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Autore: Kastel    18/06/2014    1 recensioni
Sua madre aveva sempre amato la musica.
Non si ricordava benissimo di lei, questo doveva ammetterlo: l'aveva lasciato troppo presto, a soli cinque anni. Eppure, non aveva assolutamente dimenticato i momenti in cui, nel silenzio opprimente di una casa che ora percepiva come prigione, la madre gli si avvicinava e prendendogli le mani si divertiva a danzare con lui in giro per il salone, dove un vecchissimo giradischi riproduceva successi antichi e splendori passati.

[Akashi, semispoiler del capitolo 266]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Seijuro Akashi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sua madre aveva sempre amato la musica.
Non si ricordava benissimo di lei, questo doveva ammetterlo: l'aveva lasciato troppo presto, a soli undici anni. Eppure, non aveva assolutamente dimenticato i momenti in cui, nel silenzio opprimente di una casa che ora percepiva come prigione, la madre gli si avvicinava e prendendogli le mani si divertiva a danzare con lui in giro per il salone, dove un vecchissimo giradischi riproduceva successi antichi e splendori passati.
Toccò il pianoforte, accarezzandolo con una dolcezza che gli era estranea. Da quando lei era morta non aveva più osato divertirsi suonando: gli pareva una stonatura, un qualcosa che il suo animo rigettava con tutte le sue forze. E anche se aveva continuato a frequentare le lezioni per obbligo del padre, appena gli fu possibile le abbandonò senza troppo dolore o nostalgia, usando come scusa il troppo studio e gli obblighi dati dal club di basket.
Nonostante ciò non gli fu difficile ricordarsi tutto ciò che aveva appreso. E nemmeno premere il primo tasto, quello che sarebbe stato il punto di partenza.
Sua madre aveva amato la musica.
Sua madre aveva amato lui.
Sua madre era stata l'unica persona che aveva tentato di salvarlo dal destino che gli era stato cucito addosso, regalandogli semplicemente un pallone da basket e un sorriso.
Ciò che provava per sua madre e per ciò che aveva fatto non sarebbe mai riuscito a spiegarlo a parole.
Per questo stava suonando quel requiem.
Oddio, forse requiem non era la parola giusta. Non era triste e neanche celebrava in maniera sfarzosa l'esistenza di una donna che non aveva nemmeno un posto nella storia. Al contrario, pareva di più un brano dolce, qualcosa da ascoltare durante una giornata estiva, in mezzo a un campo di girasoli.
Ed era così.
Akashi non poteva spiegare a parole ciò che provava per la donna che aveva tentato di salvarlo e l'aveva amato con tutta se stessa.
Non sarebbe mai riuscito ad usare i termini giusti per dire che anche lui l'aveva amata, lei e i suoi capelli rossi, il sorriso dolce e materno, lo sguardo dolce.
Non ce l'avrebbe mai fatta, perché tutto quello non sarebbe mai potuto essere reso nella sfumatura giusta e nemmeno con l'intensità adeguata.
Per questo suonava.
Era l'unico modo che aveva per dimostrare ciò che provava.
L'unico modo per dire all'unica donna che mai lo avrebbe e avrebbe amato così tanto grazie.
Grazie per averci provato.
Grazie per essermi stata vicino nonostante papà.
Grazie per avermi donato qualcosa di più importante della vittoria.
Grazie perché, se sono quello che vedi ora, lo devo solamente a te e al tuo amore.
Grazie, mamma.
Grazie.

 

 

 

 

Note.

Scrivo ancora di Akashi, ma stavolta l'idea non è assolutamente mia. Questo è un headcanon di A_maireach, “Akashi suona un requiem a sua madre”. Sicuramente non è venuto come voleva lei...
Comunque sia tutto ciò è scritto dopo il capitolo 266, dove si spiega tutto sul personaggio di Akashi. Per capire bene il racconto andatevelo a leggere. 

   
 
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