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Autore: berlinene    14/08/2008    0 recensioni
“Ho deciso di scrivere questo diario perché so che un giorno mio fratello diventerà famoso. Forse, allora, a qualcuno potrà interessare la storia della sua (o meglio nostra) adolescenza o forse perché come tutte le ragazzine anche a me serve il diario segreto”.Questo scrivevo un bel po’ di anni fa. E in effetti mio fratello è diventato famoso. E anche molti dei suoi, anzi, dei nostri amici. E allora, signor Takahashi, mi chiedo, si poteva parlare un po’ anche di sua sorella?Nessuno si è mai chiesto come si fa a convincere un bambino di cinque anni a mettersi una divisa diversa e fare l’allenamento da solo? Beh, un modo c’è. Far fare lo stesso a sua sorella. E chi è stato per anni il secondo portiere della San Francis? E durante i tornei in Europa, chi allenava i portieri, faceva l’interprete e aiutava il massaggiatore? E chi teneva buono Benji mentre giocava Ed (e viceversa)? E perché tutte le squadre hanno una manager tranne la Toho?Insomma, è venuto il momento di uscire allo scoperto: io sono Irene Price e le pagine che seguono vengono dal mio diario. [Ci sono alcune novità, guarda l'intro]
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ed Warner/Ken Wakashimazu, Genzo Wakabayashi/Benji, Kojiro Hyuga/Mark
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Diario di Irene Price genera storie'
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Siamo in pieno secondo campionato. La storia di una strana convalescenza a villa Price... Questo episodio è direttamente collegato ai due che seguono "Patty chiari" e "Wind of Change".

Le cose con Ed vanno alla grande, sono troppo felice e sempre più convinta del nostro rapporto. Anche se le tentazioni non mancano… ma andiamo per ordine.
Ieri, tanto per cambiare, ci siamo trovati al campino per una partitella con un po’ di gente raccattata qua e là, un sei contro sei, con mio fratello, Holly, Paul, Ted, Bruce e Jack da una parte e dall’altra i gemelli Derrick, Ed, Danny, Bob e Mark che però tardava ad arrivare. Ovviamente tutti erano impazienti di cominciare e ovviamente mi sono dovuta prestare, così Ed è andato in campo e io ho preso per un po’ il suo posto in porta, ma giusto alcuni minuti: di lì a poco infatti, abbiamo sentito l’inconfondibile motorino di Mark e lui che, parcheggiandolo, ci urlava: “Scusate il ritardo!”
L’ho osservato: c’era qualcosa di strano nel modo in cui è sceso dal motorino e poi giù lungo il sentiero. Tanto che, incrociandolo mentre uscivo dal campo gli ho chiesto se era tutto a posto. Guardandomi storto ha risposto bruscamente: “Certo, cosa ci dovrebbe essere?”
Eppure non giocava come al solito, c’era qualcosa di strano ma non riuscivo a capire… non zoppicava da nessuna gamba, poi mi sono resa conto: uno fa così se gli fa male la schiena! Stavo per dire qualcosa quando lo vedo prepararsi per una rovesciata. Mentre pensavo “è cretino” mi sono avvicinata al punto in cui si trovava, non aveva ancora toccato il suolo che già avevo afferrato la borsa del ghiaccio.
Mark era disteso a terra, prono e non piangeva proprio perché non fa parte del suo personaggio. Lentamente lo abbiano voltato. Non sapevo come trasportarlo senza fargli troppo male…magari la barella.
“Ma quale barella” ha detto Mark tra i denti, “ce la faccio da solo”.
Ha provato ad alzarsi ma è impallidito ricadendo giù semisvenuto e solo i riflessi di mio fratello che lo ha afferrato da sotto le ascelle gli hanno impedito di sbattere la testa. Ed lo ha preso per le gambe e ha aiutato Benji a distenderlo sulla panchina.
“Ha bisogno di un letto” ha osservato Holly.
“Portiamolo da noi, Benji” ho suggerito, “è vicino e abbiamo un sacco di stanze vuote.
Ho chiamato a casa perché mandassero l’autista a prenderci e preparassero una stanza.
Quando è arrivata la macchina, gli altri se ne sono andati a casa.
Non senza difficoltà, io e Benji abbiamo portato Mark nella stanza.
“Però mica possiamo metterlo a letto così sporco e sudato” ho osservato “Va’ a preparare la vasca, Benji, un bagno caldo gli farà bene”.
Ho guardato Mark. Era seduto sul bordo del letto, sostenendosi con le braccia. Mi sono chinata per slacciargli le scarpe.
“Cosa fai, Price?”
“Beh, non credo tu riesca a farlo da solo”.
Così l’ho aiutato a spogliarsi, dicevo, le tentazioni. Ora, non per dire: di ragazzi nudi ne ho visti diversi ma il fisico di Mark ce l’hanno veramente in pochi! Praticamente perfetto! Persa in questi pensieri lascivi lo aiutavo a sfilare i calzoncini quando mi sono apparsi dei boxer attillatissimi che mi hanno mozzato il respiro.
“Questi te li togli di là con Benji, ok?” ho detto alzandomi di scatto.
L’ho sorretto fino al bagno dove Benji lo ha preso in consegna chiudendo la porta. Poco dopo mio fratello è uscito.
“Ma non lo aiuti a lavarsi?”
“Irene, cerca di capire è… è imbarazzante, per tutti e due…”
“Avrei dovuto lasciare che Ed rimanesse. Non può fare da solo, magari tenta anche di uscire dalla vasca senza chiamarci”.
“Io non ci sto”.
“Ok, allora prendi un tuo costume, daglielo e poi lo aiuto io”.
“Toh! Da dove viene adesso tutto questo pudore? Hai paura del suo pisellino?”
“Ma quanto sei scemo! Fra l’altro è il migliore amico del mio ragazzo e non mi sembra proprio il caso!”
“E poi le vecchie fiamme…”
“Finiscila! E portagli quel costume!”
Che cretino di fratello…però non aveva tutti i torti: con Mark nudo fra le mani avevo davvero paura di non rispondere di me!
Insomma, fatto sta che ho fatto il bagnetto a Mark Landers. La stanza era calda ma regnava un silenzio glaciale: no, dico, ve lo immaginate? Io che cercavo di mantenere un “distacco professionale”, lui che lottava col suo orgoglio perché comunque si rendeva conto di aver bisogno.
“Va un po’ meglio?” azzardo alla fine.
“Sì, grazie…” ha risposto senza guardarmi.
“Vieni ti aiuto a uscire”.
Cercavo di non farci caso ma quel corpo muscoloso e abbronzato era davvero un miracolo della natura.
Mentre lo aiutavo a mettere l’accappatoio di mio fratello mi ha guarda e mi ha fatto: “Questa Price è meglio non raccontarla a nessuno”.
Mi sono messa a ridere e anche lui.
“Non mi far ridere, che mi fa male tutto”.
“Non ti preoccupare: dato che siamo sotto segreto puoi anche piangere”.
Menomale che l’atmosfera si era rilassata!
Ho lasciato che Benji lo aiutasse a indossare un suo pigiama e a mettersi a letto.
Subito dopo mio fratello mi ha raggiunto in salotto.
“Ma guarda te” borbottava “se avrei mai pensato di fare da balia a Mark Landers”.
“Neanche io. Non è affatto facile”.
“E come mai?” ha chiesto con malcelata ironia.
“Non hai notato il fisico leggermente…perfetto?”
“Come? Con un fusto così per casa” si è alzato la maglietta “sei ancora così sensibile alla bellezza maschile? E poi ti capita no, di vederne…”
“Sì, certo… Tu, Ed , Paul… siete bei ragazzi ma… la perfezione è un’altra cosa!”
Il telefono ha interrotto questa edificante conversazione. Era Ed che voleva sapere come stava l’amico. Ha detto che sarebbe passato dopo cena. Appena riattaccato, ho chiamato casa di Mark per avvertire che restava per un po’ da noi.
Verso le otto gli ho portato su la cena (avevo chiesto alla madre quale fosse il suo piatto preferito e l’ho fatto preparare a Ms Bright!)
Ho bussato e sono entrata.
“Dormivi?”
“No, no… a dire il vero ho più fame che sonno”.
Gli ho sistemato il tavolino da letto e vi ho appoggiato il piatto. Mark ha fatto per alzarsi ma è ricaduto con una smorfia di dolore.
“Non ce la fai a sederti?”
“Fa un po’ male”. Tanto per usare un eufemismo.
Insomma per farla breve l’ho anche imboccato. Che roba. Cercavo di pensare ad altro e fare l’aria più indifferente possibile. Avrei dato qualsiasi cosa per trovare un argomento ma, inaspettatamente, è stato lui a rompere il silenzio.
“Non so più quant’era che qualcuno non mi trattava così… mangiare a letto… il mio piatto preferito… il bagno caldo”.
“Beh, credo che ogni tanto faccia bene sentirsi un po’ coccolati… specie quando uno non sta bene…”
“Già” ha detto abbassando gli occhi. Non l’avevo mai visto così, sembrava quasi…commosso.
Forse io tante cose le do per scontate, mentre la sua vita dev’essere più dura di quanto mi possa immaginare. Ho cambiato discorso:
“Non mi hai ancora detto come ti sei fatto male”.
“Non me l’hai ancora chiesto” aveva di nuovo la sua aria strafottente ma non mi guardava negli occhi. “E poi lo hai visto”.
“Quello che ho visto, è che ti faceva già male quando sei arrivato”.
“Non ti si può nascondere niente… Vabbè credo di essermi fatto uno strappo sollevando una cassa nel magazzino dove lavoro”.
“E poi DOVEVI giocare, eh?”
“Avevo bisogno di distrarmi”.
“No, solo di riposarti un po’. Anche ai veri uomini capita, sai? Ora per una cazzata, ti sei giocato la partita di domenica”.
“Ma se è solo mercoledì!?! Pensavo mi avresti fatto uno dei tuoi massaggi… Ed dice che sono miracolosi…”
“Ah, dice così? Beh, non pretenderai mica lo stesso trattamento? A parte gli scherzi, vado a mangiare anch’io e poi ti do un’occhiata… ma non sperare di essere in campo domenica!”
No capito? Anche le proposte… o forse sono io che ci voglio vedere il male… in fondo è il mio “lavoro”…
Comunque, dopo cena ci sono andata. Volevo venisse anche mio fratello ma usciva con Holly, lasciandomi sola con le mie tentazioni.
Ho aiutato Mark a sdraiarsi sulla pancia (non senza lamenti) e, prendendo un profondo respiro, gli ho alzato la maglietta. Mi sono fatta indicare il punto e ho cominciato a tastare per sentire di cosa si trattava.
“Porca… più che i miracoli fai male, ahia”.
“Ti facevo meno lagnoso. E poi puoi ringraziare la tua testa dura. Ti sei fatto uno strappo coi fiocchi… dimentica la partita di domenica e comincia a pensare a cosa fare per una settimana in casa Price”.
“Una settimana? A letto?”
“No, fra tre o quattro giorni potrai alzarti. Ma non ti faccio tornare a casa, altrimenti non ti riguardi. E ora zitto che devo continuare”.
“Oh calma, non approfittare della situazione”.
Dopo diversi minuti se ne esce con un “Sai che Ed ha proprio ragione? ci starei tutta la notte”.
Per fortuna non ha visto di che colore sono diventata. Ancora una volta il telefono mi ha salvata. O meglio, l’interfono. Era Lucy, la cameriera.
“Signorina Price… c’è il signor Warner” mormora con voce incerta.
“E allora? Fallo salire, no?”
“Ecco, io pensavo… credevo che lei avesse… altri programmi stasera”.
“Ma che cavolo dici? Fallo salire!” No capito? Credeva che io e Mark….
“Vado in bagno a lavarmi le mani” ho detto, e a rinfrescarmi il viso, che è in fiamme, ho pensato.
“Come già finito? E io che cominciavo a prenderci gusto”.
“Sta salendo Ed…”
“E allora? È terapeutico no? Forza, Price. Mi fa male, continua”.
Stavo per svenire. In quel momento la porta si è aperta ed è entrato Ed.
“Di’ qualcosa alla tua donna, Warner. Non vuole continuare a massaggiarmi!”
“Certo ora ci sono io” ha detto con il suo bel sorriso. Poi mi ha abbracciato e baciato. Come sempre la sua vicinanza mi ha dato sicurezza. E voglia di lui. Per fortuna.
“Ma sentiteli” sbotto, fingendomi arrabbiata. “Cosa sono la vostra serva? Potrei anche scioperare, sapete?”
“Non vorrai mettere i bassi istinti di Warner con la mia cura!”
“Questo è vero” ha risposto Ed. “Devi rimetterci in sesto il capitano”.
“O acciaccarlo definitivamente per il bene della New Team…Scherzo! Solo un altro po’, anche io sono stanca”.
Poi ho raccontato loro quello che aveva capito Lucy e si sono messi a ridere. Per fortuna quei discorsi allegri e la presenza del mio Eddie mi hanno distratto perché quel corpo stava risvegliando i miei, di bassi istinti. Insomma, tanto per concludere perché ho scritto un poema e ho i crampi alla mano, anche ora Mark è di là. Prima di mettermi a scrivere gli ho portato (e dato) il pranzo. Adesso riposa, più tardi mi aspetta un’altra conturbante seduta di massaggi. Lo faccio volentieri, ovviamente, ma non posso negare che la cosa mi turbi un po’… non solo parlarci e toccarlo ma perché non è rustico e distaccato come al solito ma piuttosto… zuccheroso, ecco.
E questo complica notevolmente le cose. S’è fatta l’ora. Vado.

Rieccomi. L’ha fatto ancora. Fa lo zuccheroso. Secondo me più che uno strappo alla schiena è una lesione cerebrale… questo non è lui.
Ho deciso di parlarne con Ed, tanto mio fratello sa solo sfottere e poi… è anche affar suo!

***************

Oggi pomeriggio sono uscita con Ed e gli ho raccontato di Mark, tutto quello che fa e dice, e tutto quello che abbiamo fatto insieme. Ho deciso di calare le braghe fino in fondo e gli ho anche raccontato che prima di stare con lui avevo preso una cotta terribile per Mark… e che tutt’ora non sono immune al suo fascino.
Dovevo essere sincera. Ho concluso dicendo “ e questo è tutto”.
Ed mi ha guardata: per un attimo ho temuto che si fosse incazzato ma poi si è messo a ridere. La sua lunga risposta è stata più o meno questa:
“E tu credevi che nessuno lo sapesse? Alla Muppet era l’argomento fisso nello spogliatoio… tutte le volte che incontravi Mark cominciavi a balbettare e gli incollavi gli occhi addosso,e io lo so bene perché i miei di occhi erano incollati su di te, ma se ne erano accorti anche gli altri. E rompevano le palle a Mark: coi soliti discorsi da bulletti di periferia del tipo, ‘perché non te la fai Landers, almeno lo dici a suo fratello quando infili anche lui’. Mark rispondeva sempre che non gli interessavi ma io immaginavo che il problema fossi io. La cosa è andata avanti qualche mese. Poi quando ci fu la festa per il passaggio alla Toho mi ero deciso a farmi avanti con te ma prima volevo chiarire con Mark e finalmente ne parlammo. Mi disse che io non c’entravo niente e che era vero che non gli interessavi, ti trovava simpatica ma non eri il tipo adatto a lui: due caratteri troppo forti, forse troppo simili…”
“ E poi ne voleva una più bella…” l’ho interrotto io.
“Beh, forse… Probabilmente è vero che non sei bellissima, ma mi sei piaciuta fin da quella prima volta e non saprei…”
Che dolce. L’ho abbracciato e baciato. Mi chiedo se se ne accorge di dire queste cose meravigliose. Se lo fa apposta o se gli vengono così.“E poi?”
“Beh, il resto lo sai”.
“No, non lo so. Anche se queste tue rivelazioni sono già state abbastanza sconvolgenti, non hai risposto alla mia domanda fondamentale, quella circa il comportamento di Mark in questi giorni.
“Sinceramente non ho la risposta. Quello che so è che hai ragione quando dici che non è lui. Non può sentirsi lui in casa tua e trattato in quel modo. Credo che non ricordi nemmeno l’ultima volta che qualcuno si è preso tanta cura di lui… se mai c’è stata.
Tu pensi di conoscerlo ma in realtà sai poco di lui. La sua infanzia è finita con la morte di suo padre. Era solo un bambino eppure ha dovuto cominciare ad aiutare la madre, a fare da padre ai suoi fratellini, a chiedersi con quali soldi andare avanti. Il suo atteggiamento da duro è soprattutto quello di chi ha dovuto crescere troppo in fretta. Quello che hai visto in questi giorni è solo un Mark finalmente rilassato… che può fare un po’ il ragazzo… Forse il vero Mark. Così adesso ti piace ancora di più, vero?” mi ha chiesto a bruciapelo. Ma sorrideva.
La domanda mi ha sorpresa. Ho scrollato la testa. Mi sono accoccolata ancora di più fra le sue braccia e appoggiandogli la testa sulla spalla gli ho detto all’orecchio, il mio naso a sfiorare a sua guancia:
“Da quando sto con te ho capito cosa vuol dire amare, avere una persona che ti sostiene e capisce sempre…come adesso. Quella per Mark è un’attrazione puramente fisica… Bisogna ammettere che spogliarlo, lavarlo e massaggiarlo non è di grande aiuto. Ma resisto. E poi credo abbia ragione lui che siamo troppo uguali…”
“È per questo che siete le persone più importanti della mia vita” mi ha detto voltandosi per baciarmi. E non una volta sola…
Più tardi mi ha riaccompagnata a casa. Prima che se ne andasse gli ho detto:
“Terrò Mark a casa mia più a lungo possibile… Al diavolo i risultati della Toho, Mark ha bisogno di riposarsi”.

******************

Più che casa Price sembra la sede della Toho. A mio fratello la cosa non andava tanto a genio ma quando gli ho spiegato la situazione ha saputo essere all’altezza, come sempre (quando vuole). Un paio di volte è venuta anche la signora Landers e come sempre si è profusa in ringraziamenti per la “signorina Price”.
A Mark girano le palle a duemila perché domani non potrà giocare ma sta meglio, anche per la schiena ma soprattutto di spirito.
È calmo, parla molto più del solito, è anche simpatico. Lo sto proprio vedendo sotto un’altra luce…
Dicevo,della schiena sta meglio, già da ieri sta seduto e mangia da solo. Ha un fisico davvero eccezionale!
Stasera dovrebbe scendere a cena con me e Benji, in quella stanza sta diventando claustrofobico. Anzi, è ora che vada ad aiutarlo a prepararsi.

******************

Oggi sono stata a vedere la Toho, con la telecamera perché è stato l’unico modo per convincere Mark a non venire al campino. Nonostante la sua assenza si sono comportati bene, hanno segnato sia Danny che Eddie Bright e hanno chiuso sul 2 a 1.Un po’ peggio è andata alla New Team alle prese coi gemelli Derrick, alla fine hanno pareggiato. Peccato non aver visto la partita, mi sarebbe proprio piaciuto vedere mio fratello incassare due goal: comunque l’ho visto a casa e mi è bastato.
Ma le sorprese non finiscono mai, infatti dopo si è calmato…. Guardando la partita della Toho con Mark! Beh di solito sono più portati a menarsi che a fare conversazione comunque…
Mi crollano i miti. I veri uomini non esistono più… se oltre a Mark mi diventa zuccheroso anche il fratello….

******************


Mark ormai è guarito e domani se ne va. Peccato! cominciava a piacermi avere due fratelli.
Oggi è uscito per la prima volta, gli ho proposto di fare una passeggiata e lui, ovviamente, è voluto andare al campino a vedere l’allenamento della New Team.
Per la gioia un po’ di tutti c’era lì Patty che, a quanto pare, ha trovato una nuova amichetta (Susie) insieme fanno le “manager” come amando definirsi, in realtà fanno piuttosto le casalinghe della squadra: lavano magliette, lustrano palloni, portano asciugamani etc.
Appena ha visto Mark lo ha guardato come fosse un criminale: “Non credo che lui” mi dice indicandolo, “dovrebbe stare qui”.
Cercando di mantenere la calma le ho chiesto perché.
“Gli avversari” attacca lei petulante, “non possono assistere agli allenamenti e una vera tifosa lo dovrebbe sapere. Beh, certo non posso pretendere che tu capisca queste cose, viste le tue preferenze per la concorrenza…per quanto mutevoli…”
“Che cazzo vuoi dire?” Mi stavo arrabbiando.
“Sbaglio o lui non è Ed Warner? Eppure pare che sia stato una settimana a casa tua e che abbiate giocato al dottore…”
“Patty, finiscila, non mi provocare…”
“Hai imparato molto da questo qui in una settimana…Adesso fai a pugni anche tu?”
Ero fuori di me. Volevo picchiarla con tutta me stessa, ho cercato convulsamente la mano di Mark, poi ho fatto un respiro e sono riuscita a trattenermi.
“Te lo chiedo per l’ultima volta” ho scandito fra i denti, “Torna al tuo bucato e non azzardarti mai più a parlare di me, di Mark e di Ed in questi termini”.
Lei non ha battuto ciglio: “Non ci siamo capite, Price, lui deve andarsene”.
Non ci ho visto più. La mia mano stava partendo per colpirla ma la stretta forte di Mark mi ha fermata. In quel momento per fortuna è arrivato Holly.
“Capitano,” si lamenta Patty la cui voci si è fatta improvvisamente di miele, “stavo giusto dicendo…”
“Mark!” esclama Holly col suo solito sorriso stampato in faccia. “Mi fa piacere che ti senta meglio. Benji lo diceva, che saresti guarito in fretta. Mi raccomando, fra un mese, quando ci incontreremo dovrai essere in perfetta forma”.
Mark ha ringraziato e io, ormai calma, ho chiesto a voce alta perché la squinzia sentisse, e mettendoci più miele di quanto avesse fatto lei ho detto: “Non ti dispiace, vero, Oliver, se restiamo un po’ qui a guardarvi? È in crisi di astinenza da calcio”.
“Fate pure” ha detto con un sorriso che se non aveva le orecchie gli si apriva la testa, ed è tornato dalla squadra.
Se uno sguardo potesse uccidere, sarei caduta lì, trafitta da quello di Patty. Poi stizzita, si è volta tornando al suo bucato, accompagnata da un mio trionfante “Contenta?”

Ci siamo trattenuti un po’ lì, abbiamo guardato e commentato l’allenamento, e parlato un po’ del più e del meno. Più di calcio e meno di altre cose, ma tant’è. Più tardi ci ha raggiunti anche Ed.

Lì per lì non ho pensato più a Patty, anche perché non avevo voglia di incazzarmi di nuovo ma adesso mi sto chiedendo come ha fatto Mark a rimanere in silenzio durante tutta la discussione, che peraltro lo coinvolgeva direttamente e poi… è stato lui a fermarmi la mano. Mi sa che questa convalescenza gli ha proprio dato al cervello!

‘notte!

******************


Mark se n’è andato. Ma prima ho voluto chiedergli di ieri…. Lo sai cosa mi ha risposto? “Mi sembrava che te la stessi cavando a meraviglia anche da sola… e poi ero abbastanza d’accordo con Patty”.
Lì per lì sono rimasta basita. Entrambi le affermazioni erano un po’ strane. Infatti si è spiegato: era d’accordo con Patty nel senso che neanche lui ha piacere che gli avversari guardino gli allenamenti, ovviamente non approvava il suo tono e le altre insinuazioni. Poi si è messo a ridere e ha detto che ieri gli è sembrato di vedere se stesso o mio fratello ovvero qualcuno con cui è meglio non litigare. “Se non c’ero io la picchiavi!” ha concluso, ridendo più forte.
“Già, ora ti ringrazio ma perché lo hai fatto?” ho chiesto.
“Anche se se le era un po’ cercate, le botte è meglio evitarle”.
“Senti chi parla….”
“…uno che l’ha sperimentato in prima persona. E poi ti ho sempre considerata un esempio di self-control… Ho sempre pensato che quello impulsivo e irascibile fosse tuo fratello e che tu fossi la parte calma e razionale”.
“Beh, di solito…ma in fondo in fondo siamo uguali”.
“Già, tutti e tre!”
“A questo punto potrei nominarti terzo fratello Price ad honorem”.
Rideva. Di cuore. Dio se è bello. Poi mi ha piantato addosso i suoi occhi scuri, di solito tanto gelidi, che adesso brillavano della luce morbida di un sorriso dolcissimo. Il mio cuore ha mancato un colpo e un brivido mi ha percorso, mio malgrado, la schiena. La mia risata si è fatta forzata, ho deglutito a vuoto.
“Quasi, quasi” ha detto “Mi dispiace andarmene”.
“Per me” ho detto a mezza voce, “potresti restare per sempre”.
“No. È stata una bella vacanza, ma non è la mia vita. E poi i miei casini mi mancano. Non mi guardare così (non so come lo stessi guardando): non ho bisogno della tua compassione. Non è compito tuo risolvere i miei casini. Hai già fatto più del necessario…”
“Sai che lo faccio volentieri… e ch non è un problema”.
“Irene (la sua voce che sussurrava il suo nome e quel sorriso così dolce…), non è colpa tua se hai la villa, e neanche se io devo pagare l’affitto…”
So che ha ragione lui ma non potevo impedirmi di pensare che avrei la possibilità, anzi… i soldi per risolvere tanti dei “suoi casini”… Credo che non ne uscirò mai… di sentire la mia ricchezza come una colpa… o meglio come una grossa responsabilità… anche se non so di cosa.
Ma (per fortuna?) ci sono ancora cose che non si possono comprare. Oltre allaamore, all’amicizia bla bla bla, c’è n’è un’altra e l’ho chiesta a Mark quando è arrivato alla fatidica domanda retorica:
“Come posso ricambiare?”
“Beh una cosa ci sarebbe….”
Mark ha spalancato gli occhi: “Non credo di potermi permettere i tuoi desideri”.
“Il denaro non c’entra è qualcosa di più… fisico”.
Mi ha guardata con sospetto, socchiudendo quei suoi begli occhi disegnati. Confesso che l’idea mi ha sfiorata ma via, non crederete che…
Sono scoppiata a ridere e ho precisato “Voglio dire che riguarda, l’attività fisica… Mi dedichi un goal? Non l’ha mai fatto nessuno, sai com’è… Ed e Benji di solito… evitano”.
“Solo uno? Facciamo sette. Uno per ogni giorno che sono stato qui, ok?
“…in due partite” aggiungo.
“Devo fare sette goal in due partite?”
“Se pensi di non farcela…” dico guardandolo in tralice.
“Ehi, stai parlato con Mark Landers. Va da sé che accetto, Price. Anche se preferirei farli a tuo fratello”.
“Impossibile!”
“Beh, si è fatto davvero tardi. Vado e ancora… grazie”.
“Di niente” ho risposto pensando che, a dire il vero, non me l’aveva ancora detto… ma so cosa significa per lui!
Credete sia finita così?
Stava per voltarsi verso la porta quando l’ho abbracciato di slancio e baciato sulla guancia. Lui ha ricambiato l’abbraccio. Gli ho sussurrato: “Abbi cura di te. Ricordati che per me sarai sempre il mio secondo fratello…nonché il ragazzo più bello del mondo e che… ti voglio bene”.
Si è staccato… mi ha guardato un po’ (gulp!) e ha detto: “Lo so. Ci vediamo, Price”.
Ed è uscito chiudendosi la porta alle spalle.
Non vorrei averlo turbato…forse la cosa era un po’ ambigua… al solito, forse ho perso una delle mie splendide occasioni per stare zitta.
Ma non credo di dovermi preoccupare per Ed, lui sa bene quali siano i miei sentimenti, verso tutti e due.
Tanto per cambiare è tardissimo. Buonanotte!

"I muscoli del capitano" è una canzone di De Gregori, che non c'entra niente ma, siccome amo i titoli evocativi, tant'è.
   
 
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