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Autore: Rosalie97    16/06/2014    4 recensioni
Cosa avrebbe detto Mike se l'avesse vista? Zoey era sicura che l'avrebbe odiata, guardata per sempre con disprezzo. Ma ora Mike non c'era più, ed a lei non restava che il suo peggior nemico.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Gwen, Heather, Mal, Zoey
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Si trovavano fuori, la terra veniva colpita a tratti da gocce fredde di pioggia. Il temporale pareva essersi calmato ormai da almeno due settimane e da allora il vero problema non era più stato il ciclone, bensì quelle strane creature che avevano cominciato a comparire dappertutto, parendo comparire dal nulla. Li avevano costretti ad abbandonare il loro rifugio, il cavò della banca ed a farsi strada tra quei corpi scheletrici. I denti acuminati e taglienti, bianchissimi, di quegli esseri avevano tentato di mordere la loro carne, di affondare il loro terribile volto nel loro sangue, ma non ci erano riusciti, o almeno questo valeva per Izzy, Noah, Mattew e Cameron. Per Elisabeth non c’era stato scampo. La rossa poteva ancora vedere la scena, quando chiudeva gli occhi e tentava di addormentarsi.
Faceva freddo, molto freddo, e lei si stava stringendo contro Noah, che la teneva tra le braccia e le sussurrava parole dolci per tranquillizzarla. D’un tratto le porte del cavò si aprirono e quelle creature entrarono dentro a gruppi di quattro, andando dritte da loro. Mattew aveva capitanato ognuno di loro, facendosi avanti e colpendo gli scheletri a destra e a manca con il grande coltello da macellaio che aveva trovato in una macelleria abbandonata a se stessa. Affondava la lama nel petto e nella testa di quegli esseri con una forza tale da tagliare in due le ossa con uno schiocco secco. Voleva proteggere tutti loro, soprattutto Elisabeth, la ragazza che conosceva da tutta la vita e di cui chiaramente era innamorato. Poco importava che lei avesse scelto Cameron, che non si interessasse minimamente a lui, Mattew voleva proteggerla, ad ogni costo. Ma anche con tutti i suoi sforzi, non riuscì a salvarla. La abbandonarono lì, mentre tutti quegli scheletri convergevano verso di lei e si chinavano sul suo corpo colto da spasmi.
Izzy rabbrividì. Erano ormai giorni che camminavano, avevano trovato due tende da camping in un negozio, e da allora si erano diretti verso i confini di Seattle. In quel momento si trovavano in una grande foresta. Non avevano idea di come ci fossero arrivati, nelle mappe non c’era alcun accenno a quel luogo, ed immaginarono c’entrassero qualcosa quegli strani eventi che ultimamente avevano sconvolto ogni cosa.
<< Ehi, Iz, tutto bene? >> Le chiese Noah sedendole accanto. Erano seduti fuori, le schiene poggiate contro i tronchi rotondi sistemati a terra in cerchio.
La rossa prese a sfiorare con le dita la manica del maglione di lana bianco che indossava. Faceva freddo come non mai, sembrava inverno pieno, e la luce che circondava quel mondo era marrone dalle sfumature dorate, come se il sole  del tramonto si nascondesse eternamente dietro spesse nuvole color fango. Quando giungeva la notte, tutto diventava buio, nero, e quelle creature comparivano da ogni parte. Solo in quella foresta, in quel preciso spiazzo, pareva non esserci nessuno di quegli scheletri assassini.
Lei lo guardò, gli occhi ora profondi e pieni di dolore. Non sarebbe più stata la ragazza pazza, quella che faceva le cose più stupide e pericolose solo per divertimento. No, quei tempi erano finiti, ora era nata in lei una nuova Iz, più intelligente, più seria e meno irresponsabile. Dal suo comportamento ora poteva dipendere la vita di Noah, e lei non avrebbe potuto sopportare di vederlo ridotto come Elisabeth.
<< Ho paura >> disse annuendo piano tra sé, << e sto pensando. >>
<< A cosa? >> Chiese la voce distante di Mattew. Era seduto anche lui davanti al piccolo fuoco che li stava scaldando ed illuminava il bel volto di Izzy. “Sembra così diversa”, pensò Noah.
Il ragazzo dalla zazzera castana stava sbucciando una mela con un piccolo coltellino.
<< Cosa credete abbia provocato questa catastrofe? >> mosse in tondo l’indice della mano sinistra, alzato in aria. Puntò lo sguardo sulle alte cime degli alberi.
<< Intendi questa specie di apocalisse? >> Intervenne Cameron con voce intelligente. Non aveva perso il suo spirito intellettuale, nemmeno con tutto ciò che era successo loro, nemmeno dopo la perdita di Elisabeth.
<< Si. Cosa credete l’abbia causata? E perché l’esercito o il governo non fanno niente? >>
<< Si saranno rintanati in un bel bunker sotterraneo a bere caffè e mangiare biscottini >> replicò acidamente Mattew, senza traccia di vita nella voce. Iz poteva udire solo odio nelle sue parole.
<< Io penso sia stato causato dalle stesse persone che non intervengono, in questo casino >> disse Noah, stringendo la mano di Izzy nella sua.
<< Dici che è stato il governo? >> Chiese Cameron.
<< Oh, andiamo, teoria del complotto? Si, sono stati i ministri e tutto il governo, con a capo il presidente a creare tutto questo caos, Noah. >>
<< Ehi, tu hai chiesto cosa ne pensiamo noi ed io ti ho risposto >> il ragazzo alzò le spalle con fare indifferente. << Questo è ciò che penso. >>
Poi, calò il silenzio.
<< Credete… >> intervenne di nuovo lei dopo qualche minuto. << Credete che quelle cose prima fossero persone come noi? >>
<< Secondo me si >> disse Cameron, con voce grave. << Sembra un fac-simile di un’apocalisse zombie, solo che qui, invece di cadaveri ambulanti che mangiano cervelli abbiamo scheletri ambulanti che ti mordono finché non ti dissangui e muori tra atroci sofferenze. >>
Izzy rabbrividì, << È orribile. >>
<< Già, lo è >> annuì il ragazzo minuto, mentre teneva strette contro il petto le gambe ossute. << Lo è. >>
 
Izzy e Noah erano distesi uno di fianco all’altra nella loro tenda, la mano di lui poggiata sul fianco di lei, le labbra di entrambi a pochi centimetri di distanza le une dalle altre. Lei poteva sentire il suo respiro calmo e regolare, poteva udire il battito del cuore di lui nel silenzio di quella foresta, al ritmo con il proprio.
<< Noah? >> lo chiamò sottovoce, come se avesse paura che qualcuno o qualcosa potesse sentirla ma dovesse per forza udire la voce di lui da rischiare il tutto per tutto.
<< Che c’è, Iz? >> chiese lui con voce assonnata.
<< Dormivi? >>
<< Quasi >> sbadigliò e Izzy sorrise. Anche in quella tenebra così profonda poteva vedere il suo viso così bello. Il cuore di lei saltò un battito, Noah le sembrava diverso dagli altri, anche se non ne capiva il motivo preciso, e lei ne era perdutamente innamorata.
<< Ti dispiace se ti ho quasi-svegliato? >>
<< No, tranquilla >> la rassicurò lui, << dovevi dirmi qualcosa? >>
<< No… >> sussurrò di risposta, per poi chinarsi in avanti e posare le labbra su quelle del ragazzo, che rispose immediatamente.
<< Sai, Iz, sono contento di essere qui con te, sei l’unica cosa che mi evita di impazzire >> disse poi posando la mano sinistra sulla guancia di lei, carezzandola piano. << Non so cosa potrebbe accadermi se mai ti perdessi. >>
 
Aspettavano. In silenzio. Non si udivano rumori, solo il fruscio delle foglie degli alberi spostate dal vento gelido di quella notte solitaria. Le creature non si vedevano, ed il gruppo attendeva con impazienza l’arrivo dell’alba, il momento della svolta che avrebbe determinato se la fine delle loro vite era arrivata.
Zoey e Mal si lanciavano occhiate piene di significato, parevano parlare con la mente, come fossero stati legati da un filo, invisibile agli occhi dei compagni, ma che però li univa in un legame indissolubile. Lei aveva paura, era ansiosa, e lui tentava di tranquillizzarla per quanto poteva, anche se provava le stesse emozioni. Si stringevano la mano per darsi forza a vicenda, così come Heather ed Alejandro. La ragazza era seduta sulle gambe del ragazzo, che la stringeva forte, con gli occhi chiusi. Voleva imprimere quel momento per sempre nella sua memoria, così anche quando si sarebbero trovati impantanati nella disperazione e la speranza fosse scomparsa, nel suo cuore ci sarebbe stato un posto felice in cui rifugiarsi.
Dakota e Sam invece… beh, loro non facevano altro che “mangiarsi” il viso a vicenda, o almeno, questo era ciò che sembrava a Zoey, che ogni tanto lanciava loro delle occhiate piene di disgusto. “Ma che si diano un contegno!”
Magda era silenziosa come non mai, pareva una statua, perfetta, bellissima e fredda come marmo. Con sé aveva un vero e proprio arsenale di armi: coltelli di ogni dimensione e dalla lama più diversa erano legati a cintole nere elasticizzate che circondavano tutto il suo corpo.
Anche i ragazzi tenevano in mano dei coltelli, affilati e pericolosi. Dovevano essere pronti a tutto. La loro vita dipendeva da ciò che sarebbe successo nelle ore seguenti, dipendeva dalle loro abilità e dalla loro intelligenza. Dovevano essere prudenti ed attenti, dovevano incanalare la paura ed usarla come una spinta verso la vittoria.
Oh, ma non sapevano che sarebbe stato un disastro, la fine di tutto, per almeno una tra di loro.
  
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