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Autore: Arcueid    17/06/2014    1 recensioni
"Non importa, forse non voglio essere salvata, forse preferisco continuare a correre, sentire il vento che mi taglia la faccia e avere l’illusione di essere libera. Forse perché per quanto continui a ripetere a me stessa che sono più forte di tutto questo, in cuor mio so di essere una codarda."
Perché a volte non basta scappare, non basta chiudere gli occhi, non basta ignorare. A volte ti devi fermare e trovare il coraggio di guardarti dentro. A volte devi fermarti e combattere. Devi farlo per te stessa.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Una corsa sfrenata. “Da cosa scappi ?”, “non lo so, ma perché dovrei restare ?”
“Perché sai che non è scappando che ti salverai.”
Non importa, forse non voglio essere salvata, forse preferisco continuare a correre, sentire il vento che mi taglia la faccia e avere l’illusione di essere libera. Forse perché per quanto continui a ripetere a me stessa che sono più forte di tutto questo, in cuor mio so di essere una codarda. La maschera della persona forte mi si addice così bene, portarla è un sollievo, un sollievo finto e inutile, che non riesco ad abbandonare.
“Smettila di mentire a te stessa.”
“Stai zitta.”
 
“Gaia .. ?”
 
Corri, corri, non ti fermare, non ti raggiungeranno se corri più forte, non cedere, non cedere, non ascoltare nessuno, non guardare nessuno, non capiranno, non ascolteranno, non ti aiuteranno, corri, non ti fermare …
 
“Gaia ?”
 
Una voce, decisa ma dolce, spezza i tuoi pensieri. Guardi negli occhi la donna davanti a te, il suo sguardo penetrante ti interroga ancora prima della sua voce.
“In quali pensieri ti eri smarrita ?”
Mi guardo intorno per un attimo, concentrandomi per ricordarmi dove mi trovo. L’intera stanza che mi circonda è di un bianco quasi accecante, piuttosto spoglia; una scrivania incredibilmente ordinata, poche sedie, la poltrona sulla quale sono seduta, qualche quadro qua e là che riempie il vuoto dei muri. Così trovo quello che stavo cercando: Dottoressa Ilenia Zaramella, psichiatra psicoterapeuta. Le lettere spiccano in nero nel riquadro, in contrasto col candore della stanza.
Improvvisamente ricordo dove mi trovo, ma degli ultimi minuti, il vuoto. Ho la bocca secca, e nessuna voglia di parlare, di rispondere ad alcuna domanda. Guardo la psichiatra senza dire una parola.
I suoi occhi continuano a scrutarmi, ma restano gentili, senza mettermi pressione.
“Sei qui da quasi un’ora e non ho ancora sentito la tua voce. Non insisterò nel chiederti a cosa stavi pensando, ma dimmi almeno come ti senti ora.”
Cambierebbe qualcosa se provassi a spiegarglielo ? Ma soprattutto, come mi sento davvero ? Sentire, è una parola così astratta, come astratti sono i sentimenti. Ci provo, davvero, ad afferrarne almeno uno, ma mi scivola dalle dita ogni volta, scivola e mi dimentico la sua sensazione, scivola e non riesco a provare più nulla. E resto così irrimediabilmente vuota, incapace di abbracciare veramente un pensiero. Ecco come mi sento.
“Mi sento vuota, Ilenia.” La chiamo per nome, l’ho sempre fatto fin dalla mia prima seduta, lei non me l’ha mai impedito. È sbagliato forse, si dovrebbe tenere un certo distacco con i dottori che ti curano, ma un tono confidenziale mi mette più a mio agio, nonostante le dia confidenza solo con le parole.
Mi alzo di scatto dalla poltrona, il bianco di questa stanza mi ha fatto aumentare la claustrofobia. Continuo a parlarle mentre mi avvicino alla finestra della sua clinica, e guardo fuori, la strada, le automobili che sfrecciano, la gente sempre di corsa, guardo le vite degli altri.
“Che banalità, sentirsi vuote, vero ? Nessuno è veramente vuoto, tutti cercando dentro di sé trovano qualcosa. Ma quando non vuoi cercare, cosa fai ? Ti accontenti ? Lotti per trovare il coraggio ? Io mi sento vuota, perché forse infondo è proprio così che mi voglio sentire. Forse preferisco accontentarmi. Guarda là fuori, le persone hanno dei sogni, degli obiettivi, un motivo per andare avanti, le persone combattono ogni giorno. Io ho ben poco per cui lottare. Eppure non mi sento triste. Non sento nulla.”
Sento lo sguardo di Ilenia su di me, mentre il mio è perso fuori dalla finestra. Vorrei guardarla ma qualcosa me lo impedisce, ho paura di sentirmi giudicata, ho paura di incontrare uno sguardo di rimprovero, di quelli che ho visto troppo spesso. Le parole mi colpiscono con meno forza quando posso evitare gli occhi di chi le pronuncia.
“Devi superare tutto questo Gaia. Devi ricominciare a vivere, trovare un motivo per farlo, trovare il coraggio di affrontare il vuoto che ti sta soffocando. Io sono qui per aiutarti, lo sai, ma non posso farlo se tu non vuoi.”
 
Corri, non ti fermare, corri più forte e nessuno riuscirà a prenderti, non li ascoltare, non li ascoltare.
Nessuno può capire.
 
Lancio una rapida occhiata all’orologio sulla parete, vicino alla porta d’uscita.
“Pare che l’ora sia ormai passata.” Mi avvicino alla scrivania dietro cui Ilenia è seduta e tendo una mano verso di lei. “Mi dispiace di essere stata poco loquace oggi, le ho solo fatto perdere tempo. Se esporre i miei pensieri fosse più semplice avrei sfruttato meglio questo tempo.”
La dottoressa si alza dalla sua sedia e mi stringe la mano con fermezza, regalandomi un sorriso. M’irrigidisco, ricambio la stretta ma allontano la mano di scatto. Quando supererò questo problema ?
“Non ti preoccupare, può capitare una giornata difficile. Lavoreremo insieme su quello che mi hai detto oggi, ok ?”
Ci sono così tante cose che non ti ho detto oggi. E sono quelle le cose più importanti.
Mi allontano dai suoi occhi ed esco dalla clinica, appena metto piede fuori dall’edificio chiudo gli occhi e prendo un profondo respiro. Lo faccio sempre dopo una seduta, è incredibile come stare lì seduta per un’ora ti sfinisca, anche pronunciare la più piccola parola richiede uno sforzo mentale incredibile. Mi accendo una sigaretta e mi appoggio al muro cercando di rilassarmi.
 
Non riuscirai mai a rilassarti, lo sai.
 
“Ti ho detto di stare zitta.”

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Parto ringraziandovi se avete scelto di leggere questa storia, qualsiasi tipo di recensione è gradita, anche una critica o un consiglio, mi farebbero molto piacere.
Vi dico subito una cosa: non ho la più pallida idea di come proseguirà questa storia !
È strettamente personale, sto cercando di riflettere me stessa nelle mie parole, per questo mi scuso se molte cose appaiono confuse, l'effetto è voluto (ma anche involontario, forse non sarei in grado di essere meno enigmatica).
Al prossimo aggiornamento, che cercherò di fare il prima possibile !
  
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