi sorride e scappa via, lasciandomi solo in mezza alla strada con l’eco della sua risata alle mie orecchie sorde.

Mi chiamano Tobias Johnson e ho dimenticato ogni cosa.

Tutto. Tranne il sapore di quel bacio.

 

   
 
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