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Autore: LadyHypno    14/08/2008    3 recensioni
"Takenori Akagi, terzo anno. Sono io, s’intende, non è che vado a presentarvi qualcun altro, visto che si parla di me. Vi starete chiedendo a chi mai potesse appartenere la voce femminile che mi ha appena smaronato i coglioni al cellulare. Non era la mia ragazza. Era mia sorella. Io non ho la ragazza, figuriamoci. Solo per farvi un’idea, i miei ragazzi in palestra e buona parte dei miei conoscenti mi chiama gorilla. Ecco, secondo voi, uno che viene chiamato gorilla, può permettersi di avere una ragazza?
Io penso proprio di no.
E poi io sono già innamorato di qualcuno.
Si chiama Basket."
E' vietato inserire il tag br alla fine o all inizio di una trama. Ladynotorius
Genere: Romantico, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akagi Takenori, Altro personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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*le gocce fredde nel collo... le odio!*
:parapà-parapà-parapappappààà:
:click:
-Pronto?-
-Take-kun, dove sei?? Qui sta piovendo!-
-Sto arrivando! Anche qui piove, tanto mi son portato dietro l’ombrello.. un quarto d’ora, e arrivo ok?-
-hai preso i biscotti?? Quelli che piacciono al me, alla cioccolata?? Sennò io domani mattina non posso fare colazione! -
-siiii mamma mia che angoscia che sei, te li ho presi! A dopo, ciao.-
:click:
Takenori Akagi, terzo anno. Sono io, s’intende, non è che vado a presentarvi qualcun altro, visto che si parla di me. Vi starete chiedendo a chi mai potesse appartenere la voce femminile che mi ha appena smaronato i coglioni al cellulare. Non era la mia ragazza. Era mia sorella. Io non ho la ragazza, figuriamoci. Solo per farvi un’idea, i miei ragazzi in palestra e buona parte dei miei conoscenti mi chiama gorilla. Ecco, secondo voi, uno che viene chiamato gorilla, può permettersi di avere una ragazza?
Io penso proprio di no.
E poi io sono già innamorato di qualcuno.
Si chiama Basket.




.: Pre-CAPITOLO :. Strani incontri: Gocce di Pioggia e Biscotti al Cioccolato.

il giovane studente dello Shohoku camminava lentamente, osservando svogliatamente il panorama cittadino che conosceva ormai fin troppo bene: dal punto in cui si trovava in quel momento, poteva vedere buona parte della città in cui aveva sempre vissuto, con i suoi palazzi grigi, i centri commerciali, gli alberi, il mare, blah blah.. sempre la solita roba. In fondo faceva quella strada da anni, tornando dal supermercato.
La piccola Haruko mica poteva bagnarsi i capelli per andarsi a comprare i biscotti che le sue amichette avevano finito.. ergo, toccava al fratello maggiore, duro e orgoglioso, ma sempre pronto ad addolcirsi ad ogni piccolo capriccio dell’amata sorellina, farlo per lei.
*sigh*
Era la fine dell’estate: le nuvole pesanti avevano reso la luce del sole fioca e spenta, oscurando il paesaggio, e la pioggia che aveva iniziato a tormentare la città a casa aveva raggelato l’aria, tanto che, chiudendo gli occhi, nonostante fossero solo le sei del pomeriggio, pareva quasi di essere in piena notte. Per fortuna che si era portato dietro la felpa.
Si soffermò un secondo a pensare a cosa aveva appena pensato.
*mio Dio, sembro una vecchia zitella..*
Più depresso di prima, strinse l’ombrello per evitare di farselo portare via dal vento che soffiava impetuoso contro quel muro umano, e proseguì per la sua strada.
Fissando l’asfalto grigio che via via calpestava con i propri passi, passò davanti ad una vecchia fermata del bus, appartenente ad una vecchia linea soppressa dopo l’arrivo della più tecnologica e rapida tramvia.
-Etciù!-
Si fermò.
Fece due passi indietro, e guardò all’interno del casottino della fermata. Rannicchiata in un angolo, seduta sui resti di una sedia di plastica, se ne stava una ragazza, con un sacchetto in testa a coprire dalle gocce vaganti la lunga chioma bionda, e i vestiti zuppi fradici.
Lei alzò gli occhi, due grandi specchi turchesi, andando ad incrociare quelli del corpulento ragazzo, con un’aria un po’ di colpevolezza, un po’ di infantile innocenza, di chi è appena stato sorpreso a rubare un biscotto.
-ehi, che diavolo ci fai lì tu?-
-ehm.. sto aspettando che il mio agente mi venga a prendere.. ma in questo paese la pioggia arriva senza il minimo di preavviso maledizione..-
-uhm.. agente eh? Allora sei una persona importante, sarebbe un peccato se tu ti ammalassi.-
Akagi posò l’ombrello in terra, abbassando il capo per entrare tra le tre mura della vecchia fermata: si sfilò le maniche della felpa, prendendola per il cappuccio, si chinò su un ginocchio e la posò sulle gambe della ragazza, che non aveva capito appieno il gesto dello sconosciuto, ma che in compenso non disprezzava quel teporino che adesso sentiva. In fondo quella felpa le faceva da coperta, tanto era grande.
-perché fai questo?-
-perché tu hai freddo, e stando in un posto così umido solo con dei vestiti bagnati addosso, rischi di ammalarti.-
-beh si ok, ma adesso tu avrai freddo. E poi la felpa è tua, e io non ti conosco, come faccio a rendertela?-
Il ragazzo si alzò, stando attento a non sbattere il capo sul soffitto in ferro. -aah, vedrai che mi ritroverai. Di tipi come me non ce ne sono molti in questa città. E poi se non mi ritrovi pazienza, ne ho tante di felpe a casa.-
Fece due passi indietro, uscendo dal casotto e recuperando l’ombrello in terra.
La fanciulla arrossì un poco per il calduccio che sentiva, e abbasso lo sguardo per un istante sulla felpa che la copriva, ma la sua attenzione venne catturata improvvisamente da un tonfo vicino a lei.
-un.. pacchetto di biscotti?-
-beh, se devi aspettare tanto, perlomeno metti qualcosa sotto i denti no? Fidati son buoni, sono al cioccolato- nonostante la mole possente dello studente delle superiori, il suo sorriso aveva un che di rassicurante, o per lo meno fu quello che quella ragazza pensò in quel momento.
-.. ma davvero non mi conosci?-
La domanda prese alla sprovvista Akagi, che osservando la ragazza un po’ più attentamente per cercare di risponderle, non potè fare a meno di arrossire un poco, notando quanto la ragazza fosse in realtà molto bella. Esageratamente bella. Caspita.
I lineamenti non erano giapponesi, perché di giapponesi bionde con gli occhi azzurri in effetti se ne vedono poche. Gli occhi erano leggermente allungati verso l’esterno e addolciti da una forma a mandorla un po’ accennata, ma non marcata. Probabilmente era una meticcia. I capelli erano di un miele chiaro, chiarissimo, di quel colore che se osservato sotto la luce piena del sole estivo, può quasi sembrare bianco: le lunghe ciocche terminavano con dei boccoli morbidi e ben delineati, anche se.. un po’ bagnati. I polsi erano sottili, coperti da due polsini in seta molto delicati. le mani affusolate e simmetriche, perfettamente curate e adornate da un anello che, a prima vista, doveva sembrare piuttosto caro.. Si doveva essere ricca.
E se non fosse per il fatto che se ne stava accucciata e che quindi lui non aveva modo di vederla per bene, avrebbe azzardato anche a dire che si trattava di una ragazza piuttosto.. formosa.
-penso che se ti avessi già vista, mi sarei ricordato di te.. non sei una che passa inosservata nella marmaglia di ragazze giapponese tutte uguali-spiccicate-identiche, no?-
Distolse lo sguardo da quello della ragazza che appariva stupito dalla risposta che lui le aveva dato, mentre ripiegava con noncuranza il sacchetto dove prima teneva i biscotti e se lo infilava nella tasca dei pantaloni.
-accidenti.. sono due mesi che sono qui in Giappone, e ti assicuro che sei il primo che mi da una risposta del genere!- rise con gioia, facendo sorridere anche Akagi. Anche se in fondo non sapeva perché.
-ok, allora io vado, spero che il tuo agente ti raggiunga presto.. bye bye-
Abbozzò qualche passo, ma si senti trattenere il braccio da una mano fredda, rimanendo di pietra nel momento in cui, voltatosi per sapere cosa volesse ancora quella ragazza, lei si arresse al suo braccio muscoloso sollevandosi un poco, e posandogli sulla guancia un bacino delicato. Era molto alta per essere una ragazza, raggiungeva sicuramente il metro e settantacinque, quindi non fece troppa fatica a raggiungere il suo viso.
Akagi arrossì violentemente, senza muoversi, mentre la fanciulla lasciava il suo braccio e se ne tornava di corsa al riparo dalla pioggia.
-grazie mille, sei davvero un ragazzo meraviglioso! Non mi dimenticherò di te, ti prometto che ti ritroverò! Così potrò ringraziarti per bene!-
Il ragazzo non rispose, si limitò a sorridere imbarazzato, riprendendo la strada che aveva inizialmente abbandonato e affrettando il passo per raggiungere velocemente casa propria.
Dopo qualche minuto si ritrovo davanti al proprio portone di casa, con la chiave in una mano e l’ombrello chiuso nell’altra.
..
..
-..cazzo..-
Sorrise a se stesso, imbarazzato ma felice, e girò la chiave, entrando in casa.
-Take-kun! Sei tornato finalmente! Ma.. ehi, ma non hai comprato niente! Dove sono i miei biscotti??- fu il benvenuto un po’ accigliato della piccola Haruko, contenta nel vedere il fratellone asciutto, un pò meno per vederlo con le mani vuote.
Akagi posò l’ombrello in un angolo, avviandosi verso le scale, alla volta della propria camera.
-I biscotti dici?- rispose dopo qualche scalino –li ho persi..-

-Fine capitolo 1-
  
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