Note
dell’autrice #1: buongiorno.
Una piccola nota prima della storia, per dire che
probabilmente a qualcuno la os potrebbe ricordare la
recente “Ikigai” di Chiara_LennonGirl06, oppure “Good morning Princess”
di lety_beatle.
Volevo solo specificare che ho finito di scrivere questa
storia domenica sera, quindi prima della pubblicazione di queste bellissime
storie, e che quella sera stessa l’hanno letta altre tre persone, che
ringrazierò nelle note finali. Quindi la similitudine non era assolutamente
voluta, inoltre ho anche contattato le autrici per spiegar loro la situazione e
si sono mostrate molto comprensive, per cui le ringrazio.
Comunque, dopo questo, vi auguro buona lettura. J
Happy birthday, Paul. J
Grazie
di esistere
Un grugnito risuona nella stanza.
John apre gli occhi leggermente, mentre un fastidioso
uccellino, al di fuori della sua finestra, ha deciso di svegliarlo con il suo
dolce canto.
Maledetto! Non ha proprio
nessun altro da importunare con i suoi cinguettii?
E dire che vivono nel centro di Londra, una città con
migliaia e migliaia e migliaia di abitanti. Doveva scegliere proprio John?
Il ragazzo sospira, evidentemente è uno degli svantaggi
del vivere a due passi da Hyde Park: uccellini
aspiranti cantanti, sempre pronti a svolazzare intorno al loro appartamento.
Con uno sbuffo, John si rigira nel letto, andando a
scontrarsi con l'altro ragazzo che dorme profondamente sotto le coperte leggere
per l'estate ormai imminente.
Paul.
Lo scontro basta per svegliare definitivamente John, che
sorride notando la posizione non particolarmente angelica di Paul: è sdraiato
sulla schiena, un braccio ricade al di fuori del materasso, l’altro è
abbandonato sul cuscino, sopra la sua testa, il volto è rivolto verso John e la
bocca è aperta. Russa, Paul, russa anche profondamente. È qualcosa di
terribilmente fastidioso, ma John lo trova anche divertente. Paul, così
delicato, così perfetto e ordinato, che russa facendo più rumore di un trapano
elettrico, annullando in questo modo il meraviglioso effetto creato dal suo
aspetto aggraziato e serafico.
John si solleva un po', puntando il gomito sul materasso,
e si avvicina a Paul per chiudergli la bocca. Qualcuno si sarebbe svegliato con
la bocca secca quella mattina.
Ma la sua mano non ha alcuna intenzione di abbandonare
quel viso pallido; perciò resta in quella posizione, con il mento di Paul ben
stretto tra il pollice e l'indice di John.
Nonostante ognuno di loro abbia una propria stanza con un
enorme letto matrimoniale, si ritrovano comunque ogni mattina a svegliarsi
insieme, l’uno accanto all’altro. Vivono, anzi, convivono con George e Ringo in
quell’appartamento al numero 57 di Green Street da un paio di mesi, e ogni
notte, quando gli altri due Beatles vanno a dormire, Paul sgattaiola nella
camera di John, muovendosi furtivo, con passo felpato, per non svegliare i loro
coinquilini.
John si ritrova ogni sera ad aspettarlo con ansia, perché
ne ha bisogno quanto lui. Sono stati risucchiati così velocemente dal vortice
della fama, che… dannazione, ogni tanto la testa gira e loro sentono solo
il bisogno che questa giostra, divertente sì, ma anche così travolgente, si
fermi per un istante.
Paul che si infila nella camera di John prima, e nel suo
letto dopo, riesce a fermarla, e dormire accanto a lui è dolce e
tranquillizzante, come se John bevesse dieci camomille, una di seguito
all’altra, perché Paul sa di casa, di Liverpool; se John chiude gli occhi, e si
avvicina a lui, ai suoi capelli, per esempio, gli sembra quasi di tornare nella
sua casa a Mendips, quando entrambi tornavano tardi
da un concerto e sgattaiolavano nella camera di John, per accoccolarsi insieme
sotto le coperte del suo piccolo letto e risvegliarsi a turno l'uno con il naso
sepolto tra i capelli dell'altro.
È per questo che ogni mattina, quando John apre gli
occhi, e la prima cosa che vede è Paul, ringrazia il cielo, o chiunque da lassù
sia stato così gentile da inviare quella creatura proprio nella sua vita. Con
Paul al suo fianco è tutto più facile. È più facile vivere, più facile essere
un Beatles, è addirittura più facile essere John Lennon, con i suoi dubbi,
insicurezze, problemi, tormenti e cazzate varie.
Il pollice di John appoggiato sul mento di Paul decide
che proprio non ce la fa più a trattenersi, a causa di tutti questi pensieri, e
così si muove un po’, accarezzando la pelle ruvida per colpa della barba che
incornicia il volto e quelle labbra soffici, ora appena dischiuse per
respirare.
John non resiste, e come potrebbe quando colui che rende
la sua vita vivibile compie gli anni proprio in quella giornata?
Deve svegliarlo a qualunque costo, per essere il primo a
fargli auguri, per essere il primo a mostrargli quanto sia felice che in una
giornata assolata di diversi anni prima, Paul veniva alla luce per essere
destinato a John.
Il giovane sposta il dito, dirigendolo verso l’alto per
poter accarezzare quella bocca invitante, perfetta come ogni altro particolare
del suo volto.
Un naso perfetto, dalla forma delicata, simpatica come il
naso di un folletto con la punta leggermente all’insù.
Guance perfette, sempre rotonde, diventano ancor più
paffute quando sorride, e Paul sorride sempre, per John, John che si diverte a
punzecchiarle col dito, per verificarne personalmente la morbidezza.
Occhi perfetti, due fottuti occhi incredibilmente
affascinanti, occhi grandi, scuri, pieni di calore, occhi maliziosi e
immensamente dolci, occhi che John non si stancherebbe mai di guardare.
John rivede così tante emozioni in quegli occhi che certe
volte è combattuto, non sa se sia in grado di sopportarle, ma d’altra parte non
può più vivere senza di loro, senza Paul.
E mentre lo guarda, ripensando a quanto sia bello
perdersi nei suoi occhi, John non si rende conto che Paul li ha aperti e ora lo
fissa rimandandogli il suo sguardo più potente.
"È interessante?" gli domanda.
John sbatte le palpebre, lievemente preso in contropiede,
"Cosa?"
"Qualunque cosa tu stia facendo."
"Oh sì." sospira John, soddisfatto, "Lo è
eccome."
"Buon per te."
esclama Paul, sorridendo evidentemente divertito per aver sorpreso John così
intento a guardarlo.
John ride dolcemente. La voce di Paul è roca, a causa di
aver dormito con la bocca aperta, ma è ancora così perfetta. A John piace, lo
fa impazzire, quando canta, quando parla, quando ride. Qualunque cosa sulle sue
labbra acquista un valore in più. Come il latte nel tè: il tè è una bevanda
unica, incredibile, ma con l'aggiunta del latte diventa diversa, vellutata,
semplicemente perfetta. E Paul è come il latte.
"A cosa stavi pensando?" domanda Paul,
richiamando John lì, in quel momento, in quel letto con sé.
“Stavo pensando a te." risponde sinceramente John.
"Mm sì." mormora Paul, mentre fa scivolare John
sulla schiena, per potersi arrampicare sopra di lui, "In effetti, sono un
bel pensiero di prima mattina."
John ride insieme a lui per momento, poi solleva una mano
per intrecciare le dita con i suoi capelli scuri e arruffati e attirarlo a sé.
"Oggi è il tuo compleanno.”
“Oh.” si lascia scappare Paul, mordendosi il labbro, “E’
vero.”
“Ventun anni fa hai iniziato a vivere.” continua John e
fa scorrere le mani sulla schiena di Paul, delicatamente, come se avesse paura
di romperlo, come se fosse ancora un bambino appena nato, da trattare con
estrema attenzione.
Ma Paul non è più un bambino, non lo è affatto, e inarca
la schiena sotto le mani di John, apprezzando le sue attenzioni, “Così pare.”
“E vivere ti ha portato a me.” sussurra John, quando le
sue mani stringono la maglietta di Paul e lo attirano più vicino.
Paul ride leggermente, mentre punta i gomiti ai lati del
volto di John, giusto per continuare a guardarlo negli occhi, “E questa è una
bella cosa, vero?”
“E’ una cosa bellissima.” sospira John, facendo
strofinare i loro nasi, “Così tanto che dovrei dirti grazie.”
“Grazie?” ripete Paul, sorpreso, “Per avermi incontrato?”
John scuote il capo lentamente, accompagnando il gesto
con un dolce sorriso sulle labbra.
“Grazie di esistere, Paul.”
Paul sbatte le palpebre lievemente confuso, come se non
si aspettasse nulla di simile da John, e lui, John, riesce a sentire con
la sua stessa pelle il cuore del neo ventunenne che ha appena perso un
battito.
“Sembra qualcosa di molto importante da dire.” commenta
Paul, sorridendo malizioso, non appena ripresosi dalla sorpresa
dell’affermazione di John.
Ma questi sembra davvero intenzionato a sorprenderlo
sempre più oggi.
“Lo è, perché tu sei importante.”
“Ehi, ehi!” esclama Paul, ridendo dolcemente.
Si solleva appena per guardarlo meglio su tutto il volto,
alla ricerca forse di un piccolo segno che dimostri che John lo sta solo
prendendo in giro.
Ma non trova alcunché, semplicemente perché John non lo
sta prendendo in giro. In effetti, non è mai stato più serio.
“Vacci piano, Lennon, altrimenti mi abituerò a tutta
questa dolcezza.” lo avverte Paul, facendogli l’occhiolino.
“Abituati, allora.” ribatte John, sorridendo serenamente.
“Posso davvero?”
“Certo.”
“Ci conto, sai?”
“Contaci.”
“Guarda che te lo rinfaccerò la prossima volta che
litigheremo.”
“Hai il mio permesso.”
"Bene, allora.” sospira Paul, decidendo infine di
crogiolarsi in tutto ciò che di dolce gli ha detto John, e si avvicina
nuovamente a lui, “Direi che se è vero che sono così importante, mi merito un
bel regalo."
"Giusto." risponde John e lo guarda malizioso,
prima di baciarlo teneramente sulle labbra, "Buon compleanno, Paul."
Paul gli rimanda uno sguardo decisamente sconcertato,
prima di ribattere, “Tutto qua?”
“Certo che no, ragazzo impaziente, siamo solo
all’inizio.”
Paul si lascia scappare una risata sulle sue labbra,
prima che John lo baci una volta, e una seconda, e poi ancora, ancora e ancora.
Eppure…
“John?”
“Sì?” risponde John distrattamente, ancora troppo preso
dalla bocca di Paul.
“Seriamente, dov’è il mio regalo? Quello vero?”
John sorride malizioso, e in un istante fa ribaltare le
posizioni, inchiodando Paul al materasso, decidendo di ignorare la sua domanda.
"Guarda che voglio davvero il mio regalo..."
cerca di dire Paul, ma i baci e le carezze di John stanno cercando in tutti i
modi di distrarlo dalla sua pretesa.
E John incurante delle sue parole, non sembra aver alcuna
intenzione di sottomettersi né di fermarsi ai semplici baci.
"John, il regalo."
"Paul, vuoi stare un po’ zitto?"
"Regalo!”
"Zitto!"
"Oh, d'accordo." sbotta Paul, decidendo infine
di arrendersi a John, "Ma dopo regalo, chiaro?!"
Note
dell’autrice #2: tanti auguri a Paul, yeahhh,
72, eh? Che meraviglia, vorrei arrivare alla sua età ancora così arzilla.
Ho pensato a questa storia mentre ero al cinema a
guardare “A hard day’s night”, con tutti quei
meravigliosi profili di tutti e quattro. :3 Per i problemi che ho spiegato
nelle note iniziali, avevo pensato di modificare la storia, ma mi venivano in
mente solo cose angst e non volevo, perché questa
storia doveva essere una fluff, per il compleanno del fluffoso
Paul, era necessario. :D
L’ambientazione, ovviamente, è il 1963, in quell’anno
tutti e 4 i Beatles hanno vissuto nello stesso appartamento a Green Street, che
sono andata a vedere nel recente viaggio a Londra. :3
Grazie ancora a Chiara_LennonGirl06 e Lety_beatle
per la comprensione.
Grazie a kiki che ha corretto.
Grazie a ringostarrismybeatle e _SillyLoveSongs_
per la consulenza. E un altro grazie a tutte e tre perché mi hanno supportato,
incoraggiandomi a pubblicare comunque. ;)
Ci sentiamo venerdì con il nuovo capitolo della long.
A presto
Kia85