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Autore: InuAra    17/06/2014    17 recensioni
La fine della battaglia sul monte Hooh, una grotta che ben conosciamo… E poi Ranma e Akane, l’una tra le braccia dell’altro, in bilico tra la vita e la morte. E se il finale non fosse propriamente quello che conosciamo? Se ci fosse qualche piccola differenza a deviare leggermente il corso delle cose?
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Lo sguardo sbarrato, la stringeva a sé, in una stretta priva di forza, mentre le goccioline impalpabili che impregnavano l’aria intorno a lui bagnavano il suo volto di ragazza graffiato dalla battaglia.
 
*Non-non respira…*
 
E poi si ritrovò lì, sulla fredda roccia, lontano da tutti, isolato dal rumore della cascata che attutiva tutto il resto.
 
Non sapeva come era tornato a terra, né come fosse tornato uomo: c’era una teiera vuota e ancora fumante accanto a lui, ma non ricordava come ci fosse finita.
 
E non ricordava di averla coperta con la sua casacca rossa, ma doveva averlo fatto, perché ora quella casacca che lo aveva accompagnato in tante sfide fino a quell’ultima battaglia, stava avvolgendo il corpo di lei.
 
Il corpo di lei… Quello lo sentiva, lo percepiva attraverso la stoffa, pesante e freddo. E così morbido, e così leggero.
 
Cingendole con delicatezza le spalle con un braccio e la vita con l’altro, la tirò un po’ più a sé.
 
Era sua. Anche in quel momento. Nessuno doveva avvicinarsi a lei. Erano solo Ranma e Akane. E basta.
 
L’aria gli era morta in gola. Si era raffreddata di colpo, schiacciandogli i polmoni.
 
Plum, tirando su col naso, ruppe quel silenzio irreale.
 
“Eppure l’acqua delle fonti è tornata a scorrere…”
 
A lui parve di udire solo un ronzìo lontano, un ronzìo che piano piano si fece sussurro e gli affiorò necessario e privo di controllo alle labbra…
 
“Perché ti sei immischiata in questa faccenda che non ti riguardava? Non avevo bisogno del tuo aiuto”
 
Per un attimo lo credette davvero, credette che l’orgoglio di lei potesse essere più forte di lui, di lei, di tutto.
 
Ma niente.
 
Allora decise di provocarla.
 
“Akane… sei davvero stupida”
 
Il suo nome. Quel nome sulla sua lingua scivolò via come un soffio, e sentì che non era già più suo, che non poteva lasciarlo così, doveva rincorrerlo.
 
Si diede un pugno: era arrabbiato, ma non con lei! Si diede un pugno con quanta forza gli era rimasta, non molta a dire il vero.
 
“No… scusami… in realtà volevo dirti grazie”
 
Sentì come un buco allargarsi nel torace, e il cuore galleggiare in un liquido senza confine: il pugno non era servito a molto. Forse lui in quel momento stava provando ad avanzare in quel liquido – chi poteva dirlo?- ma si sentiva lentissimo e pesante.
 
“Perdonami, Akane”.
 
Ancora quel nome… Vi si aggrappò, come un naufrago a una zattera, e quel nome gli fece vedere improvvisamente tutto così chiaro e semplice.
 
“Io… sono davvero maldestro… Per questo…”
 
Affondò le narici tra i capelli di lei e quell’odore così familiare si aprì un varco dentro di lui.
 
“…Non riuscivo a parlare dei miei veri sentimenti…”
 
*Baka! Bakaaaa!*
 
A una parte di sé sembrò di sentire un’eco lontanissima... Era un ricordo? Era la voce della sua colpa? Non vi badò.
 
“…e ti ho sempre fatto arrabbiare e imbarazzare…”
 
E poi la guardò.
 
“Svegliati, Akane…”
 
La guardò come fosse normale farle quella richiesta, la guardò con occhi rilassati, che accarezzavano il volto di lei senza vergogna, in modo pulito, diretto.
 
“…devo dirti una cosa”
 
Perché non l’aveva guardata prima così?
 
“Akane…”
 
In fondo lei era lì, lo stava ascoltando, no?
 
“…mi senti, non è vero?”
 
E poi si rese conto che avrebbe potuto fissare quelle ciglia corvine quanto voleva, non si sarebbero sollevate mai più, non gli avrebbero svelato mai più quegli occhi scuri e luminosi che lo scaldavano tanto, nelle risse come nei sorrisi.
 
Se ne rese conto tutto assieme, e fu il colpo più forte infertogli in tutta la sua vita di artista marziale, il più duro, il più implacabile.
 
E con quel colpo, da sospesa, ogni cosa tornò a vorticare, fu investito dal dolore, tutto si fece veloce e assordante, tornò il freddo, il frastuono, il sangue, la paura, il bruciore acido delle lacrime…
 
*Volevo dirti che ti amo!*
 
“Akaneeee!!!!”
 
Il cuore gli rombava nelle orecchie, i singhiozzi gli squassavano il petto, e intanto la stringeva e se la avvicinava al volto, strofinava la guancia fradicia contro quella liscia e inerme di lei.
 
Perché, perché non l’aveva fatto prima quel gesto, quando lei avrebbe potuto ricambiarlo con un ceffone o con una carezza?!
 
Ranma Saotome stava perdendo se stesso, stava scendendo rapidamente in un baratro, ancora qualche istante e non vi avrebbe mai fatto ritorno.
 
Fu in quel momento che qualcosa improvvisamente non gli quadrò.
 
Percepì con l’istinto una strana incoerenza, ancora prima di capirla coscientemente. Delle dita sottili gli stavano sfiorando la guancia.
 
Davvero non capiva, aveva gli occhi sbarrati ma l’adrenalina glieli stava accecando… Un momento ma quelle non erano ‘delle dita’…erano le sue dita!
 
“Aka…ne?”, gli uscì come un rantolo dalle labbra.
 
In risposta, lei lo stava abbracciando, la pelle di nuovo calda.
 
“Ran…ma…”
 
Una voce sottile ma ferma. La “sua” voce. Lei lo stava abbracciando?!
 
“Akane!”
 
Con uno sforzo immane, la scostò appena per assicurarsi che non stesse sognando, che non fosse impazzito del tutto, e la guardò stupefatto, mentre le lacrime continuavano a rigargli il viso senza dar segno di fermarsi, anzi.
 
“Ranma…”, gli rispose con gli occhi che gli stavano sorridendo, liquidi e dolci.
 
*E’ VIVA!*
 
Il cuore gli balzò in petto come volesse irrompere di vita propria da quella gabbia toracica per saltare di gioia intorno a lui.
 
“Akane…”
 
Continuava a ripeterlo per dare corpo alla propria incredulità, per sentire la propria voce che ritrovava colore, per sentirla spezzarsi di emozione.
 
*Sta sorridendo!*
 
Quale prova migliore del fatto che fosse viva la sua Akane? Viva… Viva! Lei era lì e gli stava sorridendo e lui non sapeva cosa dire se non il suo nome.
 
La sentì vibrare tra le sue mani. Quelle sue mani che continuavano a stringerla, sempre più forte.
 
Non poteva lasciarla andare, non ora che l’aveva ritrovata! Non voleva lasciare quel corpo, aveva paura che se l’avesse fatto tutto si sarebbe dissolto, come in un sogno.
 
Doveva toccarla, doveva assaporarla, per sapere che era vera, che erano lì, insieme.
 
E d’un tratto non gli importò di trovarsi davanti ad altre persone, non gli importò più nulla del suo orgoglio, di quel suo stupido orgoglio.
 
In quel momento non esisteva nulla all’infuori di quegli occhi persi nei suoi, nulla era più straordinario del fatto che lei fosse lì, viva!, fra le sue braccia.
 
Sentì crescere il bisogno urgente, disperato, di avvicinare le proprie labbra alle sue.
 
Non si era ancora ripreso dal turbine di emozioni che lo aveva travolto, se l’avesse fatto, forse non si sarebbe avvicinato a lei, col fiato corto e il cuore in tumulto, forse sarebbe solo arrossito e non le avrebbe detto nulla.
 
Ma lui non voleva riprendersi.
 
Era lì, con lei, e dannazione se voleva starci!
 
Senza respirare, tremando, si avvicinò ancora e… la baciò.
 
Ranma Saotome baciò Akane Tendo.
 
Un bacio a lungo sognato, agognato, temuto, negato. Ora così naturale, così disperato, così potente.
 
Come un assetato che si sforza di bere a piccoli sorsi per paura di soffocare, posò piano le labbra su quelle di lei, gustandole lentamente, inesorabilmente. Un sussulto, e poi lei rispose, con urgenza, dolcemente.
 
E in quel bacio la ritrovò, in quel bacio ritrovò finalmente se stesso.
 
 “Akane”, un singhiozzo trattenuto lo costrinse a staccarsi e a fil di voce continuò, guardandola negli occhi.
 
“Io ti amo”
 
Lei gli prese il volto tra le mani fredde, mentre il sangue tornava a scaldarle le guance e gli sorrise, come solo lei sapeva fare.
 
“Baka! Anch’io ti amo!” e lo baciò quasi con violenza questa volta. Con un trasporto che voleva dire tante cose e lo faceva parlando un altro linguaggio, tutto nuovo, tutto loro.
 
 


Ryoga da lontano si era reso conto che Akane aveva aperto gli occhi e stava correndo da lei piangendo di gioia per gridarle quanto era contento… Stava ancora correndo quando… vide quel bacio.
 
Si bloccò, di colpo privo di forze, le lacrime di gioia ferme e luccicanti in quegli occhi fissi su di loro.
 
“Adesso è veramente finita”, scandì. 
 
“Su, su!”
 
Accanto a lui, occhi chiusi e calma zen, Mousse con una mano gli dava piccole pacche di conforto sulla spalla, e con l’altra teneva bloccata un’indemoniata Shan-pu, che dimenandosi gracchiava.
 
“Che donna ostinata!”

 
Sullo sfondo un ragazzo e una ragazza, incuranti della pioggia che cominciava a scrosciare fuori dalla grotta, incuranti del fatto che le sorgenti maledette si stavano mischiando, incuranti di chiunque altro, non riuscivano proprio a sciogliere l’abbraccio che li stringeva.
 
 
 
                                                                                                                    ***
 
 
E poi, in Giappone…
 
 
 
 
“Come sono vestito?!”
 
“Cosa mi avete fatto?!”
 
All’unisono Ranma e Akane, appena rinvenuti, aggredirono violentemente i loro padri, spostando lo sguardo dai loro volti colpevoli e impuniti agli abiti da sposi che si erano ritrovati addosso, uno scintillante smocking bianco Ranma e una vaporosa nuovola di tulle Akane.
 
“Tsk, si sono già ripresi, Tendo!”
 
“Eppure eravamo riusciti a farli svenire così bene, Saotome”
 
“Come ti dona, Ranma!”
 
“Mamma, anche tu!”
 
“Ma dai Akane”, si era intromessa Nabiki tra i pianti del padre e le lacrime di commozione della signora Nodoka, “Non dirmi che siete ancora contrari al matrimonio! In fondo vi amate, no? Il cognatino l’ha ampiamente dimostrato mi pare…”
 
La mezzana sferzò uno sguardo eloquente a Ranma, che si irrigidì.
 
“Ma cos…?!”
 
“Sì, insomma, vi siete baciati, no?”, a parlare era stata una cinguettante Kasumi, “Il signor Genma ci ha raccontato del vostro viaggio in Cina… Che bella storia romantica!”
 
Ranma fumava di rabbia e vergogna.
 
“Papàààà…”
 
“Cos’è successo in quella grotta sono affari nostri!!”, la voce di Akane aveva sovrastato il ringhio di Ranma e zittito tutti, “Noi ci sposeremo SE, QUANDO e COME ci pare e piace, capitoooo?!?!”
 
 
Soun era pietrificato in una maschera di terrore, Genma sudava freddo, Nabiki sgranò gli occhi, Kasumi fece un sorriso di incoraggiamento e la signra Nodoka si portò incredula e ammirata le mani alla bocca.
 
E Ranma… Ranma arrossì, boccheggiò, sussultò, e poi la guardò.
 
Forte e fiera.
 
Il suo maschiaccio violento.
 
Bellissima in quell’abito bianco.
 
Avvicinò una mano titubante alla sua, e poi la strinse forte, guardandola sicuro negli occhi.
 
Si sorrisero complici più che mai.
 
Un po’ rossi in volto, è vero, ma insieme, finalmente.
 
“Papà”, a rompere il silenzio fu la voce candida di Kasumi, “a questo punto non pensi sia inutile continuare a nascondere a Ranma l’acqua della Nan Nichuan?”, diverse paia di orecchie si tesero ad ascoltare, mentre Soun non dava segno di rinvenimento, “Mi sembra ovvio che se non si sposano non puoi più dargliela come regalo di nozze!”
 
“Tendo, come mai non l’hai detto nemmeno a me? Credevi che l’avrei rubata?”
 
“Papà, dove scappi?!”, nel correre all’inseguimento del padre Ranma mollò la mano di Akane e si voltò un attimo, come per scusarsi, “Akane, non posso farmela scappare!”
 
La ragazza non se lo fece ripetere due volte, si sollevò il vestito a piene mani e corse anche lei dietro al signor Genma, per tentare di fermarlo e recuperare la botte contenente la Nan Nichuan che era già finita, non si sa come, tra le sue mani.
 
Fu questione di pochi secondi e poi fu il caos.
 
Si aprì uno squarcio nel dojo, da cui comparve un eternamente disperso Ryoga.
 
“Dove mi trovo?!”
 
Poi fu la volta di un elegantissimo Mousse, che battagliero gridava: “Ehi, Ranma! Akane! Sposatevi immediatamente prima di cambiare idea!”
 
“LA NAN NICHUAAAAN!!!!!”
 
Un grido comune e tre uomini, che rispettivamente desideravano ardentemente non trasformarsi mai più in porcellino, papera e panda, seguirono la parabola in aria che stava facendo la botte contenente l’acqua della sorgente.
 
Ma la botte non toccò mai terra.
 
Happosai era comparso improvvisamente tra loro.
 
“Ecco qui, il sake per la festa”
 
E se la scolò fino all’ultima goccia.
 
Poco lontano Ranma diventò di pietra.
 
“L’ha bevuta tutta…”
 
Immobile com’era non si rese conto di trovarsi sull’esatta traiettoria di un paio di okonomiyaki e nikuman esplosivi, che lo colpirono in pieno, Akane alcuni metri dietro di lui.
 
“Aya, volevo colpile Akane!”
 
“Guarda, ne ho ancora molti di questi okonomiyaki!”
 
Il ragazzo col codino si riprese subito dall’esplosione. Accidenti, anche Ukyo e Shampoo adesso, e miravano ad Akane!
 
Si trovò a strillare, bloccando sul nascere lo scatto delle due spasimanti che si stavano avventando sulla fidanzata.
 
“Akaneeee!!”
 
Senza riflettere scattò verso di lei, le prese un polso e cominciò a correre.
 
“Akane, svelta, via di qua!”
 
“Che significa Ran-chan?!”
 
“Tesoro mio, dove ti sta portando quella donna rozza?!”
 
Ci mancava solo Kodachi Kuno, e magari anche suo fratello…
 
“Ranma Saotome! Come hai osato celebrare il matrimonio senza il permesso di Tatewaki Kuno?!”
 
Ecco, appunto.
 
Era una corsa a ostacoli, e Akane era visibilmente impacciata dai metri di stoffa che la avvolgevano.
 
Con uno strattone la tirò a sé e la prese al volo in braccio, spiccando un balzo per schivare un raviolo al vapore esplosivo e un paio di Happo Daikarin di un Happosai in fuga dai tre uomini maledetti che invocavano il suo vomito.
 
“Corri, corri Ranma!”, lo incitava Akane, “O qui è finita!”
 
Iniziò l’inseguimento, all’esterno del dojo, di tetto in tetto.
 
Dietro di loro una folla inferocita.
 
Erano ansiosi all’idea di essere raggiunti ed euforici per la fuga allo stesso tempo.
 
Stavano scappando insieme, e dal loro matrimonio!
 
Il pazzo popolo di Nerima stava ancora alle loro calcagna, quando Ranma vide alla fermata un autobus giallo che stava per chiudere le porte.
 
Non ci pensò neanche.
 
Planò proprio davanti all’entrata anteriore.
 
Con un gesto fluido e velocissimo fece scendere Akane che si affrettò a salire i gradini dell’autobus.
 
Ranma, dietro di lei, con agitazione spingeva dentro la gonna voluminosa, che scappava da tutte le parti.
 
“Vai vai vai!”
 
Ancora uno sguardo apprensivo alla sua sinistra: li stavano raggiungendo!
 
Ebbe giusto il tempo di tirarsi dentro facendo leva sulle forti braccia, che la porta si chiuse dietro di lui e l’autobus partì.
 
Senza dire una parola, affannati e accaldati, sotto lo sguardo attonito degli altri passeggeri, i due quasi sposi si diressero decisi verso i sedili dell’ultima fila della vettura.
 
Si buttarono a sedere con un solo movimento, pigiando contemporaneamente i visi sul vetro alle loro spalle e vedendo con sollievo il gruppo di invasati inveire e farsi sempre più piccolo e indistinto dietro di loro.
 
Si voltarono di colpo.
 
Si guardarono negli occhi sconvolti e un po’ smarriti.
 
E si videro: Ranma e Akane.
 
Solo loro due, nient’altro.
 
E mentre l’autobus prendeva velocità sulla strada davanti a loro, occhi negli occhi e dita intrecciate, scoppiarono a ridere.



*********

Ciao a tutti e grazie di aver letto fin qui, se volete lasciare qualche riga che possa aiutarmi a crescere ne sarò davvero felice!
 
Come molti di noi ho immaginato tante volte un finale alternativo alla storia che ben conosciamo. Poi mi sono chiesta come sarebbe stato un finale anche solo ‘leggermente’ diverso, basato su lievi differenze. Che differenza può fare un bacio, il bacio che ci siamo aspettati tutti? Ho cercato di coglierne le conseguenze, senza troppe pretese… Spero di esserci riuscita!
Mi scuso quindi per aver seguito passo passo il manga, ma lo scopo era proprio usare come trampolino ciò che l’autrice è stata così abile da creare per portarlo in un’altra direzione.
Mi scuso anche per il fatto che la prima parte è un po’ troppo (melo)drammatica, ma volevo entrare del tutto nella forza dei sentimenti che schiacciano Ranma per far nascere in lui l’urgenza del bacio. Forse prima e seconda parte non si sposano benissimo, ma ci ho provato! ;-)
(Adoro come nell’originale momenti di grande dramma si alternano ad altri di giostra demenziale).
 
Infine ringrazio profondamente le autrici di questo fandom (sapete di chi parlo) che hanno risvegliato in me tanta voglia di leggere e ora addirutura la voglia di scrivere!

Grazie davvero!

Chiara
 
 
  
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