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Autore: Dazechrome    16/06/2014    2 recensioni
Il parco era l’unica fonte di verde di Saint Pepsi e nonostante ciò sugli alberi si trovavano altoparlanti, telecamere e piccole tv con pubblicità. Le zone silenziose erano a pagamento e riservate per pochi eletti.
Abituati al rumore, inferiore a quello cittadino, il popolo si accontentava e si godeva l’apparente silenzio, la brezza estiva serale, il profumo dei fiori.
Genere: Horror, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Il parco era ancora pieno di gente al tramonto di quel giorno. Era sabato del resto e l’estate si stava avvicinando. Tanti bambini ammiravano l’enorme piscina dei delfini, sporgendo le mani ai cetacei, mentre gli adulti stavano seduti a rimirare il cielo rosa, ipnotizzati.
Il parco era l’unica fonte di verde di Saint Pepsi e nonostante ciò sugli alberi si trovavano altoparlanti, telecamere e piccole tv con pubblicità. Le zone silenziose erano a pagamento e riservate per pochi eletti.
Abituati al rumore, inferiore a quello cittadino, il popolo si accontentava e si godeva l’apparente silenzio, la brezza estiva serale, il profumo dei fiori.
Una ragazza alta e slanciata stava assieme ai bambini a dare da mangiare ai delfini. Indossava un basco blu e un top abbinato con stampato un busto greco su uno sfondo di bolle e computer, i pantaloncini jeans cortissimi. Capelli a caschetto castani come gli occhi, un naso retto con un piercing alla narice destra e faccia tonda. Indossava una cintura nera con fodero per le sua pistola color argento di cui lei stessa non sapeva ancora il nome del modello. Nessuno sembrava curarsene.
Quasi.
Squillò il cellulare. La ragazza si separò dal gruppo dei bambini e rispose.
-Pronto?
-Ehi, Mac! – strillò una vocina femminile - Dove sei? Noi ti stiamo aspettando alla festa!
-Ah, Serena. Sei tu. Chi c’è alla festa?
-Tutti!
-Tutti è dire niente.
-C’è qualcuno che potresti conoscere…
-Arrivo. Agli Arcade vicino la SPARKL. CO, giusto?
-Non te lo sarai mica dimenticato?
Mac esitò. – No, assolutamente. Arrivo.
La ragazza chiuse la chiamata e salutò i bambini e i delfini. Guardò un’ultima volta il tramonto pulito del parco e poi il sole calò.
 
Il centro di Saint Pepsi era un tripudio di artificialità e consumismo. I grattacieli a destra e a manca sembravano essere stati costruiti solo per mostrare pubblicità costante e musica da ascensore sugli schermi. Il cielo era sporco, finto, la brezza mancava, le telecamere ovunque. Solo la luna brillava sul cielo, pulendolo un po’.
I’m giving up
Mac si ricordò di non avere nessun regalo per Serena. Era il suo compleanno e se l’era scordato. Non erano grandi amiche, ma era una delle poche persone che frequentava.
Caldo.
On trying
Mac si diresse al negozio di giocattoli a pochi metri dagli Arcade. Era mediamente piccolo per gli standard dei negozi di Saint Pepsi. Nelle vetrine, schermi televisivi che mostravano la larga disposizione di giocattoli e bambini felici che ci giocavano. Osservò un po’ la pubblicità e decise di comprarle una bambola con videocassetta interattiva.
To sell you things that you ain’t buying
カセットギャルLASERDISC DREAM
-È per te questa bambola? – chiese la commessa, una donna sulla cinquantina fatta di silicone.
-No. – rispose secca Mac. – La mia preferita è 現代のコンピュー MACINTOSH PLUS, quella con l’audiocassetta.
-Se le compri entrambe posso farti uno sconto.
-D’accordo.
 
Impacchettò entrambi i box delle bambole con due carte regalo diverse. La sua era rosa e la scritta “MAC+”, mentre l’altra aveva un bigliettino d’auguri per Serena. Salutò la commessa e si incamminò verso gli Arcade.
-Spero che non gliel’abbiano già regalata… o l’abbia già.
Mac diede un’occhiata all’enorme grattacielo vicino il modesto palazzo degli Arcade. La SPARKL CO. apparteneva al padre della sua amica ed era un’azienda farmaceutica e tecnologica. L’orgoglio di Saint Pepsi assieme all’Albero al centro della città. Trovavano sempre qualcosa di nuovo per aumentare le capacità umane e computeristiche. Erano gli unici a non avere pubblicità ovunque sul loro palazzo.
Do you understand? It’s all in your h
 
Un ragazzino aprì la porta. – Chi sei?
-Mac.
-Chi?
-Haenuli “Mac” Temples.
-Chi?
-Un’amica di Serena Dawn. Non sei un po’ troppo piccolo per…
-Io sono il fratello di un amico di un amico di Serena e faccio da guardia.
-Capisco.
-Hai un invito?
-Mi ha chiamato Serena una mezz’oretta fa.
-Quanti anni fa?
-Quindici.
-Quanti anni hai?
-Diciassette persi.
-Entra pure.
 
L’area era intasata da puzza di alcol, fumo e ragazzini, nonostante le finestre aperte. Mac tossì. Solo due o tre postazioni erano libere. La musica nell’aria era fatta di bip, bip, urla compresse di bassa qualità, urla dal vivo, applausi ai vincitori. Niente roba da ascensore, finalmente.
Serena stava giocando assieme ad un ragazzo il cui aspetto gridava “fuori moda”. Orrore.
Mac non li interruppe e accatastò il suo regalo sulla montagna di regali. Vide che nessun pacco assomigliava al suo e si rasserenò per un attimo.
-Ehi, Serena. Stiamo vincendo?
Serena Dawn era una ragazza bassa, bionda e riccia, con un nasino all’insù. Sembrava più piccola della sua età ma lei non faceva nulla per dimostrare il contrario. A volte diceva di avere ancora tredici anni.  Indossava un maglione di lana con motivi astratti rosa nonostante la temperatura.
-Stiamo vincendo! – rispose lei.
It’s your move
-Lui è il ragazzo che ti dovevo presentare. – riprese Serena, mantenendo lo sguardo sullo schermo. – Anche a lui piacciono i delfini, l’arte greco-romana, la mitologia, la storia…
-Uhm. Davvero? – bofonchiò Mac. – Non sembrava.
-È anche più bravo di me a giocare. Probabilmente batterà il boss senza di me.
Il ragazzo non disse nulla. Era tutto vestito di nero, il che sarebbe stato accettabile se non fosse stato per il ciuffo nero che gli copriva gli occhi. Indossava un cappello con tante borchie d’oro e degli occhiali da sole. Come faceva a vedere?
-Piacere, Haenuli “Mac” Temples. Chiamami solo Mac.
Input lag.
-Ecco Person.
-Ti chiami Ecco?
-Uh. Sì.
-Person?
Nessuna risposta.
-Capisco.
Serena mollò l’arcade stick per mostrare il dito medio allo schermo. – Ok Ecco, lascio il boss a te!
Il ragazzo non disse una parola e continuò a giocare tranquillo mentre Serena controllò le postazioni libere.
Mac prese un portamonete dalla tasca. – Quant’è una partita?
-Qualsiasi moneta va bene, solo per oggi. – rispose Serena. – A cosa vuoi giocare?
Mac ficcò una moneta da un centesimo. - Voglio continuare la partita con Ecco.
-Ottimo, sarà un’occasione per conoscervi meglio. – disse Serena sorridendo. – Io vado a giocare a Midi Dungeon.
-A dopo. Allora Ecco, ti piacciono le Holograms? – chiese Mac, dando un’occhiata al ragazzo e ai suoi vestiti. Notò che sulla maglietta aveva la poco visibile scritta ROLLINGイルカ. – Chi è la tua preferita?
-イルカ トラップUNDERWATER MIRAGE. A te piace Macintosh Plus, vero?
-Si nota?
MISSION 5 COMPLETE!  おめでとうございます!!
-Avete fatto 4 missioni senza di me? – domandò Mac.
-No. Ho giocato da solo, alla terza missione si è aggiunta Serena.
-È un gioco abbastanza difficile. Sei ancora pieno di vite però.
-Me la cavo.
Si avviò una breve sequenza animata. The end.
-Prendiamo qualcosa? – propose Mac.
Ecco annuì. I due presero degli enormi bicchieri con dentro una bevanda viola fresca e intrisa di ghiaccio e menta.  
Urla e applausi da un cabinato vicino.
-Da quanto tempo conosci Serena? – chiese Mac, mettendo un braccio sulla spalla di Ecco. Era più basso di lei.
-Da quando mi sono trasferito qua.
-Oh. Hai fatto conoscenza con qualcuno? Da quanto tempo sei qui?
-Solo Serena... da circa una settimana. Mia madre e suo padre lavorano assieme. L’anno prossimo se tutto va bene sarò in classe con te.
-Bello. E prima dove stavi?
-In un posto migliore.
-Non ti piace Saint Pepsi?
-Troppo casino.
Improvvisamente le luci si spensero, i cabinati si oscurarono, rumore di scintille.
-E che cazzo! – strillò Serena.
-Non c’è mai stato un blackout qua, anche quando avevano più cabinati! – commentò una ragazza.
Ecco si strinse forte a Mac. – Mac, uh, Mac?
-Non mi muovo. – replicò secca lei.
-Calma gente, la luce verrà presto. Estraete i cellulari e fatevi largo! – esclamò Serena, prendendo il suo e usandolo come torcia. – Niente accendini! – gridò ad una ragazza vicino.
-Ok, calma! – rispose lei.
-Io esco. – bofonchiò Mac, sfiorando il fodero della pistola. – Appena torna la luce torno io.
-Avevi detto che non ti muovevi… - mormorò Ecco.
-Mica per sempre.
-Ma tempo pochi minuti e… - obiettò Serena.
Mac non l’ascoltò e uscì fuori.
L’intera città era spenta.
Niente musica d’ascensore, niente pubblicità costante. Solo grida.
Mac andò verso la SPARKL. CO.
Vetri rotti ovunque. La porta di cristallo a pezzi, le telecamere all’ingresso mancanti. Si sentiva dall’edificio della musica d’ascensore distorta, ripetuta in loop e la frase pubblicitaria “Solo il meglio della vita!”.
Panico. 
  
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