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Autore: seeyouthen    15/06/2014    1 recensioni
[End!Verse|Destiel]
Dal testo: «Il cielo era spento. Castiel si sedette accanto a lui e si prese la testa tra le mani, in silenzio. Era molto tempo che non parlavano davvero. Quelle poche volte in cui erano stati soli avevano discusso sul futuro del campo oppure erano rimasti in silenzio. Erano senza parole da condividere e senza speranze a cui aggrapparsi insieme. Di ciò che erano stati non era rimasta che polvere».
Dean e Castiel stanno per crollare definitivamente. La loro unica speranza è salvarsi a vicenda. Ma forse non tutti possono essere salvati.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione
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how to save a life

 

 

 

 

 

 

Dean ogni mattina guardava il cielo e trovava la forza di andare avanti, sia che i raggi del sole battessero prepotenti sul suo viso, sia che le gocce di pioggia s'insinuassero curiose tra le sue ciglia. Quel rito mattutino era una patetica imitazione della quotidianità che nel profondo del suo cuore, in passato, aveva desiderato ma che non aveva mai ammesso di volere né a se stesso né a Sam.
Sam, che ora era lontano. Sam, per il quale pregava ogni mattina con lo sguardo rivolto verso l'alto, senza sapere se qualcuno da lassù l'avrebbe davvero ascoltato un giorno. Sam, che aveva voluto proteggere ma che aveva perso per sempre.
Se Dean ancora teneva duro e lottava in mezzo alla devastazione del mondo, ci riusciva in nome di suo fratello che non ce l'aveva fatta. Ricordava bene quel giorno in cui Sam aveva detto a Lucifero, il giorno in cui Samuel Winchester era morto. Non una parte, ma tutto Dean era morto insieme a lui, nonostante non avesse parlato con suo fratello per cinque lunghi e vuoti anni. Sulla Terra da quel momento camminava solo una pallida eco del cacciatore, una macchina da guerra fredda e apatica. Non era semplicemente successo, Dean aveva scelto di diventare così. Il peso sulle sue spalle era diventato troppo pesante e aveva smesso di esternare sentimenti, tenendosi tutto dentro e pretendendo di non provare nulla, mentendo anche a se stesso. Nessuno nel campo di sopravvissuti Chitaqua avrebbe detto che Dean Winchester fosse stato un uomo dal cuore grande. Nessuno tranne Castiel, il più grande rimorso del cacciatore. Sopraffatto dalla perdita del fratello, aveva lasciato che si perdesse nella droga e nel dolore; l'aveva abbandonato come si era giurato di non fare mai e lui era scivolato nel baratro, lasciando solo una scia di ricordi e rimorso dietro di sé. Dean nelle sue orecchie poteva udire ancora le vecchie risate, negli occhi rivedere gli antichi sorrisi e in ogni momento della sua giornata si malediceva per ciò che aveva fatto a Castiel. Si era spento e lui era solo rimasto a guardare da lontano, troppo occupato a crogiolarsi egoisticamente nella sua personale sofferenza per curarsi di quella dell'angelo. E così Castiel aveva perso la grazia e la speranza, era diventato preda delle piaghe del mondo ed era diventato più umano di quanto Dean potesse immaginare, mentre lui aveva perso tutta sua umanità cercando di essere un buon capo.
Tutto ciò che era intorno a lui era la sua grande colpa e la sua penitenza, la conseguenza della sua scelta irresponsabile di dire no a Michele. Se solo avesse potuto sarebbe tornato indietro per correre tra le braccia della Morte e offrire il suo corpo all'arcangelo, invece poteva solamente proteggere le vite di quella manciata di persone che vivevano nel campo e compiere la sua missione. Avrebbe ucciso Lucifero, colui che gli aveva portato via quel folle ammasso di eventi senza senso che era stata la sua vita ma che l'aveva reso felice. Sì, Dean guardava con nostalgia al suo passato, che non aveva saputo apprezzare abbastanza quando era ancora presente. Ora stringeva solo i denti e andava avanti, pregustando con furia cieca il momento in cui avrebbe avuto la sua vendetta.
«Dean».
La voce di Castiel arrivò lontana alle orecchie del cacciatore, mentre i primi raggi del sole facevano capolino dalle nuvole grigie e il vento scuoteva con un fruscio le fronde degli alberi.
«Castiel».
Dean era seduto sugli scalini di legno di quella che aveva imparato a chiamare casa, incapace di rientrare nonostante sentisse freddo. Non rinunciava mai alla sua solitudine mattutina, mai. Era un momento in cui si chiudeva in se stesso e lasciava che tutto semplicemente gli scorresse intorno, senza dover interferire. Per qualche attimo, ogni giorno, non aveva alcuna responsabilità. Osservare le piante iniziare ad assorbire la luce del sole o le gocce di pioggia raggiungere il terreno era la cosa più simile alla pace che gli era rimasta.
Il cielo era spento.
Castiel si sedette accanto a lui e si prese la testa tra le mani, in silenzio. Era molto tempo che non parlavano davvero. Quelle poche volte in cui erano stati soli avevano discusso sul futuro del campo oppure erano rimasti in silenzio. Erano senza parole da condividere e senza speranze a cui aggrapparsi insieme. Di ciò che erano stati non era rimasta che polvere.
«Qualche novità?» disse Castiel rompendo la quieta tensione che si era creata tra loro. Dean fu sorpreso del suo slancio di socievolezza.
«No» rispose nell'unico, secco tono che la sua voce si era imposta di conoscere senza guardare verso l'altro. Ormai sapeva solo organizzare piani, esporre mosse d'attacco, attaccare e uccidere, non conosceva più l'amicizia. L'obiettivo era unicamente sopravvivere e salvare quanti più compagni di battaglia potesse, fine della storia. Tutta la sua vita si riduceva a quelle meccaniche azioni, tutto era calcolato. Non voleva avere tempo per fare altro o sapeva che sarebbe crollato senza forze. Non voleva più provare amore o amicizia altrimenti tutto sarebbe finito nel sangue come sempre. Non voleva farsi spezzare ancora il cuore, ormai ridotto a brandelli.
«Mh-hm» assentì Castiel. «Ci stiamo avvicinando, però».
«Castiel, cosa vuoi davvero?» sbottò Dean voltandosi verso l'uomo. Odiava i giri di parole, voleva la verità. Quella di Castiel non era una visita di cortesia, la presenza su quello scalino dell'ex angelo aveva un preciso fine e voleva sapere quale.
Si erano persi a vicenda e questo lo sapevano entrambi. Non c'erano più gli attimi in cui si facevano forza insieme, come non c'erano più gli attimi in cui si rivelavano le loro paure.
Dean per un attimo temette quasi che volesse buttarsi in una missione suicida, mettere fine per sempre a quella sofferenza, e che quello fosse il suo saluto. In fondo, non era pronto a perderlo. Nonostante tutto non poteva dimenticare ciò che erano stati e la morte di Castiel sarebbe stata un duro colpo in qualsiasi caso. Ancora gli voleva bene. Vedeva il modo in cui la guerra si abbatteva prepotentemente su di lui ma si ripeteva si non poterci fare nulla. Erano tutti nella stessa traballante, malconcia barca che correva dritta verso una cascata.
I suoi occhi incontrarono quelli di Castiel come non avevano fatto per tanto tempo, durante il quale li aveva accuratamente evitati per non allargare la voragine nel suo petto. Quel blu acceso che aveva imparato a conoscere così bene negli anni con l'avvento della guerra aveva perso tutta la brillante luce che lo rendeva così unico. Ora gli occhi di Castiel erano vuoti. Come era accaduto tante volte prima che si perdessero, i loro sguardi si fissarono l'uno nell'altro, gridando tutte le parole non dette.
Castiel non disse nulla, si limitò a fissare Dean in quel modo in cui sembrava potergli leggere dentro.
«Allora? Cosa vuoi?» insisté il cacciatore con rabbia.
Castiel lo guardò ancora, la disperazione negli occhi. Il silenzio calò per alcuni istanti. Era il silenzio più rumoroso che Dean avesse mai udito. I fantasmi del passato gli gridavano tutte le sue colpe e il cuore si lamentava, urlava, voleva fermarsi e porre fine a tutto.
«Non ce la faccio più, Dean» mormorò poi Castiel mentre il suo sguardo si riempiva di lacrime. Gli occhi dell'uomo avevano riacquistato in un momento tutta la vecchia espressività, era come se un tornado si fosse abbattuto su un profondo oceano, pronto a devastare ogni cosa.
«Cosa -» iniziò Dean, ma Castiel sospirò e si passò una mano sul viso con fatica.
«Dean, tutto questo tempo... noi - » e la sua voce si spezzò.
Fu allora che qualcosa scattò in Dean e le emozioni presero il sopravvento. Tutta l'aria sembrò sparire dai polmoni e le lacrime cercavano di uscire tirando pugni negli occhi. Come lo sguardo di Castiel aveva ricominciato a trasudare emozione, così il cuore di Dean ricominciò a battere davvero.
«Cas, scusami» riuscì solo a dire con voce spezzata, mentre il senso di colpa gli attanagliava il fegato, lo stomaco, la gola. Non era riuscito a salvare la vita a Castiel, quando invece tutto ciò che avrebbe dovuto fare era solamente stargli accanto. Sarebbe bastato solamente un abbraccio quando ce n'era stato bisogno, forse, per non fargli perdere la speranza e per non perderla lui stesso. Invece erano crollati entrambi come soldatini di cera, incapaci di sostenersi a vicenda.
Castiel sorrise con devastante tristezza.
«Era da molto tempo che non mi chiamavi Cas».
Dean sorrise con lui, mentre una lacrima riuscì ad avere la meglio e rotolò veloce sulla sua guancia.
«Merda» commentò in un sussurro asciugandosi veloce con la mano.
«Penso che tu abbia bisogno di un drink» rise Castiel alzandosi. Entrò a casa di Dean come faceva tutte le sere per le riunioni. La mattina era tutta un'altra cosa, non vi regnava più il rigoroso ordine militare: la colazione lasciata a metà giaceva sul tavolo con la sedia scomposta troppo distante da esso, le tende consumate erano tirate e lasciavano entrare un po' di luce nella stanza, la porta della camera era aperta e lasciava intravedere il letto disfatto e i panni sporchi sul pavimento. Era spoglia, come l'anima del suo proprietario.
Dean si appoggiò stancamente al tavolo. Voleva solo spegnere tutte le voci dentro la sua testa e lasciarsi andare.
Castiel si avvicinò con il bicchiere in mano.
«Non devi scusarti di niente. Non puoi salvare tutti, Dean» gli disse mentre il cacciatore chiudeva le dita intorno al vetro. Le loro mani si sfiorarono con timidezza e i loro occhi si fusero insieme ancora una volta. Il senso di colpa di Dean non sparì, ma si alleviò. Si sentì più leggero ora che la sua pelle era finalmente entrata a contatto con quella di Castiel. Gli era mancata quella sensazione. Si sentì come se fosse tornato indietro di cinque anni, come se lui fosse il vecchio Dean e stesse guardando negli occhi il vecchio Cas.
«Avrei voluto salvare almeno te».
Insieme le loro mani posarono il bicchiere pieno sul tavolo di legno scuro, i volti a pochi centimetri l'uno dall'altro. Qualche goccia riuscì a sfuggire dal bordo e colò lenta sulle dita di Dean.
Il cacciatore poteva sentire il respiro di Cas sulla sua bocca, leggero e gentile. Pochi attimi dopo, poteva sentire invece le sue labbra. Erano calde e familiari e disperate, come le mani che si erano posate lievemente sulla sua schiena. Passò le dita tra i capelli neri di Castiel, mentre con l'altra mano lo stringeva forte a lui. Si aggrappò a lui in tutti i modi in cui un uomo può aggrapparsi alla speranza ad un passo dalla morte. La barba di Cas sfregava forte sulle sue guance ma non gli importava. I fantasmi del passato erano zitti, si udiva solo il rumore dei cuori che battevano e delle mani che sfioravano. La porta della camera si chiuse dietro di loro, mentre inciampavano e sorridevano, denti che battevano contro denti. Per una mattina, dimenticarono il dolore. Dimenticarono la morte. Dimenticarono tutto. Castiel per quella mattina fu ancora un angelo e Dean fu ancora l'uomo che aveva salvato dall'Inferno. La mano calda era posata sulla sua stessa impronta, marchiata a fuoco sulla spalla di una persona che aveva ancora bisogno d'aiuto.
Dean ora sapeva che Castiel gli stava salvando la vita, come il cacciatore non era riuscito a fare con lui. 



 

 

Try to slip past his defense
without granting innocence 
Lay down a list of what is wrong
t
he things you've told him all along
And pray to God he hears you
and pray to God he hears you

Where did I go wrong, I lost a friend
s
omewhere along in the bitterness
And I would have stayed up with you all night
h
ad I known how to save a life.

The Fray, How to save a life

 

 

   
 
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