Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: Zia Isa    18/06/2014    3 recensioni
Come si sono conusciuti Luke, Annabeth e Talia? Com'è stato il periodo che hanno trascorso insieme prima di raggiungere il Campo Mezzosangue?
[Dal primo capitolo]
"Dopo un paio di passi sentì una fragorosa risata provenire dietro di sé.
-Ti ho salvato la vita, eh- le urlò dietro il biondino, come per ricordarle un dettaglio importante.
-Grazie allora- rispose lei senza nemmeno girarsi."
Genere: Avventura, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Luke Castellan, Talia Grace
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Thanks

 

“Scappa”.

Talia riusciva solo a ripetersi quell'unica parola.

“Scappa”.

Il segugio infernale la fissava famelico con i suoi occhi rossi pieni di rabbia.

“Scappa”.

Come se fosse facile! I suoi piedi parevano essersi incollati al terreno e non ne volevano sapere di staccarsi. Talia si sentiva pervasa da una sensazione strana, che poche volte aveva provato. Come quella volta che era andata in Nebraska con l'aereo oppure quando a cinque anni aveva dovuto confessare alla mamma di aver fulminato il televisore nel tentativo di imitare le Pretty Cure. Terrore, ecco cos'era. Era il terrore a paralizzarla.

Si era sempre considerata una ragazza piuttosto sveglia, capace e forte, sia fisicamente che emotivamente, per questo era fuggita di casa: sentiva di avere tutte le carte in regola per poter iniziare una nuova vita, lontana dalla madre e dalle sofferenze.

Per i primi giorni era andato tutto bene. Ogni istante aveva un mostro diverso alle calcagna, ma lei era piccola, veloce e furba: faceva perdere le sue tracce con un piccolo temporale oppure si appostava e fulminava di nascosto le creature nemiche. Mai, però, si era trovata faccia a faccia con un mostro.

Dopo una settimana di viaggio in questo modo, aveva sentito la ormai familiare sensazione di pericolo e aveva usato il solito trucchetto del temporale, ma anche dopo aver lavato via le sue tracce quel senso di allerta continuava ad agitarla. Aveva quindi pensato di attuare l'altra tattica. Si era nascosta dietro un grosso cespuglio che faceva proprio il caso suo: folto abbastanza da celarla, senza però coprire totalmente la visuale sul sentiero che aveva percorso fino a un attimo prima. Era rimasta immobile per circa una mezz'ora, in compagnia di quella sgradevole ansia.

“Se vado avanti di questo passo non combinerò mai niente.” aveva pensato, dopo aver perso la pazienza. Si era alzata, aveva stirato i muscoli intorpiditi dallo stare immobile in quell'umidità e aveva spazzato via la terra dai pantaloni, ma nel momento in cui si era chinata per raccogliere lo zaino da terra, un rumore l'aveva fatta raddrizzare subito. Era un ringhio cupo, ma potente, che le aveva fatto provare un brivido lungo tutta la schiena. Si era voltata lentamente e subito aveva desiderato non averlo mai fatto.

Si era ritrovata davanti a quel segugio infernale, paralizzata dalla paura. Alle sue spalle, il cespuglio dietro cui si era appostata le impediva la fuga. Non aveva alternative: doveva combattere. Ma con che armi? Non ne aveva; lo shock le impediva anche di fare un minimo movimento, figurarsi evocare qualche potere.

“Talia Grace, l'intrepida figlia del divino Zeus, morta sbranata da un cane con gli occhi rossi, senza nemmeno aver tentato di combattere.” pensò, mentre il mostro la studiava meglio. “Decisamente non il modo con cui avevo deciso di lasciare questa terra.” Eppure, nonostante continuasse a ripetersi di sbrigarsi a fare qualcosa, non riusciva proprio a muoversi da quello stupido metro quadrato di terra.

Il segugio si era evidentemente stufato di aspettare e spalancò le fauci, investendo la semidea con una tremenda zaffata di alito. I suoi occhi di brace si illuminarono di frenesia e iniziò ad acquattarsi per prendere lo slancio necessario ad assalire la preda.

“Okay Talia, stai per morire. Vedi almeno di farlo ad occhi aperti”. Non si era certo comportata da eroina, ma almeno voleva vedere la morte in faccia. Il cane gigante spiccò il salto e la sua ombra oscurò totalmente la figura di Talia.

“Sono pronta” si disse, ma successe qualcosa che non aveva programmato. Un figura indistinta, una macchia azzurra e gialla, saltò sul segugio scagliandolo dall'altra parte del sentiero. Il mostro si rialzò subito, come se non fosse successo nulla, annusando l'aria per cercare colui che aveva osato attaccarlo. Della strana creatura nessuna traccia.

Se prima Talia era sotto shock, ora rischiava di svenire dalla sorpresa. Cos'era successo? Cos'era quella figura? Un amico? Un nemico? Nel frattempo il segugio, insoddisfatto dalla sua ricerca, s'interessò nuovamente alla ragazza e prese ad avvicinarsi lentamente a lei. Prima però che lei potesse anche solo pensare di poter fuggire, un grosso ramo cadde dall'albero che si trovava esattamente sopra il cagnone malefico, che si accasciò a terra tramortito. Talia ora voleva scappare per davvero, e l'avrebbe anche fatto, se solo una voce non le avesse urlato: -Finiscilo!-

Lei iniziò a scrutare gli alberi, alla ricerca della sorgente di quella voce.

-Non stare a guardarti in giro: finiscilo e basta!-

Talia spostò immediatamente lo sguardo sul mostro e capì cosa voleva da lei la voce: il segugio si stava lentamente riprendendo dallo stordimento, bisognava sconfiggerlo definitivamente.

La ragazza ritornò in sé: forse il fatto di non essere più da sola le aveva dato coraggio. Chiuse gli occhi e si concentrò, come aveva fatto tutte le altre volte. Portò al cuore una mano stretta a pugno mentre alzò l'altra al cielo, con il palmo ben aperto. Sentì l'elettricità avvicinarsi con un crepitio crescente e quando fu il momento spalancò gli occhi, abbassò la mano che era rivolta verso il cielo ed indicò il mostro. Il fulmine lo colpì in pieno. Un attimo dopo, del segugio era rimasta solo una nube di polvere nera.

-Figlia di Zeus, eh? Mica male-

Talia si voltò di scatto alla sua sinistra. Un ragazzino era appena sceso da un albero con un'agilità impressionante. Era decisamente più alto di lei, con un fisico normale, né troppo magro, né troppo robusto. Portava dei jeans e una felpa azzurra come i suoi occhi, nei quali brillava una scintilla di scaltrezza. Legato alla cintura portava un coltellaccio da pane, la sua unica arma. A prima vista sembrava piuttosto grande, ma dopo un secondo esame, dai lineamenti del viso freschi e a tratti bambineschi, Talia capì che doveva avere più o meno la sua età. I folti capelli biondi erano tutti arruffati, con qualche rametto che spuntava qua e là. Sorrideva, un sorriso furbo, strafottente, quasi ironico, e aveva tutta l'aria di essere una di quelle persone doubleface, un doppiogiochista. Proprio il genere di persona con cui lei non voleva proprio avere a che fare.

-Indovinato.- disse -Addio.-

Tagliare i ponti, come sempre. Ormai era abituata a non dare confidenza alle persone, l'aveva deciso appena aveva messo piede fuori casa. Non voleva correre il rischio di affezionarsi o avrebbe soltanto rischiato di allontanarsi dal motivo principale per cui aveva deciso di iniziare il suo viaggio: l'indipendenza. Perciò si voltò dando le spalle al ragazzo e riprese il sentiero dal quale si era allontanata in precedenza.

Dopo un paio di passi sentì una fragorosa risata provenire dietro di sé.

-Ti ho salvato la vita, eh!- le urlò dietro il biondino, come per ricordarle un dettaglio importante.

-Grazie, allora.- rispose lei senza nemmeno girarsi.

Probabilmente si era appena guadagnata un nemico, ma poco importava: lei rimaneva pur sempre la figlia di Zeus. “Già, e ho bisogno di un aiuto per sconfiggere uno stupido segugio infernale”. Si promise che non sarebbe mai più successo e riprese il suo viaggio.

 

Per l'ennesima volta si ritrovò a benedire la tenda da campeggio che aveva rubato all'ultimo momento dallo sgabuzzino di casa sua. L'aria fredda di febbraio l'avrebbe assiderata se quella tenda non fosse stata incredibilmente calda e confortevole. Sistemò il sacco a pelo e si affacciò all'esterno per allestire un piccolo fuoco sul quale cucinare. Accese qualche legnetto con l'accendino di sua madre; quella alcolizzata fumatrice ne aveva talmente tanti che nemmeno se ne sarebbe accorta. Nel ripensare a lei non provava nemmeno un briciolo di nostalgia o di rimorso per ciò che aveva fatto. In fondo era come se avesse sempre vissuto da sola: tra le due la vera madre era Talia. “Meglio per lei se me ne sono andata, almeno impara ad essere una vera donna”.

Sì, aveva fatto la cosa migliore per tutti: per sua madre, per suo padre (non che a lui importasse poi molto; essere il re dell'Olimpo comporta mille altri problemi ben più importanti), ma soprattutto per se stessa.

Sospirò, come per chiudere definitivamente quel discorso e prese lo zaino con le provviste, ricordandosi che le rimanevano solo qualche barretta dietetica e una bistecca. “Domani vado a fare la spesa” pensò. Era stata abbastanza previdente da prendere un po' di soldi dalla cassaforte prima si scappare.

Aprì lo zaino. Vuoto. “Ma cosa..?” Tutte le provviste erano sparite. Vide alla luce del fuoco qualcosa di bianco sul fondo e lo prese. Si trattava di un biglietto, piegato in due, con sopra un paio di righe scritte frettolosamente in una calligrafia disordinata.

 

Prendo il cibo come tua gentile ricompensa per averti salvato la vita.

Incantato di aver fatto la tua conoscenza.

 

Talia strinse i pugni. Il ragazzino. Come si era potuto permettere? Era un mezzosangue, questo era ovvio, altrimenti non avrebbe mai visto il segugio. Lei però era pur sempre la figlia di Zeus. Gli eroi dovevano temerla, rispettarla o almeno cercare di non mettersi contro di lei. Era pericolosa. Da sempre. Era pericolosa persino per se stessa.

La rabbia l'invase. Quel ragazzino si era dimostrato più abile di lei per ben due volte in una sola giornata e per questo lei non aveva più cibo. Picchiò i pugni a terra e rivolse il suo urlo di disperazione verso il cielo. Il cielo tuonò con lei.

 

A pochi alberi di distanza due occhi azzurri osservavano il cielo nuvoloso che tuonava. Lui sorrise, con la bocca sporca di barrette dietetiche.

 

Angolo autrice:

 

Ciao a tutti!

Questa è la mia prima FF per quanto riguarda Percy Jackson e come avrete capito ho deciso di incentrarla sul periodo in cui Talia, Luke e Annabeth si sono conosciuti e hanno convissuto. Non so perché, ma questa parte della storia che Zio Rick ha lasciato alla nostra immaginazione mi ha sempre incuriosita, tanto che ho deciso di scrivere la mia versione degli eventi. Se siete appassionati di Taluke, beh, sarete soddisfatti; se non lo siete... beh, spero che sarete soddisfatti comunque!

Se vi è piaciuto questo primo capitolo, lasciate una recensione e se siete interessati passate anche a dare un'occhiata a questa mia One Shot, sempre rigorosamente Taluke.

 

HO PAURA: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2132906&i=1

 

Spero proprio di avervi incuriositi! Ho intenzione di aggiornare una volta a settimana, ma dovrò ancora decidere in che giorno, nel frattempo non mi resta che salutarvi e mandarvi un grosso bacione!

A presto,

 

Zia Isa

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Zia Isa