- Vienimi a cercare. -
Quel sussurro sfiorò la mente di Twisted Fate, svegliandolo da un sonno leggero. Ancora confuso gettò un'occhiata all'ambiente che lo circondava: nulla di strano, constatò, si trovava nel suo alloggio, lontano dalla confusione della Landa degli Evocatori. Eppure, nel silenzio notturno, quella voce misteriosa era risuonata così ammaliante e familiare...
Dev'essere stata una fantasia, si disse e, scrollando lievemente il capo, riappoggiò la testa sul cuscino. Corrugò la fronte, infastidito dall'insonnia che ormai lo aveva colto e dal dubbio che pian piano lo stava assalendo: c'era qualcuno nell'oscurità, proprio accanto a lui. Il panico non sopraggiunse, no, era un giocatore d'azzardo professionista e non era ammissibile che si lasciasse sopraffare da tali sentimenti, tuttavia il suo cuore aumentò sensibilmente il ritmo non appena il pensiero che lei fosse lì gli attraversò la mente.
Scostò le lenzuola e fece per alzarsi, quando due braccia esili gli avvolsero il petto.
- Dove credi di andare? Pensavo che il mio invito fosse chiaro. -
Il suo corpo e quello di Evelynn erano estremamente vicini, ma non fusi come un tempo. Twisted Fate rimase immobile, il viso impassibile, le emozioni in subbuglio.
- Stavo venendo a cercarti -, rispose, una sfumatura di sorriso nella sua voce, - ... ma ti sei dimostrata molto più impaziente di quanto avessi supposto. - Era anche questo che giustificava la sua attrazione verso di lei: il suo essere così sfuggente, elusiva, un mistero insvelabile che compariva nel momento più casuale e che con altrettanta casualità si dileguava.
Evelynn gli morse con delicatezza il lobo dell'orecchio, distogliendolo dai pensieri, e si allontanò. Un fascio di luce le illuminava il volto, accentuando la misticità della carnagione ed i suoi penetranti occhi color ambra. Twisted Fate sogghignò.
- Che le belle donne vengano da me, non c'è dubbio; ma tu... tu cosa ci fai qui? -
Evelynn sorrise e si dileguò nell'ombra.
- Sono venuta per giocare un po'. -
Twisted Fate si girò e la vide seduta su di una poltrona, in mano il bicchiere di vino che lui aveva precedentemente svuotato. La risposta lo irritò.
- Non ho tempo per i tuoi svaghi. - La sua espressione si indurì, sebbene non volesse mostrare scortesia nei confronti della donna; voleva semplicemente che lei confessasse il motivo per il quale era tornata a trovarlo dopo così tanto tempo.
Evelynn appoggiò la coppa che aveva tra le mani sul tavolino di legno - l'unico - presente nella stanza, e si avvicinò silenziosamente alla finestra.
- Ho commesso un errore. - Sussurrò, le sue parole appena percettibili. Twisted Fate le si accostò, tenendo gli occhi puntati sui suoi capelli, travolto da un'improvvisa ondata di ricordi ed emozioni. Avrebbe voluto allungare un braccio e sfiorarglieli con la punta delle dita, come più volte aveva fatto in passato.
- Cosa intendi? -
Per tutta risposta, la donna si voltò e con deliberata lentezza posò le proprie labbra su quelle dell'uomo che aveva dinanzi.


Quella notte sembrò annullare completamente il tempo passato che li aveva divisi, sembrò colmare la distanza che li aveva separati. Entrambi avevano goduto degli abbracci, dei baci e delle carezze, bevendo avidamente dal calice della felicità.
Quando però Twisted Fate si svegliò la mattina dopo, dell'amata non rimaneva altro che il suo profumo sul cuscino.