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Autore: 8Sherlin8    17/06/2014    12 recensioni
​Quando i suoi amici, durante una piccola festa nel suo appartamento, gli distruggono mezzo soggiorno, Percy fa la conoscenza del suo vicino di casa in un modo fuori dal comune. Uno strano ragazzo di cui non può fare a meno di sentirsi attrato. Questo sarà inizio di un'amicizia, oppure...
-----Tratto dal testo-----
Erano in quei momenti che lui si chiedeva: "Che razza di amici mi son fatto?"
Prese un respiro profondo. — Che diavolo avete combinato?! — gridò.
Le sue orecchie registrarono un paio di SLAP-SLAP e poi un'altra serie di imprecazioni in Spagnolo. — È colpa tua, Leo!
— Miss Mondo, non c'era bisogno di colpirmi! Meno male che non era la mia faccia. Hai idea di quante ragazze spezzerai il cuore se lo fosse stato?
Percy alzò gli occhi e si lasciò sfuggire un sospiro esasperato prima di irrompere nel salotto. — Ragazzi, se mi avete distrutto il soggiorno, io... — si bloccò e sbatte incredulo le palpebre un paio di volte. — Annabeth?
— Sì, Testa d'Alghe?
— È un buco, quello che vedo nel mio muro?
Genere: Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jason Grace, Nico di Angelo, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer'Io non possiedo Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo / Percy Jackson e gli eroi dell'Olimpo, ma sono proprietà di Rick Riordan; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'.



Prologo
 

  Percy era ben consapevole che la sua sfortuna non aveva limiti, e nessuno ne aveva colpa per quello. Fin da quando ne aveva ricordo, era sempre stato un ragazzo problematico e non lo negava. Di quel genere che, gli insegnanti ti incolpavano sempre per qualunque cosa ti accadesse intorno che tu sia il colpevole o no. Non per niente era stato espulso continuamente da diverse scuole della sua città.
  Eppure, quella volta - non sapeva se esserne orgoglioso o no - la colpa non fu sua. Almeno, non effettivamente sua.
  Come la maggior parte delle cose che andavano male nella sua vita, il problema era lui. O per essere precisi, lui che aveva permesso ai suoi cari amici di organizzare una piccola festa nel suo nuovo appartamento senza il suo consenso. Erano solo sei persone - compreso lui - in tutto, eppure erano riusciti a combinare un disastro.
  Percy non era contento di quello che era successo, e sua madre pure - se mai fosse venuto a scoprire ciò che era accaduto - non sarebbe stata felice di sapere che suo figlio non era in grado di gestire la propria vita e la propria casa dopo solo una settimana che si era traferito lontano, a soli qualche isolato da lei, nella sua nuova dimora.
  L'inizio della fine era cominciato con Leo Valdez che gridava imprecazioni in un miscuglio di parole tra Inglese, Spagnolo e Greco Antico preceduto da un forte rumore di BUUUM, seguito da una risata generale provenire dal suo soggiorno che riempì tutto l'appartamento.
  Tutto accaduto nel giro di dieci secondi.
  Percy era andato in cucina solo per prendersi un bicchiere d'acqua in Santa Pace - visto che nessuno si era preso la briga di portare cose che non siano alcolici o schifezze, altra cosa che sua madre non approverebbe - ma tutto quello che si era guadagnato era un folletto ispanico che gridava parole tutt'altro che dolci e orecchiabile e un marea di risate implacabili. Erano in quei momenti che lui si chiedeva: "Che razza di amici mi son fatto?"
  Prese un respiro profondo. — Che diavolo avete combinato?! — gridò. 
  Le sue orecchie registrarono un paio di SLAP-SLAP e poi un'altra serie di imprecazioni in Spagnolo. — È colpa tua, Leo!
  — Miss Mondo, non c'era bisogno di colpirmi! Meno male che non era la mia faccia. Hai idea di quante ragazze spezzerai il cuore se lo fosse stato?
  Percy alzò gli occhi e si lasciò sfuggire un sospiro esasperato prima di irrompere nel salotto. — Ragazzi, se mi avete distrutto il soggiorno, io... — si bloccò e sbatte incredulo le palpebre un paio di volte. — Annabeth?
  — Sì, Testa d'Alghe?
  — È un buco, quello che vedo nel mio muro?
  Dove dieci secondi prima non c'era niente, adesso c'era un enorme apertura nella parete e polvere di gesso su tutto il pavimento. Nel suo soggiorno sembrava essere passato Incredibile Hulk, solo che nel suo caso era più degli semplici adolescenti pazzi. Percy lanciò un'occhiataccia risentito a Leo, che fece una smorfia. — Era per scienze? — si difese.
  — Già, un esperimento! — aggiunse Connor dando una gomitata a suo fratello Travis per fermare le sue risate.
  — Che tipo di esperimento comporta un buco nel muro del soggiorno del mio appartamento?!
  — Era per vedere se Leo sarebbe riuscito a fare un buco nel muro con un calcio — rispose Piper.
  — Era per vedere se sarei riuscito a fare un buco nel muro con un calcio.
  Percy contò mentalmente fino a dieci per mantenere la calma, ma quando contrastò che non bastava ne contò fino a venti. Probabilmente, loro avevano tralasciato il fatto di non aver utilizzato solo un calcio ma ben più calci, dei quali gli erano sfuggiti il rumore dei colpi.
  "Perchè questi qui sono i miei amici?"
  — Comunque è rilevante, Testa d'Alghe — gli disse Annabeth, prendendo tranquillamente un sorso del suo drink come se non fosse successo niente.
  — Cosa? — chiese lui.
  — Rilevante significa...
  — So che cosa significa rilevante, Piper! — ringhiò. 
  — Allora, che...
  Percy si gettò sul suo divano azzurro che ormai aveva assunto un colorito bianco per la polvere. — Il padrone di casa sta per farmela pagare molto cara e sta per uccidermi — mormorò. 
  — Tranquillo! Troveremo un modo per sistermarlo — disse Travis mentre Connor osservava con attenzione il buco.  Qualcosa diceva a Percy che non sarebbero stato d'aiuto. No, affatto.
   — Ma che cazzo?! — disse all'improvviso una voce che proveniva dal buco. Connor cadde all'indietro colto di sorpresa.  Tutti si voltarono verso la fonte della voce e trovarono affacciato un ragazzo che li fissava stizzito. — Qualcuno è così gentile da spiegarmi come un vecchio stivale da lavoro ha appena fatto un buco nel mio appartamento?
  "Fantastico. Ci mancava solo questo!" 
  Il suo appartamento si trova proprio alla fine del grande palazzo in cui vive che è accanto a un altro grande palazzo. E il suo amico, Leo Valdez, gli aveva appena seriamente preso a calci la parete della casa adiacente di un ragazzo molto molto arrabbiato.
  Il ragazzo arrabbiato in questione era molto giovane, sembrava avere circa 16 o 17 anni, aveva la pelle olivastra, corti capelli neri arruffati che gli corniciavano il viso con una frangia che gli copriva gli occhi color nocciola. Sarebbe stato parecchio intimidatorio, e forse anche terribile, se non fosse stato per la maglietta bianca di Cattivissimo Me che indossava. Era... carino.
  Prima che Leo o qualcun'altro dei suoi amici potessero aprir bocca per peggiorare la situazione in cui era - perchè conoscendoli ci sarebbero riusciti senza dubbio - Percy ringraziò il cielo, Annabeth intervenne e spiegò "l'incidente" al ragazzo che durante tutto il suo discorso non aveva fatto altro che sparare occhiatacce a tutti, ma Leo aveva ricevuto le peggiori. Probabilmente perchè il suo vicino aveva notato lo stivale mancante del ragazzo.
  Quando Annabeth ebbe finito, il ragazzo si sporse in avanti e diede uno sguardo omicida come colpo di grazia a Leo. — Per scienze, eh?
  Invece di rispondere, Leo fece del suo meglio per nascondersi dietro a Piper. Percy gli sfoderò uno dei suoi migliori sguardi di tipo ti-uccido-dopo e poi si rivolse al suo discutibile vicino. — Ci dispiace, amico — si scusò. — È stato un incidente, possiamo dirlo ai nostri padroni di casa che...
  — Noi non andremo a dire un fico secco ai nostri padroni di casa!
  Percy lo fissò confuso. — Perchè?
  — Perchè, punto uno — il ragazzo alzò l'indice come per tenere il segno — ci avrebbero fatto pagare, e sicuramente più del dovuto. Quindi perchè farlo quando possiamo semplicemente andare a una ferramenta e spendere la metà dei soldi che ci avrebbero costretti a rimborsare?
  — Oh — fece Percy, ignorando i commenti della sua amica Annabeth su quanto il suo cervello fosse pieno di alghe.
 — Punto due — continuò il ragazzo alzando il dito medio unendolo a quello precedente — io sono già vicino dall'essere cacciato fuori dal mio appartamento. Ma non lo farò a causa di qualche idiota del palazzo accanto che ha fatto un buco attraverso il muro!
  Percy sapeva che i suoi amici - soprattuttto Leo - non avrebbero gradito di essere chiamati "idiota", così decise di intervenire prima di finire in una rissa. Alzò le mani in segno di resa. — Va bene, allora stiamo andando a sistemare il buco...
  Il ragazzo rise senza rumorismo. — Noi?
  Percy aggrottò le sopracciglie. — Cosa?
  — Tu stai per sistemare questo buco, no io. 
  — Vuoi dire che Leo sta per farlo — lo corresse Percy facendo un cenno tutt'altro che gentile a Leo.
  Il ragazzo scrollò le spalle. — Non mi interessa chi lo farà, mi basta che venga riparato.
  — Giusto, amico.
  Lui annuì. — Bene.
  — Bene.
  — Okay.
  — Okay.
  — Bene.
  — Be...
  — Avete finito? — sbottò Annabeth.
  — Oh, giusto. Questo non è il mio appartamento... Vado — disse il ragazzo.
  — Ciao — lo salutò Percy.
  — Finalmente abbiamo finito — borbottò Piper. — Non ne potevo più di questa lagna, era così lungo.
  — Adiós — esclamò Leo, nel suo più formale accento Spagnolo. Tutto si voltarono a guardarlo male. Lui si strinse nelle spalle. 
 — Un'ultima cosa — disse il ragazzo freddamente. — Non dovete entrare nel mio appartamento, non dovete assolutamente toccare le mie cose e rubarle!
  — Ehi! Ti sembriamo per caso dei ladri? — gli chiesero i fratelli Stoll fingendosi offesi. 
  — Sì — rispose il ragazzo senza tante cerimonie e poi si ritirò nelle proprie stanze non lasciandoli tempo per replicare.
  Tutti si accomodarono sul divano e per un minuto buono, nessuno parlò. Una parte di Percy trovava quel silenzio confortante e desiderava che potesse durare ma l'altra - la parte ribelle e indomabile - era molto arrabiato e voleva prendersela con qualcuno. Non riuscendo più a trattenersi, Percy afferrò un cuscino e colpì Leo con esso.
  Leo si liberò del cuscino e glielo rigettò. — Amico, so di aver fatto probabilmente una cosa molto stupida...
  Annabeth inarcò un sopracciglio mentre Piper sbuffò. — Probabilmente? — chiesero in coro.
  — Okay, okay. — Leo alzò le mani in segno di resa. — È stato veramente stupido.
  — Così va meglio. — Annuirono.
  — Come e quando hai intenzione di risolvere quella cosa? — gli domandò Percy agitando furiosamente l'indice verso quell'apertura nel muro.
  — Ehm...
  — "Ehm" non è una risposta!
  Percy lo guardò tamburellare nervosamente le dita sulle ginocchie e masticarsi il labbro inferiore. — Se vogliamo essere sinceri... Non ne ho la pallida idea — gli confessò Leo. — Oggi è l'ultima giornata libera che avrò per circa tre settimane. Poi, sarò impegnato tra la scuola e devo aiutare i miei genitori con i lavori in officina visto che i miei fratelli non avranno il tempo per farlo.
  I fratelli Stoll gli sorrisero maliziosamente. — Percy, quel ragazzo ti ucciderà!
  — Penso... 
  — Oh, cielo! Percy, non farti del male — gli disse Annabeth con aria melodrammatica.
  — Ah, ah, ah. Sapientona, non è divertente. Comunque, penso che lascerò Valdez qui, come esca.
  — Ehi! 
  — Sì, può funzionare — concordò lei mentre Piper e gli Stoll ridevano.
  


  
 

Nota dell'autrice:
Ehilà! Se siete arrivati qui vuol dire che non vi siete addormentati durante la lettura. Cosa ne pensate?
Dovrei essere qui a scrivere il quarto capitolo della mia altra long, lo fatto? Ovviamente no, ho scritto un'altra storia invece! Ma perchè mi devo sempre complicare la vita?! Bah! Meglio se torniamo a questa storia. 
Dove mi è venuta? Beh... l'altro giorno ho rotto casualmente il vetro del mio vicino, l'esperienza non è stata affatto bella e ho voluto sfogare la mia frustrazione qui. Quindi, povero Percy e Leo! Ahahah, cosa li ho fatti fare? Mi dispiace così tanto per loro... non è assolutamente vero. Leo, ma che ti è saltato in mente di rompere il muro? Avete già indovinato chi è il misterioso vicino di Percy?
Ho finito di rompervi - capita la battuta? in questi giorni ho la tendenza a rompere le cose - le scatole... mi dileguo.

Sherlin
  
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