Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Ricorda la storia  |      
Autore: difficileignorarti    16/06/2014    1 recensioni
Era passato poco più di un anno dalla famosa chiacchierata sulla terrazza della casa di Tom a Los Angeles; la famosa notte in cui cadde la stella cadente: un fatto che sigillò la loro storia d’amore.
Continuava tuttora, ed erano felici: tutto procedeva benissimo, nessuna complicazione a rovinarli.
Il loro amore era semplice, puro e pulito, come l'amore che tutti vorrebbero e, infatti, molti glielo invidiavano, e qualcuno chiedeva loro qualche consiglio su come viverlo allo stesso modo.
Tom la voleva proteggere, da tutto, voleva darle tutto l’amore possibile, voleva essere il suo amore più grande: esattamente come lo era stato suo padre.
Ivy gli aveva fatto credere nuovamente nell’amore, gli aveva dato una nuova speranza, l’aveva rivista accendersi dopo un periodo di buio nero e delusione, gli era rimasta accanto e ci sarebbe stata, lui lo sapeva: Ivy per lui era importantissima, il pezzo del puzzle che completava la sua vita, lo aveva capito, anche se ci aveva messo un po’ di tempo.
(OS-Sequel di Soli (Assieme))
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Everything’s gonna be alright
 
 
 
Era passato poco più di un anno dalla famosa chiacchierata sulla terrazza della casa di Tom a Los Angeles; la famosa notte in cui cadde la stella cadente: un fatto che sigillò la loro storia d’amore.

Continuava tuttora, ed erano felici: tutto procedeva benissimo, nessuna complicazione a rovinarli.

Il loro amore era semplice, puro e pulito, come l'amore che tutti vorrebbero e, infatti, molti glielo invidiavano, e qualcuno chiedeva loro qualche consiglio su come viverlo allo stesso modo.

Non avevano mai una risposta, purtroppo: loro lo vivevano così, liberamente e alla giornata, nessun progetto a lungo termine.

Certo ogni tanto litigavano, si gridavano ti odio, ma finivano col fare pace subito dopo, sorridendosi.

 
Gridarsi ti odio, sorridendo un attimo dopo.
 
La convivenza vera e propria era iniziata solo qualche mese prima, a Los Angeles: si, Ivy aveva deciso, con un po’ di malinconia e di tristezza, di abbandonare la Grande Mela, il suo più grande amore, per andare a vivere con il suo attuale compagno.

Non faceva più la giornalista di moda, Tom aveva preferito che cambiasse lavoro, e lei a testa bassa e ferita aveva accettato, pensando che forse poteva trovarsi meglio, mentre Tom continuava a fare il musicista: più passava del tempo con i gemelli e con Georg e Gustav, più si rendeva conto di quanto fosse bella e piena di sentimento la loro musica.

Aveva sempre sbagliato a giudicarli male, così come disprezzava la loro musica e doveva ammettere che era divertente osservarli bisticciare per una melodia o per una strofa, oppure vederli sorridere soddisfatti quando una canzone aveva raggiunto ciò che immaginavano: amavano il loro lavoro e Ivy amava loro.

Tom l’aveva convinta, giocando, anche, alle sue spalle, a parlare con sua madre: le aveva chiuse in una stanza e le aveva sentite gridarsi contro cose orribili, aveva sentito la sua metà urlare tutto l’odio e il disprezzo che provava verso di lei, ma alla fine si erano abbracciate e avevano pianto, cominciando a raccontarsi tutto quello che era successo negli anni in cui si erano perse di vista.

Alla fine Ivy lo aveva ringraziato: nonostante non volesse ammetterlo, lei aveva ancora bisogno del supporto e della presenza della sua mamma.

Il chitarrista l’aveva presentata ufficialmente, come sua ragazza, alle fans attraverso una foto su Instagram: gli sembrava un bel modo di inaugurarlo, e le sue adorate Aliens sembravano non aver fatto una piega a riguardo, anche se Ivy non ne era per niente convinta.

Tom la voleva proteggere, da tutto, voleva darle tutto l’amore possibile, voleva essere il suo amore più grande: esattamente come lo era stato suo padre.

Ivy gli aveva fatto credere nuovamente nell’amore, gli aveva dato una nuova speranza, l’aveva rivista accendersi dopo un periodo di buio nero e delusione, gli era rimasta accanto e ci sarebbe stata, lui lo sapeva: Ivy per lui era importantissima, il pezzo del puzzle che completava la sua vita, lo aveva capito, anche se ci aveva messo un po’ di tempo.


 
***


Si era osservata allo specchio e stentava a credere che quella riflessa fosse lei: il viso molto pallido, le occhiaie profonde, si vedeva sciupata.

Fuori pioveva, ed era contenta della pioggia, tutto quel caldo stava cominciando a stancarla, e nel tornare a letto, sperava che Tom fosse nella stessa posizione di prima, abbracciato al cuscino e profondamente addormentato.

Ma in realtà la stava aspettando, con gli occhi ancora socchiusi, e un faccino addormentato, che le fece tenerezza; dal suo canto, Tom allargò le braccia, non appena Ivy si rimise sotto le coperte, per poterla coccolare un po’: ultimamente non stavano molto insieme, stava per uscire il loro nuovo album, MMXIV, ed erano indaffarati con i progetti futuri, la promozione e un tour mondiale; sarebbero tornati sulle scene musicali e avrebbero spaccato tutto di nuovo, come sapevano fare meglio.

«Ho una proposta piuttosto interessante da farti» mormorò al suo orecchio, baciandole la tempia calda; Ivy si accoccolò meglio a lui, pregando, in tutte le lingue che conosceva, che la nausea la lasciasse stare nella prossima ora e mugolò qualcosa d’incomprensibile. «Ieri sono passato da mamma, e c’era anche la tua» la giovane si ritrovò a mettersi sull’attenti, aspettandosi il peggio. «Molto indirettamente mi hanno chiesto quando decidiamo di dargli un nipotino» a quelle parole chiuse gli occhi, deglutendo, sperando di non essere sentita. «Quindi pensavo che potremmo provarci anche adesso, in una giornatina così uggiosa, possiamo passare un po’ di tempo ad amarci, cosa ne dici?» le chiese, accarezzandole piano la pelle delle braccia, scorrendo dolcemente, poi, su tutto il corpo.

«Non dovrebbe essere una nostra decisione, volontà, Tom?» si ritrovò a mormora in risposta, e lui smise di dedicarle attenzioni, come stranito da quella domanda.

«Non è la prima volta che parliamo di avere un bambino, Ivy, dov’è il problema?» sospirò, cercando lo sguardo della ragazza che, però, non trovò.
Il problema è che sei ottuso e cieco, pensò la ragazza, sospirando pesantemente.

Si erano accorti tutti, tranne lui, che lei non stava bene da un po’ di tempo, e Bill, da bravo premuroso, l’aveva accompagnata dal suo, nuovo, medico di fiducia, e aveva scoperto di essere incinta, ma aveva pregato il fratello e gli amici di non dire niente a Tom; Bill aveva protestato apertamente, ma aveva deciso di rispettare la decisione della sua amica.

Era sbagliato , ma voleva vedere come sarebbe andata avanti la sua vita: aveva paura e non era felice.

«È quello che vuoi davvero?» chiese, alzando la testa e osservandolo dritto negli occhi.

Lo vide boccheggiare qualche istante, probabilmente indeciso su cosa dire.

«Ivy, scusa, ma ti vedo strana ultimamente» mormorò, cambiando, momentaneamente, discorso, accarezzandole piano il viso. «Sei lunatica, non sei molto felice» le accarezzo piano il labbro inferiore. «Che hai?» chiese preoccupato.

«Hai ragione, non sono felice, Tom, non lo sono più» borbottò, lanciando la bomba, e il ragazzo si ritrovò a sgranare gli occhi e ad impallidire, preso contropiede. «Quello che mi fa più male è che tu non vedi il mio dolore, ma preferisci pensare a te, ai tuoi bisogni e a quello che va meglio per te, ma a me ci pensi?» mormorò, sentendo quel groppo in gola che la faceva soffocare ogni giorno; non voleva piangere.

«Ivy io penso a te continuamente, mi dispiace se non sono riuscito a capire quello che stavi passando» cercò di avvicinarsi per stringerla, ma lei si spostò. «Mi fai preoccupare, dimmi cosa sta succedendo, ti prego» mormorò distrutto.

Si alzò dal letto per infilarsi una vecchia maglia e asciugarsi gli occhi, prima di appollaiarsi sul fondo del materasso.

«Hai deciso tutto tu, per me e per noi, non mi hai lasciato scelta e per renderti, e vederti, felice ho accettato» disse, torturandosi le mani, prendendo a giocare con l’anello che portava al dito. «Ho rinunciato alla mia felicità per la tua e non riesco più ad andare avanti» spiegò, e lui deglutì, indeciso se voler sentire ancora; il fatto che non era felice lo stava facendo stare male. «Mi hai imposto di venire a vivere qui, a Los Angeles, con te, in sostanza subito, sapendo quanto io ami New York e quanto per me era difficile distaccarmi» si asciugò una lacrima che aveva cominciato a scorrere sulla guancia. «Mi hai dato un nuovo lavoro che non riesco ad apprezzare perché nessuno mi sopporta, sono tutte invidiose del fatto che condivido il letto con te, che porto il tuo anello al dito e perché indosso una collana che mi hai regalato» sbottò, poi.

Lui gattonò sul letto, avvicinandosi a lei e costringendola a guardarlo negli occhi.

«Perché non me l’hai mai detto, piccola?» chiese, raccogliendo le sue lacrime con dei soffici baci. «Mi avevi detto che per amore avresti lasciato la tua città» mormorò contro la sua pelle. «Mi fa male vederti soffrire, non sai quanto».

«Vedere e sentire la tua felicità, quel sorriso spensierato sulle tue labbra, mi ha bloccato, Tom» sospirò.

«Non devi accantonare la tua felicità per la mia» le disse piano, accarezzandole i capelli. «Se tu non sei felice, come posso esserlo io?» mormorò e lei annuì, abbassando lo sguardo. «Vai avanti, Ivy, sfogati, dimmi tutto quello che devi dirmi» aggiunse, pregandola con lo sguardo.

Lo vedeva che stava male, che si stava trattenendo dal dirgli qualcosa, e voleva, doveva sapere.

«Sono stata aggredita qualche mese fa» mormorò imbarazzata e Tom sgranò gli occhi, bloccando le carezze che le stava donando, incredulo e scioccato.

«Cosa?» sbottò alzandosi dal letto, e portandosi le mani nei capelli. «Mio Dio, Ivy, perché non me l’hai detto?» chiese, praticamente, gridando.

Ivy si spaventò, sobbalzando sul posto.

«Volevo solo proteggerti» soffiò, e lui s’infuriò ulteriormente, e lo vide tirare un pugno contro il muro.

«Proteggermi? E chi cazzo protegge te?» si inalberò di nuovo, mentre lei cominciò a piangere silenziosamente, abbracciandosi le ginocchia.

Voleva evitare tutto quello, non ce la faceva più a stare male, e con Tom che le urlava contro in quel modo, tutto stava peggiorando, e le stava tornando il senso di nausea.

Non adesso, pensò sgranando gli occhi improvvisamente.

«Fammi indovinare, sono l’unico che non sapeva niente, vero?» sospirò, passandosi le mani sulla faccia, e il silenzio di Ivy confermò la sua teoria. «Come sospettavo» ridacchiò nervosamente. «Ivy, dimmi, c’è dell’altro?» chiese, vestendosi.

«Sono incinta» mormorò, alzandosi velocemente dal letto per raggiungere il bagno, colta da un altro attacco di nausea, senza, però, fare in tempo a vedere la faccia e l’espressione di Tom.


 
***


Era stato fuori gran parte della mattinata e del pomeriggio: aveva pensato a molto a quello che era successo nelle ore precedenti, allo stato emotivo della sua compagna, al suo stato interessante, a quello che le era successo, e capì che aveva sbagliato a urlare contro, quando lei aveva solo bisogno di lui.

Sì, gli aveva mentito a riguardo di una cosa grave, ma capiva perfettamente quello che le passava per la testa: voleva tenerlo all’oscuro solo per tenero tranquillo; erano già successi fatti simili in Germania, con la sua famiglia, e lui aveva reagito in una maniera eccessiva e violenta e, sicuramente, la sua Ivy non voleva che succedesse di nuovo.

E poi era incinta: aspettava il loro frutto dell’amore, e una gioia immensa era scoppiata dentro di lui; era contento, una felicità che non sapeva nemmeno spiegare, e in quel momento voleva essere solo con lei, a baciarla e toccare quel pancino piatto che presto sarebbe lievitato; voleva lei e il loro bambino.

Rientrò in casa, silenziosa e buia, con un mazzo di fiori e una scatola di cioccolatini: voleva farsi perdonare, ma soprattutto, doveva scusarsi per il suo comportamento e reazione esagerata.

In cucina trovò suo fratello e sua madre, intenti a mangiare qualcosa, e non appena lo notarono, abbassarono lo sguardo, non sapendo cosa dire e come comportarsi; ma non c’era traccia della sua compagna e una paura assurda s’impossessò di lui.

«Dov’è Ivy?» chiese preoccupato.

«È fuori, in giardino» mormorò sua madre, e gli lanciò uno sguardo compassionevole. «È rimasta lì tutto il tempo, non ha toccato cibo, a parte un paio di tazze di tè caldo, e non ha parlato con nessuno» aggiunse e Tom si ritrovò a sospirare, prima di portare lo sguardo fuori, e vederla rannicchiata sul dondolo, in compagnia di Romeo, il suo gatto, Scotty e Pumba. «Tom» tornò a guardare sua madre. «Ha bisogno di te» gli disse semplicemente.

Sotto lo sguardo attento del gemello, Tom uscì in giardino e si avvicinò a lei, che si era accorta di lui; lo sapeva.

I cani gli facevano la festa, ma lui sembrava non calcolarli, aveva gli occhi puntati sulla sua metà, chiusa a riccio e con lo sguardo perso nel vuoto.

«Se sei qui per urlarmi contro di nuovo, torna dentro, non sono in vena» mormorò improvvisamente. «O se preferisci, posso andarmene» aggiunse, finendo di bere il suo tè, abbandonando, poi, la tazza sul prato.

Lui si sorprese del tono piatto e distrutto dalle lacrime della ragazza: voleva solo abbracciarla e rassicurarla.

«Fammi un po’ di spazio» mormorò lui, sistemandosi dietro di lei e posandole un bacio sulla nuca. «Mi dispiace, Ivy» la abbracciò e lei sospirò, lasciandosi andare contro di lui. «Non volevo urlarti contro, ma mi sono preso una paura assurda» continuò. «Non posso pensare che qualcuno ti abbia fatto del male» le disse e poi appoggiò entrambe le mani sulla sua pancia. «E qui c’è una bella sorpresa» la sentì ridacchiare piano e poggiò le sue mani tremanti su quelle del ragazzo. «Perché non mi hai detto niente?»

«Ho paura del tuo mondo, Tom» confessò. «Come posso portare a termine una gravidanza quando rischio di essere aggredita ogni volta che esco di casa? Come faccio a crescere un bambino se non sono felice? Nemmeno lui potrà mai esserlo» mormorò, giocando con le dita del ragazzo. «E soprattutto, come faccio senza di te in questi mesi? Ti voglio al mio fianco, ma sei  così occupato con il tuo lavoro» si lamentò, e lui capì che si stava trattenendo dal non piangere.

«Vuoi tornare a New York? Al tuo lavoro? Va bene, per te questo e altro» le disse, baciandole nuovamente la nuca. «Voglio seguire la gravidanza, voglio starti accanto, aiutarti, voglio che mi svegli durante la notte per le voglie assurde ed improvvise, voglio viziarti e, cosa più importante, voglio amarti» sorrise contro la sua pelle.

Ivy si ritrovò a sorridere a quelle parole, e tutto quel dolore che aveva provato prima sembrò sparire; Tom era dolce e premuroso, certe volte in modo esagerato.

«Non voglio tornare a New York, anche se mi piacerebbe, perché la mia casa sei tu, però voglio tornare al mio lavoro, a fare quello che amo, allora tornerò a essere felice» mormorò, voltandosi verso di lui. «Vorrei che tu mi lasciassi fare le mie scelte, commettere i miei errori, vivere come ho sempre fatto» lui fece una smorfia e lei sorrise dolce, carezzandogli il viso. «Io ti amo e mi fido di te, tu devi fare lo stesso» Tom annuì, sentendosi colpevole di una parte del suo dolore. «Saremo felici noi tre, insieme» annuì, toccandosi la pancia, e Tom sorrise intenerito. «Però devi farti la barba» mormorò, e il ragazzo scoppiò a ridere, divertito.

Sapeva bene che quella loro serenità sarebbe stata contaminata dalla paura della ragazza, ma lui avrebbe fatto di tutto per proteggere lei e il loro bambino; nessuno avrebbe più fatto loro del male, nessuno avrebbe rovinato la loro vita, il loro rapporto, il loro amore.

«Andrà tutto bene, amore, te lo prometto» mormorò lui, e quella promessa fu sigillata con un bacio.

Anche Ivy, in fondo, era convinta di quelle sue parole, e non poteva chiedere di meglio.
 

 
You know that I care for you
I'll always be there for you
Promise I will stay right here, yeah
I know that you want me too
Baby we can make it through, anything
Cause everything's gonna be alright



*****

 
Ve lo aspettavate? Nemmeno io, a dir la verità. 
Ci stavo lavorando ma ero ferma, perchè non mi convinceva, ma stamattina mentre poltrivo nel letto mi è venuta questa genialata.
Se qualcuno si aspettava un sequel mi dispiace, questa OS sarà l'unico sequel di Soli (Assieme).
Se vi piace fatemelo sapere, anche se non vi piace, non è un problema.
Intanto potete leggervi anche Gli stessi di sempre (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2544605&i=1) :D

Un bacio.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: difficileignorarti