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Autore: _eco    15/06/2014    5 recensioni
[Rumbelle] [post 3x11] ♥
- Mi era parso di capire che volevate comportarvi da eroina, mia cara. –
- Infatti. –
- Ebbene, smettetela di frignare come una femminuccia! –
[...]
Sei un’eroina, ripeté fra se. E non importa se piangi.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The best teacup is chipped'
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Even heroes cry
 
Now I am strong 
You gave me all
You gave all you had and now I am home
My love, leave yourself behind
Beat inside me, I’ll be with you
Sia - My love
Ascoltatela in sottofondo e morite con me per la bellezza di questa canzone ♥
 
Baelfire si rannicchiò su se stesso e si avvolse nelle logore e maleodoranti coperte. Rumpelstiltskin, alla flebile luce di una candela quasi giunta alla fine della sua vita, filava per distrarsi. Filava per farsi venire in mente un’idea, un qualsiasi piano capace di mettere in salvo la vita di Bae.
Le spalle curve, i capelli simili a paglia sfilacciata, la pelle sporca e ustionata dal sole, Rumpelstiltskin non era affatto il prototipo del padre perfetto.
Ce l’aveva stampato in faccia, nelle rughe che gli solcavano il viso, negli occhi che sembravano sempre sul punto di lacrimare, che era un codardo, un bambino indifeso intrappolato nel corpo gracile di un uomo che a malapena sapeva stringere fra le dita un pugnale.
Come avrebbe fatto? Come avrebbe potuto difendere Bae senza poi darsela a gambe e lasciarlo lì, piccolo, spaventato, indifeso?
Proprio come suo padre aveva fatto con lui. Cosa gli assicurava che non avrebbe fatto così anche lui?
Certo, nel momento in cui aveva stretto fra le braccia Baelfire, ancora un neonato avvolto in fasce, gli aveva promesso che mai, mai lo avrebbe lasciato.
Ma i codardi, si chiese Rumpelstiltskin, mentre filava la paglia, i codardi sanno mantenerle, le promesse?
Alcuni singhiozzi soffocati richiamarono la sua attenzione. La fiammella che danzava – ancora per poco – sulla punta della candela rischiarava un cumulo di coperte che sussultava regolarmente.
- Non piangere, Bae. – sussurrò Rumpelstiltskin, abbandonando il suo lavoro.
Hai del talento, Rumpelstiltskin, gli avevano detto con orgoglio le sue zie, quando era ancora soltanto un bambino spaurito che piagnucolava per ogni cosa.
Perché, adesso cosa faceva?
Rumpelstiltskin scosse la testa e scacciò quel pensiero cattivo.
Fai pensieri felici, gli aveva detto suo padre.
Aveva smesso di farne da un bel po’.
- Mi verranno a prendere. – disse Baelfire, tra un singhiozzo e un altro.
Mi verranno a prendere.
Lo verranno a prendere.
Era forse un tono d’affermazione, quello che tingeva la voce di suo figlio? La certezza che suo padre, nemmeno questa volta, avrebbe avuto il coraggio di fare la cosa giusta, di salvare il suo bambino?
Persino suo figlio si era reso conto di quanto fosse codardo. Persino lui si era rassegnato al fatto che, nel giro di tre giorni, l’esercito lo avrebbe reclutato e spedito a morire, senza che suo padre avesse potuto fare qualcosa per portarlo in salvo.
Rumpelstiltskin strisciò i piedi, rivestiti da vecchi sandali, sino al giaciglio dove il suo bambino aveva sempre trascorso le notti abbracciato a uno strambo fantoccio di paglia.
- Fa’ pensieri felici, Bae. – gli sussurrò con voce tremula in un orecchio, carezzandogli i capelli folti e scuri. – Gli eroi non piangono. – disse, fermamente convinto.
Gli eroi non piangono, Rumpelstiltskin. Perché continui a frignare?, lo rimbeccavano le sue zie, quando da bambino iniziava a piagnucolare in silenzio. Almeno hai del talento nel filare, questo te lo si deve riconoscere, cercavano poi di incoraggiarlo, tentando di celare risolini poco simpatici.
In quel momento, nel buio del tugurio in cui viveva, Rumpelstiltskin incollò lo sguardo alla flebile fiammella che danzava sulla punta della candela, e decise che avrebbe potuto vedervi qualsiasi cosa: la debolezza della sua virilità, la fragilità della vita di suo figlio, o, forse, un ultimo, tremulo briciolo di speranza.
 
"You had a life, Belle. Before…this. Friends…family. What made you choose to come here with me?"
 " Heroism…sacrifice. You know, there aren’t a lot of opportunities for women in this land to show what they can do…to see the world, to be heroes! So, when you arrived that was my chance. I always wanted to be brave. I figured do the brave thing and bravery would follow.”
Once upon a time, 1x12
 
 
Belle strinse al petto il piccolo ciondolo d’oro, ormai umido di lacrime salate.
Tirò su con il naso e si stropicciò gli occhi color mare, riducendoli a due fessure venate di rosso per il lungo pianto.
Qualcuno bussò con forza alla porta. La ragazza sollevò il capo e fissò la parete spoglia di fronte a lei, mantenendo la testa ben alta, come suo padre le aveva insegnato.
- Avanti. – riuscì ad articolare, sebbene fosse alquanto sicura che il suo ospite non necessitasse certo del suo permesso.
La porta cigolò e Belle sussultò, quando sentì il bastone del Signore Oscuro strisciare sul pavimento.
- State piangendo. – sentenziò Rumpelstiltskin con voce melliflua, lasciandosi sfuggire un risolino stridente, che costrinse Belle a stringere le spalle, quasi ci fosse una spada appuntita che le sfiorasse la pelle nuda.
- No. – negò quella, dando ancora le spalle al suo carceriere.
- Mi era parso di capire che volevate comportarvi da eroina, mia cara. – continuò il Signore Oscuro, godendo nel distruggere lentamente l’impertinenza della sua nuova governante e quel suo svenevole tentativo di conservare un certo contegno e dipingersi come un’eroina.
Era geloso, forse? Lui, Rumpelstiltskin, il codardo del villaggio, avrebbe mai accettato di vivere con la creatura più malvagia del mondo, come aveva fatto quell’insolente ragazzina, per salvare la sua famiglia? Per salvare Bae?
- Infatti. – ammise Belle, emettendo un respiro troppo carico di lacrime trattenute con strenua resistenza.
- Ebbene, smettetela di frignare come una femminuccia! – la rimproverò aspramente Rumpelstiltskin, sbattendo con furia il bastone sul pavimento.
Belle abbassò le palpebre e, per una manciata di secondi, rimase immobile, brancolando nel buio senza tuttavia spostare un muscolo.
Femminuccia. Per tutta la vita aveva cercato di non esserlo, aveva cercato di parlare, di dire la sua, di non aprir bocca solo per commentare l’ennesimo abito da indossare o uno dei tanti regali che il suo adorato Gaston le porgeva con ostentato affetto. Per tutta la vita era stata zittita, relegata al suo ruolo di principessa accondiscendente e apparentemente sciocca. Per tutta la vita aveva cercato di farsi valere, di essere un’eroina. E, per tutta la vita, era stata schernita per via della sua determinazione e della sua acutezza d’ingegno.
E ora? Ora doveva lasciarsi dare della “femminuccia” dal suo carceriere?
Belle aprì le spalle e le drizzò per bene, poi si voltò. Il suo sguardo attraversò quello di Rumpelstiltskin, sfidandolo.
- Sarei davvero sciocca, se piangessi e al contempo volessi essere un’eroina. Gli eroi non dovrebbero affatto piangere, non lo pensate anche voi, Signore Oscuro? – disse a denti stretti la ragazza, il cui profilo leggiadro scivolò fuori dalla stanza prima ancora che Rumpelstiltskin potesse replicare.
E lui, Rumpelstiltskin, lo sapeva bene. Lui che, quand’era solo un bambino, ci aveva provato, ci aveva provato davvero a non scoppiare in lacrime quando suo padre l’aveva abbandonato. Lui che, quando Bealfire era andato via, non aveva saputo far altro che piangere e arrendersi alla protezione che la magia sapeva dargli, piuttosto che combatterla.
 
Rumpelstiltskin batté il piede contro il pavimento, iracondo. Belle, immersa nella lettura di un appassionante volume scovato in biblioteca, emise un sospiro a mezz’aria, come se qualcuno le avesse appena stretto le mani attorno alla gola.
- Avrei dovuto uccidere quel furfante. – grugnì Rumpelstiltskin.
Belle poggiò il braccio allo schienale del divanetto, voltando il capo verso Rumpelstiltskin. Scosse la testa e modellò le labbra in uno di quei sorrisi che mandavano il Signor Oscuro in bestia – tanto per essere ironici –  per la loro eccessiva… la loro eccessiva serenità e freschezza. Eppure, nel profondo, Rumpelstiltskin sapeva che quei sorrisi gli piacevano.
- Sono certa che abbiate fatto la scelta giusta, invece. Non avete visto com’erano felici, lui e la sua amata? Come egli abbia persino pianto di gioia? – gli ricordò Belle, trasformando quel semplice sorriso in un’espressione di pura felicità.
- Non sapete neppure se fosse davvero sua moglie o se l’avesse portata via a qualche brav’uomo. – borbottò Rumpelstiltskin.
Belle si alzò, pacata, per raggiungerlo e sedersi accanto a lui, davanti all’arcolaio.
- Voi non avete mai pianto? – gli domandò, come se fosse stata la domanda più normale del mondo.
- No. – rispose il Signor Oscuro, forse con un po’ troppa rapidità, che lo spinse ad assumere un buffo tono stridulo.
- Non vi credo. – lo rimbrottò Belle, lasciandosi sfuggire un sorriso divertito.
- Nemmeno voi siete stata tanto onesta al riguardo, l’altra sera. – le ricordò lui, muovendo il capo come per invitarla a controbattere, consapevole che la sua risposta non sarebbe stata all’altezza. Come sempre, sul conto di quell’intrepida ragazza, si sbagliava. D’altro canto, provò un certo compiacimento nel vedere che Belle continuava a rispondere.
- Avete ragione. – ammise la ragazza. – E, a tal proposito, credo di aver detto una sciocchezza. Gli eroi piangono eccome. –
Rumpelstiltskin fissò il suo arcolaio e riprese a filare, ostentando disinteresse. Nonostante ciò, Belle non si diede per vinta e continuò, ben sapendo che, quanto più il Signor Oscuro fingeva di non ascoltare, tanto più era in realtà interessato.
- Insomma, se gli eroi sono tali, se combattono, devono pur aver qualcosa per cui valga la pena di lottare, non credete? Ebbene, sicuramente un eroe amerà la ragione che lo spinge a combattere, a resistere. Perché dunque non potrebbe piangere, di gioia o dolore, per questo qualcosa, per questo qualcuno? –
- Mh. – fu l’unica risposta di Rumpelstiltskin, che continuava a filare e a rivolgere sorrisi soddisfatti alla sua paglia dorata.
- Eroe. Viene da una lingua antichissima, sapete? Eros. Significa amore. E’ proprio dentro il nome stesso! – insisté Belle, imperterrita.
Rumpelstiltskin stava per liquidarla con un’acida risposta, stava per riderle in faccia e dirle che leggeva sin troppo e viveva in un mondo tutto suo. Tuttavia, le parole gli morirono in gola, quando vide il largo sorriso che animava il volto di Belle, quei denti bianchi che scintillavano incorniciati da labbra un po’ screpolate per via del freddo.
Forse avrebbe dovuto accendere il camino, o meglio farle accendere il camino. Era lei la governante, o no?
- La vostra è una spiegazione molto romantica, cara. – confessò. – Ma io rimango nella mia posizione. Gli eroi non piangono, altrimenti non sarebbero tali. Lo avete detto proprio voi. –  sibilò lui, puntandole un lungo, ossuto dito all’altezza del petto.
- Mi sbagliavo. – ammise la ragazza senza troppi complimenti. – Solo gli stupidi e i mostri non piangono. –
- Il fatto che io non abbia mai pianto è la prova che vi trovate davanti a un mostro come si deve. – incalzò Rumpelstiltskin, emettendo il suo sinistro risolino e muovendo teatralmente le mani.
Belle, contrariamente a ogni pronostico di Rumpelstiltskin, non si mosse di un centimetro né tantomeno mostrò di essersi minimamente intimorita.
- Siete un pessimo bugiardo. O al massimo uno stupido, ma non un mostro – lo apostrofò Belle, alzandosi e sistemandosi le pieghe del vestito.
Si avviò verso l’ampio corridoio, ma prima di uscire dalla stanza da pranzo si voltò.
- Rumpelstiltskin. – articolò lentamente. – E’ un po’ lungo, come nome. –
Il Signore Oscuro non smise di filare la paglia dorata.
- Mio padre non deve aver messo in conto che un giorno una governante impertinente come voi avrebbe trovato un po’ lungo questo nome. – la schernì Rumpelstiltskin.
- Rumple. – disse Belle con convinzione. – Rumple va molto meglio. –
 
 
 “You are a hero, who helped your people.”
 Once upon a time, 2x16
Rumpelstiltskin premette il cellulare contro l’orecchio, quasi potesse così garantirgli un più stretto contatto con Belle.
Oh, Belle, cosa ti hanno fatto? Cosa ti ho fatto?
- Sei un’eroina. – affermò con voce tremula.
Dall’altro lato, avvertì un lieve singhiozzare.
Belle, così profonda, così incredibilmente buona e in grado di provare compassione per un mostro come lui, senza nemmeno conoscerlo.
Rumpelstiltskin pianse silenziosamente: Belle provava compassione per lui come per un qualunque uomo in punto di morte, proprio perché non lo conosceva e non sapeva quanta cattiveria albergasse in lui. Belle provava compassione per lui perché era nella sua natura.
Sei un’eroina, ripeté fra se. E non importa se piangi.
 
 
Rumpelstiltskin sente qualcosa di caldo e umidiccio sfiorargli le guance ruvide. Vorrebbe così tanto che si trattasse della mano di Belle, ma sa che non è così.
Lacrime.
Davvero, Rumpelstiltskin? Hai davvero il coraggio di avere paura, anche quando stai per morire, per sacrificarti per tuo figlio, per Belle, per tuo nipote, per tutti?
Rumpelstiltskin affonda senza pietà il pugnale nella schiena di suo padre, tenendolo stretto in un abbraccio che ha ben poco di romantico. I muscoli delle sue braccia vogliono intrappolare l’uomo che lo ha abbandonato e illuso, vogliono ucciderlo.
E lui, Rumpelstiltskin, la sua anima, il suo cuore marcio, cosa vogliono fare davvero?
Una fitta di folle dolore gli trapassa il petto, poi un’altra, un’altra ancora, sempre più forte e insostenibile.
Rumpelstiltskin si lascia sfuggire un gemito, poi il suo viso si irrigidisce, il suo corpo diventa pesante, la sua mente si offusca.
E capisce, Rumpelstiltskin, che, a volte, persino gli eroi piangono. E oggi, in questo preciso istante, Rumpelstiltskin lo è.
Solo, prima che il suo corpo svanisca nel nulla, vorrebbe sussurrarle che, anche questa volta, aveva ragione.

 
Salve salvino! ♥
Niente, questi due ispirano troppo amore e io non posso far a meno di scriverci su. Spero di non aver scritto un mucchio di sciocchezze, anche perché, a dire il vero, sono anche piuttosto soddisfatta di ciò che ne è venuto fuori.
È un po' lunghetta, perciò spero di non avervi annoiata e che i personaggi siano IC.
Ci terrei molto se mi faceste sapere cosa ne pensate.
Baci. ♥
S.
  
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