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Autore: Nanek    18/06/2014    18 recensioni
«Perché non vieni con me?» chiede lui, baciandole la fronte, spostandole un ciuffo ribelle «Ti prego» la supplica, mentre lei sente una stretta al cuore.
«E chi va all’Università al posto mio? Chi si occupa della mia famiglia?» lei risponde sempre così alle sue domande e, lui, si sente sempre così piccolo a confronto con le sue responsabilità.
«Ti seguirei anche in capo al mondo Luke, te lo giuro» e lei si morde il labbro, perché quello che dice lo pensa davvero, lo pensa tante volte, mandare a quel paese tutto e andare via con lui, lui che le manca come l’aria quando se ne va, lui che le lascia sempre una maglia prima di partire, perché è l’unico modo per sentire il suo profumo, lui che è sempre così lontano, lui che ha così bisogno di lei, come lei ne ha di lui.
«Perché non resti tu?» chiede stupidamente, dato che la risposta la conosce già.
«Non sai quanto lo vorrei» la voce di lui le fa crescere il nodo che sente in gola, sente gli occhi inumidirsi di più, sente che sta per piangere, sente un singhiozzo a tradirla.
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Lune's Love'
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Wrapped around your finger
 
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Throwing rocks at your window at midnight
You met me in your backyard that night.


Uno.
Due.
Tre.
La tenda bianca si scosta, un’ombra gli fa capire che lei c’è, che è sveglia, che lo stava aspettando.
Lui ha lanciato tre sassolini contro quella finestra al primo piano, li ha lanciati per capire se lei è sveglia, lui lancia sempre quei tre sassolini per farle capire che è arrivato e, lei, non aspetta un secondo a scostare la tenda bianca, segno che in pochi secondi l’avrebbe raggiunto.
Lui aspetta giù.
Il cuore batte forte dentro al petto, i piedi giocano tra di loro in quell’attesa, fa fatica a deglutire dalla felicità, questo è l’effetto che fa la distanza tra loro.
Si passa le mani tra i capelli biondi, lascia uscire un sospiro, lascia che il nervosismo si impossessi di lui, lascia i denti torturare il suo labbro inferiore, si perde a giocare con il piercing al labbro con le dita, i pensieri bloccati nel buio, nel vuoto, non riesce a pensare in questo momento, nonostante ci siano davvero troppe cose su cui riflettere.
La sua partenza all’alba, per esempio.
La sua fuga da Melbourne per essere qui da lei questa notte, solo per poter passare un’ultima notte a Sydney, solo per poter scappare dal suo lavoro e dai suoi impegni.
Solo per poter dimenticare il tour mondiale che lo terrà distante per mesi, mentre lei resterà qui, a casa, lontana da lui, lontana dal suo petto, con solo oceani tra di loro.
Sì, ci sarebbero davvero tante cose a cui pensare in questo istante, ma lui non vuole proprio perdere tempo.
«Luke» la voce di lei lo richiama, gli fa alzare lo sguardo: lei indossa un vestito a fiori, lo riconoscerebbe tra mille, quel vestito che le ha comprato per il suo compleanno, il vestito che le lascia le spalle scoperte e le fa sembrare le gambe lunghe, quel vestito che lei usa solo se fa davvero troppo caldo, perché lei si vergogna del suo fisico longilineo ma dannatamente pallido che la fa sembrare una vampira, o almeno lei dice così.
Le solite infradito nere, i capelli biondi raccolti in una treccia, gli occhiali che hanno sostituito le lenti a contatto, perché è notte fonda, perché lei stava dormendo fino a pochi istanti prima, e lui sa quanto quelle lenti le diano fastidio, nonostante lei si ostini a metterle perché non le piacciono i suoi occhiali neri, che lui trova semplicemente perfetti per lei; la vede correre appena vicino a lui, lui che apre le braccia e l’accoglie nel suo petto, la stringe forte non appena il suo profumo lo invade, le bacia i capelli più volte, le accarezza la pelle nuda della schiena, sente che nel petto il cuore batte troppo forte.
«Vane» sussurra appena, come se la felicità di quel momento stesse soffocando le parole in gola, come se fosse tutto così surreale averla tra le sue braccia, in questo momento, in questa notte d’estate, a mezzanotte in punto, una notte che sa tanto di proibito, una notte che sa già di nostalgia, nonostante sia solo all’inizio.
«Io… non ci credo, cioè, sei qui!» dice lei con voce un po’ squillante, voce che lo fa sorridere ancora di più, una voce che non sentiva da due dannati mesi, se non da uno schermo o da un cellulare.
«Andiamo» la incita, appoggiando velocemente le sue labbra a quelle di lei, labbra che sanno di rossetto, il solito rossetto scuro che lei mette pure con il buio e che si perderà sicuramente pure sulle labbra di lui; intreccia la sua mano a quella di lei, camminano velocemente verso l’unico mezzo di trasporto che lui può guidare, quel vecchio motorino che suo fratello custodisce come l’oro, ma che lui ha “preso in prestito” senza dar troppa importanza: doveva arrivare da lei, velocemente, in tempo, perché di tempo ne hanno davvero poco, e lo sanno entrambi.

 
Screaming at the top of my lungs til my chest felt tight.

Lui le allaccia il casco nero, che lei odia con tutto il cuore, perché non sa chiuderlo, perché scompiglia i capelli, perché la fa sembrare una formica, lui le sorride, lasciandole un bacio sul naso.
«Sei una formica adorabile» e lei arrossisce, salendo dietro di lui, maledicendosi per aver messo un vestito, mentre gli circonda la vita, si stringe stretta a lui, arrossisce sentendo la mano di lui che sfiora le sue dita, sente l’adrenalina salire quando lui accelera di più per poterla sentire più vicina, per poter spiarla dallo specchietto nonostante sia buio, per poter imprimere quell’immagine di loro due insieme nella sua mente, sperando che resti immutabile per tanto tempo, senza perdersi in leggere sfumature.
«Luke, vai piano! Ci ammazzerai entrambi!» la sente lamentarsi, la sente ridere in quelle urla, ride anche lui e fa l’esatto contrario di quello che dice, accelera ancora, sfrecciano per le strade di Sidney con quell’ammasso di ferraglia, sfrecciano lontani dal centro e lei ha già capito dove vuole andare lui, lo conosce così bene, lo capisce anche solo con uno sguardo.
«Ti amo anche io, Vane!» urla il suo nome come se fosse la cosa più bella al mondo, urla come un pazzo e la sente stringersi di più a lui, la sente dargli dell’imbecille, la sente urlare perché fa scontrare i loro caschi, Luke ride e inspira ogni singolo momento di quella corsa, respira ogni singolo momento e quasi teme di dimenticare, urla più forte anche lui solo per potersi sentire più vivo.
 
My whole life seemed like a postcard.
 
Arrivano alla spiaggia che sono quasi senza voce, arrivano alla spiaggia e stanno ancora ridendo per quella pazza corsa, lei gli dà pacche sulla spalla quando lui la deride per i suoi urletti da fifona, lui l’abbraccia e la tiene più vicina che può, lei non osa allontanarsi da lui per nessuna ragione al mondo.
«Spiaggia Santa Cruz, mi mancava questo posto» confessa lei, mentre avanzano verso la riva «Da quando sei partito… non sono più venuta qui» e la tristezza si impossessa della sua voce.
«Sono qui, ora» l’avvolge, lasciandole un bacio sulla fronte.
«Dici che l’acqua sia… calda?» domanda lei, mentre si libera del vestito.
«Lo scoprirai presto» sorride lui divertito, mentre si toglie i jeans dannatamente stretti, guardandola mentre gli dà le spalle, intenta a fissare la luna che si specchia sull’acqua.
Lei resta in intimo, lui crede che sia troppo impacciata, la vede così persa in quei pensieri tristi, la vede così presa a logorarsi nella nostalgia, si sente un groppo in gola anche lui.
Appoggia la maglietta sull’asciugamano che è riuscito a portare, con dita veloci va a slacciarle il gancetto del reggiseno, facendola sobbalzare per questo gesto inatteso.
«Credo che, questo, tu possa toglierlo, amore» glielo sfila con velocità tale che lei si copre con le mani «Luke Robert Hemmings!» lo riprende strillando appena, mentre lui ride divertito, togliendole anche gli occhiali da vista e, dopo averlo fatto, lei si affretta a sfuggirgli, comincia a correre in acqua, lasciandolo sorpreso per quel gesto: lei ci impiega sempre anni ad adattarsi all’acqua del mare.
«Non puoi sfuggirmi!» le urla contro, cominciando a correre anche lui, raggiungendola e abbracciandola da dietro, mentre lei si dimena e lascia scappare quegli urletti, mentre lui appoggia le labbra sul suo collo e le lascia baci fino alla spalla.
La solleva di peso, lei si volta e avvolge le gambe intorno al suo bacino, gli lascia un bacio veloce sulle labbra per poi sussurrare appena quel «Aspetta che mi tolgo il rossetto, o si sbava tutto e sembro un clown» ride appena, cominciando a toccarsi le labbra con la mano, lasciando quelle macchie longilinee crearsi sul suo palmo, macchie scure che l’acqua del mare porta via con facilità.
Non appena finisce, lui si affretta a baciarla di nuovo e «Sai di sale, ora» le dice in un sorriso, avvolgendo ancora una volta quelle labbra così sottili con le sue, mentre le mani le accarezzano la schiena, mentre i loro petti nudi si sfiorano e le dita di lei gli accarezzano i capelli.
«Prendi fiato, si va sotto!» esclama lui, sentendola stringersi più forte al suo corpo, lasciandosi cadere all’indietro, trasportando entrambi in quegli abissi bui che non lasciano spazio ai rumori delle loro vite e dei loro pensieri, lascia cadere i loro corpi in quel breve silenzio di cui hanno bisogno.
 
In the moonlight you looked just like an angel in disguise.
 
Le mani di lei si spostano sul suo viso, le mani di lui non smettono di accarezzarla, la sente che si avvicina, la sente che unisce anche sott’acqua le loro labbra e, lui, cerca di non sorridere troppo, o l’acqua avrà la meglio; si tengono stretti pure qui sotto, si tengono stretti come se nulla potesse davvero dividerli.
Quando riemergono, i capelli di lei non sono più ordinati nella treccia, che lui si affretta a sciogliere, mentre lei sposta quei capelli troppo lunghi che cadono sugli occhi di lui: ha bisogno di tagliarli, ne è certa, non può continuare ad alzarli con il gel e ritardare il suo appuntamento dal parrucchiere, ma ora non vuole dirglielo, non è il momento adatto per le lamentele, c’è così poco tempo da passare insieme.
I capelli di lei cadono perfetti sopra il suo seno, la luna brilla su loro due, brilla nelle loro iridi, mentre le onde si fanno sentire appena contro le loro schiene.
«Sembri un angelo» le sussurra, accarezzandole la guancia, lasciandola avvicinarsi ancora: la sente come lo provoca, passando lentamente con la lingua tra le sue labbra, fino a trovare la sua, la sente che lo mordicchia appena sul labbro inferiore, sente quelle dita magre che lo sfiorano con un intento ben preciso, ma questo gioco lo può giocare anche lui, lui che va a baciarle il collo nuovamente, lui che le lascia quel marchio che lei fisserà finché non sparirà completamente, lui che le sfiora un seno e la sente rabbrividire.
«Torniamo in riva, ho freddo» sussurra lei, mentre lui sorride, perché non sono brividi dovuti al freddo, lui lo sa bene.
 
I told myself that I'm never gonna be alright.
 
Non osa lasciarla andare dalla sua presa, la tiene in braccio come se non volesse lasciarla andare, come se facesse troppo male il pensiero di doverle dire di nuovo “Ci vediamo tra qualche mese”, come se quella vita lo stesse consumando, come se stesse consumando loro due.
La distende sull’asciugamano, lei apre un poco le gambe, gli lascia lo spazio per appoggiarsi sopra di lei, facendo piano, senza schiacciarla, facendola sorridere di gioia, perché loro sono lì, sono insieme e lei non vuole pensare ad altro in questo momento.
«Perché non vieni con me?» chiede lui, baciandole la fronte, spostandole un ciuffo ribelle «Ti prego» la supplica, mentre lei sente una stretta al cuore.
«E chi va all’Università al posto mio? Chi si occupa della mia famiglia?» lei risponde sempre così alle sue domande e, lui, si sente sempre così piccolo a confronto con le sue responsabilità.
«Ti seguirei anche in capo al mondo Luke, te lo giuro» e lei si morde il labbro, perché quello che dice lo pensa davvero, lo pensa tante volte, mandare a quel paese tutto e andare via con lui, lui che le manca come l’aria quando se ne va, lui che le lascia sempre una maglia prima di partire, perché è l’unico modo per sentire il suo profumo, lui che è sempre così lontano, lui che ha così bisogno di lei, come lei ne ha di lui.
«Perché non resti tu?» chiede stupidamente, dato che la risposta la conosce già.
«Non sai quanto lo vorrei» la voce di lui le fa crescere il nodo che sente in gola, sente gli occhi inumidirsi di più, sente che sta per piangere, sente un singhiozzo a tradirla.
«Ti prego, no… non piangere, amore mio» le bacia la lacrima che le solca il viso, bacia l’intera scia, per poi impossessarsi di nuovo delle sue labbra, labbra che cercano le sue con voglia mescolata a malinconia, perché passeranno davvero tante notti prima di poterle unire di nuovo.
 
Making all our plans in the Santa Cruz sand that night
Thought I had you in the palm of my hand that night.
 
«Quando torno, ti prometto che resto a casa almeno un mese, anche due» le sussurra, mentre le abbassa l’ultimo tessuto che divide le loro pelli.
«Quando torni, prometto di aver già finito di studiare o di copiare gli appunti» dice lei, lasciandosi travolgere da quelle sensazioni che lui le sta dando.
«Quando torno, prometto di spegnere il cellulare, a fanculo tutti, quando torno sarà solo per te» e pure lui non riesce a trattenere quei gemiti di piacere.
«Staremo insieme così tanto che ti stancherai di vedermi» dice lei, facendolo sbuffare divertito.
«Lo sai che non succederà mai, vero?» le bacia il collo, vedendola inarcare la schiena, sentendo le mani di lei sulle sue spalle, mani che stringono forte sulla sua pelle.
«Giuro Luke, sarò qui ad aspettarti, dovessi aspettare anni» riesce a sussurrare lei.
«Giuro Vane, tutto quello che sentirai su di me, tutte quelle stronzate, saranno solo balle di persone stupide, non pensare un solo secondo che io possa, anche solo con il pensiero, dimenticarmi di te, non posso farlo, mai» e le labbra di lui le baciano la guancia arrossata.
 
You were mine for a night
I was out of my mind
You were mine for a night
I don't know how to say goodbye.
 
«Tu sei mio, Hemmo» lei morde appena il suo labbro inferiore.
«E tu sei mia, Vane, ti amo così tanto che farei di tutto pur di starti accanto» e lei combatte contro se stessa per non lasciar scivolare una lacrima.
«Ti amo anche io, lo giuro» e lui unisce di nuovo le loro labbra, mentre i loro corpi si lasciano andare più di prima.
Non è davvero più tempo per le parole.
Il tempo a loro disposizione si sgretola ad ogni loro respiro, ad ogni bacio, ad ogni brivido che segna le loro pelli, ad ogni gemito che lascia le loro labbra.
Non è davvero tempo per le parole.
Non in quella spiaggia, non quando la luna e le stelle sono le uniche spettatrici del loro amore, non in questa notte d’estate che sa di proibito e pura malinconia, perché il sole è pronto a tradirli, il sole è il loro nemico, perché i suoi primi raggi segneranno la fine di quel momento, quell’attimo che racchiude solo loro due, lasciando il resto a più tardi.
Non è tempo di parole, perché le prossime parole che diranno li costringeranno a essere forti, perché le prossime parole parleranno di futuro, di giorni troppo lontani che non riescono neanche a vedere, perché si diranno “A presto”, perché sarà difficile lasciarsi andare, sarà difficile definire quale sarà l’ultimo bacio prima di andare, perché sarà difficile voltarsi le spalle e sopprimere quella nostalgia che li accompagnerà fino al loro prossimo incontro.
Non è ancora tempo di parole.
Loro sono ancora lì, sono ancora in quella spiaggia, sono ancora loro due e basta, sono loro e le loro voci che sussurrano appena, voci che fanno promesse che manterranno.
Non è ancora tempo di parole amare.
E forse è meglio così.
You had me wrapped around your finger
I'm wrapped around your finger.

 
 



 
 
Note di Nanek
Questa OS mi tormentava, ve l’avevo già detto: Wrapped around your finger è un’ossessione, cioè, da quando l’ho messa nel mio Ipod è in replay anche 50 volte al giorno…. Non mi sorprendo che sia già tra le canzoni più ascoltate :D
Ciao a tutte carissime =)
Ho taaaante cose da dirvi, la prima: Scusatemi.
So che molte di voi, questa OS, la volevano su Mike, o Ash o Calum, sì insomma, non su Luke ma… non ho potuto cambiare quel nome, non so… questa OS non doveva neanche essere così, ma… boh, sono pure andata in giro in scooter in questi giorni e… beh, non so, Luke su uno scooter mi ispirava troppo :D
Secondo: questa OS non doveva essere così, lo so benissimo, perché la canzone parla chiaro; “You were mine for A night” basta una lettera, quella “A” e si capisce che in sta canzone, la tipa in questione non la rivedono più (mi sa tanto da groupie ma sono solo miseri dettagli che voglio tralasciare perché potrei prenderli tutti e 4 a sprangate a sti fagioli australiani) ma io sono trasgressiva e ho deciso di storpiare il tutto a modo mio, ossia che la fanciulla sarà sua (di Luke <3) non solo “for A night” ma sempre, sono un’eterna romantica, necessito di un ragazzo lol
Vi svelo un segreto, inizialmente, la trama era questa: c’era sì questa notte un po’ “de fuego” (hey hey gasati di meno Nanek) questa unica notte “proibita” con questa ragazza… e volevo fare che Calum… sì, insomma, passasse una notte come questa con la ragazza di Luke. Il triangolo sì, lo avevo considerato ma, mi sono data da sola della stronza se avessi fatto una cosa del genere, cioè… povero Calum… e povero Luke!!
No, non me la sentivo proprio di compiere questo passo falso.
I Mashton non li ho presi in considerazione, ma a tutto c’è un perché :D che non sto a dirvi qui, perché sennò vi rovino le sorprese :D
In conclusione, questa storia è… un non so che, che dovrebbe essere triste e non eccessivamente smieloso, volevo solo… rendere l’idea di cosa si provi a stare distante da qualcuno che ami… Wrapped around your finger è come dire… “Sarò qui ad aspettarti, nonostante tutto” secondo me, e boh… su questa idea ho buttato giù questa OS-papiro che supera le 2500 parole.
Spero vivamente che vi piaccia, ci ho messo pure qualche lacrima a scriverla perché (da grande masochista che sono) la canzone in questione è andata in replay 30 volte mentre scrivevo, quindi vi lascio immaginare :D
Bene, queste note sono più lunghe della OS, ridiamo per non piangere… è meglio che me ne vada :D
Ringrazio a chi è riuscito ad arrivare fino a qui <3 ringrazio per aver letto questo papiro <3 e se volete lasciare qualche parolina, io sarò sempre lieta di leggere e rispondervi <3
Grazie ancora <3
Nanek

 
  
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