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Autore: LokiSoldier    17/06/2014    7 recensioni
Sheldon non è a suo agio nel trovarsi in mezzo ad una discussione. Non riesce a sopportare di sentire litigare delle persone, soprattutto se sono suoi cari amici. Una litigata amorosa fra Leonard e Penny lo porta a rifugiarsi nella sua stanza per sfuggire all'angoscia e alla paura che improvvisamente lo ha pervaso, trovando un inaspettato conforto dalla presenza di Amy Farrah Fowler.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amy Farrah Fowler, Sheldon Cooper
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E come avevo promesso ecco una fiction anche sul mondo di "The Big Bang Theory". Non potevo davvero evitare di scrivere sui miei amatissimi 'Shamy' ed ecco quello che mi è uscito fuori quando ho semplicemente lasciato vagare la mia mente. E' una one-shot semplice e senza pretese e probabilmente con diversi errori cronologici al suo interno, ma spero che possa piacervi ugualmente xD 
Che dire, vi auguro davvero una buona lettura! **





«No Leonard, devi smetterla okay? Non puoi continuare a mettermi pressione per questa storia, io non ce la faccio più!»
 
Penny, stizzita, si era alzata dalla sedia e guardava il fisico sperimentale con aria sconvolta e alterata. Le guance erano di un rosa più intenso e gli occhi erano vicini a bagnarsi di lacrime di rabbia. Leonard, dal canto suo, era tormentato fra il senso di colpa e il tentativo di difendere la sua dignità e la sua stessa paura di perderla. Howard e Bernadette erano seduti a terra uno accanto all’altro, Raj era in piedi davanti al frigo con una birra stretta in pugno senza sapere cosa fare, mentre Sheldon era ovviamente seduto al suo posto e fissava i due con sguardo teso, le labbra schiuse. Amy, seduta sul bracciolo del divano accanto al suo ragazzo, aveva chinato lo sguardo come a voler dare maggior riservatezza ai due litiganti nonostante avessero iniziato a discutere proprio in mezzo a tutti.
 
«Non voglio metterti alcuna pressione, Penny, davvero. Ma puoi anche cercare di metterti nei miei panni qualche volta, o ti farebbe così male?»
 
La sua voce supplicante non rese meno dolce la sua richiesta che portò solamente ad un nuovo accesso d’ira da parte della bionda che, alzando le mani all’aria come a voler stringere il suo collo, diede in uno sbuffo furente. Il silenzio attorno a loro era denso e teso, tutti avevano preso a guardare altrove tranne un agitato Sheldon che stringeva convulsamente i pugni e respirava a fondo per trovare una sorta di pace interiore. «Avanti, torniamo a mangiare. Potete litigare più tardi e, cosa più importante, in privato» disse senza minimamente curarsi dell’ occhiata di rimprovero da parte di Bernadette.  
 
Dal canto suo, Penny, nemmeno ascoltò quel che il teorico aveva detto e, punta sul vivo, proseguì nel portare avanti la sua posizione. «Quindi mi stai dicendo che sono una egocentrica egoista che pensa solo a se stessa?» domandò retoricamente fissandolo con sguardo truce e Leonard seppe che era in trappola. Qualunque risposta da parte sua avrebbe portato ad una nuova esplosione e il suo boccheggiare rendeva chiaro il suo tormento interiore. Allo stesso modo però la sua non-risposta portò Penny a dare in un verso di rabbia. «Fantastico! Non neghi nemmeno! Sai che ti dico, Leonard?» iniziò a dire dopo aver preso uno stanco respiro. Istantaneamente gli occhi di tutti andarono a puntarsi su di loro, temendo davvero quel che sarebbe accaduto di lì a pochi secondi.  
 
«There's antimony, arsenic, aluminum, selenium, and hydrogen and oxygen and nitrogen and rhenium , and nickel, neodymium, neptunium, germanium…» iniziò a canticchiare Sheldon stringendo sempre più forte i  pugni sulle proprie gambe, lo sguardo fisso a terra, l’espressione non più apatica e seria ma quasi sofferente. Amy lo osservò confusa e leggermente preoccupata non avendolo mai visto comportarsi così prima d’ora e provò a poggiare una mano sulla sua spalla, confusa. In quel momento per quanto potesse essere preoccupata per i suoi amici era più in pensiero per Sheldon. Di tutti gli strani comportamenti che gli aveva visto assumere questo era quasi quello che la spaventava di più. Non perché fosse strano ma perché la faceva sentire semplicemente triste. Le sembrava di aver accanto un bambino spaventato dalle grida dei suoi genitori che cercava di non sentirli gridare coprendo le loro parole con la propria voce. Non aveva idea di quanto fosse vicina alla realtà.
 
 
Il fisico sperimentale si alzò dal divano allungando una mano verso di lei, decisamente in panico. Aveva letteralmente paura di quello che la biondina avrebbe potuto dirgli adesso e d’improvviso si pentì di tutte quelle frecciatine circa la recriminanza di lei sul dirgli il fatidico ‘Ti amo’.
 
«No, no, no, ti prego Penny, aspetta» cercò di fermarla portando una mano a ravviare i ricci capelli corvini. «Parliamone, okay?» aggiunse nel tentativo di prendere tempo e di calmarla temendo di perderla per l’ennesima volta. Gli occhi di Penny però, ormai colmi di lacrime, lasciavano intendere la sua risposta. Aprì la bocca per dire qualcosa ma subito fu interrotta da Sheldon. Il fisico teorico, infatti, si alzò di scatto dal divano tremante di rabbia e di qualche altro sentimento non ben identificato, e lasciò la stanza a passo svelto e capo chino diretto verso la sua camera, le braccia tese lungo i fianchi e le mani ormai strette al punto da rendere pallide le nocche esposte.
 
La sua reazione fermò per un istante chiunque nella stanza, portando Penny a crollare sulla sua sedia, spossata e terribilmente mortificata. Aveva dimenticato cosa i litigi provocavano in Sheldon. Leonard, allo stesso modo, si sentì in colpa e voltandosi verso una perplessa e preoccupata Amy, sospirò. «Vai a rassicurarlo. Non gli piace sentire la gente litigare» disse sopraffatto prima di tornare a guardare Penny e avvicinarsi a lei, inginocchiandosi accanto alla sua sedia per rendere meno pubblica la loro discussione.
 
Amy, confusa, guardò Howard e Bernie e entrambi le fecero cenno col capo di ascoltare Leonard. Lei, deglutendo, si diresse verso il corridoio e, una volta giunta davanti alla stanza di Sheldon, bussò alla porta con tre lievi colpetti. «Sono Amy… posso entrare?» domandò incerta temendo di esser scacciata. Contrariamente alle sue aspettative, il suo ragazzo acconsentì. «Se proprio vuoi…» si sentì mormorare dall’interno. La neurobiologa aprì la porta e una volta dentro la stanza se la richiuse alle spalle. Sheldon era raggomitolato in sé sul suo letto, in posizione fetale. La ragazza si avvicinò al talamo e si sedette sulle lenzuola alle sue spalle, temendo che lui non volesse vederla in quel momento. In qualche modo voleva concedergli della privacy e al tempo stesso la sua presenza se poteva essergli di conforto.
 
«Io… ahm… ero preoccupata per te» esordì Amy sistemandosi la gonna lungo le cosce.
 
«Mh» mormorò il texano con sconforto.
 
La cosa non rese più semplice il compito della giovane che, già incerta su quel che lui potesse provare, non sapeva bene cosa dire o cosa fare per calmarlo. «Sheldon, mi dispiace vedere che stai così. Vorrei aiutarti o esserti di conforto, quindi se c’è qualcosa che posso fare…» disse sinceramente guardando la sua schiena. Lui rimase in silenzio non sapendo bene che cosa dire. Non sapeva cosa avrebbe potuto tirarlo su di morale in quel momento. Quand’era piccolo e suo padre ubriaco litigava con sua madre si rifugiava sempre nella sua stanzetta e stendendosi sul letto cercava di farsi il più piccolo possibile e di ignorare tutte quelle urla. Desiderava soltanto che smettessero di urlare e lo lasciassero studiare in santa pace i suoi esperimenti.
 
Bugia.
 
Intervenne una parte del suo cervello a correggerlo. Lui strinse gli occhi come a volersi sgridare da solo per essersi corretto.
 
«Vuoi stare da solo?» provò allora Amy non ricevendo alcuna risposta.
 
«No!» rispose di getto Sheldon prima ancora di rendersene conto. Rimase sorpreso almeno quanto la sua ragazza di quel suo slancio di sincerità. No, non voleva che lei se ne andasse. Non voleva che lo lasciasse solo anche lei. Proprio come quand’era piccolo l’unica cosa che davvero voleva in quei momenti, era avere qualcuno che rimanesse con lui. Si voltò verso di lei, sempre mettendosi in posizione fetale, e la guardò timidamente dalla sua posizione. «Resta» aggiunse solamente. Non disse altro. Solo questo ma per Amy era più di quanto volesse sentire. Sapere che lui desiderava che lei restasse in un momento per lui difficile la riempiva di amore e, per quanto fosse infelice da notare, di gioia. Sia chiaro, non era felice che lui stesse male, ma sapere che lui voleva averla vicino la riempiva di speranza.
 
«Finchè vorrai» disse lei provando lentamente a poggiare una mano sui suoi capelli in una leggera carezza, un contatto innocente e poco invasivo. Avrebbe voluto abbracciarlo ma era certa che quella non fosse una idea appropriata in quel momento. Il contatto fisico era capace di aiutare nei momenti di sconforto, ma quando si parlava di Sheldon non era mai l’opzione più opportuna. Meno lo toccava e meglio era, perciò optò per una semplice carezza che non violasse quei limiti che lui teneva a tener saldi e assolutamente sicuri. Il ragazzo non si ritrasse ma lasciò che le dita di lei si adagiassero sul proprio capo in quello che constatò essere un gesto rassicurante. Certo nell’immediato aveva sentito il cuore agitarsi per via del contatto tanto temuto, ma subito realizzò quanto non doveva aver paura di un gesto così leggero. Sospirò più tranquillo e un silenzio per niente imbarazzante scese nella stanza mentre dal soggiorno si sentì giungere il suono della porta che si chiudeva. Qualcuno stava andando via ma lui non voleva scoprire chi. Non voleva alzarsi né muoversi da lì. La sua stanza era il suo luogo sicuro e non si sarebbe mosso fino a quando non si sarebbe sentito meglio. Conoscendosi, probabilmente, questo sarebbe avvenuto l’indomani una volta che si sarebbe risvegliato da un sonno ristoratore.
 
I minuti passavano lentamente e Amy non tentò di dire altro ma si limitò a carezzare la testa del teorico con fare premuroso. Sheldon si beò di quel contatto e iniziò a sentire il torpore del sonno scendere sulle sue palpebre stanche. Non aveva realizzato quanto la presenza di lei lo avesse aiutato a rilassarsi in quel momento. Lo sconforto, quel turbamento emotivo che lo avevano portato a scappare dai suoi amici, si era attenuato un po’ da quando lei gli si era seduta accanto e la sua sola presenza riusciva a farlo sentire meno solo. Nonostante il silenzio, nonostante quella distanza fra loro, riusciva a sentire che in quel momento anche lei stava combattendo al suo fianco contro i demoni del suo passato e del suo animo innocente. «Amy?» mormorò d’un tratto con la voce impastata dalla stanchezza, gli occhi parzialmente chiusi. La neurobiologa lo osservò intenerita. «Sì, Sheldon?» domandò a bassa voce per timore di strapparlo dalle dolci cure di Morfeo, ormai pronto a sopraffare le difese del fisico.
 
«Grazie» soffiò infine prima di cedere del tutto a quelle emozioni e a quel turbamento interiore che tanto lo aveva agitato e spaventato, esattamente come quando era bambino. La ragazza si sentì toccata da quella sua dolce ingenuità e per un attimo realizzò che Sheldon aveva ragione. Quel che loro avevano era davvero estremamente intimo. Anche se lui non si sentiva a suo agio a starle sempre addosso, a trascorrere con lei tutte le sue giornate, sapeva che poteva contare su Amy. Sapeva di potersi fidare di lei, di avere in qualche modo bisogno della sua presenza nella sua vita. Si apriva con lei come non faceva con nessuno e le permetteva di scoprire lati di lui che probabilmente non avrebbe mostrato a nessun’altro. Questo era molto più intimo di un qualunque rapporto sessuale. Molto più intimo di qualunque bacio o di qualunque caloroso abbraccio. Permetterle di scoprire chi era, di vedere tutti i suoi lati, era la cosa più intima, più dolce e romantica che potesse concedere a qualcuno.


 
E anche questa è finita. 
Allora ci tengo a dire che probabilmente la storia del litigio
Penny/Leonard circa il "ti amo" non combacia temporalmente
con il momento in cui Sheldon dice a Amy "Per me quello che abbiamo è estremamente intimo"
(la puntata dove lei Penny e Bernadette giocano a D&D e Amy e Sheldon
si ritrovano a giocare in camera di lui per intenderci)
Ma spero che la cosa non abbia rovinato la storia nella sua interezza >.<
Che dire ero molto attratta dall'idea di cercare di spiegare secondo me
la genuinità del rapporto fra loro. Il modo in cui anche senza sesso e fisicità varie, Sheldon riesce
comunque a dimostrarle il suo affetto. Insomma ho provato a descrivere quella che secondo me
è l'intimità che lui cerca ed è disponibile a condividere per ora. Spero che vi sia piaciuta e, se l'avete letta,
lasciate come sempre un commento! :)
xxx

 
  
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