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Autore: _Scrivimi_    16/06/2014    2 recensioni
(Storia parzialmente pronta, verrà aggiornata ogni due giorni)
Una ragazza, un ragazzo... e tanti, troppi, segreti.
"-Dopo tutto quello che è successo. Dopo tutti i segreti, le bugie, gli inganni, tu eri l'unico di cui mi fidavo. Come hai potuto farmi questo?- chiesi con rabbia e disperazione.
-Vuoi davvero fingere di essere arrabbiata con me per questo? Bene!- i suoi occhi verdi erano illuminati di determinazione -Odiami... se questo ti aiuterà a stare meglio-
-Io non posso odiarti!- urlai -Vorrei odiarti, Justin. Vorrei farlo con tutta me stessa ma non ci riesco- la mia voce divenne più fievole mentre sentivo una lacrima scendermi lungo la guancia.
-Io volevo solo proteggerti, Lexie- la sua voce era diventata più dolce -E vuoi sapere la verità? Lo farei ancora mille volte-
-Da cosa volevi proteggermi?!-
-Dalla verità, maledizione!-"
La verità... certe volte è nascosta sotto un filo di trucco, una spruzzata di fard ed un tocco di mascara... certe volte è dietro quelle labbra rosse, incurvate in un sorriso sensuale, che nascondono molto più di quanto dicono.... infondo la bugia è donna.....
Cosa ho imparato durante il mio ultimo anno di liceo? Tutti mentono. Ed io? Io ero decisa a scoprire la verità, a qualunque costo...
Genere: Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Note pre-capitolo: Buonasera a tutte. Lo so che nessuna di voi ha voglia di leggere le mie noiosissime note ancora prima d'iniziare la storia quindi cercherò di essere breve! Volevo informarvi che questa storia prende spunto da un'altra storia presente in questo sito in un'altra categoria. L'altra storia era stata scritta da una mia carissima amica con il mio aiuto. I personaggi erano quelli di una serie televisiva ma la trama era frutto solo delle nostre testoline malate. Da sempre io e lei, vedendo il successo ottenuto da questa storia (del tutto inaspettato), volevamo trasformarla in una originale, staccandoci definitivamente dal telefilm. La mia amica, a causa di alcuni problemi personali, non lo potrà fare quindi ha chiesto a me di portare avanti il nostro progetto. Dunque eccomi qui! (Essendo che la storia è in parte già scritta dovrei riuscire a pubblicare molto rapidamente, ogni due giorni).
(Mi scuso in anticipo per eventuali errori di battitura, sorry)

Ora la smetto di scocciarvi e vi lascio alla storia!!!

Ci vediamo, o meglio leggiamo, infondo!

Baci

 

 

Le bugie portano i tacchi a spillo


 


 

Introduzione



 

Un vicolo buio, il silenzio di una sera tranquilla,

solo un brusio in lontananza.

Sdraiata a terra, una ragazza vestita di azzurro.

Le ciglia allungate con il mascara,

due sopracciglia perfettamente inarcate per alzare lo sguardo,

gli occhi chiari spalancati ma privi di espressione,

due labbra colorate di rosa,

che mai più potranno svelare i segreti che nascondono.

Un vestito azzurro macchiato di rosso...

 

Adesso vi racconterò una storia, la mia storia.

E, come ogni storia che si rispetti, ebbe inizio in giorno qualunque...

 

Mi rigirai nel letto, sospirando beatamente tra le coperte calde e soffici del mio letto. Guardai distrattamente l'orologio, oh cavolo! Ero in ritardissimo! La sveglia non era suonata, o forse ero io a non averla sentita, come al solito!

Saltai giù dal letto, strattonando a terra le coperte. Avevo solo una ventina di minuti per vestirmi e nella fretta quasi scivolai nel tappeto, fortunatamente riuscii a non perdere l'equilibrio, aggrappandomi al comodino, evitando così d'iniziare la giornata con una bella caduta. Presi rapidamente i vestiti che avevo sistemato ordinatamente sulla sedia la sera prima. Una gonna a vita alta verde, che scendeva morbida sui fianchi, ed una magliettina bianca con ballerine abbinate al colore della gonna. Niente male! Agguantai dalla sedia una giacchetta chiara e corsi in bagno.
-Lexie!- dopo pochi minuti mio fratello iniziò a bussare contro la porta. Un bagno solo per tre persone sarebbe stata la mia rovina!
Da qualche mese avevamo affittato il piano superiore della nostra bella casa ad una coppia di anziani, il signore e la signora Marfin, una coppia anziana, simpatica e non invadente. Eppure, malgrado fondamentalmente apprezzassi la loro compagnia, odiavo quella situazione. Odiavo aver dovuto abbandonare la mia stanza, le mie comodità, ma soprattutto odiavo mio padre perchè era tutta colpa sua. Erano passati due anni da quando mio padre aveva perso il lavoro, da quel momento la mia vita, quasi perfetta, aveva iniziato il suo inesorabile declino. Alcuni mesi dopo il licenziamento, mio padre aveva fatto le valige ed era partito, o meglio fuggito nel cuore della notte, abbandonando me e tutta la sua famiglia. Non ci lasciò nemmeno uno straccio di biglietto e nessun giustificazione.
Mia madre, Sally, si era ritrovata sola, con due figli adolescenti, l'affitto da pagare e senza un lavoro. I primi mesi siamo riusciti a mantenere il nostro solito stile di vita grazie ai suoi risparmi ma, passato quel breve periodo, ci siamo resi conto che i soldi non sarebbero bastati ancora per molto quindi mia madre, che non aveva mai lavorato in vita sua, si decise a rimboccarsi le maniche per trovare un lavoro. Alla fine ottene un impiego come segretaria in uno studio medico, le sue mansioni si limitavano a rispondere al telefono e segnare appuntamenti. Anche questo però non fu sufficiente, le spese erano sempre più consistenti, inoltre scoprimmo che mio padre ci aveva lasciato alcuni debiti di cui mia madre dovette farsi carico, così decidemmo insieme di affittare una parte della nostra bella casa. Ed ecco spiegato il bagno in tre e l'odio profondo per mio padre.
-LEXIE!...sono in ritardo anch'io!- sbottò mio fratello fuori dal bagno, riportandomi alla realtà. Sputi irritata il dentifricio, raccolsi velocemente le mie cose ed uscii.
-La prossima volta alzati prima!- dissi acida a mio fratello sistemandomi la gonna messa troppo rapidamete.

-E' inutile che ti chiudi in bagno per ore, non esiste trucco capace di nascondere quell'enorme brufolo!- mi disse mio fratello facendomi una linguaccia.

-Brutto...!- stavo per colpirlo che lui chiuse rapidamente la porta del bagno.

-La mamma è già uscita- gridò lo gnomo malefico al di là della porta.
-Esco anch'io- gli risposi acidamente -ciao Jay!-
Io e mio fratello litigavamo spesso, lui era cinque anni più piccolo di me ed era una vera peste, il cui unico scopo nella sua vita sembrava essere quello di farmi arrabbiare ma infondo, molto infondo, ci volevamo un gran bene. Era pur sempre il mio fratellino, per quanto spesso desiderassi ucciderlo, lui era la mia famiglia.
Presi la borsa con i libri, andando verso la porta. Mi diedi un'ultima occhiata allo specchio. Ero una ragazza abbastanza carina, niente di eccezionale ma pur sempre carina. Capelli castano chiaro, ne lisci ne ricci, che mi ricadevano poco sotto le spalle. Occhi color nocciola e una buffa spruzzata di lentiggini sulle guance e sul naso. Altezza medio-bassa, fisico snello ma non molto formoso. Una ragazza carina, niente di più, niente di meno. Mi sistemai il trucco, un po' di rimmel e una piccola spruzzata di fard per colorare le guance. Pensai di darmi una pettinata ma non avevo tempo quindi li sistemai dietro le orecchie il più ordinatamente possibile ed uscii di casa.
Percorsi il vialetto di corsa, salutando con un cenno il Signor Marfin che, poco più in là, stava ritirando i giornali. Arrivata sul marciapiede dove un tempo era parcheggiata la mia auto mi bloccai, sbuffando e rimanendo imbambolata di fronte al posto vuoto. Che tristezza!
Un mese prima ero stata costretta a vendere la mia auto. Non potevamo più permetterci due auto, alias due assicurazioni, quindi con mia madre avevamo deciso di vendere la mia e condividere la sua. Peccato che lei andava a lavoro in auto e a me toccava andare a scuola con il bus. Avrei potuto tranquillamente chiedere un passaggio a qualche mia compagna di scuola ma ero troppo orgogliosa e le mie cosiddette amiche erano delle vere arpie con gli artigli smaltati e la borsetta firmata. Mai e poi mai mi sarei dimostrata fragile davanti a loro! Ora ti starai chiedendo: << Ma non hai neanche una vera amica? >>. La risposta è si, avevo la migliore amica del mondo ma....
L'arrivo del mio vicino di casa, affiancato da una biondina volgare, attirò la mia attenzione.

Eccolo, Justin Travison, attraversare il vialetto di casa sua, che purtroppo era proprio di fronte alla mia, con quella sua camminata sicura e lo sguardo assonnato mentre stringeva distrattamente la ragazza di turno. Bionda con due tette belle grosse messe in mostra da un top decisamente troppo piccolo per lei. Gonna tanto corta da assomigliare ad una cintura. Una donna di classe, insomma.

Non seppi per quale motivo, di solito facevo di tutto per fingere che Justin non esistesse, ma quella mattina rimasi a fissarlo. Lui aveva i capelli scuri leggermente spettinati e due occhi verdi, tanto intensi da essere sprecati su un tale cretino. Fisico asciutto e muscoloso, alto, con le spalle larghe e la vita sottile... Insomma perché madre natura aveva concesso una così elevata dose di bellezza ad un singolo individuo rimaneva per me uno dei tanti misteri della vita ai quali non avrei mai trovato risposta.
Lui improvvisamente si girò verso di me, beccandomi in pieno mentre lo fissavo. Sul suo volto, dai lineamenti perfetti, nacque un piccolo sorriso di scherno alla: “Guardami pure, lo so, sono bellissimo. Mangiami bambola...”. Ok, forse ero un po' esagerata ma che figuraccia! Ottimo lavoro, Lexie! Distolsi subito lo sguardo, imprecando contro me stessa. Continuavo a sentire i suoi occhi addosso mentre saliva sulla sua decappottabile grigia. Feci finta di niente, pronta a raggiungere la fermata del bus a testa alta. Sembrava un buon piano fino a quando, poco più avanti sulla strada, vidi l'autobus abbandonare la fermata, lasciandomi a piedi ed in ritardo. Poteva andare peggio di così? Certamente! Infatti in preda al panico incrociai nuovamente lo sguardo del mio vicino idiota che, con un sorrisetto visibilmente compiaciuto, sgommò via lasciandomi sola e con un incredibile voglia di prendere a pugni quella sua faccia da schiaffi.
Non ci crederete ma l'idiota in questione, fino ad otto mesi prima, era il mio migliore amico!
Eravamo vicini di casa da sempre, un tempo mi ero persino convinta di esserne innamorata, fortunatamente lui non l'ha mai scoperto. Del resto è risaputo che i ragazzi non siano molto svegli nel capire certe cose! Ammettiamolo sono proprio tonti!
Justin era sempre stato il classico bello e dannato, ricco, dalla battuta pronta, pieno di ragazze disposte a tutto per attirare la sua attenzione. Eppure, malgrado apparentemente possedesse quasi tutto, non era mai soddisfatto.
Lo so, a prima vista potrebbe sembrare il classico ragazzo bello e superficiale ma non era così, infatti, scavando sotto un'abbondante dose di sarcasmo e cinismo, si nascondeva un ragazzo brillante e simpatico. Con me si era sempre comportato d'amico, a modo suo ovviamente. Justin infatti aveva un modo tutto speciale di rivolgersi alle persone, che spesso lo faceva risultare antipatico. Aveva un piccolo difetto chiamato: sincerità. Justin diceva sempre ciò che pensava senza cercare l'approvazione di nessuno. Eppure, quando voleva, e soprattutto con CHI voleva, era capace di tirare fuori quella parte nascosta del suo carattere capace di entrarti nel cuore. Justin era una di quelle rare persone capaci di farti ridere quando sei triste e che sanno consolarti in silenzio quando non hai la forza di ridere. Ero davvero convinta che, malgrado la sua incapacità di ammettere i suoi sentimenti, mi volesse bene. Probabilmente era vero. Ma questo era in un'altra vita, adesso io e lui non ci rivolgevamo più nemmeno la parola.

Arrivai a scuola in ritardo avendola fatta tutta di corsa, ma fortunatamente riuscii ad evitare la ramanzina del preside prima di fiondarmi in classe. La mattinata trascorse come tutte le altre, saltellai tra una lezione e l'altra, chiacchierando distrattamente con le mie "amiche", fingendo che andasse tutto bene. La prima regola per sopravvivere in una cittadina piccola e provinciale, come Sandville: le apparenze sono tutto! Non importava che la mia vita fosse uno schifo, dovevo sembrare allegra, così armata del mio "sorriso di facciata" scherzavo con le mie amiche e spettegolavo nei corridoi.

Ero con le altre, stavano parlando di una ragazza, non so chi, che era stata con un ragazzo, un certo.....non ricordo!....ma il ragazzo stava con un'altra ragazza che.....ok, non stavo ascoltando molto attentamente. Non ero mai stato un tipo da pettegolezzi, o forse lo ero prima. Ero cambiata nel momento in cui io stessa ero diventata, per un certo periodo, l'argomento di conversazione preferito nella mia scuola. Dopo un anno, trascorso ad ascoltare il brusio dei miei compagni che sparlavano della mia vita, l'idea di fare pettegolezzi aveva perso ai miei occhi qualunque tipo di fascino.

-Lexie- la voce di Claire attirò la mia attenzione. Io e Claire un tempo eravamo molto amiche ma nell'ultimo anno avevo perso i rapporti anche con lei. Non so per quale assurdo motivo lei aveva iniziato ad evitarmi eppure è ciò che accadde. Così, dopo molti tentativi di riconciliazione da parte mia, decisi di arrendermi anche con lei. Se voleva esiliarmi dalla sua vita non potevo fare altro che accettarlo con dignità.

Dignità era ciò che nessuno mi avrebbe mai portato via!
Mi girai verso di lei, curiosa di scoprire il motivo che l'aveva spinta a rivolgermi la parola dopo tutti quei mesi -Hai bisogno di qualcosa?- le chiesi con un tono di voce piuttosto antipatico.

Lei tentennò, abbassando lo sguardo con agitazione. La cosa mi apparve subito sospetta, Claire aveva sempre avuto un carattere esuberante ed era molto schietta nel dire le cose. Era la classica bella ragazza con due grandi occhi verdi e dei morbidi boccoli biondi che le incorniciavano il viso, perfettamente curato.

-Allora?- la spronai. Penserete che io sia stata un po' brusca ma non ne potevo più delle persone che mi abbandonavano senza spiegazioni.
-io...... - balbettò Claire, guardandomi in modo strano -L'hai saputo?- mi chiese dopo una pausa. Guai in vista...
Alzai un sopracciglio confusa -Cosa?-
-Lex forse è meglio se parliamo in privato...- provò a dire lei, guardando il gruppetto di ragazze alle mie spalle che ci osservava con curiosità, ma io la bloccai in modo secco.

-No, puoi tranquillamente parlarmi qui. Io e te non abbiamo più nulla da dirci in privato-

La vidi deglutire in evidente difficoltà, intorno a noi si era formato un piccolo gruppetto di curiosi, intenti ad ascoltare la nostra conversazione. Sembrava che tutti sapessero qualcosa tranne me. Ma cosa? Che fastidio! Ero sempre l'ultima a sapere le cose. Sembrava che tutto il mondo conoscesse un grosso segreto di cui io ero l'unica ad essere all'oscuro.

Lexie James, l'ultima a sapere le cose.

-Dimmelo e basta, non ho tempo da perdere-

-Steve....è tornato-
Rimasi immobile incapace di proferire parola, mentre il mio cervello cercava di elaborare l'informazione. Steve era il mio primo vero ragazzo ed anche il mio grande amore, o almeno così pensavo. Erano otto mesi che non lo vedevo, era partito all'improvviso, per cambiare aria, troncando con me tramite una stupida lettera. Lo so, decisamente squallido.
Il mio cuore prese a battere all'impazzata mentre il mio orgoglio mi gridava di riprendere il mio solito contegno.

Dignità! Urlava una vocina dentro di me.
-Bene- riuscii a dire, dopo aver preso un profondo respiro, notando che le mie "amiche" si erano girate per godersi lo spettacolo. Mi sentivo come un animale allo zoo. Ero in gabbia, con troppi occhi puntati su di me che attendevano di vedere la mia reazione.

-Sono felice per lui- aggiunsi con finto disinteresse. Col cavolo che ero felice per lui!
-Lex... stai bene?- mi chiese Claire, intuendo ciò che nascondevo dietro la facciata.
-Certamente- mentii -e comunque da quando provi tanto interesse per me?- le chiesi senza riuscire a trattenermi. Lo vedevo che era davvero preoccupata, ma fu più forte di me, quando mi sentivo vulnerabile non potevo fare a meno di difendermi. “Attaccare per non essere attaccati” era la mia strategia di autodifesa preferita.
-Hai ragione- mormorò lei con un'ombra di tristezza negli occhi -Allora vado... Ciao- Claire, senza aggiungere altro, se ne andò. Non potevo biasimarla, ero stata una vera stronza ma infondo erano mesi che Claire non mi rivolgeva la parola quindi il suo interesse mi pareva davvero ingiustificato.
-Oh povero tesoro- disse Rachel, inarcando le sue perfette sopracciglia in una finta espressione triste. Lei, tra le mie amiche arpie, era la peggiore,quella con gli artigli più affilati ed il sorriso più falso -Sei sicura di stare bene, cara?- mi chiese.
-Sto benissimo, con lui è finita da un pezzo- dissi cercando di apparire tranquilla -Allora ragazze andiamo in classe? La professoressa Tunner sarà già arrivata e non posso permettermi un altro richiamo...-
Le mie amiche annuirono, deluse dal fatto che non facessi una scenata ma fingendosi solidali. Insieme ci dirigemmo così verso la lezione di matematica.

Il pomeriggio a scuola trascorse con una lentezza infinita, fingere di star bene divenne difficilissimo. Sapevo che tutti mi osservavano, notando ogni mio movimento per capire come mi sentissi davvero. Avevo le guancie intorpidite a furia di fingere di sorridere. Mi ripromisi che non mi sarei mai fatta un botulino, preferivo avere il pieno controllo delle mie espressioni!

Quando finalmente mi ritrovai nella mia stanza mi lasciai cadere sul letto. Ero sfinita.

Chiusi gli occhi, affondando la testa sul cuscino, lasciando che le lacrime, che avevo trattenuto con forza per tutto il giorno, uscissero libere.
Nell'ultimo anno era cambiato tutto, avrei voluto dare la colpa a mio padre o a Steve, ma non era così. Loro erano solo due piccoli pezzi di un puzzle molto più grande. Era Amber la vera causa. Era per lei che soffrivo. Amber era la mia migliore amica, l'avevo conosciuta il primo giorno di scuola, a soli cinque anni, e da quel momento eravamo rimaste sempre unite. Eravamo davvero inseparabili. Questo fino a quando, otto mesi prima, una chiamata aveva cambiato per sempre la mia vita: Amber era stata trovata morta. La mia migliore amica era stata assassinata!

 

 

  
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