«Buonanotte, Bestiolina.» le dico in un sussurro, baciandole la fronte.
Mi volto, consapevole che nemmeno questa notte dormirò sonni tranquilli: da quando è venuta a vivere con me e Fosco, qui nella Brughiera, non riesco a far altro che vegliare su di lei il più possibile, sempre.
«Malefica..» il suo è solo un sussurro e dentro di me qualcosa si spezza. So che mi sta per porgere la solita domanda, quella domanda dalla quale scappo sempre, ma questa volta non sono più tanto convinta di volerlo fare.
Mi volto nuovamente, appoggiando il peso sul mio scettro.
L’azzurro dei suoi occhi sarebbe visibile anche nel più profondo buio della Brughiera ed io mi ci perdo dentro come se fosse la prima volta che incrocio il suo sguardo.
«Cosa c’è?» domando fingendomi irritata.
Ma lei mi sorride, allora il mio cuore si scoglie. Mi ha fatto riscoprire la felicità ed io le ne sarò sempre grata.
Sbuffa, poi si solleva a sedere e incrocia le gambe. Batte la mano sull’erba umida, facendomi segno di sedermi di fianco a lei.
I passi che compio per cancellare la distanza che ci separa sono incerti, ma ormai ha il diritto di sapere quello che realmente è accaduto nella sua stanza, qualche attimo prima che si svegliasse.
Lascio scivolare lo scettro e mi siedo, allargo le ali cingendola dolcemente con esse: il calore del suo corpo mi fa tremare e non posso far altro che stringerla di più.
«Me lo vuoi dire?» domanda appoggiando la testa sulla mia spalla.
Chiudo gli occhi per un secondo e riesco a percepire il suono di ogni singola creatura magica che convive con noi.
«Aurora…»
Provo a parlare, ma lei m’interrompe: «…ci sono cose che, a volte, è meglio non conoscere.»
Imita smorfiosamente la mia voce e le mie labbra s’incurvano in un debole sorriso. Non c’è ragazza più degna di lei di essere Principessa degli umani e della Brughiera.
«Non era esattamente quello che volevo dire, questa volta.»
Alza leggermente la testa per potermi guardare negli occhi: è sorpresa, ma felice.
«Vuoi dire che me lo dirai?» quasi urla e a me viene la voglia di addormentarla.
Sospiro e chiudo gli occhi, per poi riaprirli un secondo dopo e trovare lei ancora lì, tra le mie ali, che mi fissa insistentemente: «Cosa vuoi sapere, di preciso?» domando. La mia voce trema, tradendo così la mia falsa sicurezza.
Lei allunga un braccio per accarezzare dolcemente l’attaccatura delle mie ali: è un contatto che mi scombussola.
«Nessuno mi ha mai detto come il maleficio poteva spezzarsi.»
Deglutisco e porto una mano ad accarezzare i suoi biondi capelli: «Oh, bestiolina..»
Lei continua a guardarmi negli occhi, speranzosa, e io ho la terribile paura di poterla deludere.
Cosa succederà quando saprà che il maleficio poteva spezzarsi solo con il bacio del vero Amore?
Cosa penserà quando verrà a conoscenza che quel timido bacio le è stato dato da me?
«Il bacio del vero Amore.» dico velocemente, abbassando lo sguardo.
Lei sembra farsi piccola piccola tra le mie ali: «Il vero Amore?- domanda-  Ma in quella stanza non vi eravate che tu e Fosco!»
È il momento di dirle la verità; non posso più permettere che continui a vivere nella menzogna, nella sensazione continua che io le stia nascondendo qualcosa. Ho promesso che l’avrei protetta finché avessi avuto vita e non può soffrire proprio a causa mia, non di nuovo.
«Quando ho lanciato il maleficio, credevo che il vero amore non potesse esistere..» spiego a mezza voce.
Lei allunga una mano verso di me e mi accarezza il viso, poi si appoggia di nuovo sulla mia spalla: «Chi mi ha baciata?» domanda. Nel suo tono di voce c’è qualcosa di diverso, quasi la supplica di ricevere la risposta che spera.
Allargo le ali e le do una lieve spinta per farla alzare, poi, a mia volta, mi sollevo da terra: «Se non vorrai più vivere nella Brughiera, con me, lo capirò.» dico quasi per proteggermi.
Lei inclina il volto e si avvicina a me: «Allora, chi?» domanda di nuovo, con una notevole sicurezza.
«Io.»
Aurora sembra bloccarsi un istante, così come il mio cuore. L’ho delusa, di nuovo, ma non posso sopportare di perderla per sempre.
Poi però mi stupisce, come solo lei può fare: continua ad avvicinarsi, mi prende le mani e le incastra nelle sue.
Sento il mio volto arrossire, ma spero non se ne accorga.
«Sapevo che eri tu.» sussurra alzandosi sulla punta dei suoi piedi.
Avvicina il viso al mio ed io non ho la forza per tirarmi indietro. Lascio che le mie ali l’avvolgano di nuovo e l’attirino a me, finché le nostre labbra non si trovano ad un centimetro le une dalle altre.
Conosco la magia, ma niente è alla pari della sensazione che provo quando, finalmente, le nostre labbra si schiudono e si toccano: un sapore di vaniglia inebria ogni mia cellula e sento il cuore scoppiarmi nel petto. Lei incrocia le braccia dietro al mio collo ed io stringo ancora le ali, finché i nostri corpi non ti trovano esattamente incollati.
«Sapevo che eri tu.» ripete appoggiando la fronte contro la mia.
«Finché avrò vita, nessuno potrà farti del male.»