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Autore: serengleepity    15/06/2014    4 recensioni
[Dani/Santana]
Dani rilasciò la maniglia, lasciando che Santana la stregasse per l'ennesima volta.
Promettendo a se stessa che quella sarebbe stata l'ultima.
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Dani, Santana Lopez
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Weakness of words'
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Titolo: Silhouettes
Fandom: Glee
Personaggi/Pairing(s): Dani/Santana
[+]: Rachel Berry, Quinn Fabray (+ accenni Quinn/Puck)
Warnings: os, futur!fic, femslash, fluff/angst a righe alterne /o/
Disclaimer: I personaggi  - ahimé - non sono miei, bensì appartengono al tizio crudele con la pelata e agli altri due, che tra parentesi nessuno menziona mai ai RIB e alla Fox.
N/A: Dopo averci speso circa due settimane e parecchia sanità mentale.. Tadaan, una os Dantana senza troppe pretese, scritta senza alcuno scopo di lucro, ma solamente per sfogare i postumi di una ship bella e dann-sfigata.
- Il titolo è tratto dall'omonimo, meraviglioso, brano del gruppo Of Monsters of Men.

 
 
{ A Valentina, lettrice assidua e iperpaziente,
che avrebbe sicuramente meritato di meglio.

 
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"A thousand silhouettes,
dancing on my chest.
No matter where I sleep,
you are haunting me."
{ Of Monster and Men - Silhouettes
 
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Silhouettes
 

 
 
Lo scenario di una New York frizzante e mattutina si rifletteva su tutte le finestre dell'edificio, rivelando una Santana ineditamente in panico.
Si era dedicata fin dalle prime luci dell'alba al suo abito, al trucco più idoneo, all'acconciatura perfetta e agli ultimi preparativi mancanti, cercando di non soffermarsi minimamente sui pro e sui contro legati al grande giorno che l'attendeva.
Mentre Rachel se ne stava seduta sul divanetto della piccola sala, occupata a sfogliare l'ennesima rivista dal titolo "Il matrimonio perfetto in 10 semplici passi", alternando il classico sguardo di chi era appena stato folgorato dall'illuminazione del secolo ad un verso di improvviso disappunto riservato all'articolo.
Santana continuava a pensare a come sarebbe stato se al suo posto ci fosse stata proprio lei, Rachel, immaginando le mille freddure e paragoni umilianti che le avrebbe riservato, ma fu eternamente grata all'amica quando sul suo volto non vide traccia di cattiveria, ma solo un'accennata espressione comprensiva arricchita da un ampio sorriso euforico.
Chiuse la rivista e la sistemò in cima alla pila formata dalle altre sul tavolino in vetro, prendendo un grosso respiro.
«Santana, vuoi stare ferma un secondo e ascoltarmi?» La diretta interessata smise di camminare avanti e indietro per il breve tratto specchio-porta della stanza, maledicendosi mentalmente per quanto patetica stesse iniziando a risultare.
Trovando poi conforto negli occhi dell'amica, la invitò a parlare. 
«Andrà tutto per il meglio, ne sono sicura. Lì fuori ci sono tutti i tuoi amici, la tua ragazza e i tuoi meravigliosi genitori.. E' normale che tu sia nervosa, il matrimonio è un grande passo e-»
La parlantina senza freni di Rachel - che dopo anni ancora la caratterizzava - venne bruscamente interrotta dai continui gesti scordinati di Santana.
«Non è questo che mi preoccupa!» sbottò, rilasciando l'enorme scarica di tensione accumulata in poco più di una settimana, come se Rachel c'entrasse qualcosa con il motivo di tanta preoccupazione.
E solo allora quest'ultima si rese conto di cosa turbasse a tal punto l'amica.
Si alzò dal divanetto in pelle color magenta e la raggiunse, rivolgendole un sorriso comprensivo, ma che lasciava presagire un discorso tanto scomodo quanto necessario.
«San, so benissimo a cosa - o meglio, a chi - stai pensando. E non ti dirò 'te l'avevo detto' perché tengo sia a te che a Brittany.. e anche alla mia integrità fisica» le confessò, portandosi una mano al petto con fare teatrale, riuscendo a rubarle una leggera risata. «e sai bene quanto ora mi costi ricordarti che non c'è più tempo per i ripensamenti»
Santana si sentì mancare. 
La sola prospettiva di poter rincrociare nuovamente il suo sguardo le faceva chiudere lo stomaco.
Non era pronta a giurare fedeltà a Brittany quando la ragazza per cui provava ancora qualcosa di troppo forte se ne sarebbe tranquillamente stata a guardare insieme al resto dei presenti.
Così, mentre Rachel raccontava simpatici aneddoti personali mirati a risollevare l'umore della futura sposa, Quinn faceva il suo radioso ingresso nella stanza con indosso il suo meraviglioso monospalla rosato, raffinato ed elegante, che un tempo aveva ospitato la medesima carnagione chiara di sua sorella Fanny.
Rachel allargò le labbra in un ampio sorriso. «Quinn, sei un incanto!»  
La ragazza le rivolse un lieve inchino sul posto, sorridendole di rimando. «Grazie, Rach. Lo stesso vale per te.»
La bionda fece saettare lo sguardo dalla sposa all'altra damigella, ponendosi mille interrogativi diversi che sembravano trovare esiti solamente nello sguardo di quest'ultima, che per tutta risposta si sistemò il lungo vestito in seta rosa e assecondò il suo sguardo preoccupato. 
«Qui come procede?» chiese infine, buttando un'occhiata alla migliore amica, impegnata a borbottare vocaboli in spagnolo a dir poco incomprensibili.
«Qualcuno è più nervoso del previsto..» rivelò Rachel in un sussurro, prima di sporgersi oltre la lieve apertura della porta e contare a grandi linee gli invitati presenti.
Quinn ridacchiò, placando la sua ilarità solo una volta incontrato lo sguardo omicida di Santana.
Si schiarì la gola e si affiancò a lei, riavvivandole i leggeri boccoli in cui terminava la sua lucente cascata corvina.
«Ah, San, se avessi una monetina per tutte le ciocche che ti ho strappato al liceo, a quest'ora sarei ciò che di più simile si avvicini a Christy Walton.» 
Le risate di entrambe si mischiarono per qualche minuto, prima di lasciare spazio al rimorso di aver riaccesso i ricordi passati.
Quinn prese un profondo respiro. «Sono questi i momenti che non dovrebbero essere dimenticati..» 
Il tempo aveva questa fastidiosa tendenza a scorrere troppo in fretta, a scivolarti tra le dita, a intimorirti riguardo a cosa ne sarà dopo, e tutte e tre temevano il momento in cui il solo ricordo di momenti del genere sarebbe potuto svanire.
Prima che la situazione sfociasse in un pianto isterico, Santana sbuffò, sedendosi su una delle graziose sedie che adornavano la stanza.
E Quinn ne approfittò per dire ciò che doveva dire.
«Non c'è bisogno che ti dica chi c'è tra gli ospiti, vero?» 
Santana scosse la testa, mordendosi il labbro inferiore fino a farlo quasi sanguinare.
Quinn ridacchiò, godendosi la scena che dipingeva la sua migliore amica sull'orlo di una crisi di nervi. «Wow, non ti ho mai vista così nervosa. Ammetto che è davvero gratificante.»
«Ironico, ne riparleremò tra un paio di mesi» commentò Rachel, ricordandole come presto sarebbe convolata a nozze con Puck e sarebbe toccato a lei torturarsi le labbra.
Quinn fece una smorfia contrariata e avvolse un braccio intorno alla vita di Santana, che al momento ripeteva mentalmente i compiti che aveva assegnato ai suoi amici.
«Tua figlia farà meglio a seminare quei dannati petali lungo tutta la navata e non addosso agli invitati!» borbottò Santana, rimembrando vecchi episodi finiti quasi in tragedia.
«Hey, mi ha figlia ha solo cinque anni. Non puoi pretendere che stia ai tuoi continui cambi di programma!» contestò la bionda, puntando l'indice contro l'espressione accigliata di Santana.
«Okay!» esplose Rachel in un acuto euforico, al fine di calmare le acque. «Che fine ha fatto il momento da quasi-pianto di poco fa?»
Quinn scosse la testa, sorridendo, e rivolse a Santana uno sguardo più che eloquente: niente drammi o liti durante tutta la giornata.
«Questo non ha nulla a che fare con la notte del fallimonio di Schuester, mh?» 
Quinn si portò il pugno alle labbra, tossicchiando nervosamente, come se ciò servisse a cancellare le ultime parole di Santana.
Rachel scattò in piedi e, considerata la sua espressione sconvolta, entrambe si stupirono di come i suoi occhi risiedessero ancora all'interno delle proprie orbite. «Ditemi che ho capito male.»
 
_________

 
«E' il tuo grande giorno.» Santana rivolse uno sguardo vuoto al suo riflesso, il lungo abito bianco attirava la luminosità dei cristalli che ornavano il lampadario, i capelli corvini terminanti in onde morbide e sinuose. «Puoi farcela. Anche se al momento quelle due arpie ti hanno abbandonata e questo dannatissimo vestito non si chiude.» 
Nulla le è mai sembrato più confuso.
Più contorto.
Più sbagliato.
Assecondare la sua visione e pensare a come fosse invitante il contesto che accoglieva Dani pronta a circondarle la vita con le proprie braccia era un'immagine che la riportava a vividi frammenti di vita passata tutt'altro che dimenticata.
E sapeva quanto fosse sbagliato, stupido e impossibile, ma non poteva fare a meno di pensare a come sarebbe stata la sua vita se Dani l'avesse fermata dal compiere un passo del genere.
Non la biasimava per non averlo fatto.
Sapeva quanto la delusione che le aveva arrecato fosse ancora troppo vivida nelle menti di entrambe per essere dimenticata.
Ed era così assorta che non notò neanche i passi leggeri alle sue spalle, non finché il suo sproloquio mentale venne interrotto da un timbro di cui conosceva ormai ogni estensione. «Be', chi se lo sarebbe mai immaginato?» 
Santana non si voltò. Alzò semplicemente lo sguardo allo specchio, dedicando una smorfia scettica al riflesso divertito della figura in piedi accanto allo stipide della porta. 
Nel suo elegante abito blu ceruleo, sorridente e luminosa come era solita ricordarla, Dani la guardava con gli stessi occhi di sempre.
Lo sguardo di chi la sapeva lunga e l'aria saccente che Santana tempo prima si divertiva a spegnere con un bacio.
Era cambiata. Qualcosa era cambiato da quando l'aveva vista l'ultima volta.
Ma naturalmente non aveva detto niente. Non poteva e non voleva farlo.
Una minima interiezione e tutto sarebbe potuto saltare in aria.
Le sue certezze camminavano in bilico su un filo ogni qualvolta che Dani ripiombava nella sua vita a farle mettere in discussione ogni più piccola cosa.
Con Dani le succedeva più spesso di quanto il suo ego volesse ammettere. 
La sentì avvicinarsi, il ticchettio dei suoi tacchi sembrava destabilizzare l'equilibrio che aveva pazientemente ricostruito in quegli anni di incertezze.
Corse il rischio di aprire bocca, perché per quanto non lo volesse, avvertiva un disperato bisogno di sentire la sua risata. 
«Uhm, Rachel ha chiamato i soccorsi, a quanto pare.»
Come previsto e sperato, Dani ridacchiò di rimando. «Non dirmi che ti dispiace!» e percorse la zip rettilinea della cerniera che fermava l’abito di Santana, alternando un piccolo tratto di strada ad un'occhiata di incoraggiamento al riflesso della sua ex fidanzata.
Strinse leggermente le spalle di Santana, obbligandosi a sorridere.
Per lei, per la sua felicità.
Il vestito si colorava di un bianco crema più che idoneo, con un'adeguata scollatura e un rivestimento di perline su un fianco. 
Maribel aveva pregato la figlia di  indossare il tradizionale abito da sposa ispanico, tenuto conservato nell'armadio di casa per più di vent'anni, ma Santana si era prontamente opposta, declinando il più delicatamente possibile l'offerta.
Così avevano entrambe proposto ed accordato una perfetta via di mezzo.
«Sei bellissima.» E' infatti il commento di Dani. «Ti senti pronta?» 
«Stai cercando di farmi cambiare idea?» la sfidò con tono scherzoso, voltandosi e scontrandosi con le sue iridi dopo tanto, troppo tempo. 
Dani finse una smorfia risentita, poi sorrise. «No, non lo farei mai.»
Il sorriso di Santana si rabbuiò dopo poco, e ogni singolo nervo del suo corpo prese ad assecondare la sua espressione irritata.
«C'è anche Maya?»
Dani si ritrasse all'istante, come se il contatto con la pelle di Santana l'avesse improvvisamente scottata.
«Non mi sembrava il caso. Ora è a Philadelphia dalla sua famiglia. A dire il vero, per un momento pensavo di non unirmi ai festeggiamenti nemmeno io.» Le confessò, lasciando fuoriscire un piccolo sospiro.
«Sono felice che tu ci abbia ripensato, allora.»
Dani non seppe cosa o come ribattere. E Santana la prese come una resa, concedendosi un accenno di sorriso che testimoniava una vittoria personale.
Le parole di Santana risuonarono fredde come il ghiaccio e Dani intuì facilmente che qualcosa non stava andando come doveva.
Restarono così per un po', quel silenzio riempito solo dai loro sguardi sembrava già dire ogni cosa.
Santana si premunì di ingoiare il groppo che le si stava lentamente formando alla base della gola.
Non la vedeva da qualche mese, e l'ultima volta non era andata come sperato.
Era il compleanno di Rachel e il viaggio in Grecia con Brittany era ormai distante anni luce. Tutti avevano richiesto la sua presenza, compresa una Rachel ipereuforica di rivedere la sua compagna di tavola calda. Dani aveva fatto il suo ingresso in quell'appartamento dopo tanto tempo, prendendosi una pausa dalla stesura dei brani del disco d'esordio a cui stava lavorando. Dopo mesi e mesi, Santana riallacciò lo sguardo a quello della bionda, che ormai si era presentata in atteggiamenti più consapevoli e maturi, lontana da alcun tipo di risentimento nei suoi confronti e - sopratutto - con una nuova vita.
A fine serata, infatti, Santana si assicurò che uscisse dal quartiere al suo fianco nonostante Dani cercasse di rassicurarla dicendole che aveva già compagnia - ma è risaputo che il karma faccia schifo come poche cose nel mondo - e Santana non dimenticherà mai la morsa che le attanagliò lo stomaco quando Dani le presentò Maya, la sua nuova ragazza, ad attenderla in auto.
«Grazie.»
Quando quel sussurro tremolante abbandonò le labbra di Santana, Dani fu costretta ad alzare nuovamente lo sguardo su di lei.
«Per cosa?»
«Per essere qui.» 
«Non me lo sarei mai perso. Vederti nervosa è qualcosa che ho sempre adorato. A proposito, ti hanno già controllato lì sotto?» Dani indicò la scollatura del suo abito e Santana tese le labbra in un sorriso che sfociò presto in una risata, mettendo in mostra le sue adorabili fossette.
Senza chiedersi perché o in che modo, Dani sentì l'improvviso desiderio di stringerle la mano, anche solo per poco. 
«Ora..» Dani continuò a guardarsi intorno, come se le pareti di quella stanza potessero suggerirgli una qualche via d'uscita plausibile. «Hai intenzione di dirmi cos'è che ti preoccupa tanto?» 
La latina abbassò lo sguardo sulle loro mani intrecciate, poi si voltò nuovamente verso di lei. Le sorrise di rimando, dolcemente, stringendo appena la sua mano. 
Non rispose, ma Dani sapeva che era il contesto in sé a spaventarla tanto.
«Verrà tutto naturale, San.» Dani si allontanò di qualche passo, portando con sé il rimorso di aver spezzato quel contatto.
«E a te tutto questo sta bene?» mormorò piano, attingendo ad ogni briciola di coraggio che aveva in corpo.
Dani le si avvicinò nuovamente, sorridendole nella maniera più spontanea che conosceva, portandole una ciocca corvina dietro l'orecchio. «So che Brittany può renderti davvero felice, come potrebbe non starmi bene?» 
Santana esplose in un ringhio frustrato, cercando di soffocare il macigno che le comprimeva il petto. «Non...» 
«Cosa?» 
«Non posso farlo!» Esclamò. «Non posso sposarmi... Non.. Non posso e non voglio mentire a Brittany.» 
Dani aprì e dischiuse la bocca un paio di volte, aspettando il momento giusto per parlare.
Nell'interromperla, il tono di Santana si alzò di un'ottava e il suo indice puntò la fronte aggrottata di Dani. «E non dirmi che è una reazione esagerata dovuta al nervosismo, Harper, perché quant'è vero che questo vestito sarà la causa della mia morte prematura tanto è stretto, non è nervosismo!» 
Dani sorrise, aspettando che Santana prendesse un respiro profondo e si calmasse.
La invitò a sedersi, le prese le mani e si specchiò nelle iridi cervine della futura sposa. «Come puoi notare, io non ho ancora aperto bocca.»
Santana sospirò, incapace di sostenere il suo sguardo. 
«Hai ancora un'ora per salire su quell'altare e sposare la donna che può darti tutto quello che io non ho potuto darti. Un'ora per mettere un punto a tutto ciò che ti distoglie dall'essere felice. Qualunque cosa tu stia provando per me, ancora, dopo tutto questo tempo, posso assicurarti che è ricambiata. Ma non voglio che tu rinunci ad una vita perfetta per dei sentimenti che magari, prima o poi, svaniranno. Qualsiasi sarà la tua scelta voglio che tu l'abbia fatta con la consapevolezza che non mi perderai.»
Dani terminò con il sorriso di chi aveva già tutte le risposte ancor prima di porsi le domande. E Santana sapeva che non l'avrebbe mai perso. 
Sul suo invece - debole com'era - nutriva sicuramente più dubbi.
«E se mai dovesse andare male - e fidati, non andrà male - avrai sempre una spalla su cui imprecare in spagnolo.» 
La sentì alzarsi e dirigersi verso la porta, incapace di guardarla andare via un'altra volta.
«E se volessi rinunciare?» bisbigliò quasi a se stessa, tenendo lo sguardo ancora basso.
Quella domanda si fece spazio tra i mille pensieri che occupavano la mente della più piccola, fino ad appesantire quel silenzio che non sentiva propriamente il bisogno di essere colmato.
Dani rilasciò la maniglia, lasciando che Santana la stregasse per l'ennesima volta.
Promettendo a se stessa che quella sarebbe stata l'ultima.
«Se scegliessi di intraprendere la strada più difficile?» continuò, sentendo un brivido scivolarle lungo tutta la spina dorsale.
Dani si voltò piano, deglutendo a fatica. «Non so se te lo impedirei.» 
Il passo rapido di Santana non fece che diminuire a grandi falcate la distanza che le separava, e solo allora Dani si accorse di come stesse debolmente trattenendo il respiro. «Non-»
Troppo, troppo tardi.
Tardi per opporre resistenza.
Tardi per ripetersi quanto fosse sbagliato.
Tardi per fare qualsiasi cosa di moralmente corretto.
Le labbra di Santana si posarono sulle sue con nessuna traccia di gentilezza, come se avesse appena realizzato l'unico modo in cui tutto sarebbe potuto finire.
Trascinandola sulla prima superficie piana che riuscì a trovare ad occhi chiusi - ringraziando che fosse quella del divano - ricordandole il sapore che da sempre bramava, gli occhi in cui riusciva sempre - in qualche modo - a perdersi.
E il suo profumo. Quel profumo.
Che si era ormai insinuato sotto e dentro ogni più piccola parte di lei, fino a consumarla.
Mai avrebbe pensato alla ripetizione di uno scenario del genere, se ripensa a come tutto era finito. 
Avrebbe davvero voluto, con tutte le sue forze, intimarle di smetterla, ma più le sue labbra premevano sulle sue, più le sentiva bruciare con una sincronia che neanche credeva possibile potesse unirle.
E mentre sentiva quel poco di integrità rimasta dissolversi ad ogni bacio, Santana fece scivolare le dita tra le sue, stringendole appena. 
Consapevole di come Dani l'avrebbe - presto o tardi - nuovamente portata alla perdizione.
E se tutto questo poteva dirsi sbagliato, loro l'avrebbero finalmente ammesso a se stesse.
Avrebbero distrutto ciò che avevano costruito.
Devastato ciò che avrebbe potuto riunirle.
E per ultimo, avrebbero bruciato.
Insieme.
 
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