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Autore: roro    15/08/2008    9 recensioni
Si voltò. Qualcosa - o, meglio, qualcuno - aveva bloccato il flusso dei suoi pensieri. Ora doveva solo capire chi.
Piccola Shot AU ambientata nel periodo più caldo dell'anno.
Genere: Romantico, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Miroku, Sango
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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XMeg-Ferragosto
Pazzia di Ferragosto!


*** Salve, miei amati lettori! Sono sempre io, con la mia ennesima One Shot... Si, so che sto rompendo le scatole XD.
Non mi dilungo, anche perchè non c'è molto da dire... Solo che, per l'ennesima volta, la Shot è dedicata a Meg, mia dolce sensei ^^. Spero vivamente che tutti gradiate quest'ennesima stupidata, dettata dalla mia insana mente! Sao, commentate! -Se ritenete che io me li meriti-.***









Sango Hirai sbuffò sconsolata, nel piccolo negozio "Fashion Word" sul corso. 

Che noia.

Passa il codice a barre. Leggi il prezzo. Controlla sia giusto. Stampa lo scontrino. Sorridi. Porgi la busta. Fatti pagare. Saluta. Di' "Benvenuta" alla prossima cliente...

E via, sempre così, un continuo circolo vizioso.

In Agosto l'aria è calda ed afosa, e non si resiste a lungo, in un piccolo negozietto come quello - privo di aria condizionata, per di più. Il suo - dato che era l'unica commessa così disperata da accettare di lavorare anche a Ferragosto - capo avrebbe avuto lamentele dal sindacato, ne era certa.

Prese un catalogo, e iniziò a sventolarlo a mo' di ventaglio, sedendosi sull'unica sedia e osservando il negozio.

Chissà se, in tutta la giornata, ci sarebbe stato un cliente!

Poteva sperarci, ma... A Ferragosto? Con il caldo che fa?

Chi era il disperato che...?

Si voltò.

Qualcosa - o, meglio, qualcuno - aveva bloccato il flusso dei suoi pensieri. Ora doveva solo capire chi.

Fece vagare le iridi castane per la stanza, incontrando la sagoma di un giovane uomo sulla ventina. I capelli neri erano legati in un piccolo codino sulla nuca, e le iridi zaffiro guardavano curiose i vari articoli. Sembrava completamente a disagio in un luogo come quello. Eppure, qualcosa in lei le fece percepire che era solo un disagio momentaneo, e che quel ragazzo ci avrebbe messo poco, a dimostrarsi sfacciato.

"Posso aiutarla?", con professionalità, era scesa dalla sedia e gli si era avvicinata - un leggero rossore le si era formato sulle gote quanto questi, anzichè guardarla in viso, aveva puntato lo sguardo sul suo... seno. "S-Signore, mi duole avvisarla che... la mia faccia è più in alto".

Lo vide sorridere - e un leggero fastidio le attaccò le dita, quasi queste, supplichevoli, desiderassero posarsi su quel mento, per scoprire se era davvero morbido come sembrava - e fece appigliò sulla sua forza d'animo per non dire cose spiacevoli.

"In effetti si, può aiutarmi". Passò un dito tra alcune maglie, come a voler controllare la stoffa, per poi rivolgersi nuovamente a Sango. "Allora, veniamo al dunque, mia bella donzella".

Strinse i pugni, questa volta per impedirsi di sferrargli un ceffone.

"Oggi è il compleanno di una mia amica - la ragazza del mio migliore amico. Peccato solo che io...", fece gesti con le mani, in evidete imbarazzo, e Sango gli sorrise comprensiva - "Non ha comprato il regalo, giusto?".

"Si", sollevato, il moro la guardò di nuovo "Non è che saprebbe consigliarmi un qualcosa?".

"Cosa piace alla sua amica?", dava per scontato si trattasse della sua ragazza - molti clienti maschi fingevano di dover fare un regalo ad un'amica, per farsi fare uno sconto dalla cassiera credulona di turno.

"Bah, se si è messa con quell'immaturo, ne deduco che ha il gusto dell'orrido".

"Ma non penso le si possa regalare una mostrusità!".

"Si, infatti. Io pensavo ad un vestito... Non so, un qualcosa di bello, che le faccia piacere", concluse lui, prendendo una maglia a caso dalla pila "Questo...", osservò il completo a fiori che gli era capitato tra le mani, di sicuro una rimanenza del dopoguerra "Questo...".

"Questo no", disse per lui Sango, alzandosi sulle punte - era una spanna più bassa di lui - e riponendolo in un angolo.

Presa da un istinto nuovo, iniziò a correre per il negozio, seguita dal cliente, mostrandogli i capi più belli, quelli meglio adattabili ad una ragazza di diciotto anni.

Alla fine, conclusero la trattativa con un vestito nero che arrivava al ginocchio, ampio, in una stoffa leggera e gradevole al tatto. Lui le sorrise "Kagome gradirà di certo, e...".

"La sua ragazza sarà felicissima del regalo", Sango tirò le gote, nello sforzo di simulare un sorriso. Quelle parole le erano costate, costate più di quanto credesse. Ma provò a non farci caso. Finchè la voce del ragazzo non la colse impreparata...

"Allora lei non ci sente. Ho detto che è la ragazza del mio migliore amico. Kagome e Inu-Yasha sono una bellissima coppia... Certo, gliela soffierei volentieri, ma non credo che la carissima Principessa me la darebbe volentieri".

Neppure finì di parlare, che Sango gli aveva già sferrato un pugno sulla nuca "Vergogna. Non si parla così di una ragazza".

"Ahi... Ora che ci penso, non so una cosa!".

Sango lo osservò interrogativa "Cosa?".

"Il. tuo. nome.", disse il giovane, scandendo ogni parola, ed accompagnandola con un battito delle dita sulla cassa.

"Il mio nome? Non è necessario che tu lo sappia". Si portò una mano alla bocca. Di solito, non dava mai del tu ad un cliente.

"E dai...". Incurvò il labbro inferiore, in un'espressione da cane bastonato che la sciolse.

"Sango", sospirò sconfitta, passando il codice a barre del prodotto come di suo solito.

"Io sono Miroku, piacere".

Le sorrise, poggiando i gomiti sul bancone e il mento sulle mani "E di', Sango... non è che usciresti con me?".

"Lo chiedi a tutte le cassiere?".

"No, solo a quelle più carine... Scherzo! Questa è la prima volta, te lo assicuro".

Sango lo guardò con la coda dell'occhio, disperata. Che doveva fare?

"Allora? Dai, saprò essere un galantuomo!", strillò lui, facendole un mezzo inchino per poi baciarle il dorso della mano - lei divenne a dir poco paonazza.

Poi, come se la gentilezza di pochi attimi prima non fosse stata abbastanza, la abbracciò, posandole una mano sul fondoschiena, mentre l'altra - la destra - era intenta a bloccarla contro di sè. "Sanguccia, Sanguccia mia, accetta di uscire con me".

La manca, presa da vita autonoma, iniziò a muoversi e carezzare il sedere della giovane, che lo spintonò, allontanandolo "Hentai!".

"Ma non è colpa mia!", piagnucolò lui "Non è mica colpa mia, se il tuo fondoschiena è una sì grande tentazione!".

Sango battè lo scontrino, senza proferire parola. Era sconfortante rendersi conto che un tale maniaco aveva un ascendente così forte su di lei.

"Allora, Sanguccia? Esci con me?".

Sango si voltò.

E sorrise.

   
 
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