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Autore: Milky_Rose    16/06/2014    1 recensioni
Nella mia vita ho avuto tante, troppe relazioni… Donne di ogni etnia e religione, more, bionde, alte, basse… Con alcune di loro avevo intrattenuto brevi storie, altre invece, sono state l’avventura di una sola notte.
Ma nessuna di loro, in tutti questi anni, mi aveva mai fatto sentire in quel modo.
Non distolsi lo sguardo dai suoi occhi, quelle profondità ghiacciate dove nessuno osava avventurarsi; si mosse lentamente, avvicinando ancora di più i nostri corpi e un brivido mi percosse la schiena, facendo battere il mio cuore così forte che ebbi paura che lui potesse sentirlo.
“Come riesci a farmi sentire così… Così indifeso, Sherlock?”
[Ho inserito come avvertimento "Spoiler!" perché, se non sbaglio, la seconda stagione in Italia non è ancora uscita]
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Pioveva quel giorno.
Pesanti gocce di pioggia inzuppavano la mia giacca, mentre attraversavo velocemente la strada, per arrivare al 221B di Baker Street.
Mi appoggiai contro la porta, cercando le chiavi nella tasca interna del cappotto, sperando nella misera protezione del balconcino sopra di me.
Due grossi sacchetti penzolavano dalle mie braccia.
“Perché devo sempre essere io a dover fare la spesa? … Il latte! Ho dimenticato il latte!!” pensai mentre aprivo la porta, per trovarmi finalmente all’asciutto.
Venni accolto dalla melodia dolce amara di un violino, che nel silenzio assoluto della casa, era udibile anche dal piano inferiore.
Attratto da quel suono così malinconico salii lentamente i gradini, cercando di provocare meno rumori possibili per non disturbare il compositore.
Una volta arrivato sulla porta dell’appartamentino, trovai Sherlock di spalle, vicino alla finestra mentre suonava le ultime, strazianti note.
Rimasi bloccato vicino alla porta, incapace di rovinare quell’atmosfera di surreale silenzio che si era creata.
« Vuoi ascoltarla? » La voce profonda di Sherlock irruppe nel silenzio, facendomi sobbalzare.
Era strano, il tono della sua voce… Lui… era perfettamente vestito, sembrava pronto ad uscire, ed invece era li a suonare…
«Per favore…» si girò, fissando i suoi occhi nei miei, nonostante la distanza potevo scorgere della tristezza nel suo sguardo.
Feci cenno di si con la testa,  ancora fermo sulla porta con le borse della spesa appese alle braccia, incapace di muovere un solo muscolo o pronunciare anche la più piccola parola.
La melodia ricominciò riempiendo l’appartamento delle sue note dolci amare.
Sherlock era voltato verso di me , gli occhi socchiusi, preso totalmente dall’esecuzione di quel motivo;
seguivo ogni suo movimento, incantato dalla delicatezza che impiegava nel suonare quelle strazianti note.
Il mio cuore batteva forte, tanto che avevo paura potesse sentirsi e compromettere quel momento così pieno di sentimenti contrastanti.
Le mani affusolate di Sherlock si muovevano sapientemente sulle corde creando suoni incredibili;
non riuscivo a staccare gli occhi dalla sua figura statuaria, stagliata contro la leggera luce della finestra.
Appoggiai delicatamente i sacchetti a terra, senza fare alcun rumore, ritrovandomi poi completamente assorto dal movimento delle mani di lui e dalla sinfonia  che riempiva l’aria.
Le sensazioni che la musica stava lasciando sul mio corpo erano incredibili, avevo voglia di piangere ma sentivo anche il cuore gonfio di una gioia inspiegabile.
Come poteva una semplice melodia sconvolgermi tanto? Come poteva quell’uomo sconvolgermi tanto?
Tutti i sentimenti repressi in quei mesi vennero a galla, trasportati da quelle note, creandomi un doloroso nodo alla gola, perché sapevo che non avrei mai avuto il coraggio di rivelarli.
Abbassai lo sguardo e tentai di ricacciare indietro le lacrime, abbassando il capo e stringendo forte i pugni lungo i fianchi.
Quel suono nostalgico si interruppe poco dopo e sentii Sherlock appoggiare il violino.
« John…»  Non riuscii ad alzare lo sguardo, così lo tenni fisso sui miei piedi.
Si avvicinò, potevo sentire la sua presenza a pochi passi da me e questo non fece che aumentare il battito del mio cuore.
Alzai lo sguardo su di lui, i miei occhi erano lucidi, pieni di lacrime dettate da sentimenti non espressi.
Nella mia vita ho avuto tante, troppe relazioni… Donne di ogni etnia e religione, more, bionde, alte, basse… Con alcune di loro avevo intrattenuto brevi storie, altre invece, sono state l’avventura di una sola notte.
Ma nessuna di loro, in tutti questi anni, mi aveva mai fatto sentire in quel modo.
Non distolsi lo sguardo dai suoi occhi, quelle profondità ghiacciate dove nessuno osava avventurarsi; si mosse lentamente, avvicinando ancora di più i nostri corpi e un brivido mi percosse la schiena, facendo battere il mio cuore così forte che ebbi paura che lui potesse sentirlo.
“Come riesci a farmi sentire così… Così indifeso, Sherlock?”
Avrei voluto pronunciare quelle parole, ma il mio coraggio venne meno e riabbassai lo sguardo,  mentre alcune lacrime ribelli sfuggivano al mio controllo.
«John…» era così vicino che avrei potuto toccargli il petto solo allungando leggermente la mano verso di lui, ma quella rimase ferma lungo il mio fianco, inerte.
Poi le sue mani calde si posarono sul mio viso, costringendomi delicatamente a rialzare lo sguardo su lui; mi asciugò una lacrima con un gesto morbido del pollice per poi avvicinarsi a me.
«Sherlock… cosa..? » non riuscii a dire altro, mentre un rossore leggero mi imporporava le guance
«John…»  la stretta delle sue mani si fece più salda, nonostante tremasse appena, quasi impercettibilmente.
Le sue labbra erano a pochi centimetri dal mio viso, potevo sentire il suo caldo respiro sulla mia pelle, esitò qualche secondo, che per me fu come un eternità,  prima di posarle delicatamente sulle mie labbra trepidanti.
Rimasi immobile qualche secondo,  prima di cedere a sentimenti a lungo negati.
Risposi a quel bacio tanto sperato quanto inaspettato, delicato quanto una carezza.
Le labbra di Sherlock erano morbide, calde e la loro forma si adattava perfettamente alle mie.
Fu un bacio dolce, leggero, quasi avessimo paura di finire in pezzi se solo avessimo osato fare di più.
Le nostre labbra si sfioravano, si cercavano e si ricongiungevano un una danza lenta e delicata; il silenzio era pieno di frasi non dette e la melodia che avevo appena udito era come un eco dentro la mia testa…
Lo abbracciai con delicatezza, sentii il suo cuore battere forte contro il mio petto e capì che batteva all’unisono con il mio;
Restammo li, abbracciati, pur avendo paura di spezzare quell’incantesimo tra noi, se solo avessi fatto la cosa sbagliata…
Ma nulla in quell’attimo sospeso nel tempo era sbagliato, eravamo solo io e lui, null’altro che noi e il nostro amore non rivelato…



«Ero così solo e ti devo così tanto…» tento di allontanarmi dalla tomba ma esito e mi rivolgo ancora ad essa
«Ma ti prego, c’è ancora una cosa, un’ultima cosa, un altro miracolo, Sherlock, per me… Non essere…»mi fermo, sento le lacrime salirmi agli occhi e il nodo alla gola farsi più doloroso che mai.
«…Morto… Puoi farlo per me? Smettila, finisci tutto questo!! » stringo i pungi contro i fianchi e abbasso il viso.
Questa volta solo il vento freddo sfiora la mia pelle, non più il tocco delle tue calde mani affusolate, delle tue labbra morbide.
Non c’è più il tuo sguardo di ghiaccio che nasconde tutta la tua dolcezza.
Le lacrime iniziano a scorrere incessanti sulle mie guance e so che questa volta non ci saranno le tue dita delicate ad asciugarle.
Metto la mano nella tasca del giubbotto e stringo lo spartito che mi lasciasti quel giorno; lo spartito di quelle note dolci amare che mi dedicasti.
«Non ti dimenticherò mai…» sussurro al vento «Addio, Sherlock…»
  
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