La grande città di New York,
quell'Estate del 2018, era decisamente la più calda in
assoluto, o almeno, questo lo diceva il meteo della TV locale, che
ogni giorno dava notizie sempre più scottanti sulla vita
privata di qualche VIP o sui nuovi prodotti del momento, che
sicuramente, in meno di qualche ora, sarebbero andati a ruba.
Ovviamente solo gli stupidi avrebbero fatto ciò. E lo sappiamo
bene, infatti, quanto la gente al giorno d'oggi sia stupida, e da
quanto si faccia prendere dalla moda e dalla massa. Nessuno che abbia
proprie idee: dagli adulti, agli adolescenti.
Diciamo comunque
che, gli adolescenti, pullulano di pura ignoranza. E fortunatamente
di adulti ce ne sono pochi con questa mentalità; anche se,
molti di loro, crescono i loro figli come ho appena descritto
sopra.
Maleducati, senza dignità, senza pudore o orgoglio.
Pochi di loro ce l'hanno in effetti, altri invece non sanno nemmeno
cosa sia. In ogni caso, fortunatamente, io vi parlerò di altro
tipo di adolescenti in questa storia.
Adolescenti che vogliono cambiare il mondo, o almeno, ci provano a cambiarlo; ma con un modo di relazionarsi tutto loro. Un modo che forse si potrebbe definire “banale” o “inutile” musica da strada, sotto gli occhi degli adulti o dei coetanei “inetti”, per così dire. Ma che, per loro, vale più di un qualsiasi bene prezioso: la musica. Non c'è un genere specifico a dire il vero: lui strimpella le corde della sua amata chitarra a forma di saetta, che è gialla e rossa; canta anche, ma alcune volte preferisce far ascoltare la voce della sua amica d'infanzia, che è dolce e melodiosa, simile ad una sirena dell'Odissea. Che ammalierebbe chiunque.
Loro erano Button Hoovers e Cat Powers; ma preferivano farsi chiamare...
The Glasses.
“Start
spreadin' the news, I'm leavin' today?
I
want to be a part of it...”
La gente si soffermava a guardarli. Oltretutto la voce di Cat, una ragazza dai lunghi capelli castani ricci, ribelli e con le punte fiammanti blu, costantemente con un sorriso in volto, si guardava intorno come a cercare qualcosa. Poi aprì le braccia e guardò in alto:
“New
York, New York
These
vagabond shoes, are longing to stray
Right
through the very heart of it
New
York, New York...”
E
le sue gambe volteggiavano sul marciapiede, facendo fermare alcuni
pedoni che facevano tranquillamente una passeggiata, per andare
chissà dove in quel tardo e afoso pomeriggio d'estate.
Perlopiù erano anziani o bambini in compagnia dei loro genitori, ma non mancavano di certo ragazzi della loro età.
Alcuni ascoltavano estasiati, altri addirittura infastiditi da quella musica retrò.
Poi Button, un pallido ragazzo dai capelli sparati in aria di un colore arancio-carota chiaro e lentiggini arancioni sulle guance, si avvicinava stuzzicando con le dita le corde dalla chitarra, intonando:
“I
want to wake up, in a city that never sleeps
And
find I'm king of the hill
Top
of the heap!”
Cat allora gli si avvicinò, con le mani dietro la schiena, lo sguardo blu mischiato al grigio di lei contro il verde bosco del ragazzo.
“These
little town blues, are melting away
I'll
make a brand new start of it
In
old New York
If
I can make it there, I'll make it anywhere
It's
up to you, New York, New York...”
Button
le sorrise, avvicinandosi sempre di più alla ragazza, la quale
stava facendo lo stesso.
Recitare è l'unico modo per aver successo, ma bisogna saperlo fare.
Solo che loro non l'avevano avuto, quel tanto famoso successo.
Era
diciamo, effimero. E quei due ragazzi la pensavano davvero così.
E poi si divertivano un sacco!
Alla
fine comunque, insieme cantarono:
“New
York... New York...
I
want to wake up, in a city that never sleeps
And
find I'm a number one, top of the list
King
of the hill, -
e le loro voci in quel momento calarono, come se addormentate da una
dolce ninnananna, prima di sussurrare un fievole: -
a number one...”
Subito dopo ci furono una decina di applausi tra la piccola folla che si era creata, a parte i loro coetanei e qualche bambino – di un'altra categoria – arrivato in quel preciso istante in skateboard, che li guardavano con un sopracciglio alzato.
Ci fu anche qualche fischio, alcuni coetanei esclamavano “Ma questa è musica da vecchi!” altri ancora “Ritiratevi!”, ma questo sembrava non dar nessun fastidio a Cat e Button. Anzi, sembrava che loro ascoltassero di più i pochi complimenti che la gente stava facendogli, o semplicemente, gli applausi fatti sempre da quella gente a fine canzone.
Per loro quello era il Sacro Graal della vincita, una manna dal cielo.
Così i due ragazzi si guardarono prima tra loro, poi annuirono con due enormi sorrisi a bocca chiusa e subito dopo fecero un piccolo inchino verso il “pubblico”. Se così possiamo chiamarlo.
Tutto ebbe inizio da qui.
Quindi, aprite bene le orecchie e mettetevi comodi, perché questa sarà una storia che non dimenticherete facilmente...